didi227
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domenica 29 aprile 2012
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bel film
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Bel film. Parte in sordina, Redford ex campione di rodeo venduto ad una grande azienda di cereali come uomo immagine. Insoddisfatto e alcolista, ma legato dai vantaggi economici a quel ruolo. Un giorno a Las Vegas, gli presentano il suo nuovo patner pubblicitario: Rising Star, uno stallone supercampione, completamente drogato, sedato e riempito di steroidi per soddisfare al meglio le prestazioni richieste dall'azienda di cereali.
A quel punto, colpo di scena: rapisce Rising Star per liberarlo dal giogo in cui è ridotto..e per liberare se stesso.
Bella fotografia, il viaggio a piedi (e cavallo) per le montagne e valli americane con l'obiettivo di raggiungere un altopiano in cui ci sono cavalli liberi.
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Bel film. Parte in sordina, Redford ex campione di rodeo venduto ad una grande azienda di cereali come uomo immagine. Insoddisfatto e alcolista, ma legato dai vantaggi economici a quel ruolo. Un giorno a Las Vegas, gli presentano il suo nuovo patner pubblicitario: Rising Star, uno stallone supercampione, completamente drogato, sedato e riempito di steroidi per soddisfare al meglio le prestazioni richieste dall'azienda di cereali.
A quel punto, colpo di scena: rapisce Rising Star per liberarlo dal giogo in cui è ridotto..e per liberare se stesso.
Bella fotografia, il viaggio a piedi (e cavallo) per le montagne e valli americane con l'obiettivo di raggiungere un altopiano in cui ci sono cavalli liberi..dove poter liberare Rising Star.
Jane Fonda poco credibile con i tacchi e il trucco impeccabile per tutta la traversata delle montagne.
Bel finale, lei torna a fare la giornalista, lui come Rising Star libero da ogni compromesso.
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domenico rizzi
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lunedì 16 giugno 2014
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cuore di cowboy
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Un cast perfettamente affiatato, un regista ampiamente collaudato, un soggetto che attinge, seppure vagamente, da un film del 1962 - "Solo sotto le stelle", interpretato da Kirk Douglas - fanno di questo contemporary western un piccolo capolavoro, che contrappone all'America frenetica del progresso il cuore della gente rude e genuina del moderno West. Sonny Steele (Robert Redford)è un uomo che non si è lasciato "colonizzare" da una società moderna protesa soltanto al successo commerciale senza alcun riguardo per le vittime che si lascerà dietro, in questo caso il superbo stallone Rising Star, costretto a sfilare per reclamizzare un prodotto anche quando le sue condizioni - per effetto della continua somministrazione di steroidi - peggiorano visibilmente.
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Un cast perfettamente affiatato, un regista ampiamente collaudato, un soggetto che attinge, seppure vagamente, da un film del 1962 - "Solo sotto le stelle", interpretato da Kirk Douglas - fanno di questo contemporary western un piccolo capolavoro, che contrappone all'America frenetica del progresso il cuore della gente rude e genuina del moderno West. Sonny Steele (Robert Redford)è un uomo che non si è lasciato "colonizzare" da una società moderna protesa soltanto al successo commerciale senza alcun riguardo per le vittime che si lascerà dietro, in questo caso il superbo stallone Rising Star, costretto a sfilare per reclamizzare un prodotto anche quando le sue condizioni - per effetto della continua somministrazione di steroidi - peggiorano visibilmente. Sonny, cowboy tutto d'un pezzo che si è già lasciato alle spalle un'unione fallita, prende una decisione drastica, portandosi via l'animale con l'intento di restituirgli la libertà in una dalle aree occidentali rimaste incontaminate. Lo segue nel suo progetto un po' folle la giornalista Hallie (Jane Fonda)dapprima interessata allo scoop e poi sempre più convinta della causa abbracciata da quell'uomo originale. Una lunga fuga nell'Utah attraverso città e vallate - memorabile l'inseguimento di Sonny, che in sella al suo cavallo semina come birilli sia le auto che le moto della polizia - deserti e montagne, fino all'agognata mèta, a cui giungerà insieme alla reporter che si è innamorata di lui. Rising Star viene infine liberato - commovente la scena in cui il suo padrone gli parla come se fosse un fratello, rimanendo poi ad osservarlo mentre si unisce ad un branco di mustang selvaggi - e Sonny trascorre la sua ultima giornata insieme a Hallie, che questa insolita esperienza ha cambiato intimamente. Il finale non poteva essere migliore: la donna riparte in pullman verso la città, il cowboy si allontana a piedi lungo una strada facenbdo autostop, con il suo misero fardello in spalla,alla stessa stregua di tutti i cavalieri solitari del passato. Il West appartiene ormai alla leggenda, ma la sua eredità viene raccolta dalla gente che ha ancora un'anima.
Domenico Rizzi, scrittore.
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fabio
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giovedì 28 marzo 2019
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redford e pollack a cavallo
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Redford, cowboy con idee liberali, in lotta contro un sistema cinico per liberare un cavallo campione dai maltrattamenti. La giornalista Fonda scoprirà il cuore buono in un contesto di ritorno alla natura.
Da vedere perché il film funziona a meraviglia: alternando toni malinconici e crepuscolari a quelli della contestazione anni '70.
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elgatoloco
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mercoledì 16 ottobre 2019
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grande film romantico
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"The Electric Horseman"(1977, Sydney Pollack)è un grande film romantico, della"coscienza infelice"(Hegel)di un uomo, già cowboy da rodeo costretto a fare la pubblicità per una ditta di cereali da colazione che si ribella alla dittatura del capitalismo selvaggio(diciamo così)portando via il cavallo, un bellissimo puledro destinato a bassi fini da"riproduttore", lasciandolo libero : questo suo"tragitto"lo porta ad affrontare spavaldamente difficoltà e pericoli di ogni sorta, senza mai demordere e nella sua"folle"ma vittoriosa fuga-corsa è accompagnato da una coraggiosa giornalista che dapprima lo segue unicamente per finalità legate all'articolo da produrre, poi invece innamorandosi del"matto in fuga", e sposandone la causa.
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"The Electric Horseman"(1977, Sydney Pollack)è un grande film romantico, della"coscienza infelice"(Hegel)di un uomo, già cowboy da rodeo costretto a fare la pubblicità per una ditta di cereali da colazione che si ribella alla dittatura del capitalismo selvaggio(diciamo così)portando via il cavallo, un bellissimo puledro destinato a bassi fini da"riproduttore", lasciandolo libero : questo suo"tragitto"lo porta ad affrontare spavaldamente difficoltà e pericoli di ogni sorta, senza mai demordere e nella sua"folle"ma vittoriosa fuga-corsa è accompagnato da una coraggiosa giornalista che dapprima lo segue unicamente per finalità legate all'articolo da produrre, poi invece innamorandosi del"matto in fuga", e sposandone la causa. Tutto un "periplo"che Pollack e il suo staff tecnico seguono con grande intelligenza e accuratezza, alternando splendide immagine della natura e del paesaggio. UNa scelta vincente, di grande caratura anche appunto, sul piano della realizzazione, dove fotografia, ballate country e altro convergono nel riprodurre un"On the road"(chiarissimo anche nel finale)che però è molto lontano da quello hippie(almeno nell'ispirazione)di Dennis Hopper-Peter Fonda di "Easy Rider"(1969), per non dire da quello anni 1950 di Jack Kerouac. Gli States nella loro versione"umana"e"progressita"è emblematizzata da due interpreti clou come Robert Redford e Jane Fonda, che non deludono assolutamente, che non cadono mai nel sentimentalismo e neppure cedono a una moda da"come eravamo"che pure potrebbe essere loro"inerente", visti i ruoli da interprete e il carattere stesso del film, appunto"romantico"(dove sarebbe da chiarire l'espressione, certamente, ma non è qui la sede opportuna per farlo). Piani americani, grandangolo, ma anche prmimi piani per un film ricco, da considerare ormai, volendo, "ingenuo"in quanto il neoliberismo imperante p capace di inglobare in sé tutti questi elementi, ma ancora "freschissimo"anche proprio come manifesto ecologico oppure, voendo, anche propriamente"ecologista". Da rivedere se lo si è visto e da vedere assolutamente se non lo si conosce, facendo attenzione a collocarlo nella sua epoca, a storicizzarlo, senza la quale operazione si rischia di prendere dei"granchi"interpretativi. Da riprendere magari in forma nuova, con interpreti adatti, senza fare un"pastiche"à la Greta, con tutti i meriti che le vanno certamente riconosciuti. .Da approfondire anhce propro a livello di storia del cinema, una problematica che parte da film ben anteriori e arrivano, con molti"giri a vuoto"fino all'oggi. El Gato
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