a.l.
|
lunedì 3 luglio 2006
|
senza perdono
|
|
|
|
Shutter, l’opera di esordio di due giovani talenti del cinema tailandese, Banjong Pisanthanakun e Parkpoom Wongpoom, ha avuto grande successo di pubblico in patria e arriva nelle desolate sale italiane d’estate a far da riempitivo assieme a un drappello di film dello stesso genere. L’affinità però è solamente apparente e riguarda l’intreccio non particolarmente originale e neppure del tutto convincente nelle delucidazioni conclusive: la solita anima di adolescente ingiustamente oltraggiata non trova pace nell’al di là e si vendica di coloro che l’hanno offesa da viva, utilizzando i mezzi messi a disposizione di tutti dalla tecnologia contemporanea, telefonini, computer, foto camere e schermi.
[+]
Shutter, l’opera di esordio di due giovani talenti del cinema tailandese, Banjong Pisanthanakun e Parkpoom Wongpoom, ha avuto grande successo di pubblico in patria e arriva nelle desolate sale italiane d’estate a far da riempitivo assieme a un drappello di film dello stesso genere. L’affinità però è solamente apparente e riguarda l’intreccio non particolarmente originale e neppure del tutto convincente nelle delucidazioni conclusive: la solita anima di adolescente ingiustamente oltraggiata non trova pace nell’al di là e si vendica di coloro che l’hanno offesa da viva, utilizzando i mezzi messi a disposizione di tutti dalla tecnologia contemporanea, telefonini, computer, foto camere e schermi. Pellicole come The ring o The eye, probabile fonte di ispirazione per la coppia d’autori, danno voce alle contraddizioni irrisolvibili delle società avanzate particolarmente eclatanti nei Paesi del sud est asiatico interessati più di recente da uno sviluppo innaturale e disordinato: da un lato i vertiginosi progressi della rivoluzione tecnologica subordinati in modo esclusivo alle vecchia legge del profitto e dall’altro credenze, superstizioni e paure riflesso di un’anima arcaica disorientata dallo smarrimento degli antichi legami e dalla perdita del cosiddetto conglomerato ereditario, ovvero l’insieme di valori ed ideali consolidati da una tradizione secolare, collante etico ormai inadeguato ovunque. In Shutter il male è costituito da rapporti interpersonali ridotti a una cinica e feroce solidarietà di branco, il bene, evocato dalla coscienza e dalla memoria che fa riaffiorare le immagini impresse dei delitti compiuti, ombre evanescenti fra i volti sorridenti e i gesti innocui di una subdola quotidianità, si incarna in un implacabile angelo giustiziere: l’esito fatale dello scontro è la definitiva capitolazione di intelligenza e sensibilità nell’uomo incapace di sopravvivere ai sensi di colpa. Il lungometraggio attualizza così tematiche universali quali la fragilità della giovinezza, l’evanescenza della bellezza e l’amore oltre la morte e la vicenda assume quasi i contorni di un dramma classico svolto tutto all’interno della psiche del fotografo protagonista, metaforizzata con studiata abilità di regia dall’obiettivo della sua Polaroid, dalle sfumature di luce e di colore, dal formarsi incerto di figure sull’acido, dal nervoso alternarsi di oscurità e chiarore, dallo shutter ovvero dall’otturatore che blocca il dispositivo fotografico. L’uso sofisticato e professionale dell’apparecchio alimenta la visione estraniante di un caotico ed indecifrabile universo, ove la realtà ha la consistenza di un fumo nebbioso, un passato di orrori ricostruito da una dilacerante indagine potrebbe essere un incubo o l’allucinazione di un folle, le percezioni sconfinano nelle allucinazioni, fantasmi e incubi costringono in spazi angusti e clastrofobici gesti e sentimenti. Dalla strettoia non ci si salva che saltando nel vuoto e l’unica certezza è la cosa più spaventevole: il nascere senza nessuna possibilità di perdono.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a a.l. »
[ - ] lascia un commento a a.l. »
|
|
d'accordo? |
|
taniamarina
|
giovedì 1 luglio 2010
|
un finale davvero impressionante
|
|
|
|
E' un lungometraggio che ha un incipit indigesto, dove la fotografia viene prediletta alla trama ed alla suspence, e le donne (francamente bellissime) sembrano distrarre da un film che pretenderebbe essere un horror. Sono le regole insulse del marketing attuale che cancellano il vero ritmo che si intravede nella regia. Insomma si presenta come un film disastro per adolescenti, eppure la sapienza registica si nota eccome, e c'è un grappolo di citazioni che appaiono con grande gusto. Ma l'arma vincente è nei finali a sorpresa che stupiscono davvero, e gli ultimi minuti valgono tutto un film stuprato dalle leggi delle majors. All'ultimo impressiona, e parecchio.
[+]
E' un lungometraggio che ha un incipit indigesto, dove la fotografia viene prediletta alla trama ed alla suspence, e le donne (francamente bellissime) sembrano distrarre da un film che pretenderebbe essere un horror. Sono le regole insulse del marketing attuale che cancellano il vero ritmo che si intravede nella regia. Insomma si presenta come un film disastro per adolescenti, eppure la sapienza registica si nota eccome, e c'è un grappolo di citazioni che appaiono con grande gusto. Ma l'arma vincente è nei finali a sorpresa che stupiscono davvero, e gli ultimi minuti valgono tutto un film stuprato dalle leggi delle majors. All'ultimo impressiona, e parecchio. Da vedere
[-]
|
|
[+] lascia un commento a taniamarina »
[ - ] lascia un commento a taniamarina »
|
|
d'accordo? |
|
mr. andrew the photographer
|
giovedì 26 agosto 2010
|
bellissimo e terrificante
|
|
|
|
Shutter è il remake in versione tailandese di Ombre dal Passato. Cambiano gli attori, ma la storia rimane la stessa. Per quanto riguarda gli attori, sopratutto Natre (Achita Sukamana) che recita benissimo la parte dello spirito maligno maltratto dal protagonista e dai suoi amici, bisogna dire che fanno di quest'opera un ottimo capolavoro da rimanere a guardarlo per tutta la sua durata. Naturalmente c'è qualche scena irreale, ma dato che è un genere horror è accettabile. Sono assai terrificanti e carichi di tensione e angoscia le scene dove appare lo spirito di lei che lo perseguita per tutto ciò che è accaduto prima che lei si trasformasse in questo modo.
[+]
Shutter è il remake in versione tailandese di Ombre dal Passato. Cambiano gli attori, ma la storia rimane la stessa. Per quanto riguarda gli attori, sopratutto Natre (Achita Sukamana) che recita benissimo la parte dello spirito maligno maltratto dal protagonista e dai suoi amici, bisogna dire che fanno di quest'opera un ottimo capolavoro da rimanere a guardarlo per tutta la sua durata. Naturalmente c'è qualche scena irreale, ma dato che è un genere horror è accettabile. Sono assai terrificanti e carichi di tensione e angoscia le scene dove appare lo spirito di lei che lo perseguita per tutto ciò che è accaduto prima che lei si trasformasse in questo modo. Bisogna dire comunque è migliore codesto remake, Ombre dal Passato non era molto soddisfacente come Shutter. A parer mio i registi, in questo caso volevano far trasmettere agli spettatori un messaggio, cioè non bisogna necessariamente maltrattare una persona (in questo caso NATRE) se quest'ultima adesso e in precedenza non ti ha procurato nessun danno, anzi ti è stata vicino nei momenti più difficili e allora razionalmente la vittima ha un buon motivo per vendicarsi. Finale assai soddisfacente! In confronto ad ALONE, il film uscito nelle sale dei cinema questo Agosto che narra la storia di due gemelle siamesi, si fa notare benissimo che è stato realizzato dagli stessi registi di SHUTTER, infatti le rappresentazioni degli spiriti maligni sono identici a quelli di SHUTTER che riescono dopo tutto sempre a spaventare. Tuttavia rimarrà un opera da vedere e da non dimenticare.
[-]
[+] solo...
(di sandman972)
[ - ] solo...
|
|
[+] lascia un commento a mr. andrew the photographer »
[ - ] lascia un commento a mr. andrew the photographer »
|
|
d'accordo? |
|
|