anonimo
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venerdì 6 gennaio 2006
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e la vera conclusione!
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Per capire questo doc bisogna vivere e risiedere in Africa per parecchio tempo. La conclusione di aver dato l'indipendenza ad un Africa non matura.
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angelo
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venerdì 4 aprile 2008
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spettacolare regia italiana
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Credo che ci siano due valori importanti da conferire a questo spettacolare documentario, il primo sicuramente meno morale, ma non per questo superfluo e' quello di essere monito alle generazioni nostre e future che il cinema italiano e' stato un grande cinema e che di quel cinema adesso non se ne apprezza minimamente l'eredità, il secondo e' quello di ricordarci un' africa che non e' solo povera, umile e bisognosa, ma che esiste un'Africa ingorda e sfacciata ala ricerca dell'affermazione di pochi su molti.
L'Africa che ha bisogno dei nostri aiuti umanitari esiste e non va abbandonata, ma come viene anche detto in "Africa Addio" l'africa e' affetta da cento mali e solo sporadicamente cerchiamo di rimediare a qualche loro effetto qua e la.
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Credo che ci siano due valori importanti da conferire a questo spettacolare documentario, il primo sicuramente meno morale, ma non per questo superfluo e' quello di essere monito alle generazioni nostre e future che il cinema italiano e' stato un grande cinema e che di quel cinema adesso non se ne apprezza minimamente l'eredità, il secondo e' quello di ricordarci un' africa che non e' solo povera, umile e bisognosa, ma che esiste un'Africa ingorda e sfacciata ala ricerca dell'affermazione di pochi su molti.
L'Africa che ha bisogno dei nostri aiuti umanitari esiste e non va abbandonata, ma come viene anche detto in "Africa Addio" l'africa e' affetta da cento mali e solo sporadicamente cerchiamo di rimediare a qualche loro effetto qua e la.
Questo documentario ha forse la proprietà di essere stato ripreso con teleobbiettivi che vanno oltre agli occhi lucidi dei bambini dalle pance gonfie, si pone invece come specchio e ci mostra l'orrore vissuto da quelle persone e visto da quegl'occhi.
Credo questo e' un film che deve essere diffuso, perchè le persone quanto pensano a zanzibar abbiano la coscienza che non e' solo palme e pinacolade, che tutta l' Africa e' bagnata dal sangue spererato per la voglia di potere.
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siwon
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giovedì 11 febbraio 2016
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africa addio, ci rivedremo tra 50 anni!
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E’ l’ 11 Febbraio 1966 quando i registi Gualtiero Jacopetti e Franco Prosperi, dopo 3 anni di riprese in Africa, danno alla luce il loro più discusso lungometraggio, Africa addio.
Il mondo inorridisce!
Le immagini impresse sulla pellicola documentano i cambiamenti del continente africano da metà degli anni ’60.
La fine del colonialismo europeo apre una fase di transizione che vede come protagonisti nuovi massacri umani e animali.
Recita la voce narrante di Sergio Rossi: «L’ Europa, il continente che ha tenuto l’Africa a balia, non ce la fa più con questo grosso bambino nero, cresciuto troppo in fretta, […] e così lo abbandona, ancora inquieto e immaturo, proprio nel momento in cui avrebbe tanto bisogno di lei.
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E’ l’ 11 Febbraio 1966 quando i registi Gualtiero Jacopetti e Franco Prosperi, dopo 3 anni di riprese in Africa, danno alla luce il loro più discusso lungometraggio, Africa addio.
Il mondo inorridisce!
Le immagini impresse sulla pellicola documentano i cambiamenti del continente africano da metà degli anni ’60.
La fine del colonialismo europeo apre una fase di transizione che vede come protagonisti nuovi massacri umani e animali.
Recita la voce narrante di Sergio Rossi: «L’ Europa, il continente che ha tenuto l’Africa a balia, non ce la fa più con questo grosso bambino nero, cresciuto troppo in fretta, […] e così lo abbandona, ancora inquieto e immaturo, proprio nel momento in cui avrebbe tanto bisogno di lei.»
In assenza di un governo efficace, a causa delle mutazioni repentine che stavano avvenendo, il territorio africano si trasforma in un'immensa battuta di caccia, dove i bracconieri danno libero sfogo alla loro furia distruttiva. Quello che più disturba in questa pellicola è l'insistita attenzione sulle stragi ai danni di animali, impossibili da controllare, anche per gli organi che cercavano di occuparsi della tutela della fauna.
Contemporaneamente alla mattanza animale, il documentario risulta testimonianza storica, grazie alle proprie sequenze di immagini, della rivoluzione di Zanzibar (vennero massacrati più di 5’000 arabi nel 1964) e della Rivolta Mau-Mau in Kenya (tra il 1952 e il 1960 furono uccisi più di 12’000 indigeni). Le dolci note del compositore Riz Ortolani creano un contrasto efficace mentre scorrono le sanguinose immagini.
Africa addio è un documentario dalla reputazione sporca, venne condannato dalla critica di apologia al colonialismo, di ideologie razziste e neo-fasciste, scatenando non poche indignazioni e accusatorie da parte dei diplomatici africani e dei ministri internazionali. In molti stati europei le proiezioni vennero sospese. Si levarono proteste in Europa e tra gli stati africani contro il documentario.
A parere della critica è il più bieco dei figli nati dalla coppia di registi Jacopetti-Prosperi, altri lo definirono “trionfo del sadismo” oppure lo imputarono di razzismo “occulto e larvale”.
Jacopetti venne pure processato insieme al suo operatore e all’organizzatore generale per concorso in omicidio. Ne uscirono innocenti affermando che in realtà salvarono molte vite umane grazie al loro intervento.
Il critico cinematografico Roger Ebert commenta così: «Africa addio is a brutal, dishonest, racist film. It slanders a continent and at the same time diminishes the human spirit. And it does so to entertain us.» [n.d.t.: “Africa addio è un film brutale, disonesto e razzista. Diffama un continente e svilisce la natura umana. E fa questo per divertirci.”]
A 50 anni dalla sua prima proiezione la pellicola suscita ancora oggi interesse e merita di esser vista con occhi nuovi e avvezzi alle crude immagini di guerre e di morti propinate quotidianamente dai media.
Il film risulta una mostra delle atrocità, documentate sullo stile dei reality-tv moderni e il commento arguto del regista accompagna quelle immagini che ricordano tanto le odierne tragedie tra etnie e minoranze religiose dovute, come per la decolonizzazione africana, da scelte di management politico erronee.
L’opera più ardua e audace del regista-giornalista lucchese e del collega naturalista, entrambi amanti di quell’ Africa selvaggia e incontaminata che fu, si conclude con queste parole:
«La nuova Africa risorgerà lottizzata sulle tombe di qualche bianco, di milioni di negri e su quegli immensi cimiteri che una volta furono le sue riserve di caccia. L'impresa è così moderna e attuale che non è il caso di discuterla sul piano morale. Questo film vuole soltanto dare un addio alla vecchia Africa che muore e affidare alla storia il documento della sua agonia.»
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hipsterical
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giovedì 20 novembre 2008
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grandissimo classico del razzismo
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Questo film si conclude dicendo che esso sarebbe "nato senza pregiudizi" e che "non vuole e non ha voluto crearne di nuovi" .
Ebbene se è nato senza pregiudizi certo se ne è fatti venire tanti, e alla svelta, da subito visto che esordisce con la più assurda e clamorosa autoassoluzione dal colonialismo mai vista. Secondo i due genii autori di questo film l'europa avrebbe dato all'africa (un "bambinone nero cresciuto troppo in fretta che frequenta i cattivi maestri" cioè l'URSS per chi non l'avesse capito) PIÙ DI QUANTO ABBIA PRESO. L'affermazione è a dire nulla da schiaffi e fa il pari con quella di chi nega la Shoah e pare dimenticare schiavismo, guerre coloniali, oppressione e sfruttamento sistematico degli uomini e del paese e chi più ne ha più ne metta.
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Questo film si conclude dicendo che esso sarebbe "nato senza pregiudizi" e che "non vuole e non ha voluto crearne di nuovi" .
Ebbene se è nato senza pregiudizi certo se ne è fatti venire tanti, e alla svelta, da subito visto che esordisce con la più assurda e clamorosa autoassoluzione dal colonialismo mai vista. Secondo i due genii autori di questo film l'europa avrebbe dato all'africa (un "bambinone nero cresciuto troppo in fretta che frequenta i cattivi maestri" cioè l'URSS per chi non l'avesse capito) PIÙ DI QUANTO ABBIA PRESO. L'affermazione è a dire nulla da schiaffi e fa il pari con quella di chi nega la Shoah e pare dimenticare schiavismo, guerre coloniali, oppressione e sfruttamento sistematico degli uomini e del paese e chi più ne ha più ne metta.
Quanto ai pregiudizi sarà vero che non ne inventa di nuovi ma di certo dà fondo a tutti quelli esistenti sui neri. Caspita, non manca neppure la storia del "senso del ritmo" innato, mancherebbe solo il panegirico dell'enorme membro virile e poi c'è tutto (a chi mancasse, si vada a vedere "nudo e Crudele").
La storia africana recente viene completamente e sistematicamente piegata all'esigenza di assolvere l'uomo bianco e fare figuracce a quello nero, immancabilmente ripreso mentre fa qualcosa alternativamente di stupido crudele o ripugnante, e mescolanze delle tre cose in un contesto narrativo tutto teso a creare nello spettatore risposte emotive di disapprovazione e repulsione.
Sarà anche vero che la troupe del film ha rischiato di essere passata per le armi in occasione di una rivolta in tanganica (se non ricordo male) ma questo non esime un documentarista da tendere verso la verità.
Jacopetti e Prosperi scoprono così che anche l'uomo nero può essere cattivo e crudele e non glielo perdonano. Poi passano in rassegna una sordida brigata di mercenari evidentemente pazzi e depravati esaltandoli oltre ogni decenza come figure romantiche ed eroiche che vanno in giro facendo collezione di teste umane mezze putrefatte.
Di seguito consideriamo l'accusa di aver cinicamente manipolato la realtà a fini spettacolaristici, in particolare con riferimento alle esecuzioni filmate. Senza entrare nel merito non credo che questa sia una colpa a loro imputabile e ritengo risibili le accuse di quanti trovano immorale chiedere di sospendere una esecuzione per filmarla. No signori. Un doumentarista vive per documentare e a meno che non si metta daccordo con qualcuno per falsificare la realtà, fa solo il suo dovere. Il vero delitto di cui questi due ipocriti sciovinisti si sono macchiati è di avere messo in giro un film che in due ore e passa di "spettacolo" ti inocula sapientemente l'odio per l'uomo nero ad ogni minuto di proiezione, non di aver provocato o preso parte a delle esecuzioni, accusa che mi pare incredibile.
Alla disperata ricerca di dare un colpo al cerchio e uno alla botte dimostrando così la loro imparzialità (!) J.& P. ogni tanto si ricordano di dare qualche ragione ai neri, si accorgono così dello sfruttamento e dell'apartheid in Sud Africa , ed ammettono che la terra che i farmer bianchi possedevano dopo averla rubata ai Kikuyu era "FORSE troppa per pochi" mentre una volta che i colonialisti sono stati cacciati a calci nei denti come meritavano diventa secondo questi due figuri "POCA per troppi (poca o tanta è roba loro e hanno il diritto di farne quel che vogliono).
Per concludere, è un film che non merita censura (sempre sbagliata) ma solo disapprovazione e risposte critiche.
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