la gha
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domenica 12 marzo 2006
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un piccolo gioiello dalla francia
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Incantevole, essenziale e magistrale racconto di come una scelta possa cambiare. Di come una ragzza madre trovi nella sua nuova datrice di lavoro una figura su cui fare affidamento e da imitare.
Claire, diciassettenne incinta, lascia il suo lavoro di cassiera per lavorare presso la signora Mélikian affermata ricamatrice, vedova e da poco sola a causa della morte del figlio, suo aiutante nel laboratorio di ricamo. La due donne, entrambe sole e un pò introverse, si osservano, si scrutano e si ammirano. Claire alla disperata ricerca di una figura materna su cui fare affidamento e da imitare. La signora Mélikian alla ricerca di una vera ragione per vivere, ora che è sola. Le due in qualche modo si adottano.
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Incantevole, essenziale e magistrale racconto di come una scelta possa cambiare. Di come una ragzza madre trovi nella sua nuova datrice di lavoro una figura su cui fare affidamento e da imitare.
Claire, diciassettenne incinta, lascia il suo lavoro di cassiera per lavorare presso la signora Mélikian affermata ricamatrice, vedova e da poco sola a causa della morte del figlio, suo aiutante nel laboratorio di ricamo. La due donne, entrambe sole e un pò introverse, si osservano, si scrutano e si ammirano. Claire alla disperata ricerca di una figura materna su cui fare affidamento e da imitare. La signora Mélikian alla ricerca di una vera ragione per vivere, ora che è sola. Le due in qualche modo si adottano. La loro complicità cresce attraverso i racconti della signora Mélikian di quando era in attesa del figlio che Claire confronta con la sua gravidanza. La prima si sentirà più vicina al figlio morto, la seconda, invece, più vicina ad un figlio di cui non voleva nemmeno sapere il sesso....forse essere madre può non essere male.
Il ricamo, meticoloso, antico e passione di entrambe, come terreno comune di speranze, aspirazioni e confronti.
Il tutto attraverso immagini costruite in modo delicato e preciso e colori strordinariamente affiancati. Ad esepio, l'inquadratura iniziale dove il particolare del terreno viene trascinato fino alla foglia di cavolo verde brillante; oppure i particolari degli ingranaggi dalla vecchia macchina da cucire della signora Mélikian; o i ricci capelli rossi di Claire messi costantemente in risalto dalle luci e dai suoi abiti turchesi o verdi.
Da vedere.
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misha
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domenica 29 maggio 2005
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non solo paris....
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Come la Grecia non era Atene, Così la Francia non è Parigi. Anche oltre le periferie metropolitane si estende l'odore del mangime sintetico per animali, dei reparti dei supermercati: le luci al neon capaci di appiattire ogni colore si ramificano fino a quelle poche, e per poco ancora, zone rurali superstiti di un indefinito paesaggio francese. Qui agonizza l'esistenza di una ragazzina che riesce a farci sentire attraverso lo schermo il suo profumo selvatico;cerca, animaletto ferito, una tana, un rifugio da quel mondo che avanza, minaccioso e inutile. Attraverso l'incontro con una donna più matura (una tetra, anche quando sorride, Ascaride), e forse per questo più adatta ai cambiamenti, la bellissima Claire sguscia fuori dai suoi silenzi e ci regala un paio di sorrisi a testa china, di quelli che riescono a farci dimenticare le ostentate protesi dentarie delle simil-veline nel momento della telepromozione.
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Come la Grecia non era Atene, Così la Francia non è Parigi. Anche oltre le periferie metropolitane si estende l'odore del mangime sintetico per animali, dei reparti dei supermercati: le luci al neon capaci di appiattire ogni colore si ramificano fino a quelle poche, e per poco ancora, zone rurali superstiti di un indefinito paesaggio francese. Qui agonizza l'esistenza di una ragazzina che riesce a farci sentire attraverso lo schermo il suo profumo selvatico;cerca, animaletto ferito, una tana, un rifugio da quel mondo che avanza, minaccioso e inutile. Attraverso l'incontro con una donna più matura (una tetra, anche quando sorride, Ascaride), e forse per questo più adatta ai cambiamenti, la bellissima Claire sguscia fuori dai suoi silenzi e ci regala un paio di sorrisi a testa china, di quelli che riescono a farci dimenticare le ostentate protesi dentarie delle simil-veline nel momento della telepromozione. Un film lavorato proprio come un ricamo...molta perizia (grandi luci ed ombre, grande musica di Michael Galasso), ma mano sempre leggera.
Unico appunto alla regista: va bene il film al femminile, peraltro perfettamente riuscito, ma una attenzione e un approfondimento maggiore per quei pochi e quasi inutili uomini che compaiono nel film avrebbe tolto almeno l'impressione che li abbia creati solo come sponde narrative, tanto perchè le protagoniste non potevano giocare a ping pong da sole.
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goldy
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mercoledì 1 giugno 2005
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prezioso
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I fratelli Dardenne fanno sentire la loro influenza sull'uso della mdp in questo film.Ma l'insostenibile crudezza delle loro situazioni è qui mitigata dal recupero di sentimenti molto femminili che hanno ritmi di altri tempi. La metafora del ricamopaziente tessitura di bellezza, produce oggetti che rimarranno nel tempo così come continua ad esistere quella splendida attitudine tutta femminile che sa comprendere , tessere e ricucire gli sfilacciamenti dell'anima.
Un film che lascia una traccia e un'impronta di sè.
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gecoblu
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lunedì 9 marzo 2009
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delicato...forse troppo
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Un film delicato, come un ricamo sul velo, come il volto mesto della protagonista. Ma anche appena sussurrato nel suo dramma, appena accennato nelle emozioni. Ricco di immagini, forme e colori è splendido nella fotografia ma rimane più negli occhi che nel cuore. I protagonisti non dicono abbastanza, gli stati d'animo sono solo intuiti, e a volte a fatica. Forse ormai siamo desensibilizzati a tanta delicatezza.
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paolo
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martedì 23 agosto 2005
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pianissimo
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Se il buongiorno si vede dal mattino, il debutto di Eleonore Faucher fa veramente ben sperare per le sorti di un cinema non urlato, sui toni del "piano" (a volte pianissimo), che curi ancora artigianalmente la fotografia, le luci, i movimenti di macchina, i particolari, gli sguardi ed i primi piani, la recitazione e, grazie al cielo, la "storia".
Nella vicenda contadina (ma lo sfondo bucolico è solo un pretesto, e la collocazione potrebbe con uguale efficacia essere urbana o montana) della giovane Claire (una bellissima Lola Naymark, dal delizioso viso intrigante), del suo rifiuto della vita familiare, della ricerca di una dimensione personale, affettiva e lavorativa indipendente, autonoma ed anche in controtendenza, e nell'avvio di una simbiosi professionale ed umana con la più anziana ricamatrice, la sig.
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Se il buongiorno si vede dal mattino, il debutto di Eleonore Faucher fa veramente ben sperare per le sorti di un cinema non urlato, sui toni del "piano" (a volte pianissimo), che curi ancora artigianalmente la fotografia, le luci, i movimenti di macchina, i particolari, gli sguardi ed i primi piani, la recitazione e, grazie al cielo, la "storia".
Nella vicenda contadina (ma lo sfondo bucolico è solo un pretesto, e la collocazione potrebbe con uguale efficacia essere urbana o montana) della giovane Claire (una bellissima Lola Naymark, dal delizioso viso intrigante), del suo rifiuto della vita familiare, della ricerca di una dimensione personale, affettiva e lavorativa indipendente, autonoma ed anche in controtendenza, e nell'avvio di una simbiosi professionale ed umana con la più anziana ricamatrice, la sig.ra Melikian (un'efficace Arianne Ascaride), c'è un nitore ed una pulizia espressiva d'altri tempi, un'insistita ricerca della semplicità finalizzata a far scaturire le emozioni da pochi sguardi, dai gesti, dalle frasi spesso sbocconcellate o limitate all'essenziale.
Ovviamente qualche sbavatura c'è, e non potrebbe essere altrimenti data la giovane età della regista, e qua e là si avverte una sorta di fatica espressiva : tuttavia è merito della regista quello di essere sempre riuscita a superare queste piccole "crisi" con un disegno che, se pur alla fine diventa prevedibile, nondimeno riesce a conservare lo spirito originario.
Detto dell'efficacia della Ascaride, algida ricamatrice dal cuore indurito dalla morte improvvisa del figlio, destinata a sciogliersi nell'abbraccio sentimental-professionale della giovane Claire, va detto della grande bellezza e bravura di Lola Neymark, straordinariamente misurata ed efficace in una recitazione basata essenzialmente su sguardi e gestualità. Alla prossima!
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capitan_gian
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martedì 15 febbraio 2011
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ricamare l'anima e i suoi misteri.
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I film francesi hanno qualcosa in più, o forse qualcosa in meno. Sanno mettere sullo schermo silenzi e sguardi senza l'uso di artefizi, e sanno essere poetici con ben poco. Questo film è l'esempio della purezza narrativa francese, che a palati meno raffinati può sicuramente risultare noiosa e ritmicamente soporifera. Io l'ho trovato delicato come un ritratto a pastelli, l'ho trovato dolce ma con qualche punta di amarezza; quell'amarezza che la vita ci offre con i suoi tumulti, con i suoi fatti inspiegabili, con le sue paure.
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I film francesi hanno qualcosa in più, o forse qualcosa in meno. Sanno mettere sullo schermo silenzi e sguardi senza l'uso di artefizi, e sanno essere poetici con ben poco. Questo film è l'esempio della purezza narrativa francese, che a palati meno raffinati può sicuramente risultare noiosa e ritmicamente soporifera. Io l'ho trovato delicato come un ritratto a pastelli, l'ho trovato dolce ma con qualche punta di amarezza; quell'amarezza che la vita ci offre con i suoi tumulti, con i suoi fatti inspiegabili, con le sue paure.
Sono fondamentalmente due gli elementi che più mi hanno colpito. Non la vicenda, che non ha nulla di esaltante, nulla di urlato, nulla di così nuovo o originale, non la sceneggiatura, che è chiaramente molto silenziosa, incastrata tra pochi dialoghi; ma i colori, le tinte e gli sguardi.
Il film gioca tutto sui toni pastello e sembra dipinto su carta. Il verde e il rosso sono i colori predominanti. Il verde della natura, il verde delle porte, il verde dei muri e dei vestiti di Claire, e il rosso dei capelli della protagonista, che risaltano più di ogni altra cosa nell'intero quadro fotografico. Guardare questo film mi ha ricordato vecchi quadri impressionisti francesi. Sussurrati, danzanti, un po' sospesi. Questi colori sono così, e non urlano mai, proprio come il fillm stesso.
Gli sguardi sono intimi, profondi e reali; sono palpabili i sentimenti di ogni personaggio. C'è chi drammaticamente ha perso un figlio e un amico, chi vorrebbe essere capita dalla propria madre e che deve tenere nascosta una forte verità, c'è chi vorrebbe avere la sorella vicina, c'è chi vorrebbe amare di nuovo. E gli sguardi sono lì, si sosseguono senza tregua, parlano e dialogano con la cinepresa senza emettere un suono. Colori e sguardi, una combinazione poetica e ritmica.
Raffinata è la messa in scena di un lavoro antico come il mondo: il ricamo, il cucito. La cinepresa è sapientemente diretta sui particolari delle mani delle donne, sui minuziosi orpelli e sui tragitti del filo, e i ricami divengono quasi palpabili, luminosi, musicali.
E poi c'è l'amicizia, il rapporto femminile di reciproca introspezione, i piccoli gesti che riportano il sorriso, la ricerca del rapporto madre - figlio, il lavoro di squadra. Tutte cose piccole ma sincere, descritte con una purezza raffinata tutta da osservare.
Un bel film, semplice, senza nessuna grande pretesa, ma che nel suo piccolo ti resta dentro.
Da notare l'intensa colonna sonora, firmata da Michael Galasso.
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michela papavassiliou
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venerdì 7 dicembre 2012
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la forza di ricamare sopra un destino avverso
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Le ricamatrici, titolo originale Brodesues, e' un film francese del 2004 per la regia di Eleonore Faucher. La storia e' quella di due donne legate da una trama comune, un sottile male di vivere, una lotta quotidiana alla sopravvivenza ed un filo conduttore condiviso, quello del ricamo. L' intensa Lola Naymark, nei panni di Claire, giovane e combattiva ragazza diciassettenne, dalla splendida chioma color rubino e dal cuore generoso, rimane inaspettatamente incinta. Allontanata dalle sue coetanee e da una societa' perbenista che non vede di buon occhio le ragazze madri, dapprima raccoglie cavoli, che in parte rivende per procurarsi pelli di coniglio e dar sfogo a fine giornata alla sua passione segreta, il ricamo.
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Le ricamatrici, titolo originale Brodesues, e' un film francese del 2004 per la regia di Eleonore Faucher. La storia e' quella di due donne legate da una trama comune, un sottile male di vivere, una lotta quotidiana alla sopravvivenza ed un filo conduttore condiviso, quello del ricamo. L' intensa Lola Naymark, nei panni di Claire, giovane e combattiva ragazza diciassettenne, dalla splendida chioma color rubino e dal cuore generoso, rimane inaspettatamente incinta. Allontanata dalle sue coetanee e da una societa' perbenista che non vede di buon occhio le ragazze madri, dapprima raccoglie cavoli, che in parte rivende per procurarsi pelli di coniglio e dar sfogo a fine giornata alla sua passione segreta, il ricamo. Ne nascono preziosi manufatti ed un lavoro, conquistato con fatica e determinazione, presso la Signora Melkian, interpretata da una brava Ariane Ascarine, rimasta triste e sola dopo la perdita prematura in un'incidente dell'amato figlio. La donna insegna a Claire i segreti sartoriali dell'Alta Moda, gia' collaboratrice di Philippe Lacroix, condividera' con la giovane, tutti i trucchi del mestiere, diventando per lei una seconda madre. Tra perline, macchine da cucire, aghi, drappeggi, imbastiture, creativita' e paillettes, il legame tra le due protagoniste, fatto di impegno e stima reciproca, si fara' sempre piu' importante, fino al riscatto di entrambe. 89 minuti di umana sofferenza e uno sgambetto al destino avverso. Delicato. MP
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