Lo schermo si riempie di mandala di sabbia multicolore. In Tibet un monaco visita un bimbo, possibile reincarnazione del 13° Dalai Lama morto nel 1939. Il bimbo vuole una collana a rosario indossata dal monaco e un paio di anni dopo tra vari oggetti il bimbo indovina quali sono i “suoi”, quelli appartenuti al 13° Dalai Lama. Il bimbo, Tenzin Gyatso, è la reincarnazione cercata; può iniziare l’addestramento sulle 4 verità fondamentali della religione buddista: il dolore, l’origine del dolore, la cessazione dello stesso e la via per ottenere la cessazione. Attraverso il gioco al bimbo si insegna che la violenza può perdere e che la non violenza è la base della religione buddista da più di un millennio.
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Lo schermo si riempie di mandala di sabbia multicolore. In Tibet un monaco visita un bimbo, possibile reincarnazione del 13° Dalai Lama morto nel 1939. Il bimbo vuole una collana a rosario indossata dal monaco e un paio di anni dopo tra vari oggetti il bimbo indovina quali sono i “suoi”, quelli appartenuti al 13° Dalai Lama. Il bimbo, Tenzin Gyatso, è la reincarnazione cercata; può iniziare l’addestramento sulle 4 verità fondamentali della religione buddista: il dolore, l’origine del dolore, la cessazione dello stesso e la via per ottenere la cessazione. Attraverso il gioco al bimbo si insegna che la violenza può perdere e che la non violenza è la base della religione buddista da più di un millennio. E’ peccato grave l’orgoglio. I presagi ricavati dai riti dicono che Il nuovo Dalai Lama sarà un ponte, una nave o una barca per chi vuole attraversare il mare; egli si prenderà cura di tutti gli esseri viventi: sarà un Buddha compassionevole. A Lhasa a undici anni già guida (male) l’auto e studia la geografia del mondo. Negli anni ’50 si mette sulla sua strada la Cina di Mao, che ha resistito alla invasione giapponese ed ora vuole il Tibet. Per insegnare al giovane la diplomazia c’è uno scritto del 13° Dalai Lama, che ricorda che la Cina aveva invaso il Tibet, quando come difesa poteva schierare solo monaci in preghiera; anche ora la Cina, sostenendo che vuole liberare il Tibet dal giogo dell’imperialismo occidentale, impone 17 dure condizioni al Tibet, equivalenti ad una annessione. Chiedere aiuto agli Stati Uniti, alla Gran Bretagna, all’India ed all’ONU non funziona: nessuno sostiene il Tibet. Tenzin non ha ancora 18 anni, ma prende su di sé la responsabilità del suo paese, quando suo padre muore e il suo corpo viene restituito alla natura: gli avvoltoi si ciberanno del suo cadavere. Sembra un preannuncio di cosa accadrà tra le due nazioni. Mao Tse Tung nei colloqui privati con Tenzin ha mostrato la volontà di eliminare le caste, la schiavitù e lo sfruttamento: punti di contatto tra Socialismo e Buddismo. Ma, in seguito, l’asserzione che la religione è l’oppio dei popoli e che va combattuta distrugge le illusioni del Dalai Lama, naufragate contro lo scoglio di uno slogan da libretto rosso. L’attacco al Tibet costringe il giovane a fuggire in India per continuare a lottare per l’indipendenza del suo paese. Il 14° Dalai Lama, oggi 85enne, ha già annunciato che si dimetterà quando avrà compiuto i 90 anni e non ci sarà più un Dalai Lama. Il film di Martin Scorsese affascina quando sfiora il mito e la magia, con i colori dei Mandala, con le credenze ed i riti buddisti: ad esempio il racconto fatto dalla madre della nascita del Buddha vivente, che non piangeva mai mentre una coppia di corvi faceva il nido sul tetto della casa, fatto straordinario e epifanico per il bimbo come la stella cometa dei Cristiani. Altri elementi centrati sono i dettagli della scelta degli oggetti rituali, i riti e le preghiere con il suono profondo dei corni tibetani che accompagnano la divinazione, l’attenzione agli animali di Tenzin, tutti indistintamente, compreso il topolino che appare tra le candele e le immagini sacre di Buddha. Ricordate il grillo dell’Ultimo Imperatore della Cina di Bertolucci? Uno Scorsese da non mancare. Valutazione *** e ½ FabioFeli
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