eugenio98
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domenica 13 settembre 2015
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un dramma sul dubbio, sul tormento e sull'amore
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Quando l’apparizione del precedente re di Danimarca rivela al figlio Amleto la sua morte per mano del fratello del sovrano, il giovane costruisce un complesso inganno per far completa luce sulla misteriosa scomparsa e l’allontanamento dai suoi cari.
Film del 1948, il regista e attore Laurence Olivier ripropone uno dei massimi shakespeariani ricercando nel soggetto un’indubbia malinconia del vivere. Amleto è tormentato dalla morte del padre e dalle nozze della madre con lo zio; vive a corte senza contatti, in un mondo tutto suo, sebbene nei suoi pensieri ci sia la bella Ofelia; questa, da sempre innamorata di lui, è tuttavia ostacolata dal consigliere, e di lei padre, Polonio.
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Quando l’apparizione del precedente re di Danimarca rivela al figlio Amleto la sua morte per mano del fratello del sovrano, il giovane costruisce un complesso inganno per far completa luce sulla misteriosa scomparsa e l’allontanamento dai suoi cari.
Film del 1948, il regista e attore Laurence Olivier ripropone uno dei massimi shakespeariani ricercando nel soggetto un’indubbia malinconia del vivere. Amleto è tormentato dalla morte del padre e dalle nozze della madre con lo zio; vive a corte senza contatti, in un mondo tutto suo, sebbene nei suoi pensieri ci sia la bella Ofelia; questa, da sempre innamorata di lui, è tuttavia ostacolata dal consigliere, e di lei padre, Polonio. Sarà quest’ultimo a realizzare, attraverso intrighi e false speranze, l’allontanamento del principe Amleto facendolo apparire agli occhi di tutti un pazzo che non sa guardare al futuro. Ma il giovane, magistralmente reso da Laurence Olivier, è più furbo e riesce a calarsi talmente bene nel ruolo del malato da portare scompiglio nel castello.
Particolarmente avvincente è la scena della rappresentazione teatrale, che mezzo secolo dopo sarà ripresa come modello da John Madden per il suo Shakespeare in love, dove il re riconosce il proprio omicidio e fugge urlando per il senso di colpa, provocando la paura degli astanti che pure scappano: a sua volta, questa sequenza, risulta una sorta di rivisitazione del capolavoro, di un ventennio prima, di Fritz Lang, Metropolis, in cui la gente corre via per l’orrore della distruzione della città. Se nel film di Madden il teatro sarà mezzo per l’unione pur temporanea dei due amanti, nel lavoro di Olivier è usato per incutere timore. Il comportamento dell’Amleto di Olivier si ritroverà nel Jack Torrance dello Shining di Kubrick: tutti e due i protagonisti ribaltano il mondo in cui vivono, tentando di distruggerlo; entrambi, nonostante le opportune differenze, attribuiscono colpe ai propri cari.
L’Amleto di Olivier è stato fonte d’ispirazione, anche tecnica, per molti registi. Oltre a quanto già citato, certamente anche nel Birdman di Inarritu ci sono elementi comuni: si pensi ai sensazionali piani-sequenza con i quali i registi riescono a caratterizzarsi come degli occhi sempre vigili e perennemente vicini allo spettatore. Nel suo film, Olivier, usa movimenti di macchina per trasferirsi da una scena all’altra, lasciando così scrutare le aree del castello, narrando la storia ad episodi continui.
Un’autentica pietra miliare del cinema-teatrale che scava nel cuore degli spettatori, lasciando emergere gli aspetti più crudi e pietosi dell’essere umano ma rivelando anche un infinito amore per le cose belle.
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