Definire, come nella recensione da voi pubblicata, Patrick Tam come semplice montatore di To e Kar-Wai è quanto meno sintomo di superficialità o ignoranza sulla storia del regista, vero e proprio maestro del Cinema di Hong Kong. Di film, come erroneamente citato, non ha diretto solo l'ottimo My heart is that eternal rose, ma ha bensì alle spalle una filmografia di ben otto titoli, inaugurata negli anni 80 col seminale The Sword. Per quanto riguarda il film in questione, non mi trovo d'accordo con l'analisi in quanto la violenza senza limiti vorrei sapore dove si può averla vista, si può parlare forse di traumi psicologici, ma se no ci si limita a qualche schiaffone comunque scioccante ma di sangue, se va bene, ne sgorgherà a malapena una goccia.
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Definire, come nella recensione da voi pubblicata, Patrick Tam come semplice montatore di To e Kar-Wai è quanto meno sintomo di superficialità o ignoranza sulla storia del regista, vero e proprio maestro del Cinema di Hong Kong. Di film, come erroneamente citato, non ha diretto solo l'ottimo My heart is that eternal rose, ma ha bensì alle spalle una filmografia di ben otto titoli, inaugurata negli anni 80 col seminale The Sword. Per quanto riguarda il film in questione, non mi trovo d'accordo con l'analisi in quanto la violenza senza limiti vorrei sapore dove si può averla vista, si può parlare forse di traumi psicologici, ma se no ci si limita a qualche schiaffone comunque scioccante ma di sangue, se va bene, ne sgorgherà a malapena una goccia. Non dimenticherei neanche la prova strepitosa di Aaron Kwow, nell'interpretazione, fin adesso, della sua carriera e del piccolo Charlie Young, centro emotivo della storia. Senza dimenticare il dolore della perdita, l'impossibilità di realizzare i propri sogni, lo splendido montaggio nelle scene di sesso, l'azzeccata colonna sonora. Peccato che, di tutto questo, non si sia parlato qui sopra.
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