elgatoloco
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mercoledì 13 ottobre 2021
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unico vero film sulla fine del west
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"Pat Garrett and Billy the Kid"(Sam Peckinpah, sceneggiatura di Rudy Wurlitzer, poi ancora riscritta dallo stesso Peckinpah, 1973)racconta di un incontro"dilazionato"tra Pat Garrett, pistolero, ex.bandito e collega di Billy the Kid, ora imborghesito e messosii al servizio di Chisum, latifondista spietato. Per tutto il fim un viaggio periglioso per raggiungere Billy, poi alla fine il duello tra i due, senza alcun incontro in qualche modo"preliminare". Sorpresa, suspense, ma soprattutto...attesa. INsieme a"C'era una volta il West"di Sergio Leone, precedente di sette anni, questo"Pat Garrett"è l'unico film "western"(ma la definizione è da rimette in discussione, visto che simao tra genere drammatico, "western"e thriller, in qualche modo, dove la Stilmischung-mescolanza di stili va oltre, va verso un genere nuovo, trans-.
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"Pat Garrett and Billy the Kid"(Sam Peckinpah, sceneggiatura di Rudy Wurlitzer, poi ancora riscritta dallo stesso Peckinpah, 1973)racconta di un incontro"dilazionato"tra Pat Garrett, pistolero, ex.bandito e collega di Billy the Kid, ora imborghesito e messosii al servizio di Chisum, latifondista spietato. Per tutto il fim un viaggio periglioso per raggiungere Billy, poi alla fine il duello tra i due, senza alcun incontro in qualche modo"preliminare". Sorpresa, suspense, ma soprattutto...attesa. INsieme a"C'era una volta il West"di Sergio Leone, precedente di sette anni, questo"Pat Garrett"è l'unico film "western"(ma la definizione è da rimette in discussione, visto che simao tra genere drammatico, "western"e thriller, in qualche modo, dove la Stilmischung-mescolanza di stili va oltre, va verso un genere nuovo, trans-.genere, quasi, che sintetiza diverse esperienze)sulla morte del"Wild West", anzi, viste le riflessioni psicanalitiche presenti nel film di Leone , propriamente l'unico film che tratti veramente il tema anzidetto è quello di Pesckinpah, di cui sono noti i contrasti con lo scneggiatore Wurlitzer, che quest'ultimo ha"immortalato"in un libro molto polemico. Film romantico(se dire"romantico"ha un senso, postromantico, se invece si vuol guardare oltre il romatncisimo, il che è in molti sensi possibile...), "Pat Garrett and Billy the Kid"mostra l'epopea"western"vera, fatta anche di banditi prezzolati, di prostitute nel saloon, che al piano di sopra diventa appunto"bordello"(famose le sequenze di Garrett alle prese con quattro donne), di ceffi da galera e...di varia umanità che è in qualche modo quella che sta attorno a questi strani"eroi". Decisamente un film che è una definizione di quanto Peckinpah ha voluto dire-esprimere ma il significato(che a sua volta rimanda al referente, certo) è pienamente espresso dal significante, cosa che non avviene spesso, rimanendo spesso l'idea di fondo nella penna dello scrittore o nell'occhio vigile del regista. Pat Garrett è un intenso James Coburn, Billy the Kid il cantante country è Kris Kristofferson, in primis cantante e autore country e solo"in seconda batuta".soprattutto dopo questo film-.anche pienamente interprete. Ma c'è anche Bob Dylan quale"Alias", un ruolo enigmatico già anche solo nel nome ma poi a fortiori sullo schermo e la colonna sonora dello stesso Dylan è staordinaria, non limitandosi alla pur bellissima"Knocking'on Heaven's Door", ma ancora Ketty Jurado, Barry Sullivan, Jason Robards, UNo dei film veramente "archetipici". El Gato
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paolp78
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sabato 9 ottobre 2021
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il western trasandato e poetico di peckinpah
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Personalmente non amo molto il così detto western crepuscolare, ovvero quella variante del genere western che nacque verso la fine degli anni sessanta con il decadimento del western classico. Di questo filone cinematografico non amo neppure uno dei suoi maggiori autori, il regista americano Sam Peckinpah, di cui tuttavia non disconosco la grandezza e le indubbie qualità registiche.
Fatta questa premessa devo però dire che apprezzo molto questa pellicola, che probabilmente è il western più famoso dell’innovativo autore americano, insieme a “Il mucchio selvaggio”.
A differenza delle altre opere di Peckinpah, “Pat Garrett e Billy Kid” ha una narrazione più gentile che riesce a far emergere tutta la poetica del western violento e trasandato del regista.
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Personalmente non amo molto il così detto western crepuscolare, ovvero quella variante del genere western che nacque verso la fine degli anni sessanta con il decadimento del western classico. Di questo filone cinematografico non amo neppure uno dei suoi maggiori autori, il regista americano Sam Peckinpah, di cui tuttavia non disconosco la grandezza e le indubbie qualità registiche.
Fatta questa premessa devo però dire che apprezzo molto questa pellicola, che probabilmente è il western più famoso dell’innovativo autore americano, insieme a “Il mucchio selvaggio”.
A differenza delle altre opere di Peckinpah, “Pat Garrett e Billy Kid” ha una narrazione più gentile che riesce a far emergere tutta la poetica del western violento e trasandato del regista. Le stesse scene splatter, sebbene siamo presenti anche in quest’opera, sembrano quasi meno marcate o comunque in qualche modo ingentilite.
Le riprese sono di alto livello tecnico, come al solito.
La pellicola ha ad oggetto una delle più classiche leggende del west, la storia del celebre bandito Billy the Kid e dello sceriffo Pat Garrett, suo amico/nemico; probabilmente anche questo soggetto mitico contribuisce a conferire alla pellicola un’aura particolare, molto romantica e solenne, che serve a stemperare gli eccessi di realismo di Peckinpah, o comunque a renderli più accettabili, in quanto visti sotto un’altra chiave.
La pellicola scorre in modo piacevolmente fluente. Belli i dialoghi, davvero ottima la sceneggiatura.
Nei ruoli dei due protagonisti ci sono due attori feticcio del regista: il grande James Coburn, migliore in scena nella parte a lui adattissima di Pat Garrett, e Kris Kristofferson qui alla sua prima collaborazione con Peckinpah. Nel cast si ricorda la famosa interprete messicana Katy Jurado, e Jason Robards in una parte molto piccola, ma soprattutto il mitico Bob Dylan, che seppur recita un ruolo secondario, totalizza comunque un discreto minutaggio davanti alla macchina da presa.
Lo stesso Dylan è autore dell’indimenticabile colonna sonora, che rappresenta forse il maggiore elemento di pregio della pellicola: tra tutti i brani è doveroso menzionare l’intramontabile “Knockin' on Heaven's Door”.
Si ricordano varie scene veramente bellissime, rese da brividi anche grazie all’apporto strepitoso dato dalle musiche di Dylan.
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great steven
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martedì 4 ottobre 2016
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un'amicizia si conclude e nasce una rivalità
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PAT GARRETT & BILLY THE KID (USA, 1973). Diretto da SAM PECKINPAH, e interpretato da JAMES COBURN, KRIS KRISTOFFERSON, BOB DYLAN, JASON ROBARDS JR., KATY JURADO, RICHARD JAECKEL, JACK ELAM, HARRY DEAN STANTON, ELISHA COOK JR.
Ispirato a fatti storici che sono tuttavia entrati nella leggenda e nell’epopea western a pieno titolo.
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PAT GARRETT & BILLY THE KID (USA, 1973). Diretto da SAM PECKINPAH, e interpretato da JAMES COBURN, KRIS KRISTOFFERSON, BOB DYLAN, JASON ROBARDS JR., KATY JURADO, RICHARD JAECKEL, JACK ELAM, HARRY DEAN STANTON, ELISHA COOK JR.
Ispirato a fatti storici che sono tuttavia entrati nella leggenda e nell’epopea western a pieno titolo. Un tempo, lo sceriffo Patrick J. Garrett e il fuorilegge William Bonney, conosciuto universalmente come Billy the Kid, erano ottimi amici. Ma nel 1881 il loro rapporto s’è ormai intiepidito e gli interessi di parte han preso malauguratamente il sopravvento, specialmente per il fatto che Billy ha ormai abbracciato in pieno l’etica e il comportamento del furfante e s’è pertanto reso oggetto di caccia da parte di Garrett. Galvanizzato dalla possibilità di divenire sceriffo federale, Pat inizialmente arresta il Kid e lo assicura a due carcerieri, ma il bandito li uccide e riesce a farla franca, per poi rincontrare vecchie conoscenze e mettere insieme una banda per combattere il governatore della regione e Chisum, avido proprietario terriero con cui Billy ha numerosi conti in sospeso. Conoscendo però bene le mosse e la personalità del suo rivale ed ex amico, Pat non perde tempo e si mette immediatamente sulle sue tracce, facendosi aiutare da un vicesceriffo e da Poe, anch’egli assunto col medesimo titolo e inviato dal governatore in persona. Dopo un lungo e faticoso viaggio, coronato da numerosi insuccessi, Pat sorprende infine Bill nella casa di un anziano amico di quest’ultimo subito dopo che il malvivente è stato a letto con la sua donna, e lo ammazza a sangue freddo. Ne pagherà le conseguenze nel 1909, ormai vecchio, per mano della banda delusa e inferocita di Billy the Kid. L’ultimo western di Peckinpah prende a prestito due personaggi storici evidenziandone al contempo l’aura leggendaria che li avvolge per raccontare il tramonto di un’epoca, visto attraverso gli occhi di due amici che, col tempo, hanno smesso di esserlo. La fine di un’amicizia serve infatti al regista come veicolo per narrare la fine di un intero modo di vivere, ispirato a valori, etiche, atteggiamenti e pensieri che verranno lentamente, ma inesorabilmente, sorpassati e spazzati dai loro omologhi che seguono lo scorrere irrefrenabile e imperterrito del tempo. Da questo punto di vista, ha numerose somiglianze con un altro capolavoro western uscito qualche anno prima: C’era una volta il West (Sergio Leone, 1968). Entrambe le pellicole affrontano il tema della morte del Far West con un retrogusto malinconico e nostalgico di amarezza per la scomparsa di una frontiera che mai più farà rivivere agli uomini che han avuto la fortuna di assaporarla, i suoi fasti, le sue bellezze, le sue delusioni, le sue voglie, le sue sconfitte, le sue speranze disilluse e smontate. Una chicca imperdibile del film, anzi, una perla preziosissima e di inestimabile valore artistico è la colonna sonora, composta da Bob Dylan (che nel film recita, senza brillare straordinariamente, il ruolo di Alias, il misterioso amico di William Bonney) e ricca delle sue ballate tristi e struggenti, fra cui la magnifica Knockin’ on Heaven’s Door. Le musiche seguono passo dopo passo il viaggio del tutore della legge alla ricerca dell’antico compagno rinnegato come farebbe una barca che naviga su un fiume tranquillo, pronto tuttavia ad incresparsi e formare gorghi pericolosi ad ogni istante. Esclusi alcuni inspiegabili e, tutto sommato, anche frivoli e inutili scoppi di violenza, il film non è mai pesante o di un’impressionabilità eccessiva, mettendo in risalto da questa prospettiva la mano attenta, delicata e fruttuosa del suo autore che dirige la materia narrativa privilegiandone la trama e ponendo sul palcoscenico delle emozioni e della rilevanza la storia, vero deus ex machina che non perde un colpo e stupisce gli spettatori per la sua freschezza, la sua vitalità, i suoi colori che colpiscono nel segno e la sua perfetta applicabilità alle convenzioni odierne. Anche in questo risiede la meraviglia del western, in quanto è e rimarrà sempre un genere che, semmai con qualche forzatura, ha innumerevoli zone d’incontro con la realtà tecnologica e globalizzata della società che è successa temporalmente ad esso, dal momento che temi come il contrasto fra giustizia e violenza e il bisogno di risolvere le contese senza ricorrere obbligatoriamente alla legge scritta, non tramonteranno mai e saranno sempre al centro della vita vera come nella finzione cinematografica. Una galleria di indimenticabili personaggi, in prevalenza mascalzoni patentati, ma tutti dotati di una personalità ben definita e di motivazioni che li spingono a compiere determinati atti, spesso pagando le conseguenze degli sbagli con una morte violenta, ma mai priva di significato. Un grande peccato che l’opera sia stata mutilata, scorciata e rimessa in commercio dagli “altissimi” (detto in senso molto eufemistico e ironico!) vertici della Metro-Goldwyn-Mayer, e soprattutto che non abbia ricevuto la debita comprensione da parte dei critici statunitensi, notoriamente ostili e ostici alla dialettica di Peckinpah. Del resto egli, praticamente l’unico cineasta d’oltreoceano con alle spalle origini derivanti direttamente dai nativi americani, ha sempre ribadito che non apprezzava quella fetta di pubblico che detestava vedere rappresentata la violenza sul grande schermo. Il memorabile e saggio Sam ripeteva con costanza e pazienza che si tratta di un elemento imprescindibile nella vita di ogni essere umano, e dunque a che scopo evitare di raffigurarlo in opere d’arte, fra cui appunto quelle figlie del mezzo cinematografico? Esiste in due versioni, una risalente al 1988 e l’altra più recente, del 2005, con alcune piccole differenze nel montaggio, nella colorazione delle sequenze e pure nella durata.
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domenico rizzi
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mercoledì 17 settembre 2014
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uomini spietati in una terra senza legge
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Ennesima riproposizione della biografia criminale di William Henry Bonney, noto come Billy the Kid, vissuto fra il 1859 e il 1881, questa volta con la regia del celebre Sam Peckinpah, già autore di “Sierra Charriba” e “Il mucchio selvaggio”. Il film, che impegna un cast di altissima levatura – Kris Kristofferson, James Coburn, Katy Jurado, Jack Elam, il cantante Bob Dylan – appare tuttavia condizionato da alcuni elementi che ne sminuiscono la credibilità, pur esaltandone la spettacolarità nel suo insieme. Il Kid interpretato da Kristofferson – fisicamente poco somigliante e comunque troppo bello per essere Bonney - è una forzatura, sebbene alcune scene evidenzino la tendenza criminale del personaggio.
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Ennesima riproposizione della biografia criminale di William Henry Bonney, noto come Billy the Kid, vissuto fra il 1859 e il 1881, questa volta con la regia del celebre Sam Peckinpah, già autore di “Sierra Charriba” e “Il mucchio selvaggio”. Il film, che impegna un cast di altissima levatura – Kris Kristofferson, James Coburn, Katy Jurado, Jack Elam, il cantante Bob Dylan – appare tuttavia condizionato da alcuni elementi che ne sminuiscono la credibilità, pur esaltandone la spettacolarità nel suo insieme. Il Kid interpretato da Kristofferson – fisicamente poco somigliante e comunque troppo bello per essere Bonney - è una forzatura, sebbene alcune scene evidenzino la tendenza criminale del personaggio. Secondariamente, la sceneggiatura sembra guidata dalla voce graffiante di Dylan che ne segna i passi salienti, a dimostrazione che la trilogia del West di Sergio Leone – sempre accompagnata dalle musiche di Ennio Morricone – ha lasciato il segno, cosa di cui lo stesso Peckinpah non ha mai fatto mistero. Dal punto di vista storico, il copione di “Pat Garrett e Billy the Kid” è più fedele di altre pellicole che l’hanno preceduto, come per esempio “Furia selvaggia” di Arthur Penn. La figura del Kid, per quanto eccessivamente condita di teatralità in alcune sequenze, non si discosta, nei comportamenti criminali quanto negli slanci di solidarietà, da quella del vero personaggio. Più ambigua e sfumata, invece, l’immagine che Peckinpah offre di Garrett, che in questo ed in altri film appare troppo invecchiata: lo sceriffo aveva infatti compiuto da poco i 31 anni quando uccise il pericoloso criminale il 14 luglio 1881. La dinamica dell’”esecuzione” di Bonney a Fort Sumner rispetta i fatti quasi nei minimi particolari: il Kid venne infatti eliminato con un colpo di pistola sparato senza preavviso da Garrett, che sedeva davvero sul letto di Pete Maxwell. Tutto il resto, sparatorie, inseguimenti e duelli, viene rappresentato abbastanza liberamente, prescindendo dalla realtà delle vicende che riguardarono uno dei più temibili pistoleri del West. Ma sappiamo che il cinema non ha mai legato troppo con la storia.
Domenico Rizzi, scrittore
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starbuck
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venerdì 8 giugno 2012
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un film di struggente bellezza
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In questo bellissimo film vengono utilizzati alcuni degli archetipi classici presenti nel western tradizionale. La leggenda del giovane William Bonney e del suo amico Pat Garret che lo uccise, sono stati più volte visitati da cinema e letteratura, qui ci troviamo di fronte alla versione base, che viene utilizzata come metafora della modernità che avanza in un mondo primitivo e selvaggio rappresentato dal Kid e dalla sua macilenta comunità di perditempo ed avventurieri che si oppongono al nuovo ordine dettato dai grandi latifondisti appogiati da una emergente classe politica sostenuta anche da gente come Pat Garret che cerca di ritagliarsi uno spazio nel nuovo mondo rinnegando se stesso ed il suo passato, costretto quindi a braccare ed uccidere il suo ex amico.
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In questo bellissimo film vengono utilizzati alcuni degli archetipi classici presenti nel western tradizionale. La leggenda del giovane William Bonney e del suo amico Pat Garret che lo uccise, sono stati più volte visitati da cinema e letteratura, qui ci troviamo di fronte alla versione base, che viene utilizzata come metafora della modernità che avanza in un mondo primitivo e selvaggio rappresentato dal Kid e dalla sua macilenta comunità di perditempo ed avventurieri che si oppongono al nuovo ordine dettato dai grandi latifondisti appogiati da una emergente classe politica sostenuta anche da gente come Pat Garret che cerca di ritagliarsi uno spazio nel nuovo mondo rinnegando se stesso ed il suo passato, costretto quindi a braccare ed uccidere il suo ex amico. Eppure, anche di fronte a tanti luoghi comuni ci troviamo di fronte ad un capolavoro di altissimo livello. Infatti come è proprio della genialità, Sam Peckimpah, regista maledetto, trae da elementi che sfiorano la banalità una fortissima carica evocativa è simbolica che trasportano lo spettatore in una giostra di struggenti emozioni. Se escludiamo l'andatura dinoccolata e i movimenti svolazzanti di James Coburn-Pat Garret, Il moviment0 sembra non servira a questo film: dvanti agli occhi dello spettatore si dipana una rassegna di fotogrammi dai contorni talmente ben definiti da apparire quasi come immagini sacre affrescate in una cappella. Anche i dialoghi, essenziali come aforismi, sembrano seguono il ritmo mitologico della "ballata". Il tutto, con cucite perfettamente addosso le note di uno dei migliori lavori musicali del grande Bob Dylan, la cui interpretazione è forse l'unica nota un pò stonata del film. Possiamo in fine dire che la scena dello sceriffo Calen ferito a morte inginocchiato sulla sponda del fiume nel quale voleva varare la sua improbabile barca alla disperata ricerca di u nuovo orizzinte, guardato a distanza dalla madre piangente, sotto le note della leggendaria "Knockin' on Heaven's door" vale da sola un intero film.
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paolo bisi
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mercoledì 7 settembre 2011
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la grande tristezza della fine di un'epoca
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Nuova versione della storia di William Bonney, meglio conosciuto come Billy the Kid, famoso fuorilegge ucciso dallo sceriffo, suo ex amico, Pat Garrett. La trama, in quest'opera di Peckinpah, a poco a poco si dissolve lasciando spazio solamente alla descrizione dei due personaggi, ma specialmente all'atmosfera, quanto mai carica di tristezza e malinconia, degli ultimi anni del West. Il ritmo lento, la scenografia e i paesaggi, incredibilmente aridi e poveri, ricalcano magistralmente l'umore e i pensieri dei protagonisti, consapevoli che il loro mondo sta per morire per sempre. Ma probabilmente più di tutto questo l'essenza del film è rappresentata dalle musiche e dalle canzoni di Bob Dylan, tra cui emerge l'indimenticabile "Knockin' on heaven's door".
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Nuova versione della storia di William Bonney, meglio conosciuto come Billy the Kid, famoso fuorilegge ucciso dallo sceriffo, suo ex amico, Pat Garrett. La trama, in quest'opera di Peckinpah, a poco a poco si dissolve lasciando spazio solamente alla descrizione dei due personaggi, ma specialmente all'atmosfera, quanto mai carica di tristezza e malinconia, degli ultimi anni del West. Il ritmo lento, la scenografia e i paesaggi, incredibilmente aridi e poveri, ricalcano magistralmente l'umore e i pensieri dei protagonisti, consapevoli che il loro mondo sta per morire per sempre. Ma probabilmente più di tutto questo l'essenza del film è rappresentata dalle musiche e dalle canzoni di Bob Dylan, tra cui emerge l'indimenticabile "Knockin' on heaven's door". Ad interrompere questa malinconica ballata, solo qualche momento di violenza. Indimenticabili, fra le altre, la sequenza dell'evasione di Billy, e la scena finale, col bambino che corre dietro a Pat tirandogli un sasso, non accentando, nemmeno lui, il cambiamento di un mondo e la fine di quei valori romantici e passionali del grande West. Da ricordare le interpretazioni di James Coburn e Kris Kristofferson, capaci come nessuno in precedenza di dare il volto ai due personaggi più famosi di quel periodo. Generalmente sottostimato e non apprezzato come altri film di Peckinpah, è un'opera singolare da vedere e ammirare per la descrizione e i sentimenti che riesce a trasmettere.
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chriss
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giovedì 2 settembre 2010
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wild west fin de siecle...
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Anche questo film, del regista americano Sam Peckinpah, ha fatto breccia nel mio cuore: vuoi per la storia realmente accaduta, vuoi per il suo stile in chiave decisamente romantica, vuoi per le note struggenti di quella bellissima e dannata canzone (Knockin' on Heavean' s Door) di Bob Dylan che per giorni e giorni ha risuonato come un tamburo dentro la mia testa. Proprio questa canzone, rifatta da più di 150 musicisti, è la vera colonna sonora del film: più di tutte le altre messe assieme! Dalla traduzione del testo (dall' inglese all' italiano), si evince che sembra fatta apposta per lo sceriffo di Lincoln (Pat Garrett). Io, pur preferendo il truce, sanguinario e polveroso Mucchio Selvaggio, sempre dello stesso regista, devo ammettere che il film Pat Garrett e Billy the Kid conserva tutto il fascino ed il romanticismo del Wild West fin de siècle.
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Anche questo film, del regista americano Sam Peckinpah, ha fatto breccia nel mio cuore: vuoi per la storia realmente accaduta, vuoi per il suo stile in chiave decisamente romantica, vuoi per le note struggenti di quella bellissima e dannata canzone (Knockin' on Heavean' s Door) di Bob Dylan che per giorni e giorni ha risuonato come un tamburo dentro la mia testa. Proprio questa canzone, rifatta da più di 150 musicisti, è la vera colonna sonora del film: più di tutte le altre messe assieme! Dalla traduzione del testo (dall' inglese all' italiano), si evince che sembra fatta apposta per lo sceriffo di Lincoln (Pat Garrett). Io, pur preferendo il truce, sanguinario e polveroso Mucchio Selvaggio, sempre dello stesso regista, devo ammettere che il film Pat Garrett e Billy the Kid conserva tutto il fascino ed il romanticismo del Wild West fin de siècle. I due protagonisti, che in passato erano stati amici, come più volte ammesso dagli stessi, sono la massima rappresentazione di quel romanticismo storico e della fine di quel mondo selvaggio che stava cambiando in favore del progresso e della civiltà. "Niente più banditi", in sostanza, sentenzierà il governatore a Pat Garrett, sceriffo della contea di Lincoln, nel Nuovo Messico. La giustizia e le enormi pressioni politiche devono proteggere gli investimenti del paese, vasto e primitivo, ma che vuol far fruttare alla grande il denaro che circola. Pat Garrett, partito con due assistenti pistoleri, entra nel rifugio di Billy e lo uccide a sangue freddo: una scena crudele che ci riporta tutti sulla terra. Molto significativa l' inquadratura su Pat Garrett, nella quale spara al suo riflesso nello specchio. Billy the Kid morì a soli 22 anni per mano di uno dei suoi migliori amici: un fatto curioso se si pensa che il ragazzo, una volta, rappresentava la legge sotto Chisum, mentre Pat Garrett era un fuorilegge. Il film, comunque, è una caccia all' uomo dall' inizio alla fine. Billy the Kid, la prima volta che viene catturato da Pat Garrett e soci, riesce a fuggire avendo trovato nel bagno una pistola: sarà stato solo un caso? Intanto uccide due uomini dello sceriffo di Lincoln. E' in questa prima parte del film che s' intuiscono le reali intenzioni di Pat Garrett: "Voglio vivere più a lungo possibile fino a diventare ricco". Perfettamente comprensibile ed in perfetta sintonia coi tempi che cambiano. Prima di morire Billy the Kid affronterà tre duelli: il primo con un vecchio barbone assoldato da Pat. La risoluzione è un pò grottesca: si conta, spalle contro spalle, fino a dieci, finché non si spara; solo che il vecchio conta fino ad otto, mentre il ragazzo si gira immediatamente con la pistola in mano. Il secondo avviene con quattro cacciatori di taglie: in questa scena compare, come attore, il giovane Bob Dylan nella parte di Alias. Dopo aver ucciso altri tre uomini di Chisum, invece di sconfinare in Messico, Billy the Kid torna indietro, cavalcando coraggiosamente verso la morte. Why Billy, why? Anche se mancherebbe qualcosa per definirlo un vero e proprio capolavoro, io assegno quattro stelle d' oro ai bravi James Coburn e Kris Kristofferson, a Bob Dylan ed al regista per questo insolito western che segna il tramonto dei suoi miti. PC...
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fabian t.
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venerdì 12 giugno 2009
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originale western con alti e bassi
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Ciò che colpisce subito di questo film è l'originalità registica che interpreta e proietta un western in chiave selvaggia e crepuscolare, ben lontano dai classici del genere cui si è abituati. Grandi personaggi e attori (Kristofferson primo fra tutti), suggestive ambientazioni, una storia maledetta e ottime musiche di Bob Dylan (anche attore, sebbene visibilmente impacciato e intimidito) che esaltano positivamente il flusso di emozioni coinvolgenti e contrastanti, tra cui l'indimenticabile "Knockin' on heavens door". C'è da dire però che al film manca una certa ricerca estetica e una cura dei particolari che denotano certamente lo stile nudo e crudo del regista, senza fronzoli o momenti di romanticismo che comunque hanno reso immortali e geniali, ad esempio, le opere del nostro Sergio Leone.
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Ciò che colpisce subito di questo film è l'originalità registica che interpreta e proietta un western in chiave selvaggia e crepuscolare, ben lontano dai classici del genere cui si è abituati. Grandi personaggi e attori (Kristofferson primo fra tutti), suggestive ambientazioni, una storia maledetta e ottime musiche di Bob Dylan (anche attore, sebbene visibilmente impacciato e intimidito) che esaltano positivamente il flusso di emozioni coinvolgenti e contrastanti, tra cui l'indimenticabile "Knockin' on heavens door". C'è da dire però che al film manca una certa ricerca estetica e una cura dei particolari che denotano certamente lo stile nudo e crudo del regista, senza fronzoli o momenti di romanticismo che comunque hanno reso immortali e geniali, ad esempio, le opere del nostro Sergio Leone. Anzi, "Pat Garrett & Billy the Kid" appare lontanissimo dalla maestria di Leone in cui il particolare e l'epicità trascendevano il genere stesso. Peckinpah colpisce direttamente lo spettatore ed evita ogni minima mitizzazione dei personaggi, anche rasentando la durezza e il cattivo gusto con il sangue sempre in vista che sprizza da ogni ferita o perfino presentando la donna in una dimensione di second'ordine, subordinante e servile. Ma d'altronde è la visione di Peckimpah della vita, dove la legge del più forte impera e non c'è spazio per la poesia o i sentimentalismi. Una lotta dove anche l'amicizia cede il passo alla vendetta e alla sopravvivenza del proprio io, ricalcando la figura ancora barbara e alienata dell'uomo moderno su uno sfondo di ideali perduti.
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ghezzidammilavoro
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mercoledì 4 marzo 2009
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opinione di un cinefilo
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E' un film bellissimo, crepuscolare un classico da vedere.
L'interpretazione di Kris Kristofferson rimarrà.
E' la contrapposizione di due modi di interpretare la fine di un'epoca: la capitalistico, con il cinismo dello sceriffo Pat Garrett (James Coburn) e lo struggente romanticismo di Billy, che dirrà: "Non posso uccidere Pat" "Perchè?" (gli chiedono) "E' un amico" , con un mezzo sorriso più forte del destino di morte che lo aspetta.
Da vedere, ri-vedere, Corbun in "Giù la testa". Mentre per Kristofferson l'interpretazione di Blade (;ad esempio) è solo un'ombra invecchiata di questa.
Imperdibile, manco a dirlo, la colonna sonora di Dylan che compare anche nel film. La celeberrima "knockin' On Heaven's Door" è stata concepita qui, in questo film, per questo film, nel 1973 quindi.
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E' un film bellissimo, crepuscolare un classico da vedere.
L'interpretazione di Kris Kristofferson rimarrà.
E' la contrapposizione di due modi di interpretare la fine di un'epoca: la capitalistico, con il cinismo dello sceriffo Pat Garrett (James Coburn) e lo struggente romanticismo di Billy, che dirrà: "Non posso uccidere Pat" "Perchè?" (gli chiedono) "E' un amico" , con un mezzo sorriso più forte del destino di morte che lo aspetta.
Da vedere, ri-vedere, Corbun in "Giù la testa". Mentre per Kristofferson l'interpretazione di Blade (;ad esempio) è solo un'ombra invecchiata di questa.
Imperdibile, manco a dirlo, la colonna sonora di Dylan che compare anche nel film. La celeberrima "knockin' On Heaven's Door" è stata concepita qui, in questo film, per questo film, nel 1973 quindi.
Cestinate la versione dei Gun's o perlomeno dite che preferite questa.
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marvelman
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lunedì 13 ottobre 2008
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che brutto !!!
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Meglio i due capitoli di young guns !!!
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