Tutti per 1 - 1 per tutti

Neanche brutto... unitle, battute orribili, scenaggiatura inesistente... poi con degli attori così bravi è difficile metter su questa mondezza!!... costata poco e vale anche di meno!

Tutti per 1 – 1 per tutti, di Giovanni Veronesi è uno strampalato viaggio che balla tra Non ci resta che piangere, L’armata Brancaleone e la commedia sexy.
Il film di Benigni e Troisi ritorna spesso anche nella scena con Giuliano Sangiorgi, il cantante di Negramaro, che fa il casellante e regala forse la migliore battuta non-sense del film. Ma non sembra comunque l’unico riferimento per questo tuffo on the road nel tempo. Veronesi guarda probabilmente anche a L’armata Brancaleone e Brancaleone alla crociate, visto che Monicelli è da sempre uno dei suoi punti di riferimento. Favino, Papaleo, Mastandrea sembrano giocare con i loro personaggi. Soprattutto il primo, nei panni di D’Artagnan, regala alcune perle come il gioco con il lupo e la pecora con la compagna Anna Ferzetti che va dalle parti di quelle commedie sexy in costume degli anni ’70 tipo Quel gran pezzo dell’Ubalda tutta nuda e tutta calda o Quando le donne si chiamavano Madonne. [+]

Tutti per 1 – 1 per tutti, di Giovanni Veronesi è uno strampalato viaggio che balla tra Non ci resta che piangere, L’armata Brancaleone e la commedia sexy.
Il film di Benigni e Troisi ritorna spesso anche nella scena con Giuliano Sangiorgi, il cantante di Negramaro, che fa il casellante e regala forse la migliore battuta non-sense del film. Ma non sembra comunque l’unico riferimento per questo tuffo on the road nel tempo. Veronesi guarda probabilmente anche a L’armata Brancaleone e Brancaleone alla crociate, visto che Monicelli è da sempre uno dei suoi punti di riferimento. Favino, Papaleo, Mastandrea sembrano giocare con i loro personaggi. Soprattutto il primo, nei panni di D’Artagnan, regala alcune perle come il gioco con il lupo e la pecora con la compagna Anna Ferzetti che va dalle parti di quelle commedie sexy in costume degli anni ’70 tipo Quel gran pezzo dell’Ubalda tutta nuda e tutta calda o Quando le donne si chiamavano Madonne. O crea strampalati giochi di parole alla Frassica con Arbore come ‘tanto va la gatta al largo’ o ‘quando fa la prima nonna’. Come però è accaduto nel film precedente o in Il mio West, ciò che si dissolve subito è il genere, in questo caso la mescolanza tra commedia e film d’avventura come nell’altro il western. Nulla di male, certo, è un gioco. Ma a questo punto meglio spingere la follia all’estremo. I richiami al presente (l’agente 003 che rappresenta la quota rosa) intralciano quello che è uno strampalato ping pong con la Storia, il mito e il romanzo di Dumas. Ogni tanto Tutti per 1 – 1 per tutti potrebbe accendersi all’improvviso. C’è la fatica, la vecchiaia dei tre protagonisti. C’è il flash di Robin e Marian ma si tratta di pretendere troppo e non è giusto. Oppure quell’incrocio di sguardi tra Beghelì e il lupo Aramis. L’impalcatura però è troppo fragile. Restano così frammenti sparsi di un film consapevolmente così debole che possono essere isolati come piccoli sketch. Allora sì, sono divertenti.  [-]

Il secondo episodio della storia dei Moschettieri sgangherati come i loro predecessori dell’armata Brancaleone va nettamente nella scia della commedia all’italiana. Un po' favola e un po' lezioncina il film fa sorridere ma mai ridere e spesso risulta ripetitivo. La missione segreta sembra una di quelle delle migliori storie di Paperino e ottima la trovata di farli incontrare, anzi scontrare, addirittura con Cyrano de Bergerac. Il cast è il meglio della commedia all’italiana, Papaleo, Favino e Mastandrea con la bellissima Margherita Buy. Ma la caratterizzazione dei personaggi è probabilmente eccessiva e fa perdere smalto al film. Ma le bellissime parole delle canzoni di Battiato restituiscono valore al film.

Oddio...

Già il primo non è che fosse stato un capolavoro... e si capiva subito che ci sarebbe stato un sequel ("penultima missione" la diceva lunga… e poi Veronesi ci ha abituati ai sequel...), ma questo è un prodotto veramente orrendo. [+]

Oddio...

Già il primo non è che fosse stato un capolavoro... e si capiva subito che ci sarebbe stato un sequel ("penultima missione" la diceva lunga… e poi Veronesi ci ha abituati ai sequel...), ma questo è un prodotto veramente orrendo.

Si salvano giusto i costumi e l'atmosfera vagamente in tono "con quei tempi".

Ma tutto il resto...come avrebbe detto Sordi? "Mamma mia che impressione!".

Vero: l'espressione "Un interminabile somma di sketch senza capo nè coda" è perfetta come definizione.

E se questo potrebbe andar bene (a qualcuno, non a me) in un film come "Le Comiche", dove si dovrebbe ridere non stop senza un nesso logico e con un impalpabile filo conduttore, qua invece, dove c'è la esuberante pretenziosità di condire il tutto con nomi altisonanti (I Moschettieri, Cyrano e compagnia bella) e periodi storici importanti, la cosa non funziona. Anzi...

Innanzitutto: qual'è il target del film?

Perchè se è per i più piccoli tutti quei riferimenti nelle battute a varie canzoni spesso "datate" (esempio "Tanta voglia di lei" dei Pooh: "mi dispiace devo andare, il mio posto è la" ) come potrebbero far divertire i ragazzini? E quei rimandi a varie tecnologie o situazioni dei giorni nostri (La carrozza "Freccia rossa", la "pensione" mancata di Portos... difficile per loro)?

Se è invece indirizzato a noi "adulti" allora la cosa è anche peggio di quel che possa sembrare.

Basti solo sapere che "ogni cosa è telefonata" (non illuminata): appena la regina ha parlato di "servizi segreti britannici" ho subito pensato "Oh, Cielo, fai che non spunti James Bond!". E nella scena dove si vedono arrivare codesti nuovi personaggi a cavallo la prima cosa d'istinto che mi è venuta è stata di contarli.

"Oh, Mamma mia! Sono sette! Vuoi vedere che si chiameranno 001, 002, 003, 004, 005, 006 e 007???".

E ci ho preso, anche se ho sbagliato solo di un pelo: son tutti nominati come pensavo io, tranne l'ultimo...(forse per motivi di copyright???) che viene presentato come "la nostra star".

Che abnorme ca...volata!

Che dire poi della trovata del "Tom Tom"... telefonata anche quella (la tipa che correva sul tapis roulant che faceva muovere una mappa geografica) e del protagonista principale del film: il Bambino, alias "Numero Uno" (Tutti per "1"), alias ancora...Buffon...portiere, quindi numero 1. quindi...

E di tutti i vari dialetti presi a prestito dai vari attori... ma insomma... sogno o non sogno...veramente un ragazzino arriva ad immaginare in catanese stretto, in romanesco da coattoni o in pugliese (eccetera)?

Chiude il pessimo giudizio la mia personale impressione di vedere scene girate in un qualche parco scrauso di qualche paesino nostrano racimolato alla bisogna tanto per rimanere "nelle spese".

Va beh...dai...piantiamola li.

Voglio pensare che ogni tanto il Veronesi, e chi con lui, si lascia andare a qualche bevuta e durante qualche sbronza solenne hanno partorito questa allucinante boiata.

Un film così brutto che da spettatrice mi sento veramente (ma veramente) offesa.

Perchè le cose sono appunto due: o chi ha creato, prodotto e girato il film non stava di molto bene o ci credono tutti dei poveri idioti.

Fate un favore, non solo non andate a vedere questa pellicolaccia di serie Z, ma diffondete il verbo: evitate che altri esseri umani possano venire turlupinati e ingiuriati da così tanta pochezza.

Un film semplice e bello, che intrattiene per tutta la sua durata. Si alternano spunti comici su più livelli (dal più banale al più geniale) a grandi scorci di riflessione, sentite risate a momenti di emozione. Un'altalena di scene in cui i tre protagonisti sono accompagnati dalle meravigliose note de "La Cura" rimescolate in maniera magistrale.

Premetto che non ho visto tutto il film, quindi non mi permetto di giudicarlo. Ma non l'ho visto per un motivo: il suono. Bisognerebbe una buona volta prendersi la briga di spiegare perché nel cinema italiano il suono è spesso di pessima qualità. Un film è composto, tecnicamente, essenzialmente da due elementi, immagini e suono. A volte sono sacrificati entrambi, ma uno spessissimo. Siccome non si arriva per caso a fare il fonico di presa diretta o di mix di un film importante, e quelli che hanno lavorato alla realizzazione di questo saranno certamente fior di professionisti, il problema non può che essere lo stesso di sempre: il budget. Se si deve sacrificare qualcosa lo si fa in questo settore. [+]

Premetto che non ho visto tutto il film, quindi non mi permetto di giudicarlo. Ma non l'ho visto per un motivo: il suono. Bisognerebbe una buona volta prendersi la briga di spiegare perché nel cinema italiano il suono è spesso di pessima qualità. Un film è composto, tecnicamente, essenzialmente da due elementi, immagini e suono. A volte sono sacrificati entrambi, ma uno spessissimo. Siccome non si arriva per caso a fare il fonico di presa diretta o di mix di un film importante, e quelli che hanno lavorato alla realizzazione di questo saranno certamente fior di professionisti, il problema non può che essere lo stesso di sempre: il budget. Se si deve sacrificare qualcosa lo si fa in questo settore. E i risultati sono questi. Se un film non ha intoppi magari si porta a casa un risultato dignitoso, se c'è qualche problema semplicemente non c'è il tempo per affrontarlo in fase di post produzione. Quale può essere l'origine del problema di questo film? Provo ad ipotizzare, e non me ne vogliano se erro. I costumi dei tre protagonisti (perché sono proprio le loro voci ad essere completamente ovattate e fuori fuoco) forse erano di tessuto piùttosto pesante e questo ha in parte compromesso la qualità del suono dei radio microfoni. Certo, dovrebbe esserci il boom, ma possono esserci mille motivi per cui è stato poco utilizzato in post. Solo che per affrontare e risolvere il problema sarebbe stato magari necessario X tempo e X budget, ma quelli concessi erano X/2. E allora se non c'è il tempo sufficiente il risultato non potrà che essere modesto. Ciò che rende dannosissimo questo problema è che, per l'utente medio, non è facile da individuare, ma comporta una sgradevole sensazione durante la fruizione, poiché costringe il cervello ad uno sforzo supplementare per la decodifica di suoni poco inttelleggibili, finendo per far associare tale disagio alla qualità del film (che magari è bellissimo). Ciò è ancor più grave per un film comico o una commedia, poiché tale problema fa perdere effetto comico.
Peccato [-]