gianni quilici
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sabato 6 gennaio 2024
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il maestro giardiniere è lucido e determinato
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Anche se diverso per stile e altro, ho pensato, vedendo “Il maestro giardiniere” di Paul Schrader, a Greenaway. Esattamente al suo primo grande successo di critica e di pubblico “I misteri del giardino di Compton House”. Per due ragioni.
1. Il giardino non è soltanto un paesaggio scenografico e neppure uno strumento per riscattare il passato violentissimo di naziskin del maestro giardiniere. Il giardino, infatti, è una sua passione: lo cura, lo conosce, lo progetta, lo studia, ne è il maestro. Come lo è per il pittore nel film del regista inglese, sia pure con storie, stile e metafore diverse.
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Anche se diverso per stile e altro, ho pensato, vedendo “Il maestro giardiniere” di Paul Schrader, a Greenaway. Esattamente al suo primo grande successo di critica e di pubblico “I misteri del giardino di Compton House”. Per due ragioni.
1. Il giardino non è soltanto un paesaggio scenografico e neppure uno strumento per riscattare il passato violentissimo di naziskin del maestro giardiniere. Il giardino, infatti, è una sua passione: lo cura, lo conosce, lo progetta, lo studia, ne è il maestro. Come lo è per il pittore nel film del regista inglese, sia pure con storie, stile e metafore diverse.
2. Il giardiniere (Joel Edgerton all’altezza del ruolo), così come il pittore di Greenaway, è autorevole nello sguardo e nella postura, nella parola e nel silenzio e soprattutto è lucido e determinato, capace di mutarsi, colpire, vendicare, vendicarsi.
All’inizio la voce fuori campo del protagonista racconta del giardino e le sequenze fluiscono davanti ai nostri occhi quiete e scorrevoli con quel linguaggio distaccato che ricorda Bresson, come ha rilevato lo stesso regista.
Fino a quando la ricchissima signora del giardino con palazzo annesso, autoritaria e possessiva, gli chiede di occuparsi di una sua nipote, un po’ fuori le righe e da lei disprezzata, insegnandole il mestiere. La svolta nasce dall’affetto distaccato e amoroso del maestro giardiniere verso la ragazza, assai più giovane: fragile per la storia difficile che si porta dentro, ma, allo stesso tempo, forte, perché ha la personalità, per metterlo, più volte, in discussione.
Il film cambia, allora, ritmo e senso. Il protagonista diventa feroce, quello che era stato, per proteggere la ragazza, utilizzando quindi lo stesso linguaggio di allora, sia pure per un fine diverso. Una redenzione, si potrebbe dire, a metà strada, in cui Schrader, tuttavia, si identifica, in quanto la polizia non fa niente. Nello stesso tempo cambia il suo rapporto servile verso la signora, costretto precedentemente a subire.
Un film d’autore, che non (mi) convince nella conclusione (ottimistica) . Trovo semplificato il rapporto d’amore tra i due come pure la resa senza combattere della signora( notevole Sigourney Weaver), un personaggio ben delineato nella sua silenziosa ferocia.
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lunedì 29 aprile 2024
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coltivare la redenzione
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Nell'ultima opera cinematografica di Paul Schrader, "Il Maestro Giardiniere", lo spettatore è invitato nel mondo lussureggiante e intricato di Gracewood Gardens, dove l'arte della coltivazione si estende ben oltre i confini dell'orticoltura. Al centro di questo racconto cupo c'è Narvel Roth, interpretato con intensità contenuta da Joel Edgerton, il cui passato da neo-nazista collide con il suo presente da capo giardiniere per l'enigmatica Mrs. Norma Haverhill, interpretata in modo maestoso da Sigourney Weaver.Schrader, noto per le sue esplorazioni di protagonisti maschili tormentati, offre uno studio dei personaggi che è sia inquietante che stimolante.
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Nell'ultima opera cinematografica di Paul Schrader, "Il Maestro Giardiniere", lo spettatore è invitato nel mondo lussureggiante e intricato di Gracewood Gardens, dove l'arte della coltivazione si estende ben oltre i confini dell'orticoltura. Al centro di questo racconto cupo c'è Narvel Roth, interpretato con intensità contenuta da Joel Edgerton, il cui passato da neo-nazista collide con il suo presente da capo giardiniere per l'enigmatica Mrs. Norma Haverhill, interpretata in modo maestoso da Sigourney Weaver.Schrader, noto per le sue esplorazioni di protagonisti maschili tormentati, offre uno studio dei personaggi che è sia inquietante che stimolante. Attraverso il viaggio di redenzione di Narvel, Schrader affronta temi di identità, perdono e l'indelebile eredità dell'odio. Mentre Narvel si destreggia tra le complessità dei suoi rapporti con la signora Haverhill e sua turbolenta nipote, Maya, interpretata con profondità da Quintessa Swindell, il film esplora le complessità del legame umano e il potere trasformativo dell'empatia. Al centro della narrazione c'è la metafora del giardinaggio come simbolo di crescita personale e rinnovamento. Mentre Narvel si occupa dei giardini accuratamente curati di Gracewood, trova sollievo nell'atto di nutrire la vita dalla terra - un forte contrasto con la violenza e l'odio che un tempo lo consumavano. Tuttavia, mentre il suo passato riemerge e minaccia di rovesciare la fragile pace che ha trovato, Narvel è costretto a confrontarsi con i demoni che ancora si annidano dentro di lui.Sebbene "Il Maestro Giardiniere" potrebbe non raggiungere le vette delle opere precedenti di Schrader, come "First Reformed" e "The Card Counter", offre comunque una meditazione avvincente sulla condizione umana. La performance controllata di Edgerton ancorata il film, trasmettendo una profondità emotiva che parla a volumi nel suo silenzio. Allo stesso modo, l'interpretazione di Weaver della signora Haverhill emana un'aura di autorità e vulnerabilità, aggiungendo strati di complessità alla narrazione.Tuttavia, il film non è privo di difetti. Alcuni critici hanno indicato il suo ritmo lento e i personaggi di supporto poco sviluppati come detrattori dall'esperienza complessiva. Inoltre, l'esplorazione tematica di redenzione e perdono potrebbe sembrare pesante a volte, mancando della sottigliezza e della nuance delle migliori opere di Schrader."Il Maestro Giardiniere" è un film che premia gli spettatori pazienti con momenti di bellezza e introspezione. Ci invita a riflettere sulla nostra stessa capacità di crescita e trasformazione, anche di fronte ai nostri impulsi più oscuri. Pur non essendo un capolavoro, è un'aggiunta degna all'opera di Schrader - una testimonianza del potere duraturo del cinema nel provocare pensieri e ispirare cambiamenti.
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