felicity
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mercoledì 29 aprile 2020
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underwater vale solo kristen stewart in mutande
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Un film che parte sin da subito nel peggiore dei modi, con una regia che, il più delle volte, usufruisce di rallenty inutili.
La voglia di osare c’è e non possiamo non apprezzare l’ottimo lavoro fatto con le atmosfere, dalle inquadrature claustrofobiche, al buio minaccioso attorno ai protagonisti, ma il vero problema di Underwater è la sceneggiatura.
Seppur ispirata a capolavori dal passato, la storia risulta senza spessore, dalle caratterizzazioni incerte che punta su due elementi in forte contrasto tra loro: l’eroismo e l’umorismo.
Stiamo parlando di un horror ad alta tensione, dove l’umorismo non dovrebbe nemmeno esistere.
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Un film che parte sin da subito nel peggiore dei modi, con una regia che, il più delle volte, usufruisce di rallenty inutili.
La voglia di osare c’è e non possiamo non apprezzare l’ottimo lavoro fatto con le atmosfere, dalle inquadrature claustrofobiche, al buio minaccioso attorno ai protagonisti, ma il vero problema di Underwater è la sceneggiatura.
Seppur ispirata a capolavori dal passato, la storia risulta senza spessore, dalle caratterizzazioni incerte che punta su due elementi in forte contrasto tra loro: l’eroismo e l’umorismo.
Stiamo parlando di un horror ad alta tensione, dove l’umorismo non dovrebbe nemmeno esistere.
Fra battute irritanti e momenti forzati, il film perde diverse occasioni per dare maggior valore al prodotto.
Kristen Stewart si sforza per portare a casa un’interpretazione quantomeno decente, ma con uno script del genere anche la sua prova attoriale risulta scarna e priva di mordente, per non parlare di Vincent Cassel, completamente inutile ai fini della trama.
Underwater è un’occasione sprecata che parte da un soggetto incredibilmente avvincente, giocato con le carte sbagliate, accontentandosi della via più facile, ovvero l’ispirazione del passato, osando veramente poco.
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elgatoloco
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giovedì 8 ottobre 2020
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thriller horror da evitare, anche se valido tecnic
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Nosotante sia ben realzizato tecnicamente, "Underwater"(William Eubank, ma scritto da Brian Diffild e Adam Cozad, 202o)è un film"Inutile"; mostra ciò che, appunto,avviene"underwater", con un impianto di tirvellazione subacqueo, che"esplode"per un terremoto(o maremoto?QUien sabe)e dove poi la ditta responsabile8cfr.nei titioli di coda)si scarica la responsabilità-il team che lavora viene dimezzato, affrontando pericoli di ogni tipo(anche mostri marini decisamente ostili e pericolosissimi). Vago accenno"ecologico"(come dire; non maltrattate così il mare), tendenze "eccenrtiche"sul piano della gestione delle acque e di quanto avviene sotto alle stesse(appunto).
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Nosotante sia ben realzizato tecnicamente, "Underwater"(William Eubank, ma scritto da Brian Diffild e Adam Cozad, 202o)è un film"Inutile"; mostra ciò che, appunto,avviene"underwater", con un impianto di tirvellazione subacqueo, che"esplode"per un terremoto(o maremoto?QUien sabe)e dove poi la ditta responsabile8cfr.nei titioli di coda)si scarica la responsabilità-il team che lavora viene dimezzato, affrontando pericoli di ogni tipo(anche mostri marini decisamente ostili e pericolosissimi). Vago accenno"ecologico"(come dire; non maltrattate così il mare), tendenze "eccenrtiche"sul piano della gestione delle acque e di quanto avviene sotto alle stesse(appunto). Tecnicamente"perfetto", ma ovviamente oggi la computergrafica è capace di supplire a molte lacune, a inizi<are dallla scarsa capacità"immaginativa"degli autori, "Underwater"si può eviatre senza perdere nulla, anzi è meglio farlo, per evitare inevitabili(direi certamente, quasi certamente, almeno)sbadigli, sonnolenze indotte e altro ancora. Francamente preferiremmo film che"dicano qualcosa", dove anche la stessa empatia(qui impoissibile, francamente)con la squadra di ingegneri, biologi e tecnici impegnati nella spedizione in qualche modo si possa realizzare, almeno in maniera approssimativa, il che invece qui non avviene, anzi rimane"in superficie",,,,come"volontà di realizzarla", senza che invece si compia la cosa auspicata... Attori sprecati, ad iniziare da Vincent Cassel, ma anche Mamadou Athie e John Gallagher Jr.rimangono"spaesati"(nell'elemento limbico-amniotico-.ancestrale, ovviamente), dove comunque sembra proprio che manchi continuamente una guida. Un po'meglio, anche in virtù del fascino indubbio, Jessica Stewart e soprattutto Jessica Henwick, ma il risultato è e rimane quello sopra descritto, di un film"superfluo"(anche etimologicamente siamo nell'ambito in questione), francamente una "zeppa", nonostante pregi tecnici, dove il regista ha al massimo la funzione di un"coordinatore"se non inutile neppure assolutamente"necessario"... El Gato
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