peer gynt
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lunedì 2 settembre 2019
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storia di una giovanna d'arco senza "voci"
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Il film racconta la biografia di alcuni anni dell'attrice Jean Seberg (1938-1979), americana resa nota dai film di Otto Preminger e dal manifesto della Nouvelle Vague francese "Fino all'ultimo respiro" di J.-L. Godard. Nella prima scena la vediamo nei panni di Giovanna d'Arco (per il suo film d'esordio, uscito nel maggio 1957), e infatti regista e sceneggiatori ne forzano il personaggio in direzione di un'eroina che lotta in difesa dei diritti civili. Verità probabilmente solo parziale, che va affiancata ad una forte tendenza narcisistico-provocatoria che costituiva il personaggio dell'attrice controcorrente Seberg dei primi anni Sessanta. Le viene contrapposto il personaggio di un agente dell'FBI che la spia, Jack Solomon (l'inglese Jack O'Connell), ma che non condivide i metodi cinici e squallidi dei suoi colleghi e si lascia prendere da dubbi morali sui metodi poco ortodossi dell'FBI.
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Il film racconta la biografia di alcuni anni dell'attrice Jean Seberg (1938-1979), americana resa nota dai film di Otto Preminger e dal manifesto della Nouvelle Vague francese "Fino all'ultimo respiro" di J.-L. Godard. Nella prima scena la vediamo nei panni di Giovanna d'Arco (per il suo film d'esordio, uscito nel maggio 1957), e infatti regista e sceneggiatori ne forzano il personaggio in direzione di un'eroina che lotta in difesa dei diritti civili. Verità probabilmente solo parziale, che va affiancata ad una forte tendenza narcisistico-provocatoria che costituiva il personaggio dell'attrice controcorrente Seberg dei primi anni Sessanta. Le viene contrapposto il personaggio di un agente dell'FBI che la spia, Jack Solomon (l'inglese Jack O'Connell), ma che non condivide i metodi cinici e squallidi dei suoi colleghi e si lascia prendere da dubbi morali sui metodi poco ortodossi dell'FBI. Ed è questo il personaggio più debole del film, non abbastanza motivato né abbastanza verisimile. E alla fine si ha l'impressione che, malgrado la buona prova di Kristen Stewart (molto aderente anche fisicamente al personaggio), il film non abbia molto da dire, se non una generale accusa ai metodi di demolizione psicologica operati da un Potere che vuole distruggere chi non gli comoda. Troppo poco per convincere.
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samanta
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mercoledì 18 giugno 2025
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hoover e hollywood
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E' un film drammatico poliziesco, uscito nel 2019 diretto da Benedict Andrews regista teatrale australiano con un curriculum cinematografico che comprende un altro film (Una), il soggetto riguarda una parte della vita dell'attrice Jean Seberg americana (1968-!972).
La trama. Jean Seberg (Kristen Stewart) star cinematografica, icona della Nouvelle Vague vive prevalentemente in Francia dove ha girato diversi film dopo l'inizio a Hollywood (Santa Giovanna e Buongiorno Tristezza) ha sposato Roman Gary famoso romanziere e anche diplomatico, entrambi hanno divorziato dai rispettivi coniugi ed hanno un figlio di 6 anni quando lei nel 1968 decide di ritornare in USA per girare un film, in aereo incontra Kamil Jamal (Anthony Makie) esponente delle Pantere Nere movimento estremista di sinistra e mussulmano, che patrocina la difesa dei diritti degli afro americani.
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E' un film drammatico poliziesco, uscito nel 2019 diretto da Benedict Andrews regista teatrale australiano con un curriculum cinematografico che comprende un altro film (Una), il soggetto riguarda una parte della vita dell'attrice Jean Seberg americana (1968-!972).
La trama. Jean Seberg (Kristen Stewart) star cinematografica, icona della Nouvelle Vague vive prevalentemente in Francia dove ha girato diversi film dopo l'inizio a Hollywood (Santa Giovanna e Buongiorno Tristezza) ha sposato Roman Gary famoso romanziere e anche diplomatico, entrambi hanno divorziato dai rispettivi coniugi ed hanno un figlio di 6 anni quando lei nel 1968 decide di ritornare in USA per girare un film, in aereo incontra Kamil Jamal (Anthony Makie) esponente delle Pantere Nere movimento estremista di sinistra e mussulmano, che patrocina la difesa dei diritti degli afro americani. Incuriosita lo va a trovare a casa nella periferia di L.A., lo seduce intrecciando una relazione e finanziandone l'attività politica. La sua attività attira l'interesse del FBI che in base al programma COINTELPRO (controllo sospetti di attività eversive) la controlla e poi mette "cimici" nel suo appartamento e in auto, uno degli agenti Jack Solomon (Jack O'Connell), manifesta la sua contrarietà quando il FBI per screditarla diffonde la notizia della relazione con Jamal tramite i media, conseguenza vanno in crisi il matrimonio di Jean e quello di Jamal con Dorothy (Zazie Beetz), Jean s'imbottisce di tranquillanti ed alcolici anche perché Dorothy le fa una scenata con una pistola sparando alcuni colpi. Jean rimane incinta ascoltando il suo telefono lo scopre l'FBI che fa diffondere la notizia che è stata messa incinta da Jamal, (indirettamente si comprende che è stata messa incinta da un giovane messicano), il figlio una bimba muore dopo 2 giorni e Jean la fa fotografare per dimostrare che è bianca. Il film nelle didascalie finali informa che Jean ritornata in Francia nel 1979 si suicida.
La realtà. Jean Seberg dopo un promettente inizio a Hollywood a 18 anni nel 1958 (Santa Giovanna, Buongiorno tristezza) gira in Francia A bout de souffle film di grande successo che le dà notorietà, gira molti film in Francia e Italia pur con qualche puntata ad Hollywood, nel 1968 ritorna in USA dove interpreta vari film tra cui Aiport, durante le riprese nel giugno 1968 di La ballata della città senza nome intreccia una relazione torrida con Clint Eastwood (sposato con 2 figli, con relazione stabile con un altra donna), Jean individua in lui l'uomo della sua vita e lo comunica agli amici e al marito che la prende male, quando terminarono le riprese Clint la mollò come non la conoscesse, Jean rimase devastata sentimentalmente. Iniziò una relazione con Jamal leader politico, a 20 anni aveva già alle spalle 4 anni di carcere e il manicomio, convertito all'Islam, uomo violento e manesco con Jean ebbe una relazione tossica approfittando anche personalmente dei suoi soldi come d'altra parte fece un altro militante africano Raymond Hawitt con cui ebbe una relazione parallela. Le pantere nere non solo creavano scuole per bimbi e distribuivano cibo ma anche patrocinavano la lotta armate per la creazione di una Nazione africana. FBI allarmato dai finanziamenti ingenti di Jean la mise sotto controllo utilizzando gli stessi mezzi illegali di infiltrazione, disinformazione e intercettazione, che aveva usato da sempre contro il Ku Klux Klan la mafia, le spie naziste e quello sovietiche. Grazie a intercettazioni mise in circolazione in modo anonimo che Jean era incinta di un figlio avuto da Hawitt (in realtà il padre era Carlos Navarro giovane rivoluzionario messicano). Sconvolta Jean esagerò con alcool e pasticche, partorì con 2 mesi di anticipo e la figlia morì. Ritornò in Francia divorziò da Gary, si sposò 2 volte, girò qualche film, si suicidò nell'anniversario della morte della figlia lasciando un biglietto al figlio "Perdonami ma non riesco a convivere con i miei nervi".
Conoscere i fatti è essenziale perché il film ha fatto un'opera maldestra di disinformazione per creare un'icona dei diritti civili che appare invece come un personaggio negativo: la classica radical chic che finanzia i movimenti dei diritti civili e seduce il buon Jamal, perseguitata da una FBI cattiva, intendiamoci Hoover non era un santo ma un uomo di potere che resse Il FBI per 48 anni fino alla morte, uomo che non si faceva scrupoli di ricattare il Presidente (John Kennedy) in questo caso si accanisce contro una donna fragile, penso per dare un segnale ad Hollywood. Il film non mette in luce la sventatezza di Jean donna fragile che vive fra le nuvole non capendo che si era ficcata in una situazione politica grave (i tumulti degli afro americani di quel periodo), viene raccontata una vicenda interessante molto banalmente, senza nessuna tensione narrativa, creando un personaggio come Jack Solomon del tutto inverosimile e che agisce in modo improbabile come il furto del dossier Seberg che vorrrebe consegnare in riparazione all'attrice che rifiuta (ci mancava solo che trovata in possesso di questo, l'arrestassero per furto con scasso nella sede FBI!), oppure la scena inventata dello sfogo armato di Dorothy che appare penosa, mentre nella realtà telefonò al padre di Jean perché la figlia lasciasse il marito. Anche i dialoghi sono piatti, la storia non avvince; Kristen Stewart attrice un pò sopravalutata non riesce ad emanare quel fascino sensuale ma nello stesso tempo sbarazzino che aveva Jean Seberg che riusciva a "bucare gli schermi", mediocri le prestazioni degli altri interpreti come Jack O'Connel un agente FBI non credibile. Il film costato 8 milioni di $ ne incassò 400.000, i produttori si salvarono in parte vendendo i diritti ad Amazon.
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felicity
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martedì 19 gennaio 2021
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la stewart al massimo della sua ambivalenza
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Il film Seberg prova a indagare su una parte meno nota dell'attrice, quella che la vede sostenitrice del movimento "Black Power" a favore dei diritti dei neri e amante del suo leader.
Il film ci mostra una diva elegante e ricca che sceglie di utilizzare il suo potere, le sue risorse economiche e la sua visibilità per l’affermazione di diritti civili che ritiene imprescindibili.
Oggi sarebbe considerato normale, ma alla fine degli anni ’60, in cui i diritti delle comunità afroamericane erano ancora ben lungi dall’essere riconosciuti, un atteggiamento del genere era ritenuto estremista, in grado di condizionare il pubblico verso un’apertura impensabile e pericolosa.
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Il film Seberg prova a indagare su una parte meno nota dell'attrice, quella che la vede sostenitrice del movimento "Black Power" a favore dei diritti dei neri e amante del suo leader.
Il film ci mostra una diva elegante e ricca che sceglie di utilizzare il suo potere, le sue risorse economiche e la sua visibilità per l’affermazione di diritti civili che ritiene imprescindibili.
Oggi sarebbe considerato normale, ma alla fine degli anni ’60, in cui i diritti delle comunità afroamericane erano ancora ben lungi dall’essere riconosciuti, un atteggiamento del genere era ritenuto estremista, in grado di condizionare il pubblico verso un’apertura impensabile e pericolosa.
È proprio questo aspetto che il film tenta di sviscerare, sondando il periodo in cui l’attrice fu inserita in un programma di infiltrazione e sorveglianza speciale dell’F.B.I. volto a sabotarne l’immagine per minimizzarne l’eco mediatica rivoluzionaria.
In quel periodo la Seberg fu oggetto di una vera e propria campagna diffamatoria e di continue pressioni che di fatto finirono per minarne, oltre alla privacy, anche la stabilità emotiva.
Se la confezione è elegante e attenta al design del periodo nella ricostruzione storica, nell’eleganza dei costumi e nelle atmosfere, l’andamento è invece abbastanza piatto e si arena in una successione di attacchi e sospetti, qualche divagazione in micro storie con poco nerbo, fino a un epilogo decisamente sottotono.
La regia non riesce a imprimere dinamismo al racconto e si limita a illustrare con diligenza la vicenda che scivola senza picchi puntando tutto sul fascino di Kristen Stewart, incerta tra partecipazione e distacco, comunque lontana dal turbamento del personaggio.
Ciò che manca è però soprattutto una scrittura solida in grado di motivare il percorso della protagonista.
Il suo essere a favore dei Black Power viene dato abbastanza per scontato e indirizzato soprattutto al carisma e all’attrazione nei confronti del suo leader. Finiamo quindi per sapere poco, comunque meno di quello che vorremmo, delle scelte, personali, ma anche artistiche di Jean Seberg, della sua carriera di attrice, attraversata per piccoli episodi non particolarmente significativi e che sembrano non lasciare in lei, conseguentemente nemmeno in noi, alcuno strascico.
La scelta di evitare i cliché del biopic tradizionale, che il più delle volte vuole dire tutto e procede per pennellate superficiali, soffermandosi su un momento specifico, è apprezzabile, ma non trova l’approfondimento necessario per rendersi davvero interessante e comunicativa.
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