nino pellino
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sabato 7 settembre 2019
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gangster movie made in naples
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Bel film sia sotto l'aspetto dell'interpretazione e sia per la fotografia e i costumi. Toni Servillo si dmostra come sempre un grande pigmalione nel suo stile recitativo e catalizza su di se gran parte delle sequenze del film. Ottimo poi Carlo Buccirosso nel suo encomiabile ruolo di attore spalla e per gli inaspettati risvolti che vanno a caratterizzare il personaggio che egli interpreta nel corso del finale. E brava naturalmente anche Valeria Golino, attrice da sempre molto apprezzata da critica e da quella parte di pubblico più esigente. Lo stile da gangster movie del film me lo farebbe accostare ad una una sorta di pellicola alla Quentin Tarantino made in Napoli, mentre la costante pioggia che si abbatte di frequente sulla città partenopea, soprattutto durante le tarde ore serali, invece immediatamente mi fa venire in mente il grandissimo film "Suburra" del regista Solima uscito vari anni fa.
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Bel film sia sotto l'aspetto dell'interpretazione e sia per la fotografia e i costumi. Toni Servillo si dmostra come sempre un grande pigmalione nel suo stile recitativo e catalizza su di se gran parte delle sequenze del film. Ottimo poi Carlo Buccirosso nel suo encomiabile ruolo di attore spalla e per gli inaspettati risvolti che vanno a caratterizzare il personaggio che egli interpreta nel corso del finale. E brava naturalmente anche Valeria Golino, attrice da sempre molto apprezzata da critica e da quella parte di pubblico più esigente. Lo stile da gangster movie del film me lo farebbe accostare ad una una sorta di pellicola alla Quentin Tarantino made in Napoli, mentre la costante pioggia che si abbatte di frequente sulla città partenopea, soprattutto durante le tarde ore serali, invece immediatamente mi fa venire in mente il grandissimo film "Suburra" del regista Solima uscito vari anni fa. Del resto la tematica afferisce alle lotte tra bandi criminali per l'ottinemimento e il potere su determinati territori. Un film a suo modo coraggioso e diverso dal solito Cinema italiano, sebbene ricalchi un certo film sul genere. Semmai ciò che lo caratterizza è lo spessore interpretativo degli attori e quel certo senso di inconfondibile italianità che trapela nel corso di tutta la trama.
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lbavassano
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giovedì 5 dicembre 2019
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manierismo
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Ricco di citazioni cinefile, da Tarantino (nume tutelare) a Sergio Leone, finanche a Salvatores, nel quinto ed ultimo capitolo, e chi più ne ha più ne metta (per non parlare dei titoli di testa e di coda, esplicitamente vintage), trova nella qualità delle immagini la propria indubbia eccellenza (anche se nulla di meno era legittimo attendersi). Raffinato calligrafismo, giustamente non privo di ironia. Manieristico. (Perfetto, pleonastico a dirsi, come sempre, Toni Servillo, l'unico capace di aderire esattamente alla maschera offrendole un minimo di spessore).
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dandy
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martedì 16 febbraio 2021
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o''fumettone.
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Il regista(che sceneggia) esordisce adattando fedelmente la propria graphic novel omonima del 2002 con un film diviso in atti che frulla Tarantino,Besson,Johnnie To(che pare avrebbe dovuto esserne il regista),Batman,Dick Tracy,Diabolik,e persino un pizzico di Antonioni.Con le puntuali riflessioni sui tempi che cambiano in peggio e l'impossibilità di adattarvisi per gli antichi codici d'onore.Insomma una sagra del già visto tutt'altro che indispensabile ma comunque piacevolmente guardabile,e ottimamente confezionata,con bella fotografia dai colori pastello e una suggestiva ambientazione nella Napoli dei primi anni '70 perennemente piovosa e ritratta come una Gotham City nostrana.
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Il regista(che sceneggia) esordisce adattando fedelmente la propria graphic novel omonima del 2002 con un film diviso in atti che frulla Tarantino,Besson,Johnnie To(che pare avrebbe dovuto esserne il regista),Batman,Dick Tracy,Diabolik,e persino un pizzico di Antonioni.Con le puntuali riflessioni sui tempi che cambiano in peggio e l'impossibilità di adattarvisi per gli antichi codici d'onore.Insomma una sagra del già visto tutt'altro che indispensabile ma comunque piacevolmente guardabile,e ottimamente confezionata,con bella fotografia dai colori pastello e una suggestiva ambientazione nella Napoli dei primi anni '70 perennemente piovosa e ritratta come una Gotham City nostrana.Apprezzabile lo stile barocco e le occasionali invenzioni visive.Se si è fan di prodotti simili made in USA allora potrete gradire:l'azione al rallenti e le sparatorie sanguinose abbondano.Il cast sta al gioco.Servillo(con naso finto) è una sorta di Bruce Willis napoetano e misurato,Buccirosso e la Golino gli tengono testa.Il titolo si riferisce a una frse del cugino defunto del protagonista,secondo la quale certe persone non fanno affidamento su nessuno traendo forza da gambe,braccia e volto.
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fabio 3121
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domenica 28 marzo 2021
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guapparia e lacreme napulitane
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il film dell'esordiente regista Igort, fumettista che porta sullo schermo un suo soggetto, ha come protagonista principale Toni Servillo, che interpetra il guappo Peppino Lo Cicero, ed è ambientato a Napoli nel 1972. Nei vicoli di una città deserta e sotto una pioggia incessante avviene l'agguato del figlio Nino da parte di un esponente di un clan rivale. Peppino, con l'aiuto del suo amico guappo Totò ò Macellaio (Carlo Buccirosso) e della sua amante di un tempo, Rita (Valeria Golino), scatena una guerra per vendicarsi del figlio. La pelicola dalla trama semplice in realtà risulta molto originale dal punto di vista della regia e di alcuni immagini splatter che portano alla memoria i film di Tarantino.
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il film dell'esordiente regista Igort, fumettista che porta sullo schermo un suo soggetto, ha come protagonista principale Toni Servillo, che interpetra il guappo Peppino Lo Cicero, ed è ambientato a Napoli nel 1972. Nei vicoli di una città deserta e sotto una pioggia incessante avviene l'agguato del figlio Nino da parte di un esponente di un clan rivale. Peppino, con l'aiuto del suo amico guappo Totò ò Macellaio (Carlo Buccirosso) e della sua amante di un tempo, Rita (Valeria Golino), scatena una guerra per vendicarsi del figlio. La pelicola dalla trama semplice in realtà risulta molto originale dal punto di vista della regia e di alcuni immagini splatter che portano alla memoria i film di Tarantino. La differenza sta però nella ottima performance attoriale di Toni Servillo e di un cast di supporto tutto sommato valido. Nel complesso il film si lascia vedere con interesse fino al colpo di scena finale. Voto: 6/10.
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tom cine
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domenica 13 giugno 2021
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camorra e ironia in una napoli cupa e gotica
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Igor Tuveri non è di certo il primo fumettista che dirige un film tratto da un suo fumetto e quando un’artista del mondo delle nuvole parlanti si cimenta con la trasposizione di una propria opera, spesso i risultati possono variare dal capolavoro assoluto all’orrido. Nel caso di “5 è il numero perfetto”, il risultato è un buon film, piuttosto originale, con alcuni pregi e altrettanti difetti.
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Igor Tuveri non è di certo il primo fumettista che dirige un film tratto da un suo fumetto e quando un’artista del mondo delle nuvole parlanti si cimenta con la trasposizione di una propria opera, spesso i risultati possono variare dal capolavoro assoluto all’orrido. Nel caso di “5 è il numero perfetto”, il risultato è un buon film, piuttosto originale, con alcuni pregi e altrettanti difetti.
La storia si svolge nella Napoli dei primissimi anni 70, ma chi si aspetta di divertirsi con gli stereotipi folkloristici sulle borgate napoletane del passato rimarrà deluso: la Napoli di questo film è irreale e deve molto al cinema espressionista. E’ una città quasi sempre buia, piovosa e irreale e che sembra abitata, tolti i personaggi del film, soltanto dai fantasmi. In questo scenario cupo si aggira Peppino Lo Cicero, un sicario al servizio della camorra, vedovo e con un figlio deciso a seguire le orme del padre. Una sera, il figlio esce di casa per eseguire un omicidio, ma l’incarico si rivela una trappola ben congegnata ed il figlio viene ucciso. Ovviamente, sangue chiama sangue: il padre riprende, fra le mani, i “ferri del mestiere” e, armato, decide di trovare e di ammazzare i responsabili della morte del figlio. Per raggiungere il suo obiettivo, accetta l’aiuto di un suo vecchio amico, Totò, e di una sua vecchia amante, Rita.
Il regista firma un film insolito, non tanto per la trama quanto per la maniera in cui viene raccontata e per il suo impianto visivo: “5 è il numero perfetto” è un film orgogliosamente sopra le righe e fumettistico fin dai titoli di testa ed è evidente la voglia, ammirevole, di non volerlo far somigliare ad altri film sulla malavita napoletana, ma solo a sé stesso (a parte la divisione in capitoli, in puro stile Tarantino). Possiede, inoltre, un divertente umorismo nero (ogni tanto si sorride) a cui ben si addice l’interpretazione di un Toni Servillo dalle espressioni molto ironiche e che ricorda agli spettatori che non si tratta di un film che vuole prendersi sul serio. Anche Valeria Golino riesce a dare un’interpretazione adatta al contesto surreale del film. Il resto del cast, incluso Carlo Buccirosso, non è invece molto convincente. Un altro difetto di questo film è la mancanza di ritmo nelle scene d’azione (sparatorie, agguati) che finiscono con il diventare troppo anonime.
All’attivo del film bisogna, però, mettere anche l’atmosfera e l’impianto scenografico, soprattutto durante le scene notturne che si svolgono nelle vie (quasi gotiche) di una Napoli cupa ma non priva di fascino ed un finale non molto scontato. In conclusione: “5 è il numero perfetto” è un film “non perfetto”, ma che comunque merita una visione.
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carloalberto
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sabato 31 agosto 2019
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scrittura originale per un risultato sorprendente.
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Il film è la trasposizione, dalla carta in celluloide, della omonima graphic novel messa in opera dal medesimo autore, Igort, con effetti estranianti per un pubblico cinematografico-televisivo, proiettato verso un futuro di media virtuali, non più abituato a distinguere tra realtà e finzione. La lettura di un fumetto non consente mai una assoluta immedesimazione nella storia, il contesto rimane sullo sfondo e le dita che sfogliano le pagine segnano in ogni istante la distanza e la differenza. Diverso è l’effetto filmico e infatti fin dal suo esordio lo spettatore scappa dinanzi alla locomotiva che sopraggiunge. Si rimane, quindi, perplessi nel dover “leggere” un film sfogliando le scene e soffermandosi a guardare i particolari nascosti negli angoli, come la locandina del film “Cinque dita di violenza” proiettato al cinema Corallo nel 1972.
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Il film è la trasposizione, dalla carta in celluloide, della omonima graphic novel messa in opera dal medesimo autore, Igort, con effetti estranianti per un pubblico cinematografico-televisivo, proiettato verso un futuro di media virtuali, non più abituato a distinguere tra realtà e finzione. La lettura di un fumetto non consente mai una assoluta immedesimazione nella storia, il contesto rimane sullo sfondo e le dita che sfogliano le pagine segnano in ogni istante la distanza e la differenza. Diverso è l’effetto filmico e infatti fin dal suo esordio lo spettatore scappa dinanzi alla locomotiva che sopraggiunge. Si rimane, quindi, perplessi nel dover “leggere” un film sfogliando le scene e soffermandosi a guardare i particolari nascosti negli angoli, come la locandina del film “Cinque dita di violenza” proiettato al cinema Corallo nel 1972. Ne discende che sarebbe errato dire che il film è ambientato a Napoli. Piuttosto si tratta di una Napoli immaginata, perennemente piovosa, plumbea, quasi nordica, contaminata dalle fantasie e dall’amore dell’autore per il Giappone, tratteggiata col chiaroscuro, incisa sulla pellicola come sfondo per i personaggi disegnati in primo piano. Con risultati analoghi, come sfondo, si sarebbe potuta utilizzare la Chicago dei gangsters degli anni ’30. Lo sfondo deve essere solo coerente con la storia, la storia a sua volta, fatta di guappi e camorristi, deve essere un pretesto per il dramma che Igort vuole mettere in scena: la Fiducia tradita. Luogo dichiaratamente immaginario è il Parador, un paradiso di sabbia bianca finissima e mare verdeazzurro trasparente che potrebbe essere anche il Paradiso, regno della Madonna iconicamente classica incarnata per alcuni istanti da Iaia Forte, dove le anime si raccontano la vita che hanno vissuto, assolvendosi reciprocamente e dove, conoscendo la verità, ne rimangono tuttavia ancora amareggiati, come prigionieri liberati, ma non del tutto e ancora schiavi, sebbene in modo diverso, delle antiche passioni. Il cast è perfetto. Toni Servillo e Carlo Buccirosso, ormai Maschere tragicomiche universali del teatro italiano, seppur calati simbioticamente nella originale scrittura filmica di Igort, e nonostante questa, rompono il rigido schematismo dei loro personaggi, forzano le linee tratteggiate dalla penna dell'autore che incatenano gli eroi al ruolo nella storia e coinvolgono miracolosamente in modo empatico lo spettatore alla maniera tradizionalmente filmica, riuscendo nell’ardua impresa di fare da trait d’union tra i due linguaggi, altrimenti inconciliabili, del fumetto e del cinema.
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joker91
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martedì 3 settembre 2019
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un cinema italiano che osa
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Un film che finalmente tira fuori il dark e il gotico di Napoli. Lo definirei un Noir Partenopeo,i dialoghi e le voci fuori campo sono scritti con grande maestria. La trama è molto semplice,un padre della mala è pronto a scatenare l'inferno per vendicare la morte del figlio assassinato. Servillo porta sullo schermo un uomo solo,malato e condannato ad una vita squallida,un uomo che capisce presto che forse tornare ad ammazzare è l'unica cosa che gli riesce bene. Padre fiero di quello che è stato ma deluso di ciò che è diventato.. Storia impregnata di rancore,malinconia e pentimento. Peppino Lo Cicero alias Toni Servillo è una versione Italica di Dick Tracy.
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Un film che finalmente tira fuori il dark e il gotico di Napoli. Lo definirei un Noir Partenopeo,i dialoghi e le voci fuori campo sono scritti con grande maestria. La trama è molto semplice,un padre della mala è pronto a scatenare l'inferno per vendicare la morte del figlio assassinato. Servillo porta sullo schermo un uomo solo,malato e condannato ad una vita squallida,un uomo che capisce presto che forse tornare ad ammazzare è l'unica cosa che gli riesce bene. Padre fiero di quello che è stato ma deluso di ciò che è diventato.. Storia impregnata di rancore,malinconia e pentimento. Peppino Lo Cicero alias Toni Servillo è una versione Italica di Dick Tracy.
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samanta
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martedì 10 settembre 2019
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ma il film non è perfetto ...
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Nel coro di un imbarazzato elogio critico al film francamente posso affermare che lo spettacolo annoia. Igort l'autore dai suoi curricula emerge sostanzialmente come uno scrittore di fumetti (che riconosco di non avere letto) conosciuto anche all'estero che si è dedicato anche alla sceneggiatura (solo 3 film) compreso anche questo film di cui è anche il soggettista e il regista (è la sua prima regia).
La trama è semplice siamo nella Napoli del 1972 inquadrata in alcuni squallidi vicoli sotto una continua pioggia e freddo diffuso, Peppino (Toni Servillo deformato da un naso mostruoso) un vecchio killer della camorra come modesto gregario ha il figlio ucciso e si vendica della sua famiglia camorrista che non lo ha protetto facendo strage del capo e dei suoi affiliati, aiutato dal vecchio compare Totò (Carlo Buccirosso), si scatena una guerra tremenda tra le cosche e Peppino che è riuscito a vendicarsi riesce, con l'amante di lunga data Rita (Valeria Golino), a fuggire in Sud America in un posto denominato Parador riuscendo così come afferma a trovare finalmente il sole (sic!), c'è poi un colpo di scena finale intelligente che ovviamente non racconto.
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Nel coro di un imbarazzato elogio critico al film francamente posso affermare che lo spettacolo annoia. Igort l'autore dai suoi curricula emerge sostanzialmente come uno scrittore di fumetti (che riconosco di non avere letto) conosciuto anche all'estero che si è dedicato anche alla sceneggiatura (solo 3 film) compreso anche questo film di cui è anche il soggettista e il regista (è la sua prima regia).
La trama è semplice siamo nella Napoli del 1972 inquadrata in alcuni squallidi vicoli sotto una continua pioggia e freddo diffuso, Peppino (Toni Servillo deformato da un naso mostruoso) un vecchio killer della camorra come modesto gregario ha il figlio ucciso e si vendica della sua famiglia camorrista che non lo ha protetto facendo strage del capo e dei suoi affiliati, aiutato dal vecchio compare Totò (Carlo Buccirosso), si scatena una guerra tremenda tra le cosche e Peppino che è riuscito a vendicarsi riesce, con l'amante di lunga data Rita (Valeria Golino), a fuggire in Sud America in un posto denominato Parador riuscendo così come afferma a trovare finalmente il sole (sic!), c'è poi un colpo di scena finale intelligente che ovviamente non racconto.
Il film come si è detto è noioso diviso in cinque capitoli (è inutile il meccanismo de La Stangata trova sempre imitatori ...), ha un carattere surreale e inverosimile i massacri comportano l'uccisione di decine di persone alla volta,d'accordo che la polizia non è sempre presente ma qui appare del tutto assente. Le incongruenze sono a gogò un flash black di 40 anni prima (quindi nel 1932) fa vedere i camorristi che usavano i mitra Thompson che certamente non giravano in Italia tutt'al più a Chicago (solo negli anni 30 li adottò la polizia federale americana). Anche gli scontri e i massacri sono inverosimili con i colpiti che fanno piroette da teatro di quart'ordine, i personaggi sono troppo calcati e fumettistici, hanno un aspetto caricaturale, non capisco perchè Napoli debba essere vista così con le inquadrature di viuzze e di case fatiscenti in un cielo plumbeo e piovoso. In realtà l'ambientazione può appartenere a molteplici città dell'Europa, dell'Asia, dell'America Latina, solo verso la fine del film nel massacro che avviene su una grande terrazza si vede il sole e un'inquadratura del mare del golfo di Napoli.
La recitazione segue la regia incerta, Toni Servillo è un ottimo attore però viene voglia di dirgli: cosa ti fanno fare! Così lo stesso si può dire della brava Valeria Golino, modesta e caricaturale la recitazione degli altri attori. Mi si dirà che non comprendo i lampi di genio dell'autore, può essere, ma prefersco una bella storia raccontata bene, senza scervellarmi troppo. Quanto a Igort alla sua prima regia consiglio di approfondire questa nuova attività.
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