5 è il numero perfetto |
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Un film di Igor Tuveri.
Con Toni Servillo, Valeria Golino, Carlo Buccirosso, Iaia Forte.
continua»
Drammatico,
Ratings: Kids+13,
durata 100 min.
- Italia 2019.
- 01 Distribution
uscita giovedì 29 agosto 2019.
MYMONETRO
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Scrittura originale per un risultato sorprendente.
di carloalbertoFeedback: 52711 | altri commenti e recensioni di carloalberto |
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sabato 31 agosto 2019 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Il film è la trasposizione, dalla carta in celluloide, della omonima graphic novel messa in opera dal medesimo autore, Igort, con effetti estranianti per un pubblico cinematografico-televisivo, proiettato verso un futuro di media virtuali, non più abituato a distinguere tra realtà e finzione. La lettura di un fumetto non consente mai una assoluta immedesimazione nella storia, il contesto rimane sullo sfondo e le dita che sfogliano le pagine segnano in ogni istante la distanza e la differenza. Diverso è l’effetto filmico e infatti fin dal suo esordio lo spettatore scappa dinanzi alla locomotiva che sopraggiunge. Si rimane, quindi, perplessi nel dover “leggere” un film sfogliando le scene e soffermandosi a guardare i particolari nascosti negli angoli, come la locandina del film “Cinque dita di violenza” proiettato al cinema Corallo nel 1972. Ne discende che sarebbe errato dire che il film è ambientato a Napoli. Piuttosto si tratta di una Napoli immaginata, perennemente piovosa, plumbea, quasi nordica, contaminata dalle fantasie e dall’amore dell’autore per il Giappone, tratteggiata col chiaroscuro, incisa sulla pellicola come sfondo per i personaggi disegnati in primo piano. Con risultati analoghi, come sfondo, si sarebbe potuta utilizzare la Chicago dei gangsters degli anni ’30. Lo sfondo deve essere solo coerente con la storia, la storia a sua volta, fatta di guappi e camorristi, deve essere un pretesto per il dramma che Igort vuole mettere in scena: la Fiducia tradita. Luogo dichiaratamente immaginario è il Parador, un paradiso di sabbia bianca finissima e mare verdeazzurro trasparente che potrebbe essere anche il Paradiso, regno della Madonna iconicamente classica incarnata per alcuni istanti da Iaia Forte, dove le anime si raccontano la vita che hanno vissuto, assolvendosi reciprocamente e dove, conoscendo la verità, ne rimangono tuttavia ancora amareggiati, come prigionieri liberati, ma non del tutto e ancora schiavi, sebbene in modo diverso, delle antiche passioni. Il cast è perfetto. Toni Servillo e Carlo Buccirosso, ormai Maschere tragicomiche universali del teatro italiano, seppur calati simbioticamente nella originale scrittura filmica di Igort, e nonostante questa, rompono il rigido schematismo dei loro personaggi, forzano le linee tratteggiate dalla penna dell'autore che incatenano gli eroi al ruolo nella storia e coinvolgono miracolosamente in modo empatico lo spettatore alla maniera tradizionalmente filmica, riuscendo nell’ardua impresa di fare da trait d’union tra i due linguaggi, altrimenti inconciliabili, del fumetto e del cinema.
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