alex2044
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domenica 2 dicembre 2018
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opera prima ma è qualcosa di più
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Il lato migliore di di questo film che è un'opera prima, è che non lo dimostra . Anzi , sembra il lavoro di un regista maturo che sa sempre dove andare a parare . Il risultato è un bellissimo film dove tutto è illuminato . Gli attori sono tutti perfettamente credibili nella loro parte , segnale che dimostra una capacità di direzione perfetta da parte del regista , la storia è intrigante e profonda e mai banale , i panorami del Montana suggestivi , la ricostruzione storica , precisa e mai di maniera . I tempi delle scene sono ben calibrati , non facendo mai scemare l'interesse dello spettatore . Insomma Paul Dano ha dimostrato che , oltre ad essere un ottimo attore con carisma , la sua presenza nei film precedenti non è mai parsa di routine , è già un ottimo regista .
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Il lato migliore di di questo film che è un'opera prima, è che non lo dimostra . Anzi , sembra il lavoro di un regista maturo che sa sempre dove andare a parare . Il risultato è un bellissimo film dove tutto è illuminato . Gli attori sono tutti perfettamente credibili nella loro parte , segnale che dimostra una capacità di direzione perfetta da parte del regista , la storia è intrigante e profonda e mai banale , i panorami del Montana suggestivi , la ricostruzione storica , precisa e mai di maniera . I tempi delle scene sono ben calibrati , non facendo mai scemare l'interesse dello spettatore . Insomma Paul Dano ha dimostrato che , oltre ad essere un ottimo attore con carisma , la sua presenza nei film precedenti non è mai parsa di routine , è già un ottimo regista . Che conosce , tutte le malizie ed è culturalmente preparato per questo suo nuovo mestiere . Bravo ! Il film mi ha veramente coinvolto , anche emotivamente , ed il fatto che abbia vinto il TFF mi ha fatto molto piacere . Lunga vita a questo bravissimo attore ed ora anche , più che promettente regista .
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lucio di loreto
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martedì 21 maggio 2019
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paul dano passa l’esame da regista
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Dietro la macchina da presa Paul Dano riesce a far trasparire quelle che sono le sue caratteristiche principali da attore e che ne fanno uno dei più validi esponenti della nicchia di Hollywood, come il porsi in modo introspettivo ma accessibile a tutti, grazie ad un infinito talento che lo mette ai vertici della sua generazione. Una storia comune, classica e dunque facile viene però raccontata in modo impeccabile grazie all’adattamento sul grande schermo dello stesso Dano insieme alla compagna, l’attrice Zoe Kazandal, con dialoghi intimistici e a regola d’arte.
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Dietro la macchina da presa Paul Dano riesce a far trasparire quelle che sono le sue caratteristiche principali da attore e che ne fanno uno dei più validi esponenti della nicchia di Hollywood, come il porsi in modo introspettivo ma accessibile a tutti, grazie ad un infinito talento che lo mette ai vertici della sua generazione. Una storia comune, classica e dunque facile viene però raccontata in modo impeccabile grazie all’adattamento sul grande schermo dello stesso Dano insieme alla compagna, l’attrice Zoe Kazandal, con dialoghi intimistici e a regola d’arte. Il punto di vista è quello di un quattordicenne (la rivelazione Ed Oxenbould), che si ritrova in epoca sixties ad essere testimone del naufragio matrimoniale dei suoi genitori, i sempre ottimi Jake Gyllenhaal e Carey Mulligan. Jerry e Jeannette sono una coppia che perde passione e felicità allorquando il lavoro da attendente presso un campo da golf del marito viene meno, portando quest’ultimo ad una crisi interiore fatta di depressione e bevute. Così, quando l’opportunità di entrare nei vigili del fuoco per domare i vasti incendi regionali diventa realtà con susseguente allontanamento da casa, la consorte, già infelice del recente trasferimento nel Montana, ci mette poco a trovare un nuovo uomo che possa prendersi cura di lei e di suo figlio. Joe diventa quindi spettatore interessato della crisi coniugale e oltre alle difficoltà integrative nella nuova scuola si ritrova ad essere uomo a quattordici anni, tentando di prosciugare i malumori paterni, le tentazioni della madre e a dover accettare nonostante shockanti immagini una sua nuova relazione. Il romanzo originale di Richard Ford viene trasferito in pellicola in modo desolante, con paesaggi cupi e lontani e il fuoco che divampa e si avvicina alla città a rendere i tramonti ancora più rossi! La sceneggiatura del film è ineccepibile, con l’interpretazione e i dialoghi del trio familiare mai sopra le righe ma allo stesso tempo ricchi di pathos. Il modo di interagire tra loro è perfetto per catapultarci in un’epoca prossima all’evoluzione ma situata ancora in una terra di mezzo tra il bigottismo del benessere postbellico americano e quello dell’avanguardia femminile verso il quale Jeannette prova una precoce attrazione! L’assenza di uno sviluppo narrativo sembra più che azzeccata: lo scopo di questo melodramma familiare è infatti quello di rendere i tre protagonisti abbandonati a se stessi, poco empatici e trattenuti sentimentalmente a causa delle numerose sconfitte ed inibizioni interiori. Il novello regista è per questo bravo ad evitare intromissioni goffe e inopportune riuscendo così a conquistare l’obiettivo iniziale: affidare le sorti del film al giovane ragazzo già uomo. Missione compiuta!
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fabio 3121
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domenica 28 marzo 2021
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crisi coniugale vista con gli occhi del figlio joe
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il film è ispirato al romanzo omonimo "Incendi" di Richard Ford pubblicato nel 1990 e sceneggiato dal regista esordiente Paul Dano. La storia è ambientata nel 1960 nello stato del Montana in un paesino ai confini con il Canada e segue le sorti della famiglia Brinson composta da Jerry (Jack Gyllenhaal), dalla moglie Jeanette (Carey Mulligan) e dal figlio quattordicenne Joe. Jerry lavora come giardiniere in un centro sportivo da golf ma un giorno viene licenziato e pur di guadagnare qualcosa per sostenere la famiglia e le spese di affitto della casa si aggrega ad un gruppo di volontari per spegnere un grosso incendio sviluppatosi sulle montagne e sui boschi ai confini con il Canada.
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il film è ispirato al romanzo omonimo "Incendi" di Richard Ford pubblicato nel 1990 e sceneggiato dal regista esordiente Paul Dano. La storia è ambientata nel 1960 nello stato del Montana in un paesino ai confini con il Canada e segue le sorti della famiglia Brinson composta da Jerry (Jack Gyllenhaal), dalla moglie Jeanette (Carey Mulligan) e dal figlio quattordicenne Joe. Jerry lavora come giardiniere in un centro sportivo da golf ma un giorno viene licenziato e pur di guadagnare qualcosa per sostenere la famiglia e le spese di affitto della casa si aggrega ad un gruppo di volontari per spegnere un grosso incendio sviluppatosi sulle montagne e sui boschi ai confini con il Canada. Con l'assenza da casa del marito per molti giorni, Jeanette già da tempo in crisi con lo stesso, cerca di cambiare vita e trova lavoro come istruttrice di nuoto in una piscina. Qui conosce il signor Miller, uono separato ma economicamente abbastanza agiato, con il quale intraprende una relazione extraconiugale. Della stessa è testimone il ragazzino Joe che dopo la scuola si guadagna qualcosina come aiutante in uno studio fotografico. Tema centrale della pellicola è la crisi coniugale vista con gli occhi e dal punto di vista di un figlio adolescente che assorbe come una spugna la nuova situazione sentimentale della madre e soffrendo per la lontananza dal padre ignaro di quanto stia accadendo. I toni dei dialoghi sono comunque misurati pur nella loro drammaticità. La regia è semplice e lineare ed è caratterizzata da una buona fotografia. Discrete risultano le interpretazioni di Jack Gyllenhaal e Carey Mulligan; davvero bravo il giovane attore nel ruolo di Joe le cui espressioni spesso valgono più di tante parole. In definitiva si tratta di un piccolo film che scorre con qualche lentezza di troppo fino alla scena finale alquanto originale ma che nel suo complesso non va oltre la sufficienza. Voto: 6/10.
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abramo rizzardo
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giovedì 4 novembre 2021
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l''esordio che strizza l''occhio a "segreti e bugie"
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Dopo aver terrorizzato gli spettatori con “ Prisoners ”, impersonando l'infantile quanto maniaco Alex Jones, aver esemplificato il razzismo più perverso in “ 12 anni schiavo ”, nel personaggio di John Tibeats, ed essere stato uno dei ragazzi più misteriosi del cinema indipendente in “ Little Miss Sunshine ”, Paul Dano torna a fare Cinema, stavolta dietro alla cinepresa, presentando questa pellicola del 2018, “ Wildlife ”, al Sundance Film Festival, al Festival di Cannes e al Toronto International Film Festival. Ci troviamo dinanzi ad un film che ci trasporta nella maniera più intima possibile all'interno della famiglia Brinson, composta dal padre, Jerry ( per i nostalgici Donnie Darko ), la moglie Jeanette ( la ricordiamo soprattutto per la sorella disturbata di Michael Fassbender in “ Shame ” di Steve McQueen ), e il figlioletto Joe, ovvero Ed Oxenbould ( ricordiamo la sua prima apparizione nel film found footage di Shyamalan, “ The Visit ” ).
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Dopo aver terrorizzato gli spettatori con “ Prisoners ”, impersonando l'infantile quanto maniaco Alex Jones, aver esemplificato il razzismo più perverso in “ 12 anni schiavo ”, nel personaggio di John Tibeats, ed essere stato uno dei ragazzi più misteriosi del cinema indipendente in “ Little Miss Sunshine ”, Paul Dano torna a fare Cinema, stavolta dietro alla cinepresa, presentando questa pellicola del 2018, “ Wildlife ”, al Sundance Film Festival, al Festival di Cannes e al Toronto International Film Festival. Ci troviamo dinanzi ad un film che ci trasporta nella maniera più intima possibile all'interno della famiglia Brinson, composta dal padre, Jerry ( per i nostalgici Donnie Darko ), la moglie Jeanette ( la ricordiamo soprattutto per la sorella disturbata di Michael Fassbender in “ Shame ” di Steve McQueen ), e il figlioletto Joe, ovvero Ed Oxenbould ( ricordiamo la sua prima apparizione nel film found footage di Shyamalan, “ The Visit ” ).
Siamo nel Montana, intorno agli anni '60: sarà il licenziamento del padre di famiglia Jerry, che porterà ad una serie di eventi culminanti con vera e propria tragedia, che si camufferà nei sorrisi finali disperati dei personaggi. Carey Mulligan interpreta alla perfezione un personaggio inizialmente tanto forte ma successivamente instabile, che la vedrà soggetta di un percorso a ritroso verso l'immaturità, per far fronte psicologicamente all'abbandono temporaneo del marito dalla casa di famiglia. Jake Gyllehnall stupisce sempre: con i suoi occhi schizofrenici da padre in preda alla crisi più nera e protagonista del crollo del sogno americano, sino alle risate senza senso, sintomo ulteriore della crisi, ritraendo perfettamente l'americano medio, che si sente svuotato di tutti i valori, un po' come accade a Leonardo Di Caprio in “ Revolutionary Road ” di Sam Mendes. Ed Oxenbould è capace: recita senza andare sopra le righe; un lancio di carriera che da Shyamalan continua tutt'ora, ma che non ha ancora trovato il suo vero e proprio ruolo memorabile.
La regia è buonissima, pulita e per l'esordio molto promettente: apprezzatissimo l'uso dosato dei panning, intimi e provocatori, e capace anche questa messa a fuoco precisa sui volti degli attori, che porta a sfocare sia fisicamente che concettualmente il paesaggio sul loro retro: in varie scene quest'ultimo risulta quasi il vero e proprio protagonista, che accomuna, nel caso della casa di famiglia, e divide i personaggi, come nel caso del bosco incendiato. La colonna sonora seppur timida anch'essa si dimostra capace e coinvolgente, intima e graziosa. Dunque Paul Dano, strizzando l'occhio a “ Segreti e Bugie ” di Mike Leigh ( Palma d'oro 1996 e miglior attrice a Brenda Blethyn, sempre a Cannes ), ci dona un sentimentale ritratto di una famiglia in completa disgregazione: l'ultima inquadratura poi, che se vista con il cuore aperto, dona brividi puri, culminando con il conto alla rovescia del figlioletto, che disperato, cerca di bloccare l'attimo di breve gioia e congiunzione famigliare: essi osservano in macchina, lo spettatore ricambia lo sguardo, e la catarsi avviene nella maniera più soddisfacente possibile.
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