samanta
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martedì 10 luglio 2018
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la vita vince il terrore
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Nell'aprile del 2013 durante la maratona di Boston avvenne un attentato ad opera di terroristi islamici (che erano cittadini di Boston). Su tale evento è stato già realizzato un film: Boston Caccia all'uomo un bel poliziesco ( da me recensito) che aveva per contenuto la caccia, riuscita, ai criminali attentatori. Invece Stronger (più forte, più coraggioso) ha come oggetto una delle vittime dell'attentato diventato un'icona del coraggio di resistere alle avversità.
Jeff Bauman interpretato da Jake Gyllenhaal (attore con un notevole curriculum nel cinema Donnie Darko, Prince of Persia, una nomination all'Oscar) è un ragazzo di 28 anni che vive a Boston, ha un buon lavoro in fabbrica dove è stimato, la sera va al bar a bere birra con i suoi amici un pò scapestrati, abita con la madre separata dal padre e che è un pò alcoolizzata, il suo cruccio è l'ex fidanzata Erin (Tatiana Masslany) di cui è ancora innamorato e a cui promette di aspettarla al traguardo della Maratona, al quale si presenta con un grande cartello.
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Nell'aprile del 2013 durante la maratona di Boston avvenne un attentato ad opera di terroristi islamici (che erano cittadini di Boston). Su tale evento è stato già realizzato un film: Boston Caccia all'uomo un bel poliziesco ( da me recensito) che aveva per contenuto la caccia, riuscita, ai criminali attentatori. Invece Stronger (più forte, più coraggioso) ha come oggetto una delle vittime dell'attentato diventato un'icona del coraggio di resistere alle avversità.
Jeff Bauman interpretato da Jake Gyllenhaal (attore con un notevole curriculum nel cinema Donnie Darko, Prince of Persia, una nomination all'Oscar) è un ragazzo di 28 anni che vive a Boston, ha un buon lavoro in fabbrica dove è stimato, la sera va al bar a bere birra con i suoi amici un pò scapestrati, abita con la madre separata dal padre e che è un pò alcoolizzata, il suo cruccio è l'ex fidanzata Erin (Tatiana Masslany) di cui è ancora innamorato e a cui promette di aspettarla al traguardo della Maratona, al quale si presenta con un grande cartello. Avviene l'esplosione e Jeff viene ferito gravemente e in ospedale gli tagliano le gambe sopra il ginocchio. Prima di essere ferito è riuscito a vedere l'attentore e con un grande sforzo di volontà il giorno dopo racconta al FBI il ritratto dell'attentatore.
Il film si sviluppa intorno alle vicende di Jeff, ai suoi sforzi per cercare di avere una vita normale, aiutato da Erin che è ritornata e vive con lui, al rapporto con gli altri, ai gesti di solidarietà che riceve: commovente il comportamento del capo di Jeff che al padre che gli diceva se avrebbe mai avuto il coraggio di riassumere il figlio, risponde che non ha nessuna intenzione di riassumerlo perchè Jeff non è stato licenziato! Il film si svolge essenzialmente intorno alla figura di Jeff e Gyllenhaal è protagonista di una magnifica interpretazione, passando da toni spensierati, a toni esasperati, disperati, mostrando le difficoltà spesso umilianti (ad esempio quando va al gabinetto) a cui lo ha ridotto la menomazione. Ma il protagonista alla fine, pur avendo avuto la tentazione di arrendersi, grazie all'amore per la vita e per la fidanzata che aspetta un figlio, grazie anche all'incontro con l'uomo che lo soccorse subito dopo l'attentato e che lo salvò, permette a Jeff di riacquistare se stesso.
Jeff diventerà per tutti i suoi concittadini un simbolo della volontà di non arrendersi al male. Buona l'interpretazione in generale degli altri coprotagonisti, in particolare di Tatiana Maslany (un'attrice canadese con una discreta esperienza). La regia è di David Gordon Green (Joe, All'ultimo voto) che mostra sicurezza nel dirigere un opera in cui non ci sono sbavature o effettacci sentimentali per far piangere gli spettatori, la commozione viene spontanea dalla linearità della storia e il regista non indulge a effetti strazianti.
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l''inquilinadelterzopiano
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lunedì 13 novembre 2017
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stronger: più forte del terrore
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Stronger è l'ultimo film di David Gordon Green che racconta la storia vera di Jeff Bauman, magistralmente interpretato da Jake Gyllenhaal, un uomo comune la cui vicenda ha appassionato il mondo intero e lo ha reso simbolo di speranza dopo l'attentato del 2013 durante la maratona di Boston.
Jeff Bauman è un ragazzo energico e vitale che lavora come cameriere in un fast-food. Un giorno, mentre sta guardando la partita con gli amici in un bar, la sua ex ragazza, una giovane infermiera di nome Erin (Tatiana Maslany), entra nel locale per una raccolta fondi per i suoi pazienti e Jeff, intenzionato a riconquistarla, si mostra gentile e disponibile a sostenerla nella sua causa, nonché teneramente impacciato.
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Stronger è l'ultimo film di David Gordon Green che racconta la storia vera di Jeff Bauman, magistralmente interpretato da Jake Gyllenhaal, un uomo comune la cui vicenda ha appassionato il mondo intero e lo ha reso simbolo di speranza dopo l'attentato del 2013 durante la maratona di Boston.
Jeff Bauman è un ragazzo energico e vitale che lavora come cameriere in un fast-food. Un giorno, mentre sta guardando la partita con gli amici in un bar, la sua ex ragazza, una giovane infermiera di nome Erin (Tatiana Maslany), entra nel locale per una raccolta fondi per i suoi pazienti e Jeff, intenzionato a riconquistarla, si mostra gentile e disponibile a sostenerla nella sua causa, nonché teneramente impacciato. Il giorno seguente Erin correrà la maratona di Boston e Jeff sarà lì, con tanto di striscione, a fare il tifo per lei. Ma all'improvviso si ode un'esplosione e fra la gente è subito caos, panico e disorientamento, subito dopo un altro scoppio ancora e il terrore dilaga.
Jeff, fra la gente in preda al panico, ha visto uno dei due attentatori in una sequenza piena di tensione dove terrore e orrore esplodono letteralmente: il suono diventa ovattato, il montaggio è frenetico, singhiozzante, la regia alterna e (con)fonde le soggettive del protagonista alle riprese altalenanti della camera a mano, che assume così le “sembianze” di un ulteriore, invisibile, testimone della scena. L'identificazione dello spettatore con il protagonista è resa all'ennesima potenza. Poi immagine e suono si dissolvono completamente fino al nero e al silenzio, e con loro anche Jeff perde i sensi.
La sequenza successiva è come la calma che segue la tempesta, ma è così solo per poco, fin quando lo spettatore non sente il medico dire ai genitori di Jeff che loro figlio è vivo, ce l'ha fatta, ma ha perso entrambe le gambe. Al risveglio Jeff dice di aver visto l'attentatore, divenendo così un eroe per i media e i cittadini, e dovendo sopportare, d'ora in avanti, oltre all'ingente trauma psico-fisico, anche l'enorme pressione mediatica.
Jake Gyllenhaal è strepitoso, impeccabile, semplicemente perfetto in ogni inquadratura: lo vediamo scherzare, piangere, ridere, urlare per il dolore fisico e dannarsi per gli errori commessi in amore, in costante stress tra la madre che non vuole smettere di definirlo eroe e le manifestazioni sportivo-mediatiche cui ella quasi lo spinge a partecipare per mostrarsi come tale.
Non sempre il regista riesce a tenere saldamente le redini e a guidare sapientemente i tanti registri emotivi e i rispettivi passaggi dall'uno all'altro. Un po' ripetitive le molteplici volte in cui viene tirata in causa la menomazione con battute ed episodi, a volte efficienti in quanto spiazzanti e dal retrogusto amaro, ancor più volte però ridondanti e un po' patetiche. Troppa insistenza anche nel mostrare i momenti in cui le persone fermano Jeff e, senza tatto, chiedono di farsi una foto con lui.
La forza di Stronger però risiede proprio nel mostrare tutto: il sangue, le ossa, le gambe mozzate, i brandelli di carne, il terrore, le lacrime, il dolore, e poi la risalita, la speranza, l'ironia, l'amore, la forza. È un film estremamente intenso, crudo e drammatico ma allo stesso tempo sensibile, fragile e speranzoso. Il regista David Gordon Green, nel narrare la rinascita di un uomo comune, costruisce una metafora di quell'America odierna, ancora scossa e traumatizzata, che ha fatto di Jeff Bauman un eroe mondiale per sentirsi anch'essa più forte e in grado di esorcizzare quell'incubo approdato a inizio secolo e che tutto il mondo ha vissuto e vive ancora.
Voto: 7
Martina Cancellieri
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paocordi
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martedì 10 luglio 2018
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la sceneggiatura del destino...
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Salvando la grande interpretazione di Jake Gyllenhaal e la buona regia di Gordon Green, nauseano parecchio il cinismo e il selfismo di tutti coloro che incontrano Jeff Bauman e che, come obiettivo principale, hanno solo quello di postare una foto fatta con il personaggio del momento a Boston.
Anche i genitori sono alquanto squallidi nel loro alcolismo spinto: al padre, appena vede il figlio mutilato in rianimazione, la prima e unica necessità che viene in mente è quella di “bere qualcosa”; la madre, dopo aver passato una vita frustrata dietro un bicchiere di una qualsivoglia bevanda alcolica, si riscopre “manager” del figlio-eroe che in tutti i modi deve celebrare agli occhi del mondo, infischiandosi delle sue emozioni e dei suoi turbamenti.
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Salvando la grande interpretazione di Jake Gyllenhaal e la buona regia di Gordon Green, nauseano parecchio il cinismo e il selfismo di tutti coloro che incontrano Jeff Bauman e che, come obiettivo principale, hanno solo quello di postare una foto fatta con il personaggio del momento a Boston.
Anche i genitori sono alquanto squallidi nel loro alcolismo spinto: al padre, appena vede il figlio mutilato in rianimazione, la prima e unica necessità che viene in mente è quella di “bere qualcosa”; la madre, dopo aver passato una vita frustrata dietro un bicchiere di una qualsivoglia bevanda alcolica, si riscopre “manager” del figlio-eroe che in tutti i modi deve celebrare agli occhi del mondo, infischiandosi delle sue emozioni e dei suoi turbamenti.
L’unica persona che mostra un sentimento misto tra compassione, senso di colpa e affetto è la ex fidanzata di Jeff anche se, sino alla fine, lascia nello spettatore un dubbio su quanto il suo amore sia sincero o sia stato costretto ad essere tale dal corso degli eventi.
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jl
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giovedì 12 luglio 2018
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boston strong
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La tragedia della maratona di Boston aveva già fatto la sua apparizione fra le pellicole degli ultimi anni grazie a Peter Berg e al suo Boston - Caccia all’uomo, anche in quel caso fonte storica del film fu un romanzo (Boston Strong) che narrava della ricerca dei colpevoli e della loro cattura. Questa volta è invece il racconto narrato dal punto di vista delle vittime quello al quale dare voce e importanza, e l’eccellente prova di Jake Gyllenhaal, nel ruolo di un uomo normale, fa decisamente da contraltare a un film che lentamente si trascina verso una trama fatta di patriottismo in salsa USA e in assoluto contrasto con il desiderio del protagonista di lasciarsi alle spalle la tragedia della quale è stato vittima.
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La tragedia della maratona di Boston aveva già fatto la sua apparizione fra le pellicole degli ultimi anni grazie a Peter Berg e al suo Boston - Caccia all’uomo, anche in quel caso fonte storica del film fu un romanzo (Boston Strong) che narrava della ricerca dei colpevoli e della loro cattura. Questa volta è invece il racconto narrato dal punto di vista delle vittime quello al quale dare voce e importanza, e l’eccellente prova di Jake Gyllenhaal, nel ruolo di un uomo normale, fa decisamente da contraltare a un film che lentamente si trascina verso una trama fatta di patriottismo in salsa USA e in assoluto contrasto con il desiderio del protagonista di lasciarsi alle spalle la tragedia della quale è stato vittima.
L’attore originario di Los Angeles per preparare la pellicola ha trascorso molto tempo sia con Jeff Bauman, sia con la sua numerosa famiglia, riuscendo a capire meglio cosa fosse accaduto alla vita di un uomo normale improvvisamente menomato e salito alla ribalta come un vero eroe. Gyllenhaal risulta alla fine del periodo trascorso con Bauman come la sua perfetta copia e il regista David Green sfrutta tale similitudine per raccontare sia del suo dramma, sia di quel che accade subito dopo e nei mesi seguenti, ovvero come si diede il là al circo mediatico che costrinse lo stesso Bauman a trasformarsi nella ‘speranza bianca della città di Boston’, una sorta di eroe senza gambe chiamato a ogni talk show e manifestazione sportiva e fermato per strada da fans urlanti. A tutto questo s’aggiunge l’inevitabile difficoltà di un sopravvissuto per miracolo al riadattarsi a quello che la vita potrà offrirgli, con la conseguenza di inevitabili crisi personali e familiari. La prova di Gyllenhaal non è però sufficiente per salvare un film che non dovrebbe essere solamente la storia di una riabilitazione; una pellicola alla fine incapace di dare il giusto risalto sia alle crisi del protagonista, sia all’uso eccessivo che il mondo dei media fece della sua figura.
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udiego
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giovedì 2 agosto 2018
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io sono più forte
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David Gordon Green, ispirandosi a fatti realmente accaduti, porta al cinema la storia di un uomo che vede la sua esistenza completamente stravolta da un momento all’altro, vittima di un fatto che segnerà la sua vita per sempre. Il regista americano ci mostra i fatti appena successivi all’attentato della maratona di Boston del 2013, ripercorrendo i sentimenti, le emozioni e le difficoltà di quest’uomo nel superare un incredibile shock. Difficoltà dovute anche dall’impatto mediatico subito da Jeff dopo il suo aiuto alle forze dell’ordine nel trovare i colpevoli, con tutta la sua famiglia pronta a cavalcare l’onda del successo e della notorietà e la sola Erin decisa ad aiutarlo ed a comprendere ciò cha davvero prova dentro di se.
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David Gordon Green, ispirandosi a fatti realmente accaduti, porta al cinema la storia di un uomo che vede la sua esistenza completamente stravolta da un momento all’altro, vittima di un fatto che segnerà la sua vita per sempre. Il regista americano ci mostra i fatti appena successivi all’attentato della maratona di Boston del 2013, ripercorrendo i sentimenti, le emozioni e le difficoltà di quest’uomo nel superare un incredibile shock. Difficoltà dovute anche dall’impatto mediatico subito da Jeff dopo il suo aiuto alle forze dell’ordine nel trovare i colpevoli, con tutta la sua famiglia pronta a cavalcare l’onda del successo e della notorietà e la sola Erin decisa ad aiutarlo ed a comprendere ciò cha davvero prova dentro di se.
Luci ed ombre per quest’opera, che, comunque, visti gli argomenti trattati, non può che smuovere qualcosa nell’animo di ogni spettatore. La sceneggiatura ha l’aspetto positivo di mostrarci i fatti e raccontarci questi personaggi, senza enfatizzare troppo le diverse situazioni che vivono. Personaggi che sono la colonna portante di tutto il lavoro. Da questo punto di vista, però, lo script mostra le sue principali lacune. La sceneggiatura sposta la sua attenzione quasi esclusivamente sui rapporti che Jeff ha con le persone che ruotano attorno alla sua vita: Erin, gli amici ed i componenti della sua famiglia sono tre aspetti e modi diversi in cui Jeff vivrà il suo dramma. Dramma che però non verrà mai approfondito dal punto di vista interiore del personaggio. Vediamo le sue difficoltà, ascoltiamo le sue paure di perdere le persone a lui care, ma fatichiamo a sentire il suo dolore e la devastazione interiore che un fatto del genere può provocare.
Il film riesce comunque a far emergere i suoi lati positivi soprattutto grazie alle ottime performance degli attori principali, con una Tatiana Maslany che dimostra le sue capacità nell’interpretare personaggi anche molto diversi tra loro ed un Jake Gyllenhall in grado con le sole espressioni del suo volto di trasmettere le sue emozioni allo spettatore. Dal punto di vista tecnico, il film procede in modo lineare, senza spunti particolarmente brillanti, ma con il merito di non appesantire troppo la visione ad un pubblico, già messo alla prova nell’assistere a fatti molto dolorosi.
“Stronger – Io Sono più Forte” risulta essere un lavoro che raggiunge la sufficienza e che inevitabilmente riesce a catturare l’attenzione e l’affetto dello spettatore. Risultato ottenuto soprattutto grazie alla performance dei due attori principali che con le loro ottime prestazioni sono riusciti in alcuni casi a colmare le lacune di una sceneggiature a volte un po’ troppo timorosa e che fatica a schiacciare il piede sull’acceleratore.
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