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Horror senza suspense, truculento e granguignolesco, con alcune scene inutilmente disgustose, di una coppia di registi francesi, Alexandre Bustillo e Julien Maury, che ha l’unico merito di mostrare, in un prequel di cui non si sentiva il bisogno, e per i soli appassionati del genere, la nascita del mostro protagonista della serie dei Non aprite quella porta.
Trama scucita, come la faccia sfigurata del serial killer, che anche se raffazzonata alla meno peggio risulta irrimediabilmente scissa in tre parti, l’inizio, con il futuro pazzo omicida ancora bambino, mentre viene iniziato all’uso della sega elettrica dalla famiglia assassina, il manicomio, dove compare la figura di un’infermiera angelica che dovrebbe redimere con la sua bontà il protagonista, la fuga impossibile, con altri ragazzi, che eufemisticamente si potrebbero definire disadattati, comprensiva di un massacro gratuito in un pub ed un triangolo erotico con un cadavere putrescente.
Il cast trasparente, fatta eccezione per Lili Taylor, nella parte della madre folle e sanguinaria del protagonista, la recitazione scialba e i dialoghi inconsistenti completano un’opera nel complesso mediocre che poco aggiunge alla saga dei Leatherface e ne fa rimpiangere addirittura il capostipite del 1974, che pure non era di certo un capolavoro. Perdibile.
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