Sandrine Bonnaire, nei panni di regista, sa mescolare sapientemente, con abile montaggio l’intervista a Marianne Faithfull con il materiale di repertorio (sempre interessante), mettendo in contatto e a confronto passato (ciò che la cantante era allora) e presente (ciò che è oggi), palesandosi anche sottile psicologa.
Si avverte, infatti, tra lei e Marianne quella complicità necessaria per scavare là dove il privato diventa intimo e significativo con domande veloci che indagano cause e conseguenze dei fatti: il successo, il rapporto con Mike Jagger, il tentativo di suicidio ecc, ecc.
Da tutto quanto emerge la personalità di Marianne Faithfull. Una donna diretta e burbera, ironica e sorridente, con un tono di voce grave e affascinante, in cui la sicurezza delle pause denota una padronanza di sé e del pubblico; una donna (oggi) forte, ma consapevole, come tutti dovremmo, di essere in ricerca, non risolta.