Little Sister |
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Un film di Kore'eda Hirokazu.
Con Haruka Ayase, Masami Nagasawa, Kaho, Suzu Hirose.
continua»
Titolo originale Umimachi Diary.
Drammatico,
Ratings: Kids+13,
durata 128 min.
- Giappone 2015.
- Bim Distribuzione
uscita venerdì 1 gennaio 2016.
MYMONETRO
Little Sister
valutazione media:
3,39
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Quando la famiglia è veramente il luogo di affetti e accudimento
di Roberto Nepoti La Repubblica
Uscirà nelle nostre sale il 1°gennaio, però vale la pena di segnalarlo già da ora a chi, satollo di battaglie spaziali e commedie natalizie, vorrà disintossicarsi dopo Capodanno con un fihn intimo, delicato e depurato da qualsiasi schematismo di "genere". Tratto dalla graphic novel Umimachi Diarj e presentato in concorso a Cannes, Little sister comincia con un funerale: quello del padre di tre sorelle - Sachi, Yoshino e Chika - che vivono insieme in una grande casa a Kamakura. Le ragazze, che non hanno avuto più notizie del genitore da quando questi, quindici anni prima, ha lasciato la famiglia per un'altra donna, vanno alla cerimonia funebre soltanto per dovere. Qui, però, incontrano la quarta figlia, la tredicenne Suzu, e decidono d'invitare la sorellastra ad andare a vivere con loro. Sarà un viaggio interiore a quattro, dove ogni sorella imparerà molto su di sé grazie alla presenza delle altre.
La famiglia rappresenta un soggetto inesauribile per il cinema giapponese; e pochi mesi fa una bella iniziativa ha riportato nei cinema italiani i capolavori di Yasujiro Ozu, che sulla famiglia ha imperniato tutti i suoi film maggiori. Membro (con Naomi Kawase, Kiyoshi Kurosawa e altri) di una nuova generazione di registi nipponici, Hirokazu Kore-eda non ha scordato la lezione dei maestri; nè, in particolare, quella di Ozu. Anche se le storie di famiglia che racconta sono atipiche (vedi Father and son), il cineasta conosce l'importanza della cura reciproca e la sa rappresentare attraverso piccoli gesti, momenti d'intimità fatti di sguardi e di silenzi, apparentemente insignificanti e che - invece - diventano significativi grazie alla macchina da presa. Qualcuno potrà vederci dei "tempi morti"; ma si tratta piuttosto di un andamento dolcemente languido, non senza momenti di sottile humour. A differenza del maestro Ozu, però, Kore-eda non oppone tradizione e modernità. Anche se le tre sorelle maggiori vivono in una città, e la "sorellina viene da un mondo campestre e antico, i giochi sono ormai fatti. Però l'individualismo che rode il mondo della modernità può essere esorcizzato, caso per caso, attraverso l'accudimento e il reciproco aiuto: quelli di cui è capace solo la famiglia, anche se in una variante riveduta e aggiornata.
Così Sachi, la sorella maggiore (che pure ha una relazione con un uomo sposato) diventa una madre sostitutiva per Suzu, come in fondo già lo era per le altre due. Affettuosamente malinconico, Little sister è una bella variazione sul tema familiare priva di clamore e furia, ma non di profondità, nonché aliena dalle semplificazioni e dalle soluzioni lacrimose. Le inquadrature del direttore della fotografia Mikiya Takimoto sono composte con estrema cura per accogliere quattro personaggi femminili, diversi e complementari, ciascuno dei quali ha diritto a un proprio sviluppo e a una propria individuale personalità; e che sono interpretate da un quartetto di attrici brave e davvero amabili
Quanto agli spettatori non ancora sazi dei rapporti tra film e cibo, sappiano che Kore-eda custodisce un'altra tradizione consolidata del cinema giapponese: quella di riunire i personaggi intorno ai riti della cucina.
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