brian77
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venerdì 24 aprile 2015
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bel film
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Oh, ecco un bel film. Al tempo stesso sentimentale (nel senso che parte dalle convenzioni del genere) e sui sentimenti. Semplice e complesso. Di un regista che sa raccontare: non ci opprime con descrizioni psicologiche, ma parte da una storia apparentemente stravista per lavorare sulle sottigliezze, sugli sguardi, senza dirci troppo ma lasciando che lo spettatore partecipi - l'opposto di quanto fanno abitualmente i presunti film d'essai, che ci opprimono con esibizioni di stile e pretendono di imporci i loro schematisimi "teorici". Grandissima Emilie Duquenne, che affiora a poco a poco dopo un inizio apparentemente esteriore. E un regista che sa sempre dove mettere la macchina da presa senza fare inquadrature spocchiose, ma facendo semplicemente quelle "giuste".
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Oh, ecco un bel film. Al tempo stesso sentimentale (nel senso che parte dalle convenzioni del genere) e sui sentimenti. Semplice e complesso. Di un regista che sa raccontare: non ci opprime con descrizioni psicologiche, ma parte da una storia apparentemente stravista per lavorare sulle sottigliezze, sugli sguardi, senza dirci troppo ma lasciando che lo spettatore partecipi - l'opposto di quanto fanno abitualmente i presunti film d'essai, che ci opprimono con esibizioni di stile e pretendono di imporci i loro schematisimi "teorici". Grandissima Emilie Duquenne, che affiora a poco a poco dopo un inizio apparentemente esteriore. E un regista che sa sempre dove mettere la macchina da presa senza fare inquadrature spocchiose, ma facendo semplicemente quelle "giuste". Non è certo un capolavoro, ma è quello che ci si dovrebbe aspettare dal cosiddetto cinema medio che è invece sempre più sostituito da un finto cinema "di qualità".
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zarar
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domenica 3 maggio 2015
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she will survive
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Il film affronta con leggerezza tutta francese e un briciolo di disperata allegria il tema antico di un amore diseguale. Un’attrazione nasce tra due personaggi diversissimi: Clément, giovane professore di filosofia parigino e Jennifer, parrucchiera di provincia. Lui ottima famiglia, ottimi studi, insegnante per scelta, indifferente a denaro e carriera (come chi non ha mai avuto problemi economici), felicemente impermeabile a qualsiasi coinvolgimento emotivo (come chi ha fatto della sua condizione di enfant gaté una teoria filosofica). Con tutto ciò un’ aria sorridente e gentile da bravo ragazzo bien élevé, sotto cui si coglie per lampi, sin dall’inizio, una pericolosa mancanza di empatia, una chiusura egotistica un po' sofferta e un po' esibita.
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Il film affronta con leggerezza tutta francese e un briciolo di disperata allegria il tema antico di un amore diseguale. Un’attrazione nasce tra due personaggi diversissimi: Clément, giovane professore di filosofia parigino e Jennifer, parrucchiera di provincia. Lui ottima famiglia, ottimi studi, insegnante per scelta, indifferente a denaro e carriera (come chi non ha mai avuto problemi economici), felicemente impermeabile a qualsiasi coinvolgimento emotivo (come chi ha fatto della sua condizione di enfant gaté una teoria filosofica). Con tutto ciò un’ aria sorridente e gentile da bravo ragazzo bien élevé, sotto cui si coglie per lampi, sin dall’inizio, una pericolosa mancanza di empatia, una chiusura egotistica un po' sofferta e un po' esibita. Confinato in provincia per un malaugurato trasferimento, in preda al malcontento e alla noia, Clément fa la corte alla parrucchiera Jennifer, ragazza carina, mamma separata, semplice, allegra, intelligente, affettuosa, totalmente priva di contorcimenti intellettualistici. Si innamorano con un’intensità che sentiamo autentica in tutti e due, ciascuno a suo modo, perché Clément è scosso da una vitalità che a lui manca, e Jennifer è sedotta (ma non travolta) da una dimensione intellettuale a cui non è abituata. Ma un mondo intero li divide, lui con i suoi libri astrusi, le sue velleità pedagogiche per sollevarla alla sua ‘altezza’; lei con i suoi romanzetti, le sue riviste di gossip, la sua TV e i suoi Karaoke, ma anche con una intensità emotiva che non trova corrispondenza nella nonchalance di lui, nel suo rifiuto di futuro. Nessuna favola stile ‘Pretty woman’ è dietro l’angolo. Per Clement no problem, ma è Jennifer, che pure è quella che ama senza riserve, a capire che non può accettare un rapporto così diseguale, che la offende in tanti modi sottili e dolorosi. Più forte e più intelligente, è lei che lo manda al diavolo, sparendo letteralmente all’improvviso, senza dir nulla né a lui, né a nessun altro. Lei sì che sopravviverà, come nella canzone di Gloria Gaynor che canta con tutta l’anima nel suo ultimo travolgente karaoke. Lui, chissà.
Il film ha grazia, coinvolge, con la sua bella fotografia dai colori caldi e luminosi, con i suoi primi piani che valorizzano la forte espressività degli attori. Puntando soprattutto su un conflitto di sentimenti, pecca naturalmente di azione, e questo lo rende a tratti un po’ lento : su questa intrinseca lentezza il regista interviene forzando un po’ troppo alcune scene di sfondo che dovrebbero portare energia e movimento: quelle di disco e karaoke, in cui anche il background musicale, così intenso altrove negli assolo di chitarra, può diventare a tratti gratuito, prepotente e disturbante. La recitazione di Emilie Dequenne è – a mio parere, intensa, ma un po' sopra le righe, perfetta quella di Loïc Corbery. Decisamente ben congegnata ed efficace la conclusione.
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[+] perfetto l'interpretazione del professorino ?
(di fabaer)
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flyanto
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martedì 28 aprile 2015
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può funzionare se le diversità sono tante e profon
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La coppia formata da lui, Clément, professore di filosofia presso un liceo francese, e lei, Jennifer, parrucchiera, non potrebbe sembrare più impropria sentimentalmente parlando ed infatti il film si snoda tutto sullo sviluppo di questa relazione amorosa così poco ben assortita. Il protagonista, assegnatogli la cattedra di filosofia per un anno nella piccola e provinciale cittadina di Arras, conosce dopo un taglio di capelli la giovane e graziosa parrucchiera Jennifer. Con lei intreccia una storia sentimentale che nel corso delle giornate trascorse insieme si consolida sempre di più sino alla realtà dei fatti, purtroppo non positiva.
Il regista Lucas Belvaux in questa sua pellicola presenta e discute sulla possibilità o meno di quanto una storia sentimentale possa realizzarsi e consolidarsi quando due individui coinvolti sentimentalmente in prima persona non siano del tutto compatibili per preparazione culturale, diverso background sociale nonchè differente carattere.
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La coppia formata da lui, Clément, professore di filosofia presso un liceo francese, e lei, Jennifer, parrucchiera, non potrebbe sembrare più impropria sentimentalmente parlando ed infatti il film si snoda tutto sullo sviluppo di questa relazione amorosa così poco ben assortita. Il protagonista, assegnatogli la cattedra di filosofia per un anno nella piccola e provinciale cittadina di Arras, conosce dopo un taglio di capelli la giovane e graziosa parrucchiera Jennifer. Con lei intreccia una storia sentimentale che nel corso delle giornate trascorse insieme si consolida sempre di più sino alla realtà dei fatti, purtroppo non positiva.
Il regista Lucas Belvaux in questa sua pellicola presenta e discute sulla possibilità o meno di quanto una storia sentimentale possa realizzarsi e consolidarsi quando due individui coinvolti sentimentalmente in prima persona non siano del tutto compatibili per preparazione culturale, diverso background sociale nonchè differente carattere. E l'analisi che il regista belga fa dettagliatamente attraverso lo svolgersi della vicenda stessa e soprattutto attraverso i dialoghi condotti dai due protagonisti, risulta assai dettagliata, precisa nonchè divertente e piacevole. In questa forma di presentare ed esporre, ed anche analizzare a fondo, una certa tematica, Belvaux, richiama un poco il regista Eric Rohmer, sebbene egli non raggiunga ancora gli alti livelli del grande maestro francese che ben sapeva "maneggiare" la propria materia, ma gli si avvicini molto. Infatti i personaggi della storia, persone del tutto comuni, sono gli stessi presenti nei "racconti morali" delle pellicole del sopra menzionato regista, suo predecessore, e proprio attraverso e grazie a loro che lo spettatore, quasi anch'egli interlocutore insieme a loro, segue i ragionamenti e lo sviluppo delle varie situazioni e tematiche ed i loro concernenti e fluidi ragionamenti.
Il film, pertanto, risulta non solo ottimamente girato, presentato e commentato, mostarndo anche un perfetto equilibrio in tutte le sue parti, dialogate e non, ma anche ottimamente interpretato da un insieme di attori, tutti perfetti nei propri ruoli, che ben interagiscono tra loro, amalgamandosi in una maniera del tutto naturale. Una menzione speciale va però diretta sia a Loic Corbery che soprattutto ad Emilie Dequenne, i due, appunto, protagonisti principali, che in maniera sorprendente si distinguono dagli altri, confermando, della Dequenne, il proprio sempre maggiore talento, già ampiamente ammirato, riconosciuto e premiato nel precedente e quanto mai differente ruolo sostenuto anni fa nel duro e crudo film "Rosetta" dei fratelli Dardenne.
Un vero piccolo gioiello.
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nanni
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martedì 12 maggio 2015
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sarà il mio tipo?
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Clement, un sofisticato "professorino" di filosofia e scrittore parigino che, convinto di non dover meritare la provincia, viene ,invece, trasferito per un anno ad insegnare
presso il liceo di Arras lontano dalla capitale.
Li verrà travolto e destabilizzato dallo straordinario talento per la vita vera di Jennifer , parrucchiera semplice e positiva incontrata casualmente.
Sembra l'inizio di una favola ma lo snobbismo intellettuale del "professorino" e la sua aridità emotiva risulteranno fatali.
Clement, il protagonista colto che spazia da Kant a Dostoevskij e che molti vorrebbero essere è in realtà cinico ed anaffettivo.
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Clement, un sofisticato "professorino" di filosofia e scrittore parigino che, convinto di non dover meritare la provincia, viene ,invece, trasferito per un anno ad insegnare
presso il liceo di Arras lontano dalla capitale.
Li verrà travolto e destabilizzato dallo straordinario talento per la vita vera di Jennifer , parrucchiera semplice e positiva incontrata casualmente.
Sembra l'inizio di una favola ma lo snobbismo intellettuale del "professorino" e la sua aridità emotiva risulteranno fatali.
Clement, il protagonista colto che spazia da Kant a Dostoevskij e che molti vorrebbero essere è in realtà cinico ed anaffettivo.
Sembra padroneggiare il mondo dei sentimenti mentre ne è emotivamente distante.
Lui quell'universo lo sa solo raccontare e spiegare anche se a tratti ne intuisce una presenza più forte ed intima.
La produzione francese, con l'ennesima commedia molto ben raccontata da Lucas Belvaux ed ancor meglio recitata da Émilie Dequennee Loïc Corbery, tratta dal
romanzo "Non il tuo tipo" di Philippe Vilain fa centro un'altra volta.
ciao Nanni
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alex2044
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domenica 26 aprile 2015
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emilie dequenne strepitosa : una prova di bravura
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Un film simpatico , curioso , intelligente , spiritoso e poi anche profondo . Una prima parte bella , nel finale il film perde un po' di slancio quasi alla ricerca di un finale credibile che poi trova . Nel complesso un film da vedere con anche qualche colpo d'ala niente male come le scene nella discoteca o le passeggiate notturne in una grand' place meravigliosa . La parte migliore però sono gli attori . Loic Corbery è bravo ma fantastica ed eccezionale Emilie Dequenne che con la sua interpretazione , ampiamente , giustifica la visione di questo film : una prova da grande attrice .
PS Se qualcuno si trovasse dalle parti di Arras faccia una deviazione .
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Un film simpatico , curioso , intelligente , spiritoso e poi anche profondo . Una prima parte bella , nel finale il film perde un po' di slancio quasi alla ricerca di un finale credibile che poi trova . Nel complesso un film da vedere con anche qualche colpo d'ala niente male come le scene nella discoteca o le passeggiate notturne in una grand' place meravigliosa . La parte migliore però sono gli attori . Loic Corbery è bravo ma fantastica ed eccezionale Emilie Dequenne che con la sua interpretazione , ampiamente , giustifica la visione di questo film : una prova da grande attrice .
PS Se qualcuno si trovasse dalle parti di Arras faccia una deviazione .La Grand' Place e la place des Heros la giustificano ampiamente .
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giulio vivoli
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giovedì 30 aprile 2015
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la parrucchiera e il professore
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Recensione del film "Sarà il Mio Tipo?"
Questa commedia franco belga dagli iniziali schemi prevedibili e i toni spontanei si rivela via via in realtà più ambiziosa nei temi e coraggiosa negli esiti. L'incontro tra il giovane professore di filosofia in esilio nella provincia del nord della Francia e la locale parrucchiera dai gusti banali e I modi ingenui sembra dapprima riecheggiare arie da novella Pretty woman da salvare. Ben presto però emerge il limite della presunta supremazia culturale della filosofia astratta, che pretende di spiegare e dominare tutto con la sua fredda logica razionale, determinando al contrario un artificiale controllo dei sentimenti e delle emozioni, costituendo fonte di aridità affettiva e di scambio meccanico di piacere, fino a diventare inevitabilmente causa di alieante infelicità di coppia.
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Recensione del film "Sarà il Mio Tipo?"
Questa commedia franco belga dagli iniziali schemi prevedibili e i toni spontanei si rivela via via in realtà più ambiziosa nei temi e coraggiosa negli esiti. L'incontro tra il giovane professore di filosofia in esilio nella provincia del nord della Francia e la locale parrucchiera dai gusti banali e I modi ingenui sembra dapprima riecheggiare arie da novella Pretty woman da salvare. Ben presto però emerge il limite della presunta supremazia culturale della filosofia astratta, che pretende di spiegare e dominare tutto con la sua fredda logica razionale, determinando al contrario un artificiale controllo dei sentimenti e delle emozioni, costituendo fonte di aridità affettiva e di scambio meccanico di piacere, fino a diventare inevitabilmente causa di alieante infelicità di coppia. L'esito finale rappresenta la rivincita della semplicità sulla sofisticatezza, della leggerezza mentale sulla seriosità intellettuale, della mentalità provinciale meno raffinata e culturalmente ingenua, ma spontanea e liberata dal peso dei tradizionali schemi borghesi intellettuali. E questa volta Cenerentola non ha bisogno per sopravvivere di un triste ed emotivamente represso Principe Azzurro, riuscendo a riscattare la sua presunta sudditanza socio culturale con una dignitosa presa di coscienza e a ribaltare lo stereotipo della favola con un finale da commedia drammatica sotto le orgogliose note post femministe della canzone I Will Survive. GV
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vanessa zarastro
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domenica 10 maggio 2015
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la forza dell’amore…
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Nonostante Lucas Belvaux sia un regista belga Pas son genre - più assertivo titoloinfrancese – è da considerarsi un garbato film francese un po’ rohmeriano, adattamento del romanzo omonimo di Philipe Vilain.
La storia può ricorda varie accoppiate da “La bella e la bestia”, al film di Woody Allen “Io e Annie” o all’intellettuale Portnoy con la sua ragazza svampita nel romanzo “Il lamento di Portnoy” di Philip Roth e così via. Una pista già lungamente percorsa ma che stimola sempre nuove curiosità e riflessioni.
Clément (un bravo Loïc Corbery) è un Professore di filosofia che viene trasferito al liceo di Arras, una deliziosa cittadina di provincia a un’ora di treno a Nord di Parigi, di circa 45.
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Nonostante Lucas Belvaux sia un regista belga Pas son genre - più assertivo titoloinfrancese – è da considerarsi un garbato film francese un po’ rohmeriano, adattamento del romanzo omonimo di Philipe Vilain.
La storia può ricorda varie accoppiate da “La bella e la bestia”, al film di Woody Allen “Io e Annie” o all’intellettuale Portnoy con la sua ragazza svampita nel romanzo “Il lamento di Portnoy” di Philip Roth e così via. Una pista già lungamente percorsa ma che stimola sempre nuove curiosità e riflessioni.
Clément (un bravo Loïc Corbery) è un Professore di filosofia che viene trasferito al liceo di Arras, una deliziosa cittadina di provincia a un’ora di treno a Nord di Parigi, di circa 45.000 abitanti le cui Piazza grande e Piazza degli Eroi con le case in stile barocco fiammingo, sono considerate “patrimonio dell’umanità” dall’Unesco. La vita di provincia non è molto apprezzata da Clément, un parigino doc abituato a trascorrere le sue giornate tra Convegni, Seminari e vernissages nel quartiere di Saint-Germain-des-Prés.
Per vincere la noia comincia a uscire con la ragazza del negozio di parrucchiere (una strepitosa Émilie Dequenne) vivace e solare con la quale nasce una storia. Jennifer cresce da sola un figlio che ama e cura con grande dedizione. È ovvio che i due vengono da differenti classi sociali e da mondi assolutamente diversi ed è tenero il processo di scambio – o almeno un tentativo – di incontrarsi a metà strada che avviene tra Clément e Jennifer. Lui le regala alcuni libri (da Dostojeskj a Kant) e, negli incontri in albergo tra un amplesso e l’altro, le legge brani di Zola. Lei lo porta a ballare in un locale dove con due amiche cantano aiutate da una sorta di karaoke. Jennifer è molto felice ama dopo tanto tempo e dopo tante storie sbagliate spesso con uomini sposati; è una persona autentica e passionale conosce i suoi limiti e le sue paure mentre lui invece, in quella serata particolare, si lascia andare per un attimo e riesce anche a ballare e cantare ma le sue espressioni passano dall’imbarazzo allo stupore, dall’eccitazione al fastidio.
Tutti i loro riferimenti sono diversi e perfino andare il cinema può costituire una scelta disequilibrata. Per lei è inconcepibile che lui non abbia la TV e che non conosca, quindi, le molte trasmissioni su cui lei è ferratissima, ciononostante si mette a studiare con tenacia i libri che lui le ha regalato. L’amore sembrerebbe essere più forte delle differenze…ma fino a quando però? Dopo un paio di episodi, che non narro, dove si sentirà terribilmente umiliata, Jennifer troverà il coraggio e la forza di scegliere l’amor proprio cantando con grande intensità la canzone di Gloria Gaynor nel finale.
Siamo ormai abituati a considerare la scuola belga una delle più interessanti espressioni cinematografiche europee. Émilie Dequenne, anch’essa belga, ha studiato musica e arte drammatica prima di essere scoperta dai fratelli registi Dardenne che la proporranno come protagonista di “Rosetta” con cui vincerà nel 1999 la Palma d’oro, premio come miglior attrice al Festival di Cannes; ha una faccia mobile che cambia moltissimo pur mantenendosi all’interno di uno stile di recitazione discreto quasi minimalista anch’esso tipico di questa scuola che Émilie contribuisce a divulgare.
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miguel angel tarditti
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domenica 3 maggio 2015
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y si! aristoteles tambien se equivocaba!
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Y SI!
ARISTOTELES TAMBIEN SE EQUIVOCABA!
O cuando la filosofia academica se enfrenta con la filosofia de vida.
“SARà IL MIO TIPO?”
Serà el mio tipo? Y otros discursos sobre el amor.
De Lucas Belvaux. (Francia)
Aunque muchas cosas del gran filòsofo giego hayan sido rebatidas por el modernismo, muchas otras son columna vertebral de nuestras verdades.
Una, que todos usamos muchas veces, es la convicciòn y necesidad, de mantener un equilibrio en nuestros juicios, en nuestra ètica, y en eso el griego tenia la justa: “Usar el justo medio”, en todo, claro!
Movernos en el centro sin caer en las exageraciones de los extremos.
Quizas donde podriamos no estar tanto de acuerdo es en que la adquisiciòn del conocimiento por la sola “experiencia”, es menos vàlida que por aquel grado superior que Aristòteles llama tecnè, porque la tecnè esplica las causas y la sola experiencia no.
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Y SI!
ARISTOTELES TAMBIEN SE EQUIVOCABA!
O cuando la filosofia academica se enfrenta con la filosofia de vida.
“SARà IL MIO TIPO?”
Serà el mio tipo? Y otros discursos sobre el amor.
De Lucas Belvaux. (Francia)
Aunque muchas cosas del gran filòsofo giego hayan sido rebatidas por el modernismo, muchas otras son columna vertebral de nuestras verdades.
Una, que todos usamos muchas veces, es la convicciòn y necesidad, de mantener un equilibrio en nuestros juicios, en nuestra ètica, y en eso el griego tenia la justa: “Usar el justo medio”, en todo, claro!
Movernos en el centro sin caer en las exageraciones de los extremos.
Quizas donde podriamos no estar tanto de acuerdo es en que la adquisiciòn del conocimiento por la sola “experiencia”, es menos vàlida que por aquel grado superior que Aristòteles llama tecnè, porque la tecnè esplica las causas y la sola experiencia no.
O sea, Aristòteles sostenìa que el conocimiento parte della percepciòn, pasa por la memoria y luego es experiencia, pero que en realidad, dice, se vuelve conocimiento fundamentado cuando explica las causas de ese conocimiento. Serìa la verificaciòn que sustenta la ciencia.
Las causas de un cierto conocimiento se descubren con el estudio (por ejemplo el mèdico sabe porque aplicar un remedio y no otro, porque estudiò esa disciplina, en cambio una curandera receta por haber solo experimentado).
Asi se llegar a los estadios superiores del conocimiento o sea a la sophia, sabiduria: Filosophia, que es el pensamiento, el conocimiento por excelencia.
En este film, el protagonista masculino es un profesor de filosofìa de Paris, que transferido a la provincia, explica a sus jovenes alumnos que la filosofia (que muchos creen que no sirve para nada!) tiene por objetivo el de ayudarnos a pensar, para poder defendernos en la vida. Y coincido.
Pero en la pràctica esa teorìa no siempre se puede aplicar.
Inciden otros factores sobre nuestras decisiones: la psicologia individual o sea nuestra historia personal, la cultura general, y la cultura familiar, como mìnimo.
El film nos muestra la relaciòn de este profesor, formado en la filosofìa teòrica, con una estroversa peluquera de provincia, que de filosofia teòrica no sabe nada.
Filosofia teòrica digo, porque hay otra filosofia, la filosofia de vida, que se construye con la experiencia (algo desvalorizada por Aristòteles como vimos antes), y que nos da una sabiduria que pasa casi siempre por lo emocional, por lo experimental, y que segùn mi parecer, justifica nuestras decisiones.
Respetar nuestros sentimientos, dejarnos llevar por ellos, ser viscerales, parecen comportamientos en guerra con nuestra intelectualidad.
Pienso que no es asi. Y eso, creo entender, propone el film.
Una “filosofia de vida” puede darnos claridad para amar, sin prejuicios, sin condicionamientos, con valentìa para rechazar una cultura represora o abandonar nuestros prejuicios, escondidos o no.
El film francès, tiene actuaciones estupendas, y un clima de simplicidad que permite gozarnos esta historia de amor, que trasciende el episodio de dos amantes, para lanzarnos a una reflexiòn que alcanza los màs altos niveles de la filosofia existencial del hombre.
Muy interesante! No es la historia de dos opuestos, es la historia de permitirnos amar sin prejuicios.
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stefano capasso
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mercoledì 27 maggio 2015
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i copioni che si ripetono nelle relazioni
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Clement è un professore di filosofia che viene trasferito da Parigi ad Arras. Vive questo cambiamento come un esilio, per lui lasciare la grande città e le abitudini è faticoso e la vita di provincia non lo soddisfa. Conosce Jennifer, una parrucchiera, e con lei inizia una relazione. Il contrasto tra la cultura così diversa dei due è il nodo che periodicamente emerge in una relazione che sembra comunque funzionare fino all’ennesima delusione che Jennifer patisce.
Il film di Lucas Belvaux mi ha rivelato la sua parte migliore solo una volta concluso. La relazione tra due modelli culturali, quasi degli stereotipi, che occupa il racconto per gran parte del tempo finendo anche per risultare ripetitiva, si allarga nel finale alla difficolta generale delle relazioni, ai modelli che si ripetono, i copioni.
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Clement è un professore di filosofia che viene trasferito da Parigi ad Arras. Vive questo cambiamento come un esilio, per lui lasciare la grande città e le abitudini è faticoso e la vita di provincia non lo soddisfa. Conosce Jennifer, una parrucchiera, e con lei inizia una relazione. Il contrasto tra la cultura così diversa dei due è il nodo che periodicamente emerge in una relazione che sembra comunque funzionare fino all’ennesima delusione che Jennifer patisce.
Il film di Lucas Belvaux mi ha rivelato la sua parte migliore solo una volta concluso. La relazione tra due modelli culturali, quasi degli stereotipi, che occupa il racconto per gran parte del tempo finendo anche per risultare ripetitiva, si allarga nel finale alla difficolta generale delle relazioni, ai modelli che si ripetono, i copioni. E diventa un esempio del modo, anche questo generico, di come a volte uomini e donne vivono la relazione intima. Lei cerca il principe azzurro e lui si coinvolge con molta difficoltà. E sono proprio i modelli interni che finiscono per decidere le sorti della relazione, come accade a Jennifer che cerca conferme al suo vissuto di grandi delusioni patite dagli incontri con gli uomini. E non regge alla prima delusione che smonta il suo ideale di principe azzurro.
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amos5
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martedì 2 giugno 2015
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ci si emoziona. lo rivedrei
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E' vero che il film non è adatto ai govanissimi, Detto cio mi è piaciuto mi ha emozionato e commosso, La storia per quanto sia un film che sembra voglia raccontare una storia impossibile.. il film la rende verosimile , le emozioni si possono condividere, Le musiche sono proposte con immagini bellissime . Lo consiglio ai maggiori di... e se il finale non è come te lo aspetti completa tu con la tua immaginazione. bello.
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