alex2044
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giovedì 10 dicembre 2015
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w il cinema e le sue sorprese
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Le sorprese al cinema sono sempre ben accette e quando sono positive come in questo caso lo sono di più . La Isla minima è veramente un bel film . Fatto bene , recitato altrettanto . L'atmosfera ed i paesaggi dell'Andalusia sono magici ed in alcuni momenti si ha la sensazione di essere presenti di persona in quei luoghi . La ricostruzione storica , il post franchismo e la sua faticosa transizione verso una democrazia compiuta , pressochè perfetta . La fotografia e certe riprese , in particolare alcune dall'alto , dimostrano un notevole gusto estetico del regista . Insomma , quello che poteva sembrare un piccolo film , si dimostra un gran film : teso , coinvolgente , senza un attimo di tregua .
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Le sorprese al cinema sono sempre ben accette e quando sono positive come in questo caso lo sono di più . La Isla minima è veramente un bel film . Fatto bene , recitato altrettanto . L'atmosfera ed i paesaggi dell'Andalusia sono magici ed in alcuni momenti si ha la sensazione di essere presenti di persona in quei luoghi . La ricostruzione storica , il post franchismo e la sua faticosa transizione verso una democrazia compiuta , pressochè perfetta . La fotografia e certe riprese , in particolare alcune dall'alto , dimostrano un notevole gusto estetico del regista . Insomma , quello che poteva sembrare un piccolo film , si dimostra un gran film : teso , coinvolgente , senza un attimo di tregua . L'attenzione e la curiosità per la scena seguente non cessano come nei migliori thriller anche fra i più rinomati . Un plauso per gli attori tutti ed un applauso a scena aperta per i due protagonisti , uno nella parte di un ex franchista con un passato piuttosto discutibile e l'altro antifranchista dichiarato e come si dice oggi , profondamente democratico , che interpretano la loro parte in modo fenomenale ed intensissimo . Segnamoci i nomi di questo regista e di questi attori che ci sono stati colpevolmente sconosciuti fino ad oggi . Raramente consiglio un film , ognuno ha i suoi gusti , ma se qualcuno l'ha perso corra a vederlo . La Isla minima , un film per amanti del cinema , non lo deluderà .
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marcello1979
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martedì 8 dicembre 2015
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convince quasi in tutto
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Bello, semplice e ben fatto.
Capisco il perché dei numerosi riconoscimenti internazionali, anche se 10 premi" Goya" mi sembrano eccessivi.
La fotografia è sensazionale e la scenografia è "roba" da alta scuola..
Convincono anche gli attori , l'unico neo è -a mio avviso- lo scarso utilizzo del contesto storico...
Il regista "non si sporca le mani" ma tocca in maniera delicata gli avvenimenti politici senza metterci il carico, a mio avviso poteva osare di più, colpevole di farlo solo nel finale.
Rimane comunque un ottimo film...con un anno di ritardo ma contento.
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Bello, semplice e ben fatto.
Capisco il perché dei numerosi riconoscimenti internazionali, anche se 10 premi" Goya" mi sembrano eccessivi.
La fotografia è sensazionale e la scenografia è "roba" da alta scuola..
Convincono anche gli attori , l'unico neo è -a mio avviso- lo scarso utilizzo del contesto storico...
Il regista "non si sporca le mani" ma tocca in maniera delicata gli avvenimenti politici senza metterci il carico, a mio avviso poteva osare di più, colpevole di farlo solo nel finale.
Rimane comunque un ottimo film...con un anno di ritardo ma contento..
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vincenzo ambriola
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sabato 12 dicembre 2015
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riprese zenitali
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Due investigatori cercano chi ha ucciso delle giovani ragazze. Una storia già vista ma che in questo film assume un carattere particolare, per l'ambientazione nel sud della Spagna e per un'atmosfera densa, vischiosa che rende tutto molto complesso. Siamo abituati a vedere poliziotti in azione, ne conosciamo le dinamiche e il modus operandi quando sono a caccia di un assassino. Rodriguez gioca la carta del contesto sociale per raccontare un caso di cronaca nera, inserendo elementi politici anche nella vita dei due investigatori, uno democratico e l'altro compromesso con il franchismo. Ma ciò che colpisce veramente è il paesaggio, la palude presentata in riprese zenitali per mostrare le sue trame, le anse contorte, gli uccelli che si alzano in volo in tramonti surreali.
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Due investigatori cercano chi ha ucciso delle giovani ragazze. Una storia già vista ma che in questo film assume un carattere particolare, per l'ambientazione nel sud della Spagna e per un'atmosfera densa, vischiosa che rende tutto molto complesso. Siamo abituati a vedere poliziotti in azione, ne conosciamo le dinamiche e il modus operandi quando sono a caccia di un assassino. Rodriguez gioca la carta del contesto sociale per raccontare un caso di cronaca nera, inserendo elementi politici anche nella vita dei due investigatori, uno democratico e l'altro compromesso con il franchismo. Ma ciò che colpisce veramente è il paesaggio, la palude presentata in riprese zenitali per mostrare le sue trame, le anse contorte, gli uccelli che si alzano in volo in tramonti surreali. Non ci ricorderemo i dettagli dei crimini, le testimonianze recidive, l'omertà diffusa, ma queste stupende immagini.
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emanuelas
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domenica 3 gennaio 2016
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un film straordinario
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Un thriller ambientato nel sud della Spagna posfranchista. La tensione nello spettatore è tenuta dall'inizio alla fine senza un attimo di caduta grazie a un mirabile impasto di elementi di eccellenza. In primo luogo le riprese, dall'alto con panorami che sembrano quadri astratti, o notturne, dove i fari o le torce si ricavano un tunnel di luce nella oscurità densa e ostile degli argini dei canali o delle case abbandonate; poi gli attori magnifici, anche nelle parti minori; il ritmo incalzante; la musica perfetta. Un film che sfrutta con splendida intelligenza le capacità narrative delle immagini e del montaggio. Come nei noir degli anni '40 la realtà è sempre più complessa di quanto si voglia credere, e la tensione, si capisce, continuerà oltre la scoperta del serial killer, per i misfatti impuniti, per la strutturale perversione di una società segnata da dittatura, miseria e collusione, per l'impossibilità del protagonista "buono" di adagiarsi nella convinzione che ci sia qualcuno cui fidarsi davvero.
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Un thriller ambientato nel sud della Spagna posfranchista. La tensione nello spettatore è tenuta dall'inizio alla fine senza un attimo di caduta grazie a un mirabile impasto di elementi di eccellenza. In primo luogo le riprese, dall'alto con panorami che sembrano quadri astratti, o notturne, dove i fari o le torce si ricavano un tunnel di luce nella oscurità densa e ostile degli argini dei canali o delle case abbandonate; poi gli attori magnifici, anche nelle parti minori; il ritmo incalzante; la musica perfetta. Un film che sfrutta con splendida intelligenza le capacità narrative delle immagini e del montaggio. Come nei noir degli anni '40 la realtà è sempre più complessa di quanto si voglia credere, e la tensione, si capisce, continuerà oltre la scoperta del serial killer, per i misfatti impuniti, per la strutturale perversione di una società segnata da dittatura, miseria e collusione, per l'impossibilità del protagonista "buono" di adagiarsi nella convinzione che ci sia qualcuno cui fidarsi davvero. Assolutamente da non perdere.
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lbavassano
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mercoledì 17 febbraio 2016
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il "giallo" dopo dürrenmatt
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Nella storia del genere poliziesco esiste probabilmente un prima e un dopo Dürrenmatt, più precisamente un prima e un dopo "La Promessa", un discrimine rappresentato dalla piena presa di coscienza della possibilità di utilizzare gli schemi ormai pienamente consolidati e "classici" del genere per andare oltre il genere. "La Isla Minima" si pone con grande autorevolezza in questo filone. Gli elementi canonici del thriller ci sono tutti: l'inchiesta su una serie di delitti efferati con vittime adolescenti, l'ambiente ostile o che comunque preferirebbe una verità addomesticata e tale da non turbare troppo coscienze ed equilibri sociali già compromessi, la coppia di poliziotti (il buono e il "cattivo").
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Nella storia del genere poliziesco esiste probabilmente un prima e un dopo Dürrenmatt, più precisamente un prima e un dopo "La Promessa", un discrimine rappresentato dalla piena presa di coscienza della possibilità di utilizzare gli schemi ormai pienamente consolidati e "classici" del genere per andare oltre il genere. "La Isla Minima" si pone con grande autorevolezza in questo filone. Gli elementi canonici del thriller ci sono tutti: l'inchiesta su una serie di delitti efferati con vittime adolescenti, l'ambiente ostile o che comunque preferirebbe una verità addomesticata e tale da non turbare troppo coscienze ed equilibri sociali già compromessi, la coppia di poliziotti (il buono e il "cattivo")... Ma la vera indagine va oltre l'identificazione dei colpevoli, si ritorce su se stessa per interrogarsi sulla vera identità dei detective. Fino a che punto il "cattivo" è davvero cattivo? O forse è ancora più cattivo di quanto si era potuto supporre, ma anche l'ultima rivelazione non scioglie completamente il dubbio. La macchina da presa realizza pienamente tutto ciò, alternando con straordinaria potenza visiva il punto di vista canonico (con tanto di inseguimenti e interni squallidi) ad uno diverso, dall'alto, che suggerisce una possibilità ulteriore. Ma anche l'ambientazione, estremamente precisa nei luoghi e soprattutto nei tempi, al medesimo tempo li trascende, e spesso non pare di essere più nella Spagna del 1980, appena uscita dal franchismo, ma ad esempio in una Louisiana sottratta allo scorrere del tempo.
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flyanto
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mercoledì 16 dicembre 2015
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un caso gomitato e due detectives molto diversi tr
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Un film "minore", nel senso che è stato girato da un regista, Alberto Rodriguez, a noi ancora sconosciuto ed interpretato da attori, sicuramente famosi in Spagna, ma da noi anch'essi poco conosciuti, "La Isla Minima" è un thriller da non sottovalutare ed, anzi, da scoprire ed apprezzare appieno.
La vicenda si svolge negli anni '80 ed è ambientata in una zona paludosa del Sud della Spagna dove avvengono strani delitti di ragazze adolescenti che vengono barbaramente stuprate e torturate e poi uccise. Il difficile caso viene affidato a due detectives, dei quali uno possiede un passato alquanto oscuro, i quali si devono scontrare con una comunità piuttosto reticente e, comunque, a loro di poco aiuto.
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Un film "minore", nel senso che è stato girato da un regista, Alberto Rodriguez, a noi ancora sconosciuto ed interpretato da attori, sicuramente famosi in Spagna, ma da noi anch'essi poco conosciuti, "La Isla Minima" è un thriller da non sottovalutare ed, anzi, da scoprire ed apprezzare appieno.
La vicenda si svolge negli anni '80 ed è ambientata in una zona paludosa del Sud della Spagna dove avvengono strani delitti di ragazze adolescenti che vengono barbaramente stuprate e torturate e poi uccise. Il difficile caso viene affidato a due detectives, dei quali uno possiede un passato alquanto oscuro, i quali si devono scontrare con una comunità piuttosto reticente e, comunque, a loro di poco aiuto. Nel corso delle difficili indagini, essi riusciranno piano piano a districare il complicato caso e ad arrivare alla fine alla positiva risoluzione del caso.
A parte la trama in sè che risulta interessante ma non del tutto originale, ciò che soprattutto rende meritevole questo thriller sono il ritmo, lento ed inesorabilmente cadenzato, ma alquanto avvincente, la figura dei due detectives protagonisti, uno diverso dall'altro per propria natura ma, insieme, in un team ben affiatato malgrado, appunto, le profonde differenze tra loro di carattere e di metodi d'indagine. Inoltre, l'atmosfera in generale è caratterizzata da un'aura brumosa, scura, per lo più caratterizzata da abbondanti piogge e, comunque, nel suo complesso dolente, per non dire, addirittura disperata (al di là degli efferati delitti che vengono commessi) che molto ben si confà ad una storia che è già nera e tremenda di per sè. Inoltre, viene anche affrontato, sia pure come tema secondario ed appena accennato, ma per questo non meno importante, quello del passaggio dal periodo della difficile e violenta dittatura di Franco a quello di una società contemporanea più libera e più democratica ed in apparenza più felice. In base a tutti i suddetti elementi "La Isla Minima" richiama molto il thriller argentino "Il Segreto dei Suoi Occhi" interpretato da Ricardo Darin e vincitore del premio Oscar e, sia pure in una forma certamente minore l'opera di Rodriguez non è affatto da disprezzare o da considerare come una mera imitazione od una sua brutta copia. Anzi.
Insomma, altamente consigliabile.
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felicity
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domenica 11 agosto 2024
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un film amaro che inanella climax emotivi
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La Isla Minima è un thriller rotondamente deprimente, con tutta la sua carica di opprimente e scomoda bellezza, un procedurale squallido, ma innegabilmente efficace, dall’aspetto visivo ammaliante e che non molla mai fino all’ultimo momento.
L’azione è in gran parte discorsiva, anche se non mancano un paio di superbe sequenze gettate nella mischia per movimentare un po’.
Il confronto finale sotto la pioggia è poi stupefacente e una delle poche sequenze notturne del film prepara un intenso inseguimento in auto che include la più agghiacciante inquadratura di tutte, in un’opera quasi interamente composta da inquadrature di una bellezza sconvolgente.
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La Isla Minima è un thriller rotondamente deprimente, con tutta la sua carica di opprimente e scomoda bellezza, un procedurale squallido, ma innegabilmente efficace, dall’aspetto visivo ammaliante e che non molla mai fino all’ultimo momento.
L’azione è in gran parte discorsiva, anche se non mancano un paio di superbe sequenze gettate nella mischia per movimentare un po’.
Il confronto finale sotto la pioggia è poi stupefacente e una delle poche sequenze notturne del film prepara un intenso inseguimento in auto che include la più agghiacciante inquadratura di tutte, in un’opera quasi interamente composta da inquadrature di una bellezza sconvolgente.
Un noir coi fiocchi, ben bilanciato nel suo svolgersi senza troppe spiegazioni, ma tenendo il timone ed evitando ogni deriva nebulosa.
Non è il giallo in sé e per sé ad ammaliare davvero Rodríguez, per quanto la narrazione riesca a mantenersi sempre avvincente, e lo spettatore provi l’appagante sensazione di trovarsi un passo indietro rispetto al regista, costretto dunque ad attendere gli eventi e a subirne le conseguenze; quel che interessa il giovane regista è soprattutto la possibilità di indagare un’umanità riottosa, sconfitta dalla Storia, ma ancora in grado di dire la propria. Si rintraccia nello script la reale forza de La isla minima, e ancor più nell’accurata descrizione dei personaggi: perfino il dualismo tra i due investigatori protagonisti, pur all’apparenza tagliato con l’accetta e studiato con il misurino, trova nello sviluppo del film un’evoluzione continua, sottile ma persistente, e in grado di muoversi in profondità.
Un thriller teso, in grado di essere al contempo disadorno e di lasciare senza fiato lo spettatore, che non ha paura di inserire la Storia e utilizzarla a proprio piacimento.
Un film amaro, ma non sconfitto, che inanella climax emotivi quasi senza rendersene conto.
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gianleo67
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lunedì 7 dicembre 2015
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giallo palustre...in trasferta iberica
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Incaricati dell'indagine sulla scomparsa di due giovani sorelle, due investigatori provenienti da Madrid si recano nel piccolo borgo di una zona palusosa della Provincia di Siviglia allo scopo di rintracciare le ragazze e restituirle alla famiglia. In un ambiente chiuso e provinciale ed ostacolati, oltre che dall'ostilità della piccola comunità, dai dissapori che insorgono tra di loro, i due scopriranno ben presto che la triste fine delle ragazze nasconde i loschi traffici di un'ambiente fortemente legato al retaggio ed all'omertà di un regime franchista non ancora definitivamente superato.
Arrivato al suo quarto lungometraggio il giovane regista andaluso Alberto Rodríguez sembra aver raggiunto la quadra di una maturità espressiva in grado di far coesistere gli intrighi di un giallo iberico torbido e angoscioso con le ambizioni di un approccio autoriale legato al contesto storico e politico al tramonto dell'era franchista in cui sceglie di ambientare il plot.
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Incaricati dell'indagine sulla scomparsa di due giovani sorelle, due investigatori provenienti da Madrid si recano nel piccolo borgo di una zona palusosa della Provincia di Siviglia allo scopo di rintracciare le ragazze e restituirle alla famiglia. In un ambiente chiuso e provinciale ed ostacolati, oltre che dall'ostilità della piccola comunità, dai dissapori che insorgono tra di loro, i due scopriranno ben presto che la triste fine delle ragazze nasconde i loschi traffici di un'ambiente fortemente legato al retaggio ed all'omertà di un regime franchista non ancora definitivamente superato.
Arrivato al suo quarto lungometraggio il giovane regista andaluso Alberto Rodríguez sembra aver raggiunto la quadra di una maturità espressiva in grado di far coesistere gli intrighi di un giallo iberico torbido e angoscioso con le ambizioni di un approccio autoriale legato al contesto storico e politico al tramonto dell'era franchista in cui sceglie di ambientare il plot. Più vicino alle oscure e mefistofeliche polluzioni del recente thriller inglese da distribuzione televisiva ('Red Riding 1974' - 2009 - Julian Jarrold) che alle atmosfere sospese e oniriche del pur recente e notevole 'Hierro' di Gabe Ibáñez, con cui condivide l'ambientazione 'insulare' e le oscure trame di una provincia iberica palustre e minacciosa, il film di Rodríguez si distingue per la capacità di mantenere alto il livello della tensione non ostante alcuni risvolti inverosimili della trama e dei personaggi (false piste, convenzionalità di alcuni caratteri, insistità ambiguità etica) e l'utilizzo più che strumentale del contesto politico diviso tra progressismo (il poliziotto buono, il giornalista contestatore, l'emancipazione femminile) e spirito reazionario (l'ex picchiatore fascista, il giudice connivente, il deus ex machina perverso e intoccabile).
Ne riesce un trhiller di ottima fattura che si apprezza molto per le coraggiose scelte di shooting, tra le suggestive panoramichee aeree tra i meandri di una Louisiana in trasferta andalusa (splendida la fotografia di Álex Catalán) e l'andamento altalenate di un classico giallo degli 'stati del sud' dove alla prima domanda 'Ma che fine avranno fatto le ragazze?' (il padre, primo sospettato esce presto di scena) si sostituisce quasi subito la seconda: 'Ma chi le avrà uccise?'; e giù ipotesi su possibili questioni familiari, ritorsione dei narcos, tratta delle bianche, serial killer e compagnia cantando. Forse un pò troppa carne al fuoco ma non ci si stanca affatto. Pioggia di Goya e trionfo al Festival Internazionale del cinema di San Sebastian 2014.
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eugenio
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domenica 13 dicembre 2015
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c’è un serial killer in spagna...
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C’e’ un serial killer che uccide giovani adolescenti mutilando parti del loro corpo e seppellendo i cadaveri in zone paludose che circondano il fiume Guadalquivir in Andalusia nell’estremo sud della Spagna.
C’e’ la disperazione dei parenti e la quieta sornionità della polizia locale che pare indifferente e incapace di capire le prossime mosse dell’assassino.
Ci sono due detectives madrileni dai modi di fare totalmente differenti e dagli opposti partiti politici entrambi accumunati da un destino che li ha fatti cadere in disgrazia.
C’è un contesto come direbbe Sciascia di un paese che ha appena ritrovato la sua democrazia dopo la lunga dittatura franchista.
Settembre 1980, ancora il dittatore vivo nelle coscienze specie in quelle più anziane.
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C’e’ un serial killer che uccide giovani adolescenti mutilando parti del loro corpo e seppellendo i cadaveri in zone paludose che circondano il fiume Guadalquivir in Andalusia nell’estremo sud della Spagna.
C’e’ la disperazione dei parenti e la quieta sornionità della polizia locale che pare indifferente e incapace di capire le prossime mosse dell’assassino.
Ci sono due detectives madrileni dai modi di fare totalmente differenti e dagli opposti partiti politici entrambi accumunati da un destino che li ha fatti cadere in disgrazia.
C’è un contesto come direbbe Sciascia di un paese che ha appena ritrovato la sua democrazia dopo la lunga dittatura franchista.
Settembre 1980, ancora il dittatore vivo nelle coscienze specie in quelle più anziane. L’atmosfera è cupa,difficile. Qualcuno ha brutalmente assassinato per l’ennesima volta due sorelle giovani e belle.
In una regione affogata da paludi ripresa dall’altro a simboleggiare il dedalo inestricabile di fiumi che non portano mai a nulla come i colloqui con i possibili indiziati, i due detective iniziano le indagini che si rivelano sin da subito complesse al pari passo delle questioni legate alla Spagna e alla dittatura che vengono nei vari colloqui con le famiglie, con possibili indiziati a galla come marciume alla foce.
Alberto Rodríguez, sceneggiatore e regista, non emula produzioni statunitensi, almeno questo non è il suo primario intento.
La isla mínima è "semplicemente" un thriller a metà tra il noir e il poliziesco vincitore di dieci premi Goya. Un film che esula dal settore generalista soprattutto, perchè come una buona opera sa dimostrare, è in grado di coniugare la letteratura poliziesca con la possibilità di far riflettere lo spettatore nel sommerso ma mai dimenticato universo morale della storia recente complessa e dolorosamente vera.
La dittatura è infatti qui il leit-motiv entro cui un paese ha vissuto e che ora fatica quasi nella democrazia a ritrovare quasi un riferimento, una comprensione. L’inganno di cadaveri del rimosso, deturpati dalla chimera di una via di fuga come Teseo dal celebre labirinto, sono le scommesse contro cui i due detective devono puntare per cercare di comprendere la violenza sadica e perversa con cui le giovani ragazze vengono uccise.
La strada verso la comprensione si muove su binari paralleli, l’apparente chiusura dal mondo e la pochezza di parole del primo detective, Pedro, si spezzano con l’ansia fagocitatrice e la fame del secondo, Juam, incapace di tenere a freno lingua e metodi. Abbandonata quasi la via dell’umanità, il viaggio dei due protagonisti tra le paludi di questa “Louisiana spagnoleggiante” corrisponderà a un’esperienza nell’indifferenza, nella violenza dinanzi a cui in dittatura troppi hanno voltato le spalle o semplicemente hanno dovuto subire dopo la caduta del Caudillo.
Il conto, lo scotto della democrazia sarà molto alto ma non è tutto.
Rodriguez evita un giudizio eccessivamente politico, evita la contaminazione “diretta” con il noir ma la costeggia, con la consapevolezza della natura diabolica e ambigua di Juan e Pedro, portatori di giustizia per definizione ma da questa spesso distanti perchè purtroppo, radicati in un memento storico che li accumuna sempre più a quei “cattivi” che dovrebbero arrestare.
Fuochi d’artificio in pieno giorno? Non disturbiamo tempi recenti, basta ricordare l’indimenticato “Memories of murder” del 2003.
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elgatoloco
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giovedì 11 febbraio 2021
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notevolissimo, in ogni senso
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"La Isla minima"(Alberto Rodriguez Librero, scritto dallo stesso regista con Rafael Cobos, 2014), a partire dal rapimentoo-omidicio di due ragazze, scomparse nella torrida Andalusia, estremo sud della Spagna, è non solo una bella storia di detection, ma uno studio su due investiigaori molto diversi tra loro, come età e personalità-struttura pischica, ma una vera e propria ricostruzione storica. ambientato nel 1980, quando la dittatura fi Francisco Franco y Bahamonde era passata da soli 4 anni e qualcosa(Franco muore il 20 novembre 1975, tentativi di golpe erano ancora decisamente nell'aria, il clima politico in Spagna si avvicinava certo alla democrazia, senza averla pienamente raggiunta),.
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"La Isla minima"(Alberto Rodriguez Librero, scritto dallo stesso regista con Rafael Cobos, 2014), a partire dal rapimentoo-omidicio di due ragazze, scomparse nella torrida Andalusia, estremo sud della Spagna, è non solo una bella storia di detection, ma uno studio su due investiigaori molto diversi tra loro, come età e personalità-struttura pischica, ma una vera e propria ricostruzione storica. ambientato nel 1980, quando la dittatura fi Francisco Franco y Bahamonde era passata da soli 4 anni e qualcosa(Franco muore il 20 novembre 1975, tentativi di golpe erano ancora decisamente nell'aria, il clima politico in Spagna si avvicinava certo alla democrazia, senza averla pienamente raggiunta),. Fotograficamente e scenograficamente, lo spettatore coglie subito che la detection si muove in un clima torrido di segreti e misteri da non svelare, che tutto è minacciato dall'ipocrisia , da viltà e ambiguità non solo latenti, che il conflitto, a tratti veramente insanabile, tra i due rischia di mettere in crisi la detection, riducendola a zero, che l'ombra pesante della"Guardia civil"pesa su tutto, gravando una storia in qualche modo di per sé torbida e torpida di ulteriori gravami, in parte insanabili. Decisamente, i due intepreti principlai(che rendono i due investigatori, ossia Raùl Arévalo e Javier Gutierrez Alvarez, già a livello fisico ma poi soprattutto sul piano caratteriale, sono funzionali a una storia ma soprattutto a una meessa in scena e regia(i due elementi, notoriamente, non sono la stessa cosa)efficacissime e capaci di lasciare con quell'"amaro in bocca", con quel "languore di conoscenza"e riflessione che si crea solamente con film di notevolissimo rilievo, ciò che Rodriguez Librero, vero erede di Luis Bunel insieme a pochi altri, in un cinema spagnolo comunque probabilnente ai veritci del cinema europeo, sa dare e sa trasmettere anche in una fase decisamente posteriore, diremmo"ulteriore"alla visione del film. Se ci si fermasse ai vari stapes della narrazione filmica non si coglierebbe quanto invece emerge chiaramente se si considera l'opera filmica dopo la visione integrale dell'opera stessa. Veramente un film importante, capace di scuotere e di creare, insiema all0indubbio"coinvolgimento emotivo"; quello spazio di riflessione che crea ogni opera(filmica come teatrale, come letteraria, aristica in genere)che sapapia andare oltre la convenzione. El Gato
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