liuk!
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lunedì 16 febbraio 2015
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mi aspettavo di ridere e invece..
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Una commedia con Papaleo e Castellitto aveva le potenzialitá per essere veramente comica e divertente, purtroppo la Buca non lo é.
Trattasi di favoletta a tinte satiriche sulla solita Italia piena di azzeccagarbugli, procedure penali errate, falsi medici etc etc. Niente di nuovo.
Discreta l'ambientazione anni '50/'60, buona la fotografia, ma nulla piú.
Una pellicola che si puó tranquillamente non prendere in considerazione.
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melvin ii
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lunedì 29 settembre 2014
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siamo un paese di azzeccagarbugli
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Il biglietto d’acquistare per “La Buca” è: 5)Sempre
“La Buca” è un film del 2014 diretto da Daniele Ciprì, scritto da Daniele Ciprì, Massimo Gaudioso, Alessandra Acciai, con: Sergio Castellito, Rocco Papaleo, Valeria Bruni Tedeschi.
Esiste la giustizia giusta, rapida, efficace e poi esiste la giustizia all’italiana dove ingiustizie, errori e sciatteria sono all’ordine del giorno nell’aule dei tribunali
Chi entra nel girone dantesco della giustizia italica magari con un rinvio a giudizio, rischia di perdere il senno oltre che il portafoglio.
Le rivoluzioni politiche e sociali in Italia oltre che con le marce su Roma, sono state fatte dai giudici con le indagini di”Mani pulite.
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Il biglietto d’acquistare per “La Buca” è: 5)Sempre
“La Buca” è un film del 2014 diretto da Daniele Ciprì, scritto da Daniele Ciprì, Massimo Gaudioso, Alessandra Acciai, con: Sergio Castellito, Rocco Papaleo, Valeria Bruni Tedeschi.
Esiste la giustizia giusta, rapida, efficace e poi esiste la giustizia all’italiana dove ingiustizie, errori e sciatteria sono all’ordine del giorno nell’aule dei tribunali
Chi entra nel girone dantesco della giustizia italica magari con un rinvio a giudizio, rischia di perdere il senno oltre che il portafoglio.
Le rivoluzioni politiche e sociali in Italia oltre che con le marce su Roma, sono state fatte dai giudici con le indagini di”Mani pulite.”
Per sapere quale opinione abbia l’italiano della figura dell’avvocato, non si può non rileggere le pagine scritte da Alessandro Manzoni nei Promessi Sposi sull’Azzeccagarbugli.
L’Italia è il paese dell’inciucio, del compresso e del “fatta la legge trovato l’inganno”.
Daniele Ciprì con “La Buca” ci racconta la sua visione dell’Italia e soprattutto della nostra idea di giustizia con una favola surreale,malinconica,fuori dal tempo e dallo spazio.
Lo spettatore segue le vicende di Armando (Papaleo) uomo mite, ingenuo, malinconico appena uscito di galera dopo 27 anni per un’ingiusta condanna d’omicidio. Armando viene allontanato dalla sua stessa famiglia e neanche riconosciuto dalla madre vittima di un ictus.
Sulla sua strada della solitudine trova la compagnia del cane vagabondo “Internazionale” e l’interessata amicizia dell’avvocato Oscar (Castellitto), uomo misantropo, cinico, truffatore e dedito solo ai suoi imbrogli lavorativi.
Due uomini completamente diversi e distanti che decidono di unire le forze per far riaprire il processo dell’ex galeotto. Armando desidera avere una sentenza d’innocenza e Oscar invece brama di ottenere un mega risarcimento e diventare ricco come se lo augura anche l’avida famiglia del protagonista
Iniziano così le divertenti e grottesche indagini del tandem per ricostruire la sera dell’omicidio e cercare nuovi testimoni. Nelle loro ricerche i due uomini sono aiutati e sostenuti dalla delicata e innamorata barista Carmen(Tedeschi).
Il film ha un taglio visivo molto particolare grazie anche una fotografia delicata e lieve, che permette allo spettatore d’entrare in una storia senza età riuscendo a calarsi nel climax della storia.
L’onestà malinconica di Armando e l’avida furbizia di Oscar si completano e si fondono rappresentando in maniera ironica e garbata le contraddizioni dell’italiano medio.
La sceneggiatura seppure semplice e senza particolari guizzi creativi si rivela ben scritta, scorrevole e fluida scadendo bene i tempi della storia con buon pathos narrativo.
La regia è sicuramente di valore e degna di menzione per aver dato alla pellicola una valenza surreale e grottesca senza mai eccedere riuscendo a coinvolgere ed emozionare lo spettatore con i suoi variopinti personaggi. Forse il film non ha ritmo non è incalzante e ha alcune pause di troppo, ma nel complesso risulta godibile.
Castellitto e Papaleo si confermano attori di valore e dotati di grande versatilità nell’interpretare personaggi diversi. Sono credibili nei rispettivi ruoli, riuscendo a darvi un’anima e una personalità e mostrando pregi e limiti dell’uomo. Lo spettatore ride e si commuove con loro.
L’interpretazione di Valeria Bruni Tedeschi è delicata, quasi in punta di piedi, ma adeguatamente di supporto alla coppia.
Il finale agro dolce è coerente con lo spirito del film confermando allo spettatore due punti fermi:La giustizia italiana non sempre premia l’innocente onesto e che le buche per strada oltre a rappresentare la cattiva gestione della pubblica, possono essere buone occasioni per ottenere un risarcimento se hai il bravo Azzeccagarbugli.
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no_data
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sabato 27 settembre 2014
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la strana coppia
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Dopo il successo dello scorso gennaio con “Un boss in Salotto” il regista Daniele Ciprì, per la sua nuova commedia, “La Buca”, nelle sale dal 25 Settembre, ha deciso di puntare nuovamente sul talento di Rocco Papaleo, affiancandogli un attore-regista di grande calibro qual è Sergio Castellito, La storia è quella di Armando, ex galeotto, che per coprire un suo amico, è stato accusato di omicidio, accusa che gli ha fatto ingiustamente scontare ventisette anni di carcere. Una volta uscito di galera, Armando scopre che tutto intorno a sé è cambiato: perfino i suoi affetti più cari lo rifiutano, così stringe un’amicizia davvero commovente con un cane, Internazionale.
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Dopo il successo dello scorso gennaio con “Un boss in Salotto” il regista Daniele Ciprì, per la sua nuova commedia, “La Buca”, nelle sale dal 25 Settembre, ha deciso di puntare nuovamente sul talento di Rocco Papaleo, affiancandogli un attore-regista di grande calibro qual è Sergio Castellito, La storia è quella di Armando, ex galeotto, che per coprire un suo amico, è stato accusato di omicidio, accusa che gli ha fatto ingiustamente scontare ventisette anni di carcere. Una volta uscito di galera, Armando scopre che tutto intorno a sé è cambiato: perfino i suoi affetti più cari lo rifiutano, così stringe un’amicizia davvero commovente con un cane, Internazionale. Un giorno in un bar Armando incontra Oscar, moderno azzecca-garbugli, specializzato nell’intentare falsi processi e falsi invalidi. Per il truffaldino avvocato dunque, la storia di Armando potrebbe rappresentare una vera e propria gallina dalle uova d’oro, ma solo grazie all’aiuto della barista Carmen, il misantropo sembrerà redimersi dalle sue intenzioni, in un finale davvero sorprendente degno di “Im questo mondo di ladri”.
Ciprì mette a segno un altro successo, con una commedia ben scritta e ben recitata, con un Papaleo oserei dire quasi sorprendente, che con eleganza e senza mai strafare, mette alla berlina, il sistema giudiziario italiano. Per Castellito le parole non bastano, e questo Ciprì lo sa bene, ecco perché per descrivere il carattere misantropico del suo personaggio lo circonda di buio, facendo apparire questo film almeno inizialmente, cupo e lento; ma siamo di fronte a un regista versatile, che non solo scongiura questo rischio, ma dimostra una tale padronanza di generi da sfiorare persino il thriller.
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enzo70
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domenica 25 ottobre 2015
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un film intelligente e gradevole
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Armando, interpretato da Papaleo, è l’icona del fatalismo all’italiano; uscito di prigione per un reato che non ha commesso si trova ad affrontare una società che lo ripudia, dalla madre, che convive con un rumeno interessato alla pensione, alla sorella che non lo vuole vedere perché è un assassino. Oscar, Sergio Castellitto, è un avvocato specializzato in piccole truffe, risarcimenti danni farlocchi, misantropo e meschino. In mezzo Circuito, un cane abbandanato che viene adottato da Armando, come se non avesse abbastanza guai. Oscar intravede nella storia di Armando l’occasione per un risarcimento milionario, trent’anni di ingiusta detenzione sono un’occasione che non si può lasciar stare ed inizia una causa per ottenere una nuova sentenza.
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Armando, interpretato da Papaleo, è l’icona del fatalismo all’italiano; uscito di prigione per un reato che non ha commesso si trova ad affrontare una società che lo ripudia, dalla madre, che convive con un rumeno interessato alla pensione, alla sorella che non lo vuole vedere perché è un assassino. Oscar, Sergio Castellitto, è un avvocato specializzato in piccole truffe, risarcimenti danni farlocchi, misantropo e meschino. In mezzo Circuito, un cane abbandanato che viene adottato da Armando, come se non avesse abbastanza guai. Oscar intravede nella storia di Armando l’occasione per un risarcimento milionario, trent’anni di ingiusta detenzione sono un’occasione che non si può lasciar stare ed inizia una causa per ottenere una nuova sentenza. Qui finisce la mia storia perché per il resto bisogna andare a vedere questo film, gradevole e ben diretto e che si avvale di due ottimi attori. Ne vale davvero la pena.
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danila belfiore
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martedì 30 settembre 2014
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la buca- castellitto-papaleo : la strana coppia
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Oscar, un avvocato cialtrone e truffaldino (Castellitto), finge di essere morso da un cane randagio, adottato da Armando (Papaleo), per trarre profitto dall’incidente. Scoperto che quest’ultimo è in realtà un nullatenente disgraziato, appena uscito di prigione dopo aver scontato ingiustamente 27 anni di galera, vede il miraggio di un risarcimento più cospicuo: intentare una causa milionaria ai danni dello Stato. I due, mossi da un intento simile, l’uno desidera il risarcimento, l’altro ristabilire la verità riabilitando la sua persona, avranno così modo di stringere un’amicizia improbabile e di contagiarsi con reciproci doti e difetti. Carmen (Valeria Bruni Tedeschi), barista dall’animo sensibile, tenterà una mediazione tra il burbero avvocato e l’ingenuo Armando.
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Oscar, un avvocato cialtrone e truffaldino (Castellitto), finge di essere morso da un cane randagio, adottato da Armando (Papaleo), per trarre profitto dall’incidente. Scoperto che quest’ultimo è in realtà un nullatenente disgraziato, appena uscito di prigione dopo aver scontato ingiustamente 27 anni di galera, vede il miraggio di un risarcimento più cospicuo: intentare una causa milionaria ai danni dello Stato. I due, mossi da un intento simile, l’uno desidera il risarcimento, l’altro ristabilire la verità riabilitando la sua persona, avranno così modo di stringere un’amicizia improbabile e di contagiarsi con reciproci doti e difetti. Carmen (Valeria Bruni Tedeschi), barista dall’animo sensibile, tenterà una mediazione tra il burbero avvocato e l’ingenuo Armando.
Lo spunto narrativo della prima commedia del palermitano Ciprì, qui alla seconda regia, è simile a quello del suo primo lavoro dal titolo “È stato il figlio”: un risarcimento da chiedere allo Stato. Mentre il primo film appartiene al genere drammatico, il secondo è una commedia favolistica ambientata in un luogo e in un tempo astratto. Se in “È stato il figlio” Ciprì aveva raggiunto toni da tragedia greca, nell’impossibilità assoluta per i suoi personaggi di sottrarsi al loro triste destino, qui c’è un finale ottimista, come si confà alle modalità del genere.
Armando, uomo angelico, onesto e senza rancore, anche se vittima innocente di un’ingiustizia, perde nel finale la sua ingiustificata bontà, ma nell’improvvisa inversione della rotta smarrisce credibilità. Il suo è un cambiamento così inaspettato e radicale, che l’uomo si snatura come se fosse improvvisamente contagiato dal morbo della disonestà, praticata ad oltranza dall’avvocato Oscar.
Le maschere realistiche del primo film qui diventano personaggi inefficaci e macchiettistici: tanto angelicato Papaleo, con suo sguardo incantato e monocorde, quanto cinico e truffaldino Castellitto, indirizzato dal regista verso una recitazione molto fisica e veloce, volta a rimarcare queste sue caratteristiche morali. Dietro all’angelo e al demonio si nasconde banalmente l’altra faccia della medaglia: c’è chi vira all’improvviso verso la disonestà e chi predica, in una vita tirata avanti con mezzucci, la filosofia del diritto.
Siamo ben lontani dalle dichiarazioni del regista, che avrebbe voluto realizzare una commedia sofisticata sul modello americano di Billy Wilder con la ‘strana coppia’, Castellitto/Papaleo, sulla falsariga di Lemmon/Matthau.
Solo la cifra stilistica rimane immutata: è il grottesco e il surreale che hanno caratterizzato Ciprì fin dalle sue prime collaborazioni con Maresco in “Cinico tv”. I risultati sono modesti.
Danila Belfiore
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fausta rosa
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giovedì 16 ottobre 2014
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la buca di daniele ciprì: teatro a cinema
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La buca di Daniele Ciprì : teatro a cinema
Non credevo di trovarmi a cinema : i personaggi recitavano, e alla grande, sottolineando con il tono della voce marcato ed esasperato l’uno, Oscar, pacato ed estraniato l’altro, Armando, o mite e accomodante l’altra, Carmen, i loro caratteri e muovendosi come sul palcoscenico di un teatro più che su un set cinematografico.
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La buca di Daniele Ciprì : teatro a cinema
Non credevo di trovarmi a cinema : i personaggi recitavano, e alla grande, sottolineando con il tono della voce marcato ed esasperato l’uno, Oscar, pacato ed estraniato l’altro, Armando, o mite e accomodante l’altra, Carmen, i loro caratteri e muovendosi come sul palcoscenico di un teatro più che su un set cinematografico.
Ancora una volta Danieli Cipri realizza un’opera non convenzionale, fuori da ogni clichè, originale e intelligente dalla sceneggiatura alla grafica, perfino dei titoli di apertura e di coda. Inusuale l’abbinata Papaleo – Castellitto, l’ambientazione, la costruzione della storia, l’estremizzazione della caricatura dei personaggi.
Il tono grottesco, a volte surreale, le atmosfere retrò, l’impronta vintage, al di fuori di una precisa collocazione temporale, perché le situazioni sono di ogni tempo( è connaturata all’uomo italico la tendenza alla frode, all’inganno), il colore dall’ipo all’ipercromatismo fanno di questo film una sorta di narrazione riflessiva sulla realtà attuale, a tratti cinica e ineluttabile.
Le musiche di Pino Donaggio, splendide, sottolineano, accompagnano, intensificano le atmosfere, narrano esse stesse
I personaggi: Oscar, Sergio Castellitto, un avvocato fallito che vive di espedienti illegali e che suscita una sorta di repulsione per la spregiudicatezza esasperata con cui affronta e regola la sua vita, arrabbiato con il mondo intero. Armando, Rocco Papaleo, un innocente condannato ingiustamente a 30 anni di reclusione (tre gli sono stati condonati), che in maniera esasperata in senso inverso accetta la sua condizione e si lascia irretire dall’avvocato con cui occasionalmente si incontra. Il cane Internazionale, che segue Armando senza mai abbandonarlo, mentre tutti, parenti e amici, si sono dimenticati o cercano di liberarsi di lui.
Carmen, legata un tempo a Oscar, personaggio mite e dolce, umano e affettuoso, statico ma capace di intervenire con lucidità per sbloccare le situazioni.
Un film decisamente interessante e complesso, drammatico con qualche nota comica che si smorza in amaro commento, una storia che infastidisce in alcuni tratti, ma raffinata per il modo con cui è scritta e rappresentata
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m.barenghi
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giovedì 25 settembre 2014
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ciprì, ovvera la poetica del capro espiatorio
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La "buca" è una vera e propria voragine del selciato stradale con la quale Castellitto, un azzeccagarbugi tanto furbetto quanto fallimentare, tenta di ricavare indennizzi dal Comune a buon pro di un finto invalido e, ovviamente, proprio. Papaleo è uno sciagurato galeotto che, a inizio film, esce dal carcere dopo 27 anni di reclusione per un omicidio che non ha commesso. Dall'incontro fra i due nasce uno strano sodalizio, volto ad ottenere un risarcimento da parte dello stato per gli anni da lui trascorsi ingiustamente in galera. Ma mentre per l'avvocato la revisione del processo ha senso solo in funzione del risarcimento, ciò che conta per Papaleo è la dichiarazione, pur tardiva, di innocenza.
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La "buca" è una vera e propria voragine del selciato stradale con la quale Castellitto, un azzeccagarbugi tanto furbetto quanto fallimentare, tenta di ricavare indennizzi dal Comune a buon pro di un finto invalido e, ovviamente, proprio. Papaleo è uno sciagurato galeotto che, a inizio film, esce dal carcere dopo 27 anni di reclusione per un omicidio che non ha commesso. Dall'incontro fra i due nasce uno strano sodalizio, volto ad ottenere un risarcimento da parte dello stato per gli anni da lui trascorsi ingiustamente in galera. Ma mentre per l'avvocato la revisione del processo ha senso solo in funzione del risarcimento, ciò che conta per Papaleo è la dichiarazione, pur tardiva, di innocenza.
Abbandonato il clima realistico in cui si svolgeva la tragedia di "E' stato il figlio", Ciprì assume qui il timbro della favola per raccontare una vicenda altrettanto cinica e "scostumata", come è testimoniato dai numerosi "Deus ex machina" (l'infermiera del gerontocomio, l'ex-amico bandito) su cui si fonda il racconto. Il finale della favola non è tuttavia tanto lieto, almeno dal punto di vista di principio. Il che incrina la cristallinità del capro espiatorio-Papaleo, facendogli perdere credibilità nella sequenza finale.
Film comunque molto godibile, scorrevole, con un buon ritmo. Grande agilità nei movimenti di macchina (Vv la presentazione di Nancho durante la festa nel locale messicano) ed ironia a tutto spiano non appena se ne presenti l'occasione. Non manca infine la citazione, forse un po' presuntuosa, di "Citizen Kane" con il primo piano della nave Rosabel - su cui avviene appunto il fattaccio di cronaca nera per cui sarà perseguito Papaleo - che prende vita dal primo piano di una boccia di vetro come la slitta Rosebud di Kane.
Gigantesca la prova interpretativa di Papaleo, che ad ogni film migliora, come il vino. Un po' fuori dalle righe, e forse eccessivamente nevrotica e tesa, quella di Castellitto. Centrati tutti gli altri. Film da vedere
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flyanto
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giovedì 2 ottobre 2014
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n qualche modo i soldi bisogna recuperarli
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Film in cui si racconta di un uomo (Rocco Papaleo) che esce di galera dopo aver scontato ingiustamente circa 30 anni di prigione perchè accusato di un omicidio, in realtà mai da lui commesso. Incontratosi per caso con un avvocato falito ed alquanto imbroglione (Sergio Castellitto) si fa da questi convincere a riaprire il caso e portarlo ad un nuovo processo al fine di ottenere una cospicua somma di denaro come risarcimento della sua ingiusta condanna. Il compito all' inizio non sarà facile ma, dopo numerose traversie, i due protagonisti riusciranno nel proprio intento non senza grossi colpi di scena.
Questa pellicola di Daniele Ciprì, per quanto non sia un capolavoro, risulta essere però molto divertente e piacevole.
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Film in cui si racconta di un uomo (Rocco Papaleo) che esce di galera dopo aver scontato ingiustamente circa 30 anni di prigione perchè accusato di un omicidio, in realtà mai da lui commesso. Incontratosi per caso con un avvocato falito ed alquanto imbroglione (Sergio Castellitto) si fa da questi convincere a riaprire il caso e portarlo ad un nuovo processo al fine di ottenere una cospicua somma di denaro come risarcimento della sua ingiusta condanna. Il compito all' inizio non sarà facile ma, dopo numerose traversie, i due protagonisti riusciranno nel proprio intento non senza grossi colpi di scena.
Questa pellicola di Daniele Ciprì, per quanto non sia un capolavoro, risulta essere però molto divertente e piacevole. Più che la trama in sè è molto interessante la serie di gags e di battute, peraltro ben calibrate, che arricchiscono i dialoghi e che rapiscono
l' attenzione dello spettatore, costituendo in pratica il pilastro del film. Insomma, la realtà che qui Ciprì descrive, e peraltro in maniera molto efficace, è quella di una certa parte dell'Italia di oggi che vive arrangiandosi e ricorrendo a mezzucci ed imbrogli al fine di sbarcare il lunario.
E' anche abbastanza ovvio che il successo di quest'opera poggia tutto sui due interpreti principali, Sergio Castellitto e Rocco Papaleo, con una menzione speciale per Castellitto che, da attore fuori classe quale è, ha saputo dare un ritratto quanto mai credibile e più che soddisfacente del suo personaggio "macchietta" di avvocato praticamente fallito, imbroglione e pure burbero e misantropo. Si distinguono positivamente anche Valeria Bruni Tedeschi nella parte di un' amica e seppure relegata al ruolo di contorno di un'amica e Jacopo Cullin in quella di uno stralunato testimone, seppure purtroppo siano stati entrambi relegati a dei ruoli secondari.
Insomma, per trascorrere circa 90 minuti in tutta spensieratezza
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foffola40
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venerdì 26 settembre 2014
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grottesco e divertente
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Anche la ricerca di giustizia, per riparare un grave errore giudiziario, peraltro sostenuto da una teste che ha riconosciuto nell'Armando ( Rocco Papaleo) l'assassino, si serve di una truffa per ottenere il risarcimento negato dopo la revisione del processo che finalmente riconosce Armando innocente dopo 27 anni di galera.
La vicenda non appare granchè ma la narrazione è grottesca e sul filo dell'ironia, sia per i personaggi, in particolare l'avvocato (Sergio Castellitto), sia per i fatti che si susseguono, come la testimonianza di un messicano tutto scemo che fa sorridere, sia anche per la ricerca di un luogo non luogo dove si svolge la bizzarra vicenda.
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Anche la ricerca di giustizia, per riparare un grave errore giudiziario, peraltro sostenuto da una teste che ha riconosciuto nell'Armando ( Rocco Papaleo) l'assassino, si serve di una truffa per ottenere il risarcimento negato dopo la revisione del processo che finalmente riconosce Armando innocente dopo 27 anni di galera.
La vicenda non appare granchè ma la narrazione è grottesca e sul filo dell'ironia, sia per i personaggi, in particolare l'avvocato (Sergio Castellitto), sia per i fatti che si susseguono, come la testimonianza di un messicano tutto scemo che fa sorridere, sia anche per la ricerca di un luogo non luogo dove si svolge la bizzarra vicenda. Lo spettatore cerca di indovinare il contesto geografico dai dettagli estetici, sia naturali che architettonici, ma è difficile e poi nei titoli di coda si apprende che si tratta di Roma e di qualche piccolo paese sconosciuto.Anche questo particolare rende la storia inconsueta e le garantisce un pizzico di interesse in più
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