Hungry Hearts |
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Un film di Saverio Costanzo.
Con Adam Driver, Alba Rohrwacher, Roberta Maxwell, Al Roffe.
continua»
Drammatico,
Ratings: Kids+16,
durata 109 min.
- Italia 2014.
- 01 Distribution
uscita giovedì 15 gennaio 2015.
MYMONETRO
Hungry Hearts
valutazione media:
3,61
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Prova d'attricedi ZararFeedback: 13464 | altri commenti e recensioni di Zarar |
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domenica 18 gennaio 2015 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
All’inizio del film li vediamo intrappolati nel gabinetto di un ristorante cinese a causa di una porta bloccata: lui Jude, ingegnere newyorkese, lei Mina, italiana impiegata all’ambasciata. Lui cerca disperatamente di comunicare con l’esterno, lei si tappa il naso per la puzza. Un piano sequenza di qualche minuto, che, pur presentando elementi di sorridente comicità per la totale antiromanticità dell’incontro, comunica un senso sotterraneo di disagio. E non per caso. E’ infatti il prologo acido-ironico di una storia che gradualmente chiuderà i due in una trappola ben diversamente pericolosa e asfissiante. Jude e Mina si piaceranno, concepiranno un bambino, si sposeranno. Tutto sorride intorno a loro, suocera compresa, Mina è tenerissima, Jude la adora. Se non fosse che dietro al volto sorridente e allo sguardo affettuoso, un po’ smarrito, un po’ assente, della protagonista, non si annidasse una sofferenza e un disagio esistenziale la cui profondità si manifesterà al momento di scoprirsi incinta e poi in modo sempre più grave: vedremo che la gravidanza sarà per lei una sofferenza e un nido di paure; vittima di un’infanzia senza madre, probabilmente trascurata dal padre, Mina svilupperà nei confronti di suo figlio, prima ancora che nasca, un feroce desiderio di sottrarlo ad un mondo ostile, sporco, avvelenato; di mantenerlo in uno stato di assoluta purezza naturale, di vivere in simbiosi con lui senza alcuna intrusione, convinta com’è che solo l’istinto materno potrà suggerirle il meglio per capire le sue esigenze. Una vera ossessione per un rapporto ‘naturale’ madre-figlio, che la spingerà ad odiare il parto cesareo pur necessario, a non tollerare l’incubatrice, a rifiutare le visite pediatriche, gli omogeneizzati ecc. Vegana totale, non solo svilupperà una vera e propria anoressia, ma imporrà al bambino piccolissimo una dieta che lo affamerà e lo metterà addirittura in pericolo di vita. Questa spirale inaspettata porterà la piccola famiglia ad una crisi drammatica: Mina debole, amorosa, apparentemente cedevole e indifesa, in realtà è feroce nella sua determinazione. Jude farà un’enorme fatica prima a capire, poi a tentare di aggirare il problema senza far male a nessuno, in un corpo a corpo con Mina che si rivelerà una vera trappola senza uscita. Alla fine sarà lui a prendere una decisione che farà precipitare la storia verso una sua conclusione, che è inutile anticipare per chi non abbia ancora visto il film. Esile, con il suo volto pallido, i suoi colori chiari, la sua espressività da vergine fiamminga che può esprimere odio e amore con la stessa intensità malata e disarmante, Alba Rohrwacher ha il fisico perfetto per il ruolo e lo sfrutta al massimo della sua bravura. Per esprimere il senso della storia la regia sperimenta un nitido minimalismo ed un violento espressionismo in un’alternanza non priva di efficacia e con un’abile gestione delle inquadrature a delimitare gli spazi sempre più non comunicanti dei due protagonisti. Bella la scena quasi onirica del matrimonio restituisce il senso di un inizio felice diventato subito ricordo. Qualche forzatura è irritante: le teste che si dilatano con l’uso del grandangolo, come negli specchi di un LunaPark per indicare l’estrema tensione, finiscono con l’ottenere un effetto grottesco. I passaggi in nero per segnare i break temporali disorientano senza essere particolarmente significanti. Il titolo è incongruo. E’ un film interessante, ma le quattro stelle sono solo per la Rohrwacher.
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