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Quando un film racconta la cosa più importante del cervello umano (ovvero che può cambiare se stesso diventando domani una persona diversa da quella che era fino a ieri), la racconta proprio bene, evidenziando i problemi impliciti in un cambiamento di questo tipo ma anche i suoi pregi) e finisce nel migiore dei modi senza bisogno di alcuna forzatura, io mi domando che cosa si può chiedere di più ad un film.
Se poi a qualcuno non è piaciuto, pazienza, ce ne faremo una ragione. Per esempio pensando che l'idea di assistere al proprio funerale non è precisamente nuovissima. Ma come potrebbe esserlo se il film racconta una cosa che vediamo continuamente intorno a noi?
In compenso è nuovo il finale, ben diverso da quello del "il fu Mattia Pascal" di Pirandello. Il che da' la misura di quanto sia cambiato il mondo nel frattempo. Se c'e' qualcosa da cestinare, io direi che è la vecchia versione di questa storia, tenendosi invece ben stretta la nuova.
Ad uso e consumo di tutti i quarantenni di oggi (e di domani), perché l'ambientazione della storia al 40-esimo compleanno del protagonista maschile è tutt'altro che casuale.
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