Miss Violence |
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Un film di Alexandros Avranas.
Con Themis Panou, Rena Pittaki, Eleni Roussinou, Sissy Toumasi.
continua»
Drammatico,
durata 99 min.
- Grecia 2013.
- EyeMoon Pictures
uscita giovedì 31 ottobre 2013.
- VM 14 -
MYMONETRO
Miss Violence
valutazione media:
3,53
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Quando la violenza è dentro casa.di franci9292Feedback: 1108 | altri commenti e recensioni di franci9292 |
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venerdì 16 ottobre 2015 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Mi sembra ancora di essere lì, all’interno dell’abitazione e assistere, involontariamente, ai terribili soprusi di un padre-padrone su moglie e figlie innocenti. Incredibile abilità del giovane regista greco Alexandros Avranas nel dirigere un attore protagonista, Themis Panou, che è stato in grado di interpretare in maniera eccellente la figura negativa e dèspotica di un uomo mentalmente instabile e carnefice, in senso fisico e psicologico, della propria famiglia. Il film si apre con il suicidio di una ragazzina di 11 anni e prosegue in maniera abbastanza lenta. Tende a soffermarsi su particolari che in un primo momento possono sembrare insignificanti ma che, poi, si riveleranno essenziali per la sua comprensione finale. Cosa può spingere una ragazzina così giovane a mettere in atto il proprio suicidio? Sarà su questa domanda che il regista farà svolgere tutti gli eventi legati ad una famiglia apparentemente normale ma che, effettivamente, di normale non ha nulla. Ci troviamo di fronte ad un nonno-padre-dèspota e tutta la sua stirpe pronta a servirlo, riverirlo e a obbedire a tutte quelle che sono le sue regole. Una violenza domestica che porterà la moglie, le figlie e i nipoti a credere di vivere nella normalità. Assistiamo poco a scene ambientate in spazi aperti. Tutto deve dare il senso di oppressione, di chiuso. E così è. La casa è lo scenario protagonista insieme a quelle che sono le ossessioni del padre nel cercare di avere tutto sempre sotto controllo ed essere al corrente di ogni cosa. I dettagli sono importantissimi per cercare di entrare nella psicologia malata di quest’uomo che inevitabilmente ha danneggiato tutta la famiglia. Quella che in assoluto sembra essere stata manipolata maggiormente è la figlia più grande, Eleni, interpretata dall’attrice Eleni Roussinou che venera il padre e che ascolta ogni sua parola come fosse oro colato. Ma sarà anche la stessa sulla quale, alla fine del film, verrà fatta un’inquadratura di primo piano mettendo così in evidenza sul suo volto un risolino compiaciuto nel vedere il padre ucciso nella propria camera da letto e da interpretare, come la speranza di una libertà che non aveva mai avuto il piacere di assaporare. Sembra essere la madre, quindi, a mettere fine a quel circolo vizioso di violenza che iniziava a coinvolgere anche i bambini più piccoli. Ma come si dice: “la violenza genera violenza”. E così, quella che apparentemente potrebbe sembrare la fine di un incubo è invece solo l’inizio di un’altra storia di violenza. Questa volta, però, il ruolo di padrone è assunto dalla madre che obbliga la figlia più grande a chiudere a chiave la porta di casa, dando così inizio ad un nuovo incubo senza fine.
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