donni romani
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mercoledì 26 giugno 2013
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lo spazio oscuro dell'animo umano
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Tratto dalla miniserie televisiva "Conviction" prodotta dalla BBC anni fa "Blood soffre un po' - soprattutto per chi ha visto la serie TV - della necessità di condensare in poco più di un'ora e mezzo un plot che nella serie originale aveva tutto il tempo di dilatarsi, dedicarsi a rigagnoli narrativi e dinamiche familiari che qui obbligatoriamente vengono solo accennate, però la colonna vertebrale del film è solida, la trama importante, le sotto trame ricche di pathos e il rigore stilistico, narrativo e recitativo ne fanno un ottimo concentrato di indagine poliziesca, dramma familiare e fatale resa dei conti con i propri sensi di colpa. Siamo in Inghilterra, il vento spazza le coste e il mare si fa spesso burrascoso, scenario destinato ad ospitare un delitto atroce su una ragazzina di 12 anni.
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Tratto dalla miniserie televisiva "Conviction" prodotta dalla BBC anni fa "Blood soffre un po' - soprattutto per chi ha visto la serie TV - della necessità di condensare in poco più di un'ora e mezzo un plot che nella serie originale aveva tutto il tempo di dilatarsi, dedicarsi a rigagnoli narrativi e dinamiche familiari che qui obbligatoriamente vengono solo accennate, però la colonna vertebrale del film è solida, la trama importante, le sotto trame ricche di pathos e il rigore stilistico, narrativo e recitativo ne fanno un ottimo concentrato di indagine poliziesca, dramma familiare e fatale resa dei conti con i propri sensi di colpa. Siamo in Inghilterra, il vento spazza le coste e il mare si fa spesso burrascoso, scenario destinato ad ospitare un delitto atroce su una ragazzina di 12 anni. Primo indiziato Jason Buleigh, uomo problematico, con un passato di abusi sessuali da cui però sembra essersi allontanato "dopo aver trovato Gesù". Ad indagare un pool di detective amici fra loro, compagni di feste e bevute, fra cui i fratelli Joe e Chris Fairburn, figli di un anziano poliziotto affetto da demenza senile, che nel cercare di ottenere una confessione da Jason daranno il via ad un percorso di dolore, di sensi di colpa, di rinunce e di sacrifici che sciolgono la trama gialla in un crescendo di emozione e di sofferenza personale, che lambisce tutti coloro che sono coinvolti nell'indagine. La potenza narrativa di film di Nick Murphy sta nel gioco di sovrapposizioni fra coscienza e istinto, fra rimorso e ricordo, fra amore e delusione. Le scene brevissime in cui la madre della ragazza uccisa e la madre del sospetto manifestano ognuna a proprio modo il dolore sono una lezione di cinema per chi abbonda in pietismi e in lacrime urlate al vento, e tutta l'atmosfera emozionale del film, trattenuta e proprio per questo tesa e vibrante, ha uno spessore che sostiene l'andamento poliziesco dell'indagine, che del resto si scioglie ben presto, a testimoniare che non è la scoperta del colpevole il centro intorno a cui ruota la vera indagine, ma la scoperta del proprio io più nascosto, di un destino frutto del passato che possiamo sfuggire fin che vogliamo ma che ci perseguiterà per sempre. Peccato l 'uscita in Italia in finale di stagione, perchè un prodotto così rigoroso e corposo meritava ben altro spazio.
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albymarat
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sabato 29 giugno 2013
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murphy non è superficiale e questo ha pagato
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"Blood" di Nick Murphy è un film nel quale era facile cadere ( come tutti i thriller ) non tanto in banalità, dato l'argomento di tensione che regge il gioco, quanto in canovacci già visti,ritriti occultamenti di cadavere e ancor più insipidi sensi di colpa. Si viene introdotti invece ( e con discreta efficacia ) a una serie di drammi scaturiti dall'agire insensato di due fratelli poliziotti, Joe e Chrissie Fairburn. Il primo è la mano dell'omicidio a sangue freddo dell'indiziato numero uno per un caso di uccisione ai danni di una giovanissima ragazza. Il secondo il complice forzato di una notte maledetta, accomunato al fratello nel tentativo vano di dimenticare, grazie alla quotidianità e all'illusione.
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"Blood" di Nick Murphy è un film nel quale era facile cadere ( come tutti i thriller ) non tanto in banalità, dato l'argomento di tensione che regge il gioco, quanto in canovacci già visti,ritriti occultamenti di cadavere e ancor più insipidi sensi di colpa. Si viene introdotti invece ( e con discreta efficacia ) a una serie di drammi scaturiti dall'agire insensato di due fratelli poliziotti, Joe e Chrissie Fairburn. Il primo è la mano dell'omicidio a sangue freddo dell'indiziato numero uno per un caso di uccisione ai danni di una giovanissima ragazza. Il secondo il complice forzato di una notte maledetta, accomunato al fratello nel tentativo vano di dimenticare, grazie alla quotidianità e all'illusione. Il destino è beffardo e implacabile: dopo pochi giorni viene trovato il vero colpevole, facendo precipitare i due in un vortice impetuoso di sensi di colpa. Murphy a questo punto mette i mattoni per creare un buon film. Escono le psicologie dei personaggi, dipinti a tinte fosche o con pennellate più leggere ma non meno vive.I minuti passano e si dipanano le coscienze, particolari di vite parallele escono prepotenti,sussurrati o urlati. Anche le figure minori acquistano una loro dignità cinematografica, una sensibilità e un giudizio morale sul mondo e sull'agire umano. E' fortemente strutturale e simbolica la dicotomia tra padre e figli: il primo dalla demenza parziale dell'alzahimer giunge a una lucidità inattesa, i secondi attuano un percorso inverso cercando disperatamente di aggrapparsi alla liana del cinismo e della realtà, per poi cadere vittime delle proprie coscienze e quindi della loro parte irrazionale, incontrollabile. Joe( un bravo paul bettany, che dopo scempi come "wimbledon", parti "tarantiniane" alla Gangster N.1 e ritrova una sensibilità più intima lontana dai riflettori più splendenti e patinati del "codice da vinci" ) cerca nel vento una via d'uscita, vana e poetica, alla realtà terrena e dolorosa di una vita.
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ashtray_bliss
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domenica 28 dicembre 2014
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la macchia di sangue, nell'anima.
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Intenso dramma psicologico con sfumature thriller, il lavoro di Nick Murphy alla regia. Blood risulta un film pungente e dal forte impatto emotivo piu' che visivo che investe tutto il suo potenziale nel costruire una storia intensa, emotiva, introspettiva. Uno sguardo che indaga all'interno del lato umano piu' oscuro e poi segue il percorso interiore fatto di colpa, peccato, espiazione e redenzione.
Ambientato in una cupa, grigia e gelida cittadina costiera inglese, il film -fedele alla serie televisiva dalla quale e' tratto- narra del brutale assassinio di una ragazzina dodicene, evento che sconvolge tutta la piccola (e chiusa) comunita' e della caccia al'uomo che inizia da li' a poco per rendere giustizia.
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Intenso dramma psicologico con sfumature thriller, il lavoro di Nick Murphy alla regia. Blood risulta un film pungente e dal forte impatto emotivo piu' che visivo che investe tutto il suo potenziale nel costruire una storia intensa, emotiva, introspettiva. Uno sguardo che indaga all'interno del lato umano piu' oscuro e poi segue il percorso interiore fatto di colpa, peccato, espiazione e redenzione.
Ambientato in una cupa, grigia e gelida cittadina costiera inglese, il film -fedele alla serie televisiva dalla quale e' tratto- narra del brutale assassinio di una ragazzina dodicene, evento che sconvolge tutta la piccola (e chiusa) comunita' e della caccia al'uomo che inizia da li' a poco per rendere giustizia. In particolare la storia ruota attorno a due fratelli detective, Chrissie e Joe Fairburn, che hanno seguito le orme del padre perpertuando la tradizione famigliare nella polizia locale, anche se famiglia dal passato oscuro fatto di discutibili metodi di interrogazione ben poco ortodossi. I due fratelli, tanto diversi quanto uniti dal lavoro e dal dramma personale che vivono, legato al padre che affronta seri problemi legati alla vecchiaia (demenza senile) si mettono sulla pista di un potenziale indiziato: Un uomo di nome Jason con precedenti penali nonche' indagato per pedofilia che apparentemente si e' rifatto una vita ritrovando la fede in Dio. Ma il giovane, in mancanza di prove, viene ben presto rimesso in liberta'.
I fratelli, ma specialmente Joe, sono convinti che l'uomo nasconda qualcosa. Joe vive il caso come un dramma personale, rivedendo nel caso della piccola Angela quello di un'altra ragazzina uccisa anni prima nello stesso modo che vedeva i suoi aggressori impuniti. Ma ci vede riflessa anche l'immagine di sua figlia poco piu' grande. E questa sete di vendetta e desiderio rendere giustizia a tutti i costi, supportata dalla difficile e delicata situazione vissuta dal padre Lenny (Brian Cox), porteranno Joe alla decisione piu' drammatica e catastrofica della sua vita. Affiancato come sempre dal fratello minore Chrissie, alla fine della festa di anniversario di nozze, Joe decide di prelevare Jason e portarlo sulle isole poco distanti (raggiungibili solo durante la bassa marea) mettendo in pratica i poco ortodossi metodi di interrogamento. Poi, inevitabilmente quanto involontariamente, scatta la tragedia.
Con l'omicidio di Jason ha inizio un calvario e una progressiva discesa in un inferno personale per tutti i personaggi interessati. Una dissoluzione totale dell'anima, che procede lentamente ma dolorosamente; un'agonia che porta alla distruzione totale e completa della psiche umana e che Joe e' costretto a vivere giorno dopo giorno. Perseguitato dai rimorsi e dai sensi di colpa mentre il caso viene risolto e i veri colpevoli arrestati, Joe si vede l'artefice della distruzione morale di se stesso e di suo fratello Chrissie. Un fratello amorevole e riconoscente che gli resta fedele e lo protegge, nel bene e nel male. Affiancati da un padre altrettanto duro e severo quanto fragile ed innofensivo trascinato ormai in un inferno personale legato all'eta' e alla malattia, i due fratelli cercheranno di nascondere l'accaduto.
Un detective pero' scaltro e perspicace, Robert (Mark Strong) inizia a indagare sulla misteriosa scompasa di Jason e tutti gli indizi riconducono ai Fairburn.
Blood e' l'essenza di cinema indipendente di alto livello. Cinema allo stato puro. Senza lirismi, senza eccessi visivi se senza perdersi in intelletualismi fini a se stessi. Qui regna l'imagine, la sua potenza che penetra nello spettatore e gli fa' indagare nelle profondita' dell'animo umano. E' un film intimista che attraverso il suo racconto visivo lineare indaga i processi vissuti dal protagonista principale Joe, e chi gli ruota attorno, nei vari stadi della sua discesa all'inferno: la rabbia, l'istinto primordiale che prevale sulla ragione, il senso di colpa e come questo corroda l'anima, la paura della perdita di chi sta piu' a cuore, il tormento di chi e' conscio che la verita' riemerge, la consapevolezza della rovina assoluta che incombe.
Pregio indiscusso del film e' che evita di risultare moralista, evitando di condannare i colpevoli ma assegnando a loro il compito di "autodistruggersi" e in questo modo redimersi del peccato/crimine commesso ma sempre compatendo con loro. Nessuna raffigurazione stereotipata dei colpevoli, quindi. Ma viene proposta solo un'immagine realista, concreta e verosimile.
Difatti i Fairburn appaiono anch'essi come vittime del loro crimine e lo spettatore compatisce con loro durante lo svolgimento della trama.
Eccezionale il lavoro interpretativo svolto da tutti: sublimo in particolare Bettany che dimostra di essere un'attore di ottimo calibro. Impeccabili e convincenti Graham, Strong e Cox nonche' Crompton.
Lavoro registico solido e attento ai dettagli che seppur non brilla di originalita' e innovazione riesce a confezionare una storia dal forte impatto emotivo, coinvolgente che non risulta mai banale o indifferente.
Validissima la sceneggiatura, supportata da una altrettanto superb fotografia e location: fredda, desertica, grigia e fredda in perfetta simbiosi con la storia narrata.
Un piccolo capolavoro indipendente. Da vedere.
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filippo catani
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mercoledì 17 luglio 2013
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segreti di famiglia
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Una cittadina costiera dell'Inghilterra viene sconvolta da un efferato delitto; una ragazzina di quindici anni viene ritrovata uccisa con numerose coltellate. La polizia si mette subito ad indagare e ferma un uomo con precedenti per pedofilia. Una volta rilasciato per insufficenza di prove, due fratelli detective decidono di risolvere la cosa a modo loro.
Rivisitazione della serie televisiva Conviction, Blood è un bel thriller cupo e grigio come il clima che avvolge la cittadina inglese dove si svolgono le vicende e che, a mio avviso, con qualche piccola modifica sarebbe stato ancora meglio. E' vero che il film dura un'ora e mezza scarsa ma allo stesso tempo il caso viene risolto velocissimamente e il resto della pellicola si basa sui dilemmi morali dei due fratelli.
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Una cittadina costiera dell'Inghilterra viene sconvolta da un efferato delitto; una ragazzina di quindici anni viene ritrovata uccisa con numerose coltellate. La polizia si mette subito ad indagare e ferma un uomo con precedenti per pedofilia. Una volta rilasciato per insufficenza di prove, due fratelli detective decidono di risolvere la cosa a modo loro.
Rivisitazione della serie televisiva Conviction, Blood è un bel thriller cupo e grigio come il clima che avvolge la cittadina inglese dove si svolgono le vicende e che, a mio avviso, con qualche piccola modifica sarebbe stato ancora meglio. E' vero che il film dura un'ora e mezza scarsa ma allo stesso tempo il caso viene risolto velocissimamente e il resto della pellicola si basa sui dilemmi morali dei due fratelli. Diciamo che le due cose potevano correre in parallelo per un po' più di tempo. Per il resto anche i dialoghi con il fantasma dell'uomo ucciso non ci stanno molto. Detto questo però il film funziona e ci propone una serie di dilemmi morali che finiranno per sconvolgere un'intera famiglia e di riflesso un'intera comunità che sarà segnata per sempre da questo caso. La giustizia rapida e fai da te (troppo) spesso invocata anche da noi mostra tutti i suoi lati negativi perchè una volta uccisa una persona presunta colpevole non si può più tornare indietro per chiedergli scusa. Questa ferita non si potrà mai rimarginare e porterà i protagoniosti sempre più a fondo o se volete li impantanerà sempre di più nel fango e nella melma dell'isola nella quale è stato commesso il delitto. Bene l'intero cast e ottima l'ambientazione cupa o al massimo grigia. Insomma un film da vedere e che con qualche piccola correzione sarebbe stato ancora meglio. Piccolo inciso: si era parlato da parte di alcuni del fatto che questo film fosse una sorta di nuovo Mystic River. Ecco i due film sono su pianeti diversi.
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purplerain
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martedì 4 febbraio 2014
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sangue vero!!
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Il film di Nick Murphy, ispirato ad una miniserie televisiva, tratta di un omicidio perpetrato ai danni di una ragazzina dodicenne e non solo. Difatti il tema principale del film non è tanto scoprire l’assassino/i, né iniziare una trama a parlare di indagini serrate, inseguimenti eccetera, ma prende spunto dal delitto per portare l’attenzione dello spettatore verso quelli che sono poi i temi REALI della trama: la giustizia sommaria e i tormenti successivi ai sensi di colpa!! E bisogna dire che il regista centra in pieno l’obiettivo. Aiutato da una sceneggiatura convincente. Con pochi quanto decisivi scorci su panorami e atmosfere create dai paesaggi, il regista sa che non può dilungarsi troppo in quello che dovrebbero essere gli stati d’animo dei protagonisti, perché occorrerebbe effettivamente troppo tempo per mostrarli nella loro interezza, ma facendo ricorso a continue visioni di cadaveri e affacciandosi su quello che è il paesaggio inglese dove ha scelto di girare il film, Murphy ci porta a vivere i tormenti non solo degli autori materiali del delitto, ma riesce a dare risalto e il giusto spazio anche agli altri attori.
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Il film di Nick Murphy, ispirato ad una miniserie televisiva, tratta di un omicidio perpetrato ai danni di una ragazzina dodicenne e non solo. Difatti il tema principale del film non è tanto scoprire l’assassino/i, né iniziare una trama a parlare di indagini serrate, inseguimenti eccetera, ma prende spunto dal delitto per portare l’attenzione dello spettatore verso quelli che sono poi i temi REALI della trama: la giustizia sommaria e i tormenti successivi ai sensi di colpa!! E bisogna dire che il regista centra in pieno l’obiettivo. Aiutato da una sceneggiatura convincente. Con pochi quanto decisivi scorci su panorami e atmosfere create dai paesaggi, il regista sa che non può dilungarsi troppo in quello che dovrebbero essere gli stati d’animo dei protagonisti, perché occorrerebbe effettivamente troppo tempo per mostrarli nella loro interezza, ma facendo ricorso a continue visioni di cadaveri e affacciandosi su quello che è il paesaggio inglese dove ha scelto di girare il film, Murphy ci porta a vivere i tormenti non solo degli autori materiali del delitto, ma riesce a dare risalto e il giusto spazio anche agli altri attori. Difatti sia la madre che il poliziotto vedove, con le sue incertezze e i suoi sguardi intensi, riescono a godere della giusta importanza senza fare solo da comparse a quelli che finiscono per essere i protagonisti. Protagonisti che finiscono ancora una volta per farsi giustizia sommaria, un problema affrontato spesso in altri film, ma che qui il regista tralascia volutamente, evitando di condannare gli autori del gesto quasi giustificandoli. Un film ben riuscito, lento il giusto, ma che presenta in ogni sguardo un sentimento che non lascia lo spettatore indifferente. Bella oltre alla sceneggiatura anche la fotografia, che crea un’atmosfera di mistero e di suspanse in molte inquadrature.
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claudiofedele93
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martedì 12 agosto 2014
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thriller di pregevole fattura
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Blood è uno di quei casi, non tanto straordinari ormai, nei quali una pellicola arriva in Italia molto tempo dopo il suo debutto nei cinema mondiali e se volessimo mettere il dito nella piaga, tanto per aumentare il danno, potremmo dire che la presente non solo è l’esordio alla regia di Nick Murphy, ma è persino, di conseguenza, antecedente al film “1921- I Misteri di Rookford” film grazie al quale quest’ultimo è riuscito ad avere una qualche eco nel nostro paese.
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Blood è uno di quei casi, non tanto straordinari ormai, nei quali una pellicola arriva in Italia molto tempo dopo il suo debutto nei cinema mondiali e se volessimo mettere il dito nella piaga, tanto per aumentare il danno, potremmo dire che la presente non solo è l’esordio alla regia di Nick Murphy, ma è persino, di conseguenza, antecedente al film “1921- I Misteri di Rookford” film grazie al quale quest’ultimo è riuscito ad avere una qualche eco nel nostro paese. Eppure, Blood, non ha nessuna peculiarità particolare che possa giustificare anche solo minimamente coloro che si sono occupati di distribuire il prodotto nelle sale dopo così tanto tempo, gesto che, come in molti altri casi, rimarrà nel mistero e su cui sarebbe inutile speculare o perdercisi.
L’opera prima di Murphy è una miscela interessante di generi, figlia della serie tv Conviction, sceneggiata da Bill Gallagher che qui torna nelle vesti di sceneggiatore in modo da dare coerenza al passaggio da televisione a grande schermo, e richiama fortemente due (semi) capolavori degli ultimi 20 anni, principalmente. Il primo è “Mistyc River", mentre il secondo è “Thinker Taylor Soldier Spy" o più comunemente noto come “La Talpa”: per togliervi dubbi o perplessità va detto che Blood non copia né emula i due thriller sopra citati, ma riesce in maniera perfetta a prendere sia le distanze, che le atmosfere giuste ed alcune delle tematiche dall’uno e al contempo a ereditare parte del cast, nonché una certa struttura nella trama ed una certa cromatura per quanto riguarda la bella fotografia, dall’altro. Il risultato finale è un discreto thriller, una storia capace di scavare in modo giusto e con i giusti toni nel torbido dell’essenza umana, dove non siamo messi di fronte a eclatanti colpi di scena, bensì a scene in cui i due protagonisti faranno di tutto per uscire da una situazione tanto scomoda quanto drammatica, ove non ci sono né buoni né cattivi ma solo ipocriti peccatori.
Da un lato, infatti, abbiamo Joe (Bettany), un uomo rude, molto simile a suo padre (Cox) per carattere, quest’ultimo ora vittima dell’alzhaimer, disposto a tutto pur di scoprire la verità fino a varcare la soglia dell’etica e della moralità (pentendosene in un secondo momento), mentre dall’altro lato della medaglia c’è Chrissie (Graham), il fratello minore dei due, colui che capisce fin da subito che l’omicidio commesso, frutto di una rabbia cieca interiore, li accompagnerà per il resto della loro esistenza compromettendo le loro vite.
E’ un noir solido questo, una pellicola che mette in scena una società che per tanti punti di vista incarna alla perfezione quella odierna in modo più che realistico a cominciare dalla identificazione del colpevole, fino a poi sfociare in una rappresentazione delle forze di polizia ove gerarchie e comandi sembrano combaciare con la paura e le tradizioni. Blood però trova, essenzialmente, la sua massima espressione nel voler narrare la lenta discesa dei protagonisti in un senso di colpa che sarà duro da espiare, in una storia simile a quella che Eastwood in Mistyc River è riuscito a realizzare alla perfezione, quel tipo di situazioni in cui amici, familiari e parenti si rivelano talvolta utili, ma non necessari e sopratutto pericolosi, sui quali non si può fare affidamento. Di fronte a tutto ciò, la pellicola prende subito una piega diversa a quella di un comune “giallo”, lasciando da parte l’omicidio e prendendo a cuore i mutamenti interni dei due poliziotti complici di un altro grande assassinio, che in definitiva può essere visto simbolicamente come l’abbandono, da parte dei due, dell’innocenza, dell’umanità, dell’equilibrio (mentale e non) e del legame che li unisce, spezzando così definitivamente il difficile rapporto familiare tra di loro.
Blood è una sorpresa che ingiustamente è passata fin troppo inosservata tra il pubblico italiano e su cui forse non lascerà il segno e l’opera di Murphy per quanto non brilli di originalità e per quanto magari sia figlia di una serie televisiva tuttavia merita comunque di essere vista; a chiudere un cerchio concreto e curato in molti particolari, vi sono poi delle scenografie mozzafiato, capaci di proporre luoghi suggestivi e di rara bellezza, in alcuni casi veri protagonisti della storia, ed una fotografia incantevole, che da soli valgono l’intero lungometraggio. La storia, in fine, si avvale di alcuni dei migliori interpreti made in England sulla piazza quali Graham, Strong, Cox e Bettany, i quali danno sicurezza, drammaticità, pathos e suspance in modo giusto e credibile, dimostrandosi anche ben affiatati tra di loro, facendo risultare godibile l’intera vicenda.
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carloalberto
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mercoledì 14 ottobre 2020
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dramma familiare tinto di giallo
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Lo stile di ripresa telefilmesco di Nick Murphy e la recitazione convenzionale del cast non ottundono la straordinaria bellezza del paesaggio lunare, né terra, né mare,delle Hilbre Island, che compaiono nella prima e nell’ultima scena con cui si chiude il dramma dei due fratelli poliziotti mai cresciuti, entrambi emotivamente fragili e immaturi anche se apparentemente diversi, soprattutto nell’aspetto fisico, uno, alto, allampanato, segaligno, aggressivo e dominante, sposato e con una figlia minorenne che gli dà dei grattacapi, Paul Bettany, l’altro, basso, tracagnotto, succube e quasi infantile, scapolo, eterno fidanzato di una ragazza che non si decide mai a sposare,Stephen Graham, che scoprono troppo tardi di essere stati plagiati da un padre autoritario, interpretato sobriamente da Brian Cox, da potente capo della polizia locale ridotto a vecchio demente in pensione, con rari sprazzi di lucidità, in uno dei quali determinerà il destino del figlio prediletto, che ne ha voluto, forse fraintendendone i racconti, emulare le gesta di sbirro smargiasso che ha fatto carriera grazie a facili confessioni ottenute con la tortura dei sospettati trascinati con la violenza alle Hilbre Island.
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Lo stile di ripresa telefilmesco di Nick Murphy e la recitazione convenzionale del cast non ottundono la straordinaria bellezza del paesaggio lunare, né terra, né mare,delle Hilbre Island, che compaiono nella prima e nell’ultima scena con cui si chiude il dramma dei due fratelli poliziotti mai cresciuti, entrambi emotivamente fragili e immaturi anche se apparentemente diversi, soprattutto nell’aspetto fisico, uno, alto, allampanato, segaligno, aggressivo e dominante, sposato e con una figlia minorenne che gli dà dei grattacapi, Paul Bettany, l’altro, basso, tracagnotto, succube e quasi infantile, scapolo, eterno fidanzato di una ragazza che non si decide mai a sposare,Stephen Graham, che scoprono troppo tardi di essere stati plagiati da un padre autoritario, interpretato sobriamente da Brian Cox, da potente capo della polizia locale ridotto a vecchio demente in pensione, con rari sprazzi di lucidità, in uno dei quali determinerà il destino del figlio prediletto, che ne ha voluto, forse fraintendendone i racconti, emulare le gesta di sbirro smargiasso che ha fatto carriera grazie a facili confessioni ottenute con la tortura dei sospettati trascinati con la violenza alle Hilbre Island.
Se quei racconti fossero veri, esagerati o frutto della fantasia del padre, come la storia dei cappottini che da bambini andavano abbottonati per non essere portati via dal vento, non è dato sapere e d’altronde è poco importante rispetto al nucleo della vicenda, incentrata tutta sul rapporto patologico tra genitore e figli, così come marginale rimane l’omicidio iniziale della ragazza che è soltanto l’occasione, l'innesco per la deflagrazione della tragedia, per la rapida evoluzione del plot che vira quasi subito dal genere thriller a quello drammatico.
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