vincenzo iennaco
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martedì 30 luglio 2013
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il 42 che rivoluzionò il baseball americano
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42. Un numero come tanti altri. Ma questo film porta a conoscenza, per i meno avvezzi al baseball, del suo emblematico valore e significato che assunse nello sport e soprattutto nella società americana negli anni immediatamente successivi alla seconda guerra mondiale. L'America ha appena accolto festante i propri figli, reduci dalla guerra in Europa contro un'ideologia apocalittica. Quella stessa America che non è del tutto scevra dalla discriminazione, tanto da far esistere due campionati di baseball: quello dei bianchi e quello per soli neri. Ebbene, il numero 42 è il punto di rottura di questo establishment sportivo. E dietro questo numero compare la figura di Jackie Robinson, primo giocatore afroamericano a militare in una squadra di bianchi della Major League, i Brooklyn Dodgers del coraggioso manager Branch Rickey (interpretato da Harrison Ford).
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42. Un numero come tanti altri. Ma questo film porta a conoscenza, per i meno avvezzi al baseball, del suo emblematico valore e significato che assunse nello sport e soprattutto nella società americana negli anni immediatamente successivi alla seconda guerra mondiale. L'America ha appena accolto festante i propri figli, reduci dalla guerra in Europa contro un'ideologia apocalittica. Quella stessa America che non è del tutto scevra dalla discriminazione, tanto da far esistere due campionati di baseball: quello dei bianchi e quello per soli neri. Ebbene, il numero 42 è il punto di rottura di questo establishment sportivo. E dietro questo numero compare la figura di Jackie Robinson, primo giocatore afroamericano a militare in una squadra di bianchi della Major League, i Brooklyn Dodgers del coraggioso manager Branch Rickey (interpretato da Harrison Ford).
E Brian Hegeland (regista e sceneggiatore) ci racconta di quell'avventura sportiva e umana che costituì un ulteriore tassello significativo nella storia dei diritti civili in America. Basti dire che, col tempo, tutte le squadre della MLB hanno ritirato la maglia numero 42, erigendola a simbolo universale.
Significati storici e culturali a parte, il film è godibile anche a chi vede il baseball come uno sport astruso (compreso il sottoscritto), limitando le scene di gioco all'essenziale utile al contesto e grazie ad un'ottima fotografia e scenografie ben curate veniamo catapultati nei lontani anni 40. E con un certo acume etico Hegeland non si lascia andare in eccessive enfatizzazioni eroicizzanti, ma si mantiene su una linea più prettamente e umanamente storiografica.
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onufrio
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mercoledì 24 maggio 2017
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cambiare la storia attraverso lo sport
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Nel 1945 per la prima volta nella storia del baseball, un giocatore di colore viene reclutato (inserito nei Montreal Impact, squadra satellite dei più blasonati Brooklyn) per giocare in una squadra della Major League, campionato in cui militano soltanto giocatori bianchi. Il suo nome è Jackie Robinson e sarà destinato ad entrare nella storia del Baseball americano e non solo, divenendo modello e paladino di una parte della popolazione americana sino a quel momento bistrattata. Non è stato facile per Robinson guadagnarsi questa gloria eterna, e debuttare ufficialmente con la maglia dei Brooklyn Dodgers nel 1947. Il racconto è avvincente e mai noioso, il regista bada al sodo con una sceneggiatura essenziale.
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Nel 1945 per la prima volta nella storia del baseball, un giocatore di colore viene reclutato (inserito nei Montreal Impact, squadra satellite dei più blasonati Brooklyn) per giocare in una squadra della Major League, campionato in cui militano soltanto giocatori bianchi. Il suo nome è Jackie Robinson e sarà destinato ad entrare nella storia del Baseball americano e non solo, divenendo modello e paladino di una parte della popolazione americana sino a quel momento bistrattata. Non è stato facile per Robinson guadagnarsi questa gloria eterna, e debuttare ufficialmente con la maglia dei Brooklyn Dodgers nel 1947. Il racconto è avvincente e mai noioso, il regista bada al sodo con una sceneggiatura essenziale.
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