"...La libertà di poterla ascoltare".
Ero molto curioso di vedere questo film, avevo letto tanto in rete sulle vicende del regista e dell'uomo Calvagna, e ieri sono corso al cinema per vedere finalmente la proiezione.
Il film come avevo letto nelle dichiarazioni stampa è un film girato con soli 15 mila euro, il primo film girato in una condizione di arresti (per quanto domiciliare), girato in pochi giorni e scritto come si evidenzia nel film stesso , solamente un paio di settimane. Immagino per quanto neofita la difficoltà nel ricreare i tanti ambienti mostrati scenograficamente tra la palestra utilizzata dalla produzione e l'appartamento dello stesso regista e riesco solo ad immaginare che qualsiasi cosa abbia spinto Calvagna e chi lo ha sostenuto sia solo la forza dell'amore e il coraggio di mostrare la propria verità. Non sono mancati sbilanciamenti narrativi come l'alternarsi di passaggi poetici di scrittura poi improvvisamente sostituiti con la via del dialogo semplicistico e stonato da strada che spesso ha accompagnato la cinematografia di Calvagna (immagino quindi che il meglio sia degli autori e il resto inserito dal regista).
Non sono mancati gli sbalzi fotografici incomprensibili, turcchi fuori luogo sui volti sudati degli attori e delle attrici e la staticità esasperante del movimento di macchina, ma emergono nonostante questi difetti dovuti alle condizioni impossibili per fare cinema grande amore e grandi sentimenti. Alcuni passaggi di scrittura sono realmente poetici come all'inizio, o nel monologo che il protagonista recita prima di inchinarsi in Teatro al giudizio di giudici in vesti di antichi romani. Un film metacinematografico come dice il critico,ma che merita grande condizione e rispetto al contrario di come ès tato presentato con troppa superficialità. Un film chiaramente incentrato sulle vicende del registe, anzi sulla sua "cronaca" dei fatti. Un film da guardare dove emergono interpretazioni di livello miste tra chi interpreta se stesso (il regista e lo sceneggiatore) e chi caratterizza personaggi. Un film, nel film, in un film tra passato e presente. Forse il montaggio è troppo serrato e comprendere le date nei sottopancia diventa complicato per comprendere la vicenda. Certamente è chiaro che l'uomo e l'artista abbiano subito e pagato danni eccessivi rispetto alle reali colpevolezze e allaenorme quantità di sciocchezze scritte per danneggiarlo.
Non sono uscito dalla sala pensando: "ecco l'uomo innocente seviziato dalla giustizia", ma sono uscito facendomi domande su come alcune situazioni e scelte sbagliate possano portare chiunque in un inferno esistenziale.
Il prezzo del biglietto vale per l'impegno e il coraggio e ripeto per quella scena geniale nella quale il regista stesso sia ccusa di tutto, su un piano onirico e teatrale, per ridicolizzare e condannare quel sistema mediatico che senza studio e prove lo aveva massacrato.
Belle prove di quasi tutti gli attori, belli alcuni momenti dramamtici e divertente e commovente il rapporto di amicizia che si crea tra due uomini differenti che dal pre-giudizio passano all'amicizia vera.
Per me un 7,5 meritato con l'augurio che Calvagna possa tornare a fare film con budget sufficienti al cinema importante e che sposi come sembra da questo film un via narrativa più poetica e meno banale e che finalmente si riprenda la sua vita in mano, perchè il ragazzo, colpevole delle sue scelte sbagliate, ha pagato anche troppo il prezzo delle sue azioni.
[+] lascia un commento a andreamilano »
[ - ] lascia un commento a andreamilano »
|