sergio dal maso
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giovedì 18 giugno 2015
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la magia della realtà con lo sguardo di un bambino
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".… l'intero universo si regge sull'incastro perfetto di tutte le cose, se un pezzo si rompe, anche il più piccolo, l'intero universo si rompe .… quando tutto è silenzio vedo ciò che mi ha creato volare intorno in pezzettini invisibili e capisco che sono anche io un pezzettino di un grande, grandissimo universo" Hushpuppy
Non è certo la prima volta che un film racconta una storia o addirittura si spinge a rappresentare il senso della vita attraverso lo sguardo dei bambini. Per alcune tematiche, per esempio di fronte alla tragedia di barbarie come il genocidio di un popolo o la ferocia della guerra, l’ingenuità e la purezza del loro sguardo possono essere l’unica possibilità di raccontare ciò che è impossibile spiegare e razionalizzare.
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".… l'intero universo si regge sull'incastro perfetto di tutte le cose, se un pezzo si rompe, anche il più piccolo, l'intero universo si rompe .… quando tutto è silenzio vedo ciò che mi ha creato volare intorno in pezzettini invisibili e capisco che sono anche io un pezzettino di un grande, grandissimo universo" Hushpuppy
Non è certo la prima volta che un film racconta una storia o addirittura si spinge a rappresentare il senso della vita attraverso lo sguardo dei bambini. Per alcune tematiche, per esempio di fronte alla tragedia di barbarie come il genocidio di un popolo o la ferocia della guerra, l’ingenuità e la purezza del loro sguardo possono essere l’unica possibilità di raccontare ciò che è impossibile spiegare e razionalizzare.
Raramente però abbiamo incontrato un personaggio tanto dirompente e affascinante come la piccola Hushpuppy. Fin dalle prime scene la straordinaria protagonista di Re della terra selvaggia incanta e ipnotizza lo spettatore facendolo partecipe del senso di meraviglia e dello stupore fanciullesco con cui sopravvive, assieme al padre e una comunità di poveri e derelitti, nella terra selvaggia, una zona paludosa della Louisiana molto vicina a New Orleans. La “grande vasca” (bathtub), così viene chiamata la palude per i frequenti allagamenti, è una terra inospitale, emarginata e degradata, ma Hushpuppy la vive come un mondo magico, in simbiosi con la natura e i pochi animali che la popolano. Malgrado viva in una specie di favelas galleggiante, spesso devastata da uragani e alluvioni, senza la madre e con il padre vecchio e malato che la tratta come un adulto, privandola di fatto
della sua infanzia, Hushpuppy non perde la sua tenerezza e la sua fantasia. Per sopravvivere dovrà resistere alla distruzione dell’uragano e, nello stesso tempo, affrontare un percorso di crescita interiore per
superare il dolore della morte e diventare così adulta, Re della terra selvaggia.
L’esordio del giovane regista americano Zeitlin è un film difficile, aspro e spigoloso, ma è dotato di una visionarietà poetica e di una potenza visiva assolutamente straordinarie. Coniuga la crudezza del degrado e
della miseria della “grande vasca” alla dimensione onirica e fiabesca dello sguardo di Hushpuppy, sviluppando la storia quasi al di fuori di una collocazione spazio-temporale. Ricorda molto il realismo magico della Macondo di Gabriel Garcia Marquez, ma anche la rappresentazione della potenza metafisica della natura nel The tree of life di Terence Mallick. Con la differenza che Re della terra selvaggia non corre il rischio di banalizzazioni o semplificazioni in stile new-age: la natura non è certo incontaminata né benigna con gli abitanti del “bathtub”, anzi, gli uomini rischiano di soccombere di fronte alla furia degli uragani e degli allagamenti. La visione panteistica della piccola Hushpuppy di un creato che tutto comprende e avvolge è possibile solo grazie all’innocenza e alla meraviglia con cui osserva il mondo che la circonda. Il suo sentirsi, malgrado tutte le avversità, parte vitale e pulsante dell’universo (commovente la dolcezza con cui ascolta il battito del cuore degli animali) fa di Re della terra selvaggia un inno alla vita e alla speranza. La complessità e il fatto di non essere per nulla convenzionale prestano il sorprendente film del cineasta newyorkese a molte chiavi di lettura.
Molti critici americani, ricordando la tragedia dell’uragano Katrina che devastò New Orleans, hanno sottolineato gli aspetti ecologisti della storia, vista come un atto d’accusa dell’inquinamento causato dall’uomo e una ribellione contro il mondo tecnologico e consumista. A mio parere, è prima di tutto la storia di una bambina e del difficile passaggio dall’infanzia all’età adulta, dal mondo della fantasia a quello reale.
Quello di Zeitlin è un cinema anarchico, indipendente, con attori non professionisti e un budget bassissimo, ma di grande coraggio e spregiudicatezza.
E quando c’è il talento l’audacia paga. L’uso insistito della cinepresa a spalla, l’alternanza di primi piani e campi lunghi, le frequenti immagini sfocate non hanno impedito a Re della terra selvaggia di diventare inaspettatamente un film di “culto” ed ottenere una serie incredibile di riconoscimenti internazionali : dal premio della giuria al Sundance Festival alla Camerà d’Or al Festival di Cannes, fino alle quattro nomination agli Oscar. La lista dei premi ricevuti è veramente lunghissima. Certamente non è un film immediato, non si “consuma” subito, come tutte le opere d’arte necessita di tempo per essere capito e metabolizzato.
E’ un film che chiede di essere guardato con la meraviglia dello sguardo dei bambini. Un film tenace, fiero e testardo come la sua piccola eroina.
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renato volpone
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martedì 12 febbraio 2013
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un sogno delirante alla "tree of life"
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Il confine labile tra la vita e la morte, una palude, un uragano, un mondo al di fuori della realtà ribelle e suicida. Un pensiero delirante al confine della civiltà, la saggezza sovraumana di una bambina, figlia di una strega e di un folle, animali terribili e fantastici. Il tutto mescolato in un calderone alla “tree of life” senza un vero senso. Si possono intravedere mille sfaccettature filosofiche, mille messaggi, segni e segnali, ma non si riesce a coglierne la portata, anzi si diventa umanamente distaccati, tanto che all’estremo saluto tra padre e figlia non fugge la lacrima, quasi neanche una fastidiosa compassione. Non possono bastare gli occhi neri di una bambina per ammaliare il grande pubblico cinematografico, ci vuole qualche cosa in più che qui manca.
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Il confine labile tra la vita e la morte, una palude, un uragano, un mondo al di fuori della realtà ribelle e suicida. Un pensiero delirante al confine della civiltà, la saggezza sovraumana di una bambina, figlia di una strega e di un folle, animali terribili e fantastici. Il tutto mescolato in un calderone alla “tree of life” senza un vero senso. Si possono intravedere mille sfaccettature filosofiche, mille messaggi, segni e segnali, ma non si riesce a coglierne la portata, anzi si diventa umanamente distaccati, tanto che all’estremo saluto tra padre e figlia non fugge la lacrima, quasi neanche una fastidiosa compassione. Non possono bastare gli occhi neri di una bambina per ammaliare il grande pubblico cinematografico, ci vuole qualche cosa in più che qui manca. Ci sono inquadrature di rilievo e alcuni passaggi interessanti, ma il tutto è fortemente americano, di quell’americano delle banlieu così lontano dal nostro modo di vedere le cose. La volontà del registra travalica il troppo e il troppo poco e produce un inappellabile rifiuto, come per le carcasse degli animali morti e gonfi in decomposizione. Un film da non vedere e non rivedere.
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[+] insopportabile
(di simobell)
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pier70
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giovedì 7 marzo 2013
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uomo e natura alla pari
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Esordio potente, totalizzante. Riflessione sul rapporto uomo/natura, riportato al suo livello ancestrale, alle sue origini, quando la lotta era ancora impari. La comunità della Grande Vasca vive adrenalinicamente, sempre sotto condizione di venire sommersa dagli uragani; quando lo tsunami arriva davvero, biblico e assoluto, la piccola Hushpoppy ('Focaccina') imparerà a diventare adulta, troppo presto certo (ma forse troppo presto oggi è meglio di mai?). Il prezzo- è, come alle origini, come ai tempi senza tempo della lotta contro i Mostri Primordiali, il guardare la natura (leopardianamente matrigna e indifferente) dritta dentro i suoi occhi, le sue viscere, il suo midollo.
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Esordio potente, totalizzante. Riflessione sul rapporto uomo/natura, riportato al suo livello ancestrale, alle sue origini, quando la lotta era ancora impari. La comunità della Grande Vasca vive adrenalinicamente, sempre sotto condizione di venire sommersa dagli uragani; quando lo tsunami arriva davvero, biblico e assoluto, la piccola Hushpoppy ('Focaccina') imparerà a diventare adulta, troppo presto certo (ma forse troppo presto oggi è meglio di mai?). Il prezzo- è, come alle origini, come ai tempi senza tempo della lotta contro i Mostri Primordiali, il guardare la natura (leopardianamente matrigna e indifferente) dritta dentro i suoi occhi, le sue viscere, il suo midollo. Fa paura; può far crescere, e comunque esprime un ribaltamento poderoso della relazione con la natura, oggi un dominio da sfruttare, salvo imprevisti calamitosi da parte di ciò che non è ancora perfettamente controllabile. La bambina è di nuovo allo stesso livello della natura, al lotta è tornata come all'Inizio. Ma il giovane autore riesce ad inserire anche un denso commento sulla condizione umana, con questa tribù di (auto?)esclusi, selvaggiamente renitenti ad ogni incasellamento nell'umanità cd.civile e progredita, che li vuole sia 'curare' (il ricovero obbligatorio del padre di H.) che 'divertire' (la squallida isola dei piaceri).
Pier70
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giulio vivoli
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martedì 12 febbraio 2013
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una favola ecologista
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Il talento naturale e la spontaneità semplice ma già matura di un regista e un'attrice-bambina all'esordio, realizzano il piccolo grande capolavoro Il Re della Terra Selvaggia, film a basso budget ma alto per potenza di immagini e messaggi di etica ambientalistica. Ambientato in una delle baraccopoli che sorgono sulle paludi della Lousiana del sud, questo film documenta attraverso gli occhi e la fantasia di una bambina di nove anni le terribili condizioni in cui vive questa comunità, ma rivela ambizioni ben più elevate: la civiltà e il progresso restano il mondo ostile oltre la diga, l’essere umano è regredito allo stato primitivo della vita nella palude chiamata da tutti Grande Vasca e la favola è in realtà una parabola dell'eterna lotta tra l'Uomo e gli elementi primordiali della Natura, Acqua Aria Terra Fuoco.
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Il talento naturale e la spontaneità semplice ma già matura di un regista e un'attrice-bambina all'esordio, realizzano il piccolo grande capolavoro Il Re della Terra Selvaggia, film a basso budget ma alto per potenza di immagini e messaggi di etica ambientalistica. Ambientato in una delle baraccopoli che sorgono sulle paludi della Lousiana del sud, questo film documenta attraverso gli occhi e la fantasia di una bambina di nove anni le terribili condizioni in cui vive questa comunità, ma rivela ambizioni ben più elevate: la civiltà e il progresso restano il mondo ostile oltre la diga, l’essere umano è regredito allo stato primitivo della vita nella palude chiamata da tutti Grande Vasca e la favola è in realtà una parabola dell'eterna lotta tra l'Uomo e gli elementi primordiali della Natura, Acqua Aria Terra Fuoco. Il messaggio ecologista passa attraverso le innocenti riflessioni della bambina Hushpuppy, che assiste alla distruzione dell’ecosistema perpetrato dalla civiltà e alla reazione violenta delle forze naturali: l’uragano nella realtà, i grandi mammiferi nella sua fantasia, con i quali Hushpuppy arriva a confrontarsi in un potente e drammatico finale testa contro muso, diventando il simbolo della pacificazione tra l’Uomo e la Natura stessa, in nome di una ritrovata armonia universale. L’immagine dell'innocenza e della fierezza di Hushpuppy, re della terra selvaggia, ci restituiscono la speranza nella salvezza del pianeta, ma il monito all’uomo sui rischi ambientali aleggia sinistro e minaccioso lungo tutto il film, mescolato alla magia e alla poesia della favola rivolta soprattutto agli adulti e alle loro coscienze.
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[+] una commovente e dolente poesia…
(di antonio montefalcone)
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antonio movies
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mercoledì 27 febbraio 2013
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pessimo contributo alla causa ambientalista
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Se gli americani sono insopportabili quando prendono sul serio il loro mito o sogno, riescono ad esserlo ancora di più quando prendono sul serio l'alternativa allo stesso, imbastendoci pure una pseudo-favola stiracchiata a sfondo eco-trash.
Con un'aria un pò da "Cinico TV" a colori ma senza ironia, un pò da "Sporchi brutti e cattivi" ma senza un gigante credibile e misurato come Manfredi, l'ordigno filmico del "Re della terra selvaggia" si arena dopo un inizio promettente. Il regista non pare più ricordare più cosa volesse dire e perchè, si limita a cercare il filo dei propri pensieri fra la spazzatura onnipresente, nei tanti primi piani e balbettii saccenti, quanto inverosimili, della bimba protagonista.
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Se gli americani sono insopportabili quando prendono sul serio il loro mito o sogno, riescono ad esserlo ancora di più quando prendono sul serio l'alternativa allo stesso, imbastendoci pure una pseudo-favola stiracchiata a sfondo eco-trash.
Con un'aria un pò da "Cinico TV" a colori ma senza ironia, un pò da "Sporchi brutti e cattivi" ma senza un gigante credibile e misurato come Manfredi, l'ordigno filmico del "Re della terra selvaggia" si arena dopo un inizio promettente. Il regista non pare più ricordare più cosa volesse dire e perchè, si limita a cercare il filo dei propri pensieri fra la spazzatura onnipresente, nei tanti primi piani e balbettii saccenti, quanto inverosimili, della bimba protagonista. Che passa più o meno indenne in mezzo alle macerie fisiche e umane di un'angosciosa palude abitata da drop-out.
Non si può sorvolare sulle citazioni maldestre di "Qualcuno volo sul nido..." usate come icona di quart'ordine dell'anelito libertario che spinge alla ribellione la comunità di cui sopra.
Nè sul pasticciato happy-end onirico, orientato alla fiducia sulle capacità dell'uomo-bambina di farcela vincendo i propri fantasmi.
Gli effetti speciali da favela in abbandono fanno rimpiangere la Pixar, e fra l'altro sono omologhi a quelli super costosi: vogliono entrambi stupire e prenderti allo stomaco, senza tante storie.
Insincero, irritante, imbarazzante.
PS: è piaciuto ad Obama? Ma lui ha vinto il Nobel per la pace, mica quello della letteratura (o l'Oscar) !!!
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enzo70
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mercoledì 13 marzo 2013
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un film davvero diverso da vedere
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Un film americano dal budget da produzione indipendente italiano; film assolutamente innovativo nel linguaggio e nella fotografia, per l’esordio alla regia del giovane Benh Zeitlin. Ci sono una bambina, Hushpuppy ed un padre Wink, e vivono in una delle tante terre povere degli States, in Louisiana, per l’esattezza. Ma la miseria non elide i valori umani dei protagonisti, dove i timori della bambini vengono spazzati dalla voglia del padre di darle la possibilità di farcela. Anche se lui è malato, anche se sono poveri, perché lui desidera che di quella terra, dannatamente selvaggia, Hushpuppy diventi il re. Sullo sfondo, l’arrivo di un uragano, le ansie collettive di chi teme di perdere il nulla che ha.
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Un film americano dal budget da produzione indipendente italiano; film assolutamente innovativo nel linguaggio e nella fotografia, per l’esordio alla regia del giovane Benh Zeitlin. Ci sono una bambina, Hushpuppy ed un padre Wink, e vivono in una delle tante terre povere degli States, in Louisiana, per l’esattezza. Ma la miseria non elide i valori umani dei protagonisti, dove i timori della bambini vengono spazzati dalla voglia del padre di darle la possibilità di farcela. Anche se lui è malato, anche se sono poveri, perché lui desidera che di quella terra, dannatamente selvaggia, Hushpuppy diventi il re. Sullo sfondo, l’arrivo di un uragano, le ansie collettive di chi teme di perdere il nulla che ha. E’ un film fatto di piccole cose, il pollo, mangiano sempre pollo, cucinato così, messo su una brace sempre acceso. E poi una comunità che si muove sempre dando l’impressione di una grande, silenziosa dignità, nonostante la miseria di una grande palude cha ha sullo sfondo le ciminiere che rappresentano una ricchezza lontana. Ed anche la visione onirica, quasi fatata, della terra, con i maiali dipinti che diventano inediti effetti speciali contribuiscono a fare di questo film un momento di reale rottura rispetto agli schemi cinematografici oggi diffusi. E la giovanissima Quvenzhané Wallis, che interpreta Uhshpuppy, irrompe con forza sulla scena del cinema mondiale. La sua capacità di creare una figura complessa come quella della protagonista del film è straordinaria. Ma, attenzione, questo film richiede una visione attenta e impegnata.
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mystic
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lunedì 29 aprile 2013
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un'esperienza emozionante, unica, toccante
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L'esordiente Benh Zeitlin ci racconta la vita di una regina, anzi di un re. Hushpuppy (Quvenzhanè Wallis) e il padre vivono in povertà nella Lousiana palustre colpita da Katrina in una catapecchia, sotto il giogo delle forze naturali che regolano il corso del mondo. La piccola cresce senza conoscere la madre, ascoltando e captando informazioni dal mondo degli adulti che le si presenta in tutta la sua assurda incapacità di comprendere, rielaborando al tempo stesso profondamente e ingenuamente concetti e immagini. Si rende conto, per esempio, della ciclicità e della concatenazione degli eventi naturali, e ancora più immediatamente percepisce le gerarchie che regolano lo strano gruppo in cui vive.
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L'esordiente Benh Zeitlin ci racconta la vita di una regina, anzi di un re. Hushpuppy (Quvenzhanè Wallis) e il padre vivono in povertà nella Lousiana palustre colpita da Katrina in una catapecchia, sotto il giogo delle forze naturali che regolano il corso del mondo. La piccola cresce senza conoscere la madre, ascoltando e captando informazioni dal mondo degli adulti che le si presenta in tutta la sua assurda incapacità di comprendere, rielaborando al tempo stesso profondamente e ingenuamente concetti e immagini. Si rende conto, per esempio, della ciclicità e della concatenazione degli eventi naturali, e ancora più immediatamente percepisce le gerarchie che regolano lo strano gruppo in cui vive.
La narrazione è alla maniera di Malick: poesie naturali e voce fuori campo. Ma a differenza delle idilliache immagini raccolte dalla cinepresa di Malick, quelle di Zeitlin sono più dure e pesanti, seppur bellissime. Si ascoltano i cuori degli animali domestici battere e poi assistiamo alla forza brutale delle fiere preistoriche che incombe nel fragile mondo di una bambina. Si tratta di una difesa della causa ecologista impersonata dall'innocenza di una povera ragazzina americana: una premessa che con pochi altri registi avrebbe funzionato si trasforma sotto l'egida di Benh Zalin in un'esperienza emozionante, unica, toccante.
La giovane Wallis offre un'interpretazione semplice e genuina, eppur dotata di una forza emotiva straordinaria: le sue sono frasi già fatte, che assumono significato solo se contestualizzate.
Comunque sia, questo film è molto di più che una denuncia ambientale. Trascinato dal suo potente blues e da una recitazione che rasenta la perfezione, il regista ripercorre in qualche modo la storia della civiltà: quella in cui Hushpuppy vive è una società nascosta alla modernità, le cui uniche prerogative sono quelle del sopravvivere. È l'affresco agghiacciante di un mondo (a tratti universalmente inteso) dove il progresso non esiste, non è mai esistito e probabilmente mai esisterà. Un tema piuttosto provocatorio.
Qualcuno obietterà che tecnicamente non è perfetto, ma la potente pellicola indipendente di questo giovane artista è qualcosa di molto importante. Da vedere assolutamente, consapevoli che il cinema (come del resto il mondo) non è fatto solo per eroi e zombie.
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jacopo b98
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giovedì 2 maggio 2013
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un esordio superbo ed un film indimenticabile
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In Louisiana Hushpuppy (Wallis), bambina nera di sei anni, vive insieme al suo papà (Henry), severo ma affettuoso, nella Grande Vasca, una diga artificiale. Quando il padre scopre di essere malato di una grave malattia, prepara la figlia alla vita dura che dovrà affrontare, senza mai andarsene dalla Grande Vasca. Superbo esordio alla regia del trentenne Benh Zeitlin (classe 1982), che condensa in appena un’ora e mezza un infinità di emozioni, sentimenti e insegnamenti. Girato a basso costo, con attori non professionisti, ha vinto la Caméra d’Or a Cannes, il Premio della Giuria al Sundance Film Festival, oltre ad un infinità di altri riconoscimenti, culminati con quattro inattese, ma ingiustamente non premiate, nomination agli Oscar (nell’anno di Argo): film, regia, attrice protagonista e sceneggiatura non originale (del regista e dell’autrice della piéce da cui è tratto, Lucy Alibar).
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In Louisiana Hushpuppy (Wallis), bambina nera di sei anni, vive insieme al suo papà (Henry), severo ma affettuoso, nella Grande Vasca, una diga artificiale. Quando il padre scopre di essere malato di una grave malattia, prepara la figlia alla vita dura che dovrà affrontare, senza mai andarsene dalla Grande Vasca. Superbo esordio alla regia del trentenne Benh Zeitlin (classe 1982), che condensa in appena un’ora e mezza un infinità di emozioni, sentimenti e insegnamenti. Girato a basso costo, con attori non professionisti, ha vinto la Caméra d’Or a Cannes, il Premio della Giuria al Sundance Film Festival, oltre ad un infinità di altri riconoscimenti, culminati con quattro inattese, ma ingiustamente non premiate, nomination agli Oscar (nell’anno di Argo): film, regia, attrice protagonista e sceneggiatura non originale (del regista e dell’autrice della piéce da cui è tratto, Lucy Alibar). È forse il più folgorante esordio della storia del cinema: il regista è infatti riuscito a creare un mondo nel mondo, ma completamente staccato da esso. Con alcune sequenze di potenza straordinaria, a tratti divertenti, a tratti più riflessive, tutte sorrette dalla performance magistrale della piccola Wallis (classe 2003). È dolce, fa pensare e riflettere sul senso, sul significato e soprattutto sulla bellezza della vita. Sempre immerso in una natura ostile e selvaggia, eppure dispensatrice di gioie e prodotti fondamentali, fanno riflettere anche i pensieri di Hushpuppy sulla fine del mondo, così maturi, eppure così infantili. È un film carico di gioia, dall’inizio alla fine e anche nell’ultima sequenza, quando il padre muore e Hushpuppy piange per la prima volta, c’è speranza per un futuro migliore. Notevoli i pensieri della bimba sull’equilibrio così fragile del mondo. Barack Obama lo ha adorato. Memorabile, è assolutamente da vedere.
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rampante
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sabato 16 novembre 2013
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la grande vasca
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Un film sorprendente, una favola antropologica e magica, una profonda e misteriosa magia.
Il film racconta di una bambina che ha paura, una bambina che scorazza in un mondo selvaggio e cerca di sopravvivere e dare un senso a ciò che accade in quel mondo.
Un mondo sommerso dove la vita dipende dall'equilibrio dell'acqua che la circonda.
Hushpuppy ha sei anni, vive con un padre irascibile in un'inospitale area paludosa della Louisiana detta la Grande Vasca. Un selvaggio bacino chiuso da una diga nel Delta del Mississippi. Un mondo di abbandono e disperazione alle porte di New Orleans.
Il padre Wink scopre di essere ammalato, sta morendo e deve preparare la piccola ad arrangiarsi a vivere sola nella sua terra dove un giorno possa diventare "il Re" di quelle terre selvaggie.
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Un film sorprendente, una favola antropologica e magica, una profonda e misteriosa magia.
Il film racconta di una bambina che ha paura, una bambina che scorazza in un mondo selvaggio e cerca di sopravvivere e dare un senso a ciò che accade in quel mondo.
Un mondo sommerso dove la vita dipende dall'equilibrio dell'acqua che la circonda.
Hushpuppy ha sei anni, vive con un padre irascibile in un'inospitale area paludosa della Louisiana detta la Grande Vasca. Un selvaggio bacino chiuso da una diga nel Delta del Mississippi. Un mondo di abbandono e disperazione alle porte di New Orleans.
Il padre Wink scopre di essere ammalato, sta morendo e deve preparare la piccola ad arrangiarsi a vivere sola nella sua terra dove un giorno possa diventare "il Re" di quelle terre selvaggie.
Una tempesta minaccia di distruggere la piccola comunità e spaventa la popolazione.
Il lungometraggio di Benh Zeitlin ci mostra una natura tanto bella quanto ostile e racconta una storia che sovrappone realtà ed immaginazione in un mondo di disperazione ed abbandono. Un film di grande avventura dove si percepisce un discorso profondo sulla paura della perdita
Incredibilmente brava la bambina nera.
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gianfranco c. (roma)
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mercoledì 20 novembre 2013
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cinema ed arte personale
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Si è letto da qualche parte che questo film ha delle similitudini con il nostro (magnifico) "Brutti, sporchi e cattivi" di Ettore Scola. Certamente i protagonisti di "Re della Terra Selvaggia" sono brutti e sporchi, ma non cattivi: vivono abusivamente in un'area perifierica ad una zona industriale della Louisiana, battezzata "Grande Vasca", una via di mezzo tra un bayou e una bidonville. Gli adulti sono fieri di appartenere a questo microcosmo e lo difendono strenuamente, tra una bevuta e l'altra di alcolici distillati da loro stessi e abbuffate di crostacei crudi. Quella è la loro terra selvaggia e la difendono anche quando un tifone (Katrina) distruggerà tutto sommergendolo nelle acque salmastre.
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Si è letto da qualche parte che questo film ha delle similitudini con il nostro (magnifico) "Brutti, sporchi e cattivi" di Ettore Scola. Certamente i protagonisti di "Re della Terra Selvaggia" sono brutti e sporchi, ma non cattivi: vivono abusivamente in un'area perifierica ad una zona industriale della Louisiana, battezzata "Grande Vasca", una via di mezzo tra un bayou e una bidonville. Gli adulti sono fieri di appartenere a questo microcosmo e lo difendono strenuamente, tra una bevuta e l'altra di alcolici distillati da loro stessi e abbuffate di crostacei crudi. Quella è la loro terra selvaggia e la difendono anche quando un tifone (Katrina) distruggerà tutto sommergendolo nelle acque salmastre. In tale quadro di fango, detriti e rottami si muovono padre e figlioletta di appena setto anni, Hushpuppy, orfana di una madre sparita nel nulla dopo la nascita della figlia. Il padre l'ha cresciuta a distanza di sicurezza, separando la propria baracca da quella ove vive la piccola. Ora, gravemente malato e preda dei fumi dell'alcol, il padre vuole insegnare alla figlia la dura legge della vita e della sopravvivenza. In una onirica metafora, la piccola Hushpuppy dovrà fronteggiare l'arrivo di creature preistoriche divoratrici di bambini, vincendole con coraggio.
Fin qui tutto perfetto: trama interessante, ottima regia ( stile volutamente documentaristico) ed eccellenti attori. Ma in vari momenti l'arte personale del regista prende il sopravvento, spingendo pretenziosamente il film nella direzione del film d'autore (definizione snob di certi critici) con scelte narrative troppo soggettive da essere colte senza dire "il regista qui vuole intendere... Vuole rappresentare ... Vuole significare". Ma si può sempre fare esegesi cinematografica? Un film non dovrebbe mai essere interpretato. Dovrebbe arrivare dritto a qualunque S spettatore. Per "Re della Terra Selvaggia" solo gli amanti del cinema possono apprezzarne la qualità fino in fondo, mentre lo spettatore medio potrebbe forse annoiarsi.
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