Re della terra selvaggia

Una bambina verso l'Oscar in bilico tra poesia e retorica

Nonostante i ritmi allentati, intonati a un habitat come sospeso nel tempo, «Re della terra selvaggia» è un film che induce al conflitto. L'opera prima del trentenne newyorkese Benh Zeitlin, acclamata e vincente al festival di Cannes e a quello di Sundance nonché titolare di quattro nomination all'Oscar, corre veloce, infatti, sul filo che divide la poesia dalla retorica e la magia infantile dal pamphlet ecologista. Un ardito esercizio, del resto, che il film prevede, coordina e movimenta al suo interno con un'abilità compositiva impressionante (tenendo anche conto del basso budget e dell'originale formato in 16 millimetri) e con l'asso nella manica del protagonismo di una bambina nera tanto incredibilmente brava da sembrare manipolata. [...]

di Valerio Caprara, articolo completo (1931 caratteri spazi inclusi) su Il Mattino 7 febbraio 2013