Re della terra selvaggia |
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Un film di Benh Zeitlin.
Con Quvenzhané Wallis, Dwight Henry, Levy Easterly, Lowell Landes, Pamela Harper.
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Titolo originale Beasts of the Southern Wild.
Drammatico,
durata 91 min.
- USA 2012.
- Satine Film
uscita giovedì 7 febbraio 2013.
MYMONETRO
Re della terra selvaggia
valutazione media:
3,84
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Un'esperienza emozionante, unica, toccantedi mysticFeedback: 4751 | altri commenti e recensioni di mystic |
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lunedì 29 aprile 2013 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
L'esordiente Benh Zeitlin ci racconta la vita di una regina, anzi di un re. Hushpuppy (Quvenzhanè Wallis) e il padre vivono in povertà nella Lousiana palustre colpita da Katrina in una catapecchia, sotto il giogo delle forze naturali che regolano il corso del mondo. La piccola cresce senza conoscere la madre, ascoltando e captando informazioni dal mondo degli adulti che le si presenta in tutta la sua assurda incapacità di comprendere, rielaborando al tempo stesso profondamente e ingenuamente concetti e immagini. Si rende conto, per esempio, della ciclicità e della concatenazione degli eventi naturali, e ancora più immediatamente percepisce le gerarchie che regolano lo strano gruppo in cui vive. La narrazione è alla maniera di Malick: poesie naturali e voce fuori campo. Ma a differenza delle idilliache immagini raccolte dalla cinepresa di Malick, quelle di Zeitlin sono più dure e pesanti, seppur bellissime. Si ascoltano i cuori degli animali domestici battere e poi assistiamo alla forza brutale delle fiere preistoriche che incombe nel fragile mondo di una bambina. Si tratta di una difesa della causa ecologista impersonata dall'innocenza di una povera ragazzina americana: una premessa che con pochi altri registi avrebbe funzionato si trasforma sotto l'egida di Benh Zalin in un'esperienza emozionante, unica, toccante. La giovane Wallis offre un'interpretazione semplice e genuina, eppur dotata di una forza emotiva straordinaria: le sue sono frasi già fatte, che assumono significato solo se contestualizzate. Comunque sia, questo film è molto di più che una denuncia ambientale. Trascinato dal suo potente blues e da una recitazione che rasenta la perfezione, il regista ripercorre in qualche modo la storia della civiltà: quella in cui Hushpuppy vive è una società nascosta alla modernità, le cui uniche prerogative sono quelle del sopravvivere. È l'affresco agghiacciante di un mondo (a tratti universalmente inteso) dove il progresso non esiste, non è mai esistito e probabilmente mai esisterà. Un tema piuttosto provocatorio. Qualcuno obietterà che tecnicamente non è perfetto, ma la potente pellicola indipendente di questo giovane artista è qualcosa di molto importante. Da vedere assolutamente, consapevoli che il cinema (come del resto il mondo) non è fatto solo per eroi e zombie.
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