jerrylewis14
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sabato 30 giugno 2012
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uno zoo pieno d'amore
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Un film su una storia vera, che meritava di essere raccontata. Un racconto emozionante e commovente, soprattutto per quel che riguarda me, visto che da piccolo sognavo di dirigere uno zoo. Matt Damon interpreta alla perfezione la parte di un ex giornalista d'azione che si mette in gioco in un'esperienza tutta nuova, rischiare i suoi risparmi nel ristrutturare uno zoo, per impedire una prevedibile soppressione di tanti animali. Una sfida non facile, vista la sua difficile situazione familiare, aggravata da una moglie scomparsa prematuramente, e da un figlio ribelle. La piccola Maggie Jones meriterebbe un oscar per la sua ottima interpretazione, nonostante la giovane età. Buona visione.
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donni romani
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venerdì 8 giugno 2012
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uno zoo per ricominciare a vivere
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Tratto da una storia vera raccontata dal protagonista Benjamin Mee nell'omonimo libro "Ho comprato uno zoo" racconta dell'avventura vissuta dal Benjiamin, un giornalista vedovo con due figli che per ricominciare la loro vita in un'ambiente nuovo, meno carico di ricordi negativi come la casa dove è morta sua moglie, decide di comprare una villetta fuori città, ma scopre che la proprietà include anche un piccolo zoo, chiuso per mancanza di fondi. L'entusiasmo della figlia, innamorata di zebre e pavoni, lo spingerà ad impegnarsi nel titanico sforzo di ristrutturare lo zoo per farlo riaprire, coordinare un gruppo di collaboratori tanto volenterosi quanto privi di esperienza, il tutto mentre cerca di recuperare il rapporto con il figlio adolescente, ribelle e pieno di rabbia per la perdita della madre.
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Tratto da una storia vera raccontata dal protagonista Benjamin Mee nell'omonimo libro "Ho comprato uno zoo" racconta dell'avventura vissuta dal Benjiamin, un giornalista vedovo con due figli che per ricominciare la loro vita in un'ambiente nuovo, meno carico di ricordi negativi come la casa dove è morta sua moglie, decide di comprare una villetta fuori città, ma scopre che la proprietà include anche un piccolo zoo, chiuso per mancanza di fondi. L'entusiasmo della figlia, innamorata di zebre e pavoni, lo spingerà ad impegnarsi nel titanico sforzo di ristrutturare lo zoo per farlo riaprire, coordinare un gruppo di collaboratori tanto volenterosi quanto privi di esperienza, il tutto mentre cerca di recuperare il rapporto con il figlio adolescente, ribelle e pieno di rabbia per la perdita della madre. Naturalmente non mancano i momenti di difficoltà, gli intoppi burocratici e qualche litigio fatto di lacrime e risentimento, ma il lieto fine è assicurato, e dai titoli di coda apprendiamo che il parco naturale Mee è stato modello per tanti altri piccoli zoo in tutto il mondo. Una sceneggiatura lineare, a tratti scolastica e didascalica, con un andamento classico e conosciuto, scandito dagli inevitabili tre tempi, tragedia e difficoltà di elaborare il lutto, tentativo di risollevarsi ed inevitabili ostacoli, dissolvimento delle nuvole (anche metereologiche in questo caso visto che i giorno prima dell'apertura ufficiale dello zoo sulla zona del parco si scatena un uragano) e lieto fine con abbracci, riconciliazioni e anche un piccolo germoglio di sentimento amoroso che forse sboccerà. Detto questo però il film è godibile, ben recitato (plauso alla Johansson che ha il coraggio di recitare senza trucco, capelli in disordine, un jeans e una camicia sformata - quante altre dive, specie nostrane, oserebbero tanto? e perfettamente in parte Matt Damon, un po' sperduto, un po' coraggioso) e le scene naturalistiche, degne del National Geographic, dedicate agli animali sono godibilissime. Nell'insieme un film che non sorprende e non ha guizzi registici (dall'autore di "Quasi famosi" ci si poteva aspettare qualche azzardo in più) ma che emoziona e commuove sinceramente, e che sa come prendere una trama da manuale e farne un film gradevole e onesto, senza pretese intellettualistiche ma capace di approfondimenti psicologici e di una grande cura nel costruire i personaggi - fino all'ultimo caratterista - cosa non da poco in un'epoca in cui la sciatteria con cui vengono scritte tante sceneggiature è il difetto principale della maggior parte dei film di fascia media. E il sorriso della piccola Maggie Elizabeth Jones incanta anche chi di solito arriccia il naso quando entrano in scena bambini appena rimasti orfani temendo lacrime e banalità, perchè non solo è spontanea e incantevole senza troppe moine, ma ha una profondità e una malinconia adulta che tocca nel profondo.
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[+] ottima recensione
(di andrea70)
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annu83
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martedì 17 luglio 2012
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tutti allo zoo
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We bought a zoo, ammesso che ci sia qualcosa di sbagliato in questo, è un film che divide.
Potrebbe sembrare solo la classica commedia pop americana con tanta speranza e un retrogusto zuccherato (cosa c’è di più americano del comprare uno zoo per tentare superare un momento difficile, come la morte di una persona cara, nel tentativo di elaborazione del lutto? Oppure semplicemente per donare un sorriso alla propria figlia…), ma ha anche un sapore country, dove ogni tanto nasce quello spunto di riflessione che interessa anche un pubblico più adulto.
Il cuore del film è proprio questo, l’acquisto dello zoo e la sua rimessa in funzione.
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We bought a zoo, ammesso che ci sia qualcosa di sbagliato in questo, è un film che divide.
Potrebbe sembrare solo la classica commedia pop americana con tanta speranza e un retrogusto zuccherato (cosa c’è di più americano del comprare uno zoo per tentare superare un momento difficile, come la morte di una persona cara, nel tentativo di elaborazione del lutto? Oppure semplicemente per donare un sorriso alla propria figlia…), ma ha anche un sapore country, dove ogni tanto nasce quello spunto di riflessione che interessa anche un pubblico più adulto.
Il cuore del film è proprio questo, l’acquisto dello zoo e la sua rimessa in funzione. Benjamin è un giornalista affermato, che a un certo punto, dopo essere rimasto vedovo, decide di spostare la sua vita, e il desiderio di riportare un sorriso alla piccola Rosie lo porta a comprare uno zoo. Quella decisione improvvisa, spiazzante, delirante e assolutamente godibile, dettata da quelli che, durante il film, vengono definiti da B “venti secondi di pura e sana (e impagabile, aggiungo io) follia”.
Un film ambientato in campagna, un film dal quale ti aspetti, ad ogni stacco di immagine, di sentire un banjo che ti possa rallegrare la visione. E invece è un film ponderato, basato sì sulla felicità, ma su una felicità introspettiva, nascosta, cercata ma che stenta ad arrivare, nonostante i magnifici sorrisi della piccola Rosie eccezionalmente interpretata dalla giovanissima Maggie Elizabeth Jones (tenerissima la scena in cui sono seduti a tavola e guardando il papà esclama: “we bought a zoo” e i due incrociano le forchette),
Non può questo film, non portare alla mente un’altra pellicola intrisa di ottimismo e di speranza come “Dreamer, la strada per la vittoria”. Un link facilitato dalla presenza di Elle Fanning, che però, purtroppo, non lascia nulla di indimenticabile sul set. Anzi! Beh, diciamo che Dakota andò molto meglio ai tempi.
Rimanendo sul cast, qualcuno tra i più attenti, leggendo i nomi, potrebbe aver storto il naso per la scelta di Scarlett Johansson per il ruolo di Kelly. Non preoccupatevi, lo ha fatto persino Matt Damon (di cui parleremo dopo), quindi siete tutti assolti. Diciamo che la paura era che Scarlett fosse troppo bella, e quindi poco credibile con stivaloni di gomma e salopette di jeans. Beh, non è sicuramente un’interpretazione da oscar, ma le paure riguardanti la sua poca credibilità sono ampiamente fugate.
E poi Damon… in un’interpretazione generosa, piacevole, importante, dove sguardi, sorrisi ed espressioni facciali superano ampiamente sceneggiatura e dialoghi. Da attore a tutto tondo, finalmente. Aiutato e sospinto, come lui stesso ha dichiarato, dal fatto di essere padre anche nella realtà.
Fondamentale, anche se non tra i protagonisti, Thomas Haden Church nei panni del fratello di Benjamin. Ironico, divertente, falso cinico… fa da collante e impedisce, in alcune scene, al film di addormentarsi. A voler leggere più maliziosamente, forse, il personaggio più riuscito, quello che spicca rispetto agli altri.
Un film piacevole insomma, da guardare seduti comodamente sul divano, lasciandosi andare alle bellezze della natura.
Ah, non mi è piaciuto il primo piano sul leone quando B deve decidere se prendere la casa o no, troppo scontato, lo fanno tutti…
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giorpost
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giovedì 25 maggio 2017
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20 secondi di coraggio per tornare a vivere
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Benjamin è un bravo reporter rimasto vedovo da circa 6 mesi, ha due figli ed un importante capitale a disposizione, retaggio del suo lavoro dal quale presto decide di dimettersi e di un fondo lasciato dalla defunta consorte; non riuscendo ad elaborare il lutto ed avendo varie difficoltà nella crescita solitaria di un adolescente e di una bimba di 7 anni, decide di cambiare aria cercando una nuova casa lontano dalla città. La ricerca termina allorquando il giovane padre trova, con l'aiuto della piccola Rosie, un'abitazione all'interno di uno zoo in disuso, tuttavia ancora abitato da svariate specie animali.
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Benjamin è un bravo reporter rimasto vedovo da circa 6 mesi, ha due figli ed un importante capitale a disposizione, retaggio del suo lavoro dal quale presto decide di dimettersi e di un fondo lasciato dalla defunta consorte; non riuscendo ad elaborare il lutto ed avendo varie difficoltà nella crescita solitaria di un adolescente e di una bimba di 7 anni, decide di cambiare aria cercando una nuova casa lontano dalla città. La ricerca termina allorquando il giovane padre trova, con l'aiuto della piccola Rosie, un'abitazione all'interno di uno zoo in disuso, tuttavia ancora abitato da svariate specie animali. Pur impaurito, ma al contempo disperatamente alla ricerca di nuove motivazioni, Benjamin acquista la proprietà con la promessa di prendersi cura di quel piccolo ecosistema nel quale, peraltro, vivono in affitto ed in strutture autonome i dipendenti -in aspettativa- del vecchio parco.
La nuova esperienza non pare entusiasmare il primogenito Dylan, ancora scosso dalla morte della madre, evento che lo ha portato ad alienarsi dal mondo fino all'inevitabile espulsione dalla scuola; evidenti i suoi problemi psicologici dovuti a mancanza d'affetto ed esteriorizzati attraverso disegni alquanto preoccupanti, nonostante una buona vena creativa; la piccola Rosie, invece, si lascia trasportare da una favola tanto bella quanto inattesa, godendosi il contatto diretto con animali bellissimi (i pavoni i suoi preferiti), cosa che farebbe invidia alla quasi totalità della popolazione infantile mondiale. Tra non poche difficoltà di carattere economico e pratico (sfamare e accudire bestie come leoni ed orsi non è cosa da tutti i giorni), il protagonista sa che la riapertura dello zoo non è soltanto un obbligo contrattuale ma anche, se non soprattutto, l'unica cosa che darebbe un senso alla sua attuale vita, ma non certo l'unica, dovendo riconquistare la fiducia del figlio.
Assistiamo, così, alla graduale conoscenza dello strambo ma tenace staff del giardino zoologico (nel quale figurano la bella Kelly/Johansson e la teenager Lily/Fanning) e alla sfida contro il calendario e la burocrazia per la riapertura al pubblico in tempo per il successivo 7 luglio, data designata per l'inaugurazione ed entro la quale il rispetto dei requisiti ed il benestare dell'ispettore del comune determineranno il futuro sia di Benjamin che degli inermi ed ignari animali...
La mia vita è uno zoo (We bought a zoo, USA, 2011 ) è un storia realmente accaduta, ancora in essere, rimodulata dal libro autobiografico del vero Benjamin Mee. Il film parla di argomentazioni importanti, l'amore anzitutto, e di come questo possa sopravvivere nonostante la morte; ma proprio quest'ultima può rappresentare, per chi resta, un vicolo cieco dal quale è difficile uscirne se non (in alcuni casi) con un cambio repentino e deciso degli obiettivi e di una buona dose di casualità. Il bravo Matt Damon risalta fortemente l'aspetto psichico del suo personaggio per l'intera durata della pellicola, durante la quale il regista non omette di farci conoscere la bella Katherine, prematuramente scomparsa. Lezioni di vita vere e proprie non ce ne sono, ma possiamo scorgere (senza nemmeno troppi sforzi) un insieme di piccole cose che, messe insieme, formano un punto di vista ammirevole: la vita è complicata, talvolta durissima, ma potrebbero bastare 20 secondi di puro coraggio ed una risposta emblematica del tipo “perché no?” per cambiare il corso degli eventi.
In questa storia ben raccontata, in un film più che discreto, sono presenti alcune sequenze delicate (il difficile rapporto padre-figlio, Benjamin che, disperato, osserva i farmaci nel bagno), talune commoventi; l'opera ci ricorda quanto possano essere importanti le persone che ci circondano, almeno quelle che restano ma, parallelamente, quanto sia impossibile provare a dimenticare chi non c'è più: bisogna semplicemente accettare che una persona amata, pur scomparsa, farà sempre parte di noi.
Voto 7
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elgatoloco
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giovedì 20 agosto 2020
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bella commediola drammatica
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Lieve, soft, douce, questo"We Bought a Zoo"(Cameron Drowe, 2011)mostra come il cinema USA(non in tutte le sue espressioni, certo, ma comunque in non poche)sappia alternate comcità e dramma. Drammatica la situazione di partenza: padre solo,"giornalista d'avventura", vedovo da poco, con un figlio adolescente in crisi(disegna, tra l'altro anche molto bene, quasi solo impiaccagioni e simili) e una bambina meno in crisi(in apparenza)ma anch'essa molto"presa"dal lutto. Si trasferiscono in una zona fuori città, che il padre compra: è uno zoo, un"zoo-garden", che devo ristrutturare e portare avanti. Problemi, difficoltà anche economiche, ma poi la capacità di reagire di trovare un proprio"posto nella vita"(in the new life, viene da dire)affermandosi e compiendo scelte giuste, opportune e postive.
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Lieve, soft, douce, questo"We Bought a Zoo"(Cameron Drowe, 2011)mostra come il cinema USA(non in tutte le sue espressioni, certo, ma comunque in non poche)sappia alternate comcità e dramma. Drammatica la situazione di partenza: padre solo,"giornalista d'avventura", vedovo da poco, con un figlio adolescente in crisi(disegna, tra l'altro anche molto bene, quasi solo impiaccagioni e simili) e una bambina meno in crisi(in apparenza)ma anch'essa molto"presa"dal lutto. Si trasferiscono in una zona fuori città, che il padre compra: è uno zoo, un"zoo-garden", che devo ristrutturare e portare avanti. Problemi, difficoltà anche economiche, ma poi la capacità di reagire di trovare un proprio"posto nella vita"(in the new life, viene da dire)affermandosi e compiendo scelte giuste, opportune e postive. Bene, complessivmente, anche se le ambizioni certo sono scarse. quelle di una discreta commediola(ma con venature drammatiche, come detto sopra, appunto) per famiglie-certo il risultato è superiore. L'amore per gli animali, ma anche la riscoperta dell'amore per il padre e la scoperta dell'amore per il figlio sono i risultati attesi, sperati(forse troppo, ma in questo genere di film questo è inevitabile), deisderati, che non possono, per così dire, mancare. E poi(bisogna dirlo, lo dice chi scrive, zoofilo fanatico, ove non s'intenda la relativa perversione sessuale, ovviamente...)ci sono dei belissimi e simpaticissimi animali, a cui quasi nessuno/a(almeno si spera)può rimanere insensibile, a meno che non abbia motivi personali particolari per"ostare". In questa sintesi(o intersezione, almeno)di dramma e commedia, di animali e persone, emergono Matt Demon quale protagonista e la bella Scarlett Johansson come coprotagonista-love story tra i due assicurata... El Gato
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giulio andreetta
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giovedì 20 agosto 2020
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matt damon genio della recitazione
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Matt Damon è un genio, ce ne ha dato prova ormai in innumerevoli interpretazioni. Mi sembra che fino a questa pellicola ci fosse una leggera prevalenza di parti da 'cattivo', tra l'altro rese sempre magistralmente. In questo caso sfoggia una profondità interpretativa e sottili sfumature caratteriali rese con una bravura senza precedenti, con una intelligenza inarrivabile. Tutto sommato il film non è certo una pellicola d'autore, ma il vero mattatore (Damon appunto) risolleva le sorti di un film che altrimenti sarebbe passato più o meno inosservato, anche se c'è da dire che è ben scritto, e in alcuni passaggi vi sono alcune considerazioni da appuntare sul taccuino, per la loro profondità.
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Matt Damon è un genio, ce ne ha dato prova ormai in innumerevoli interpretazioni. Mi sembra che fino a questa pellicola ci fosse una leggera prevalenza di parti da 'cattivo', tra l'altro rese sempre magistralmente. In questo caso sfoggia una profondità interpretativa e sottili sfumature caratteriali rese con una bravura senza precedenti, con una intelligenza inarrivabile. Tutto sommato il film non è certo una pellicola d'autore, ma il vero mattatore (Damon appunto) risolleva le sorti di un film che altrimenti sarebbe passato più o meno inosservato, anche se c'è da dire che è ben scritto, e in alcuni passaggi vi sono alcune considerazioni da appuntare sul taccuino, per la loro profondità. La trama è semplice: a seguito della perdita della moglie il protagonista decide di lasciare il lavoro, la vecchia casa e con i due figli si stabilisce in campagna, dove diventa proprietario di uno zoo mal ridotto, che ha bisogno di essere messo a nuovo. Ma per la famiglia è l'inizio di tutta una serie di avventure e disavventure...
Il film si vuole smarcare anche da certi stereotipi animalisti, e lo fa con qualche dialogo ben scritto. Per tutte queste ragioni questa pellicola è da considerarsi professionale, e soprattutto adatta ad un vasto pubblico. 3 stelline.
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linodigianni
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mercoledì 27 giugno 2012
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un film simpatico, a tratti interessante
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al centro del film, quello vero, sotterraneo
è la riscoperta dello zoo che ci portiamo dentro
con le relazioni separate dalle persone
A tratti leggero, a tratti zuccheroso
il film regge grazie al perno matt damon
che fa girare il resto, animali compresi
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