riccardo76
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martedì 5 aprile 2011
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uno "shutter island" al femminile
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E' curioso che attualmente siano presenti nelle sale italiane due film ambientati in un manicomio con una protagonista femminile che cerca disperatamente di fuggire cercando di coinvolgere altre quattro ragazze internate come lei: "Sucker Punch" di Snyder e "The Ward" di Carpenter. Tuttavia il secondo si allontana subito dal primo, finendo per avvicinarsi ad un altro film della scorsa stagione, "Shutter Island". I punti in comune con il film di Scorsese sono numerosi, non ultimo il finale a sorpresa, che sconvolge la prospettiva che lo spettatore si era costruita durante il film. Un finale che da solo eleva il film ad un livello eccellente.
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E' curioso che attualmente siano presenti nelle sale italiane due film ambientati in un manicomio con una protagonista femminile che cerca disperatamente di fuggire cercando di coinvolgere altre quattro ragazze internate come lei: "Sucker Punch" di Snyder e "The Ward" di Carpenter. Tuttavia il secondo si allontana subito dal primo, finendo per avvicinarsi ad un altro film della scorsa stagione, "Shutter Island". I punti in comune con il film di Scorsese sono numerosi, non ultimo il finale a sorpresa, che sconvolge la prospettiva che lo spettatore si era costruita durante il film. Un finale che da solo eleva il film ad un livello eccellente. Ma la grandezza del regista si percepisce sin dai titoli di testa, con suggestive raffigurazioni medievali e foto antiche di torture riflesse su frammenti di vetro, accompagnati da una ridondante melodia infantile,che ricorda molto quella usata da Dario Argento in "Profondo Rosso", inquietante quanto basta per introdurre lo spettatore al''interno del manicomio. In realtà Carpenter non è affatto innovativo, in quanto riesce a tenere costantemente lo spettatore in tensione attraverso stratagemmi classici, come il temporale, i blackout, le inquadrature di corridoi interminabili e bui, senza fargli mancare una buona dose di balzi sulla poltrona. Inoltre per gran parte, il film non si discosta molto dai classici horror orientali, con fantasmi di ragazze defunte sfigurate, che appaiono all'improvviso, e che lo spettatore non riesce a capacitarsi se sono reali o frutto della mente malata dei personaggi ( in questo caso il dubbio è accentuato dall'ambientazione in manicomio). Ciò che rende superiore questa pellicola è però la cura nella fotografia, nella sceneggiatura, e nella caratterizzazione dei personaggi, tutti interpretati da validi attori. Quello che viene servito allo spettatore è quindi un "piatto" classico "cucinato " però da uno dei più grandi chef del mondo, e per tale motivo assai gustoso. E' dunque il caso di dire "Bentornato Carpenter!"
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lt_ghost_rain
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domenica 3 aprile 2011
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il ritorno di john carpenter
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Il ritorno (non se ne era mai andato) di John Carpenter esordisce con una futura stella di Hollywood Amber Heard.
The Ward-Il Reparto parla di un centro psichiatrico gestito nientemeno che dal creatore del famoso e temutissimo Virus T di Resident Evil Jared Harris.
La trama è abbastanza semplice non troppo complessa e il finale non dico che sia scontato ma nemmeno del tutto inaspettato.
I momenti di tensione ci sono e si fanno sentire spesso nel corso della pellicola, molto forte anche il senso di isolamento dal resto del mondo che riesce a trasmettere il centro in cui le nostre attrici sono rinchiuse.
La maggior parte degli attori sono pressochè sconosciuti tranne la bellissima Amber Herad e il nostro dott.
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Il ritorno (non se ne era mai andato) di John Carpenter esordisce con una futura stella di Hollywood Amber Heard.
The Ward-Il Reparto parla di un centro psichiatrico gestito nientemeno che dal creatore del famoso e temutissimo Virus T di Resident Evil Jared Harris.
La trama è abbastanza semplice non troppo complessa e il finale non dico che sia scontato ma nemmeno del tutto inaspettato.
I momenti di tensione ci sono e si fanno sentire spesso nel corso della pellicola, molto forte anche il senso di isolamento dal resto del mondo che riesce a trasmettere il centro in cui le nostre attrici sono rinchiuse.
La maggior parte degli attori sono pressochè sconosciuti tranne la bellissima Amber Herad e il nostro dott. Jared Harris molto bravi entrambi sopratutto Amber Heard che per la prima volta si cimenta in un film con un ruolo da protagonista(attendendo Drive Angry con Nicola Cage).
Alla fine ci si ritrova con una pellicola molto godibile con vari momenti di tensione che vi faranno saltare dalla poltrona.
Di certo non abbiamo più il John Carpenter di Halloween o The Fog e Jamie Lee Curtis è stata sostuita da bellezze giovani e action, ma la firma del Maestro dell' horror Carpenter si fa sempre sentire.Conmplimenti e andate a vederlo.
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fabian t.
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sabato 2 aprile 2011
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originale e agghiacciante horror psicologico
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Atmosfera alienante, luci fredde e intermittenti, personaggi sinistri, trama inquietante, musiche ossessive: gli ingredienti ci sono tutti e a preparare il risultato finale è un regista che si dimostra ancora una volta all'altezza della situazione, anche e soprattutto per l'esperienza ormai maturata in tal genere. Ma questa volta Carpenter cambia le carte in gioco e sfida lo spettatore a capire o anche semplicemente intuire la verità che si cela dietro tutto il film, e di certo si diverte a mostrarla solo negli ultimissimi minuti. Impossibile immaginarsi una trovata narrativa capace di ridare improvvisamente senso a tutto ciò che accade prima proprio quando pensi che la storia non possa celare null'altro.
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Atmosfera alienante, luci fredde e intermittenti, personaggi sinistri, trama inquietante, musiche ossessive: gli ingredienti ci sono tutti e a preparare il risultato finale è un regista che si dimostra ancora una volta all'altezza della situazione, anche e soprattutto per l'esperienza ormai maturata in tal genere. Ma questa volta Carpenter cambia le carte in gioco e sfida lo spettatore a capire o anche semplicemente intuire la verità che si cela dietro tutto il film, e di certo si diverte a mostrarla solo negli ultimissimi minuti. Impossibile immaginarsi una trovata narrativa capace di ridare improvvisamente senso a tutto ciò che accade prima proprio quando pensi che la storia non possa celare null'altro. Ma è lì il colpo di genio: lo spettatore si trova ad assistere alla messinscena di ciò che "appare" e dunque può cadere nel tranello di giudicare come ovvio e prevedibile ogni classico elemento narrativo mostrato. Carpenter, astutamente, asseconda questa impressione, facendo credere che il tutto sia la solita storia di spettri assassini o loschi e folli individui, ma ecco che il regista si appresta a sconvolgere ogni cosa e infine a sorprendere davvero. E non lo fa con effetti speciali strabilianti, né con scene splatter a iosa e né tanto meno con astruse spiegazioni arzigogolate, bensì con semplicità e stile. Carpenter, così, vince in pieno la scommessa realizzando non un thriller e nemmeno un vero horror, bensì l'innesto di un genere nell'altro e viceversa, come un metatesto, rendendo onore a ciò che, in definitiva, dà senso a un film di qualità: la sceneggiatura.
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[+] ma quale originalità??? plagio da identity (2003)
(di dirk83)
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[+] l'originalità è nella messinscena
(di fabian t.)
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cenox
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lunedì 17 ottobre 2011
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carpenter si mantiene su buoni livelli
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O ggi come oggi, prima di vedere un buon horror, ne devi vedere almeno 4 o 5...beh questo è un buon horror. Ambientato negli anni '60, la giovane, bella e pazza protagonista (Heard), viene trovata vicino ad una casa che va a fuoco; dopo aver appurato che è stata lei l'artefice dell'incendio, viene internata in un ospedale psichiatrico, dove fa la conoscenza di medici e altre pazienti in cura. Ma la malefica presenza di uno spirito si farà presto viva, e comincerà ad uccidere senza pietà le giovani pazienti ad una ad una...dalla trama può sembrare il tipico e solito horror, invece alla fina del film si è soddisfatti, soprattutto grazie ad un buon colpo di scena che spariglia le carte in tavola.
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O ggi come oggi, prima di vedere un buon horror, ne devi vedere almeno 4 o 5...beh questo è un buon horror. Ambientato negli anni '60, la giovane, bella e pazza protagonista (Heard), viene trovata vicino ad una casa che va a fuoco; dopo aver appurato che è stata lei l'artefice dell'incendio, viene internata in un ospedale psichiatrico, dove fa la conoscenza di medici e altre pazienti in cura. Ma la malefica presenza di uno spirito si farà presto viva, e comincerà ad uccidere senza pietà le giovani pazienti ad una ad una...dalla trama può sembrare il tipico e solito horror, invece alla fina del film si è soddisfatti, soprattutto grazie ad un buon colpo di scena che spariglia le carte in tavola. E' comunque presente qualche incongruenza, ma che non rovinano più di tanto il film.
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fr3nk_90
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mercoledì 12 settembre 2012
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il ritorno di carpenter alla ghost story
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USA, 1966. Una ragazza, per un motivo sconosciuto, dà alle fiamme una vecchia fattoria. A seguito di ciò viene arrestata dagli agenti di polizia che la stavano cercando e condotta in un ospedale psichiatrico. La ragazza, di nome Kristen, si ritrova relegata nel “reparto”, un’ala dell’ospedale dedicata a ragazze della sua stessa età con turbe psichiche. Tutto sembra scorrere normalmente durante la permanenza di Kristen nell’istituto, tra visite mediche e sedute di terapia, finchè qualcosa non aggredisce la ragazza nelle docce. Non creduta da nessuno e sottoposta ad elettroshock, Kristen comincia a convincersi sempre più che qualcosa non va nel reparto.
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USA, 1966. Una ragazza, per un motivo sconosciuto, dà alle fiamme una vecchia fattoria. A seguito di ciò viene arrestata dagli agenti di polizia che la stavano cercando e condotta in un ospedale psichiatrico. La ragazza, di nome Kristen, si ritrova relegata nel “reparto”, un’ala dell’ospedale dedicata a ragazze della sua stessa età con turbe psichiche. Tutto sembra scorrere normalmente durante la permanenza di Kristen nell’istituto, tra visite mediche e sedute di terapia, finchè qualcosa non aggredisce la ragazza nelle docce. Non creduta da nessuno e sottoposta ad elettroshock, Kristen comincia a convincersi sempre più che qualcosa non va nel reparto. Quale oscura e indefinita entità si aggira per i corridoi dell’istituto? E perché le ragazze cominciano misteriosamente a scomparire? Quesiti ai quali Kristen troverà una risposta avanzando sempre più in questo mistero. John Carpenter segna il suo ritorno al cinema a distanza di dieci anni dal suo ultimo lavoro, portando su schermo la sua ultima creazione: The Ward – Il reparto. Dimenticato il flop di Fantasmi da Marte, il papà di Halloween – La notte delle streghe e de La Cosa, delizia lo spettatore mettendo in scena un robusto thriller psicologico in cui ciò che si vede non sempre è reale. Tutta il film si svolge su un binarismo dentro e fuori dallo schermo: da una parte vi è Kristen, che cerca di scoprire chi veramente si cela dietro la misteriosa entità, dall’altra vi è lo spettatore che cerca di capire chi sia realmente la protagonista, qual è il suo passato e il perché del suo folle gesto. Ambientazione e trama non sono certo i punti forti del film, poiché il cinema ci ha già abbondantemente abituati al genere delle ghost story ma, se da una parte il film perde punti, dall’altra ne recupera a suo favore grazie, soprattutto, ad un manierismo che solo un artigiano dell’horror come Carpenter può mettere in scena. Carpenter riesce a far immergere lo spettatore nella sinistra aria dell’ospedale, costruendo scene notturne e claustrofobiche contenenti momenti di suspense ben orchestrati. Il successo di The Ward è dovuto grazie all’applicazione della stessa formula con la quale il regista fece la fortuna di Halloween: se Michael Myers spuntava dal buio alle spalle delle sue ignare vittime, qui l’entità fa la stessa cosa sfruttando il buio per aggredire le ragazze. Aver limitato la presenza di scene sanguinose (scelta che applicò già in passato ad Halloween), mostra come lo spavento possa impressionare in maniera più pura rispetto al non-sense delle numerosissime scene splatter con cui i prodotti dell’industria dell’horror ci hanno abituato in questo ultimo decennio. Non mancano certo gli altri marchi di fabbrica carpenteriani, come l’assedio. In Distretto 13 gli assediati erano poliziotti e civili che dovevano resistere a dei criminali, mentre in questo film sono le ragazze (specialmente la protagonista) ad essere assediate su due fronti: dagli infermieri e dalla entità che cercano di impedire la fuga dal reparto. The Ward non può considerarsi un capolavoro del genere ma non è neanche un film da scartare, poiché è pur sempre un buon prodotto 100% Carpenter ben confezionato capace di intrattenere, ingannare e sorprendere lo spettatore fino all’epilogo, per poi sorprenderlo nuovamente nella scena finale perché, a volte, la verità reale si cela dietro ad un’altra verità più fittizia.
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nuno's
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mercoledì 12 settembre 2012
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horror: pensaci bene
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Quattro stelle impossibili per questo film, che per quanto possa considerarsi spaventoso (non lo ritengo tale, pero` molte persone si) ricco di thrilling, misterioso e con un colpo di scena che distrugge tutti i castelli costruiti fino a quel punto non riesce neanche a essere un po` coerente.
Personalita` multiple? Tralasciando che sono tantissime, un reparto gestisce solo una ragazza? Le altre ragazze vere dove sono? Perche` se non sono reali i dottori si rivolgono a loro come se lo fossero? (non mi riferisco alle scene in cui si presenta solo una ragazza, per cui sarebbe plausibile che sia Alice stessa che si vede in quel modo, ma alle scene in cui stanno tutte insieme, in cui il dottore fa la seduta di gruppo, nella quale gira addirittura la testa come se stesse ascoltando un`altra persona quando dovrebbe essere solo una la presente, oppure la scena in cui Kristen sta appoggiata su di una rete mentre Sara flirta con uno dei guardiani).
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Quattro stelle impossibili per questo film, che per quanto possa considerarsi spaventoso (non lo ritengo tale, pero` molte persone si) ricco di thrilling, misterioso e con un colpo di scena che distrugge tutti i castelli costruiti fino a quel punto non riesce neanche a essere un po` coerente.
Personalita` multiple? Tralasciando che sono tantissime, un reparto gestisce solo una ragazza? Le altre ragazze vere dove sono? Perche` se non sono reali i dottori si rivolgono a loro come se lo fossero? (non mi riferisco alle scene in cui si presenta solo una ragazza, per cui sarebbe plausibile che sia Alice stessa che si vede in quel modo, ma alle scene in cui stanno tutte insieme, in cui il dottore fa la seduta di gruppo, nella quale gira addirittura la testa come se stesse ascoltando un`altra persona quando dovrebbe essere solo una la presente, oppure la scena in cui Kristen sta appoggiata su di una rete mentre Sara flirta con uno dei guardiani). Ignorando questo, per il resto e` la solita bella regia di Carpenter e anche la soundtrack e` notevole (ad esempio quella che si presenta anche nei titoli di coda).
Scena migliore: il colpo di scena. Notevolissimo.
Scena peggiore: sinceramente ho odiato la patetica visione di Alice (versione mostro) un po` squallida come cosa visto che poteva realizzarla come persona normale, non mostro.
Giudizio finale: tre stelle per musica, regia, grafica e idee, perde una stella dal voto teorico reale per gli errori intrinsechi evitabili.
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jlanda23
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domenica 21 settembre 2014
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addio carpenter e grazie di tutto!
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Siamo nel 2010 e John Carpenter, scomparso dall'ambiente cinematografico per quasi 10 anni, ritorna con la sua ultima impresa "The Ward-Il reparto", un horror psicologico che affronta il tema della malattia mentale nei panni di una giovane e abbastanza credibile Amber Heard e della sua chiusura in un reparto di igiene mentale in cui si svolgerà tutta la narrazione. Il tema della follia non è sconosciuto al regista newyorkese, avendolo quest'ultimo trattato in uno dei suoi capovalori, la summa della trilogia dell'apocalisse, che è "Il seme della follia"; purtroppo il tema della narrazione è l unica somiglianza tra le due pellicole, separate tra di loro da un abisso incolmabile.
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Siamo nel 2010 e John Carpenter, scomparso dall'ambiente cinematografico per quasi 10 anni, ritorna con la sua ultima impresa "The Ward-Il reparto", un horror psicologico che affronta il tema della malattia mentale nei panni di una giovane e abbastanza credibile Amber Heard e della sua chiusura in un reparto di igiene mentale in cui si svolgerà tutta la narrazione. Il tema della follia non è sconosciuto al regista newyorkese, avendolo quest'ultimo trattato in uno dei suoi capovalori, la summa della trilogia dell'apocalisse, che è "Il seme della follia"; purtroppo il tema della narrazione è l unica somiglianza tra le due pellicole, separate tra di loro da un abisso incolmabile. Nonostamente Carpenter cerchi, anche abbastanza efficacemente, di giocare con la psiche umana attraverso uno stile registico sempre all'altezza e una sceneggiatura che comunque regala un'atmosfera di tensione costante e buoni colpi di scena, ormai il regista è in parabola discendente e questa pausa così lunga non sembra avergli poi fatto così bene. Sarà il tema un po abusato (ne sono esempi Nascosti nel buio, Sucker punch, Shutter Island e molti altri) che ne hanno smorzato l'atmosfera rendendo i colpi di scena e soprattutto il finale attesi e prevedibili, sarà la scena conclusiva che mi ha decisamente deluso (la chiusura è sempre stato il punto forte di Carpenter, capace sempre di lasciarti quel senso di angoscia e di curiosità che ti cresceva dentro come un tumore anche a distanza di giorni dalla visione), sarà un po' di malinconia al pensiero di cosa il potenziale di questa pellicola, nelle mani dello stesso regista ma di una ventina di anni fa, sarebbe potuto diventare, ma non posso fare a meno di notare che questo film sembra il lascito finale di un vero maestro, ormai anacronistico in questo cinema così superficiale e banale, che non ha più molto da dire; un po' come quei vecchi giocattoli di tanti anni fa che ora, in un mondo le cui menti sono soggiogate da smartphone e tecnologie varie, vengono lasciati in vecchie soffitte polverose, non smettendo mai però di esercitare quel fascino quasi mistico che li astrae dal tempo e dallo spazio, donandogli quell'eterna bellezza che li farà apprezzare per sempre.
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noia1
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martedì 9 febbraio 2016
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fate spazio alla vecchia (nuova) guardia
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Una ragazza in un manicomio senza sapere perché, pazienti che scompaiono e un fantasma in agguato.
John Carpenter è famoso per i suoi film dell’orrore, è il suo marchio metterci ogni volta mostri, efferatezze o trame ambigue. Ciò che però non si menziona spesso è quanto sia bravo come regista, con Carpenter non parliamo di un ottimo regista di film horror ma di un ottimo regista e basta, che poi abbia scelto di condire ogni volta tutto con cose raccapriccianti resta una scelta che non ha niente a che vedere col suo talento. Questa pellicola in particolare è spettacolare proprio perché tutto è curato, gli squartamenti e i mostri non sono tutto, sono il clou di un film che di per sé è bellissimo.
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Una ragazza in un manicomio senza sapere perché, pazienti che scompaiono e un fantasma in agguato.
John Carpenter è famoso per i suoi film dell’orrore, è il suo marchio metterci ogni volta mostri, efferatezze o trame ambigue. Ciò che però non si menziona spesso è quanto sia bravo come regista, con Carpenter non parliamo di un ottimo regista di film horror ma di un ottimo regista e basta, che poi abbia scelto di condire ogni volta tutto con cose raccapriccianti resta una scelta che non ha niente a che vedere col suo talento. Questa pellicola in particolare è spettacolare proprio perché tutto è curato, gli squartamenti e i mostri non sono tutto, sono il clou di un film che di per sé è bellissimo.
La vicenda è presentata in maniera ottima, eppure niente ha a che vedere con le atmosfere anni ottanta che hanno reso famoso il regista, e questo accade proprio perché la regia stessa è ottima. Carpenter non solo è bravo, non solo riesce a rompere i propri stessi schemi ma riesce sempre e comunque a mettere in scena qualcosa di straordinario – seppur in questo caso specifico piccolo – non solo in termini di terrore o scene splatter, ma proprio nella qualità del prodotto.
Passano i tempi, passano le epoche eppure qui sembra che il regista sappia perfettamente le carte che ha in mano, da quando gli davano quattro spiccioli e un po’ di pomodoro ad adesso che, seppur ancora con pochi soldi, può approfittare della computer grafica e delle atmosfere create dalle nuove telecamere. Sempre e comunque John riesce a dare il massimo risultato con il minimo budget, forse inoltre è l’unico ad aver capito come usare il famoso jumpscare (non vi dico dove) che nessuno dimenticherà mai fino alla morte dopo averlo visto, ed è anche l’unico ad aver capito realmente cosa farsene della marea di effetti speciali coi quali si incasinano i film di oggi.
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alberto
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venerdì 19 maggio 2017
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sottovalutato thriller di carpenter
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John Carpenter non ha bisogno di presentazioni: è uno dei maestri assoluti dell'horror, celebre soprattutto per aver introdotto la figura del killer Michael Myers con "Halloween" e aver firmato una pellicola seminale per i cineasti successivi, ovvero "La cosa". Quella in questione è invece meno famosa e meno citata, ma rappresenta un ritorno coi fiocchi per il regista e un autentico ma sottovalutato gioiellino di tensione. Protagonista della vicenda è Kristen, una ragazza tanto graziosa quanto misteriosa, in fuga dalle autorità per chissà quale motivo e portata in una clinica psichiatrica dopo aver appiccato un incendio in una fattoria.
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John Carpenter non ha bisogno di presentazioni: è uno dei maestri assoluti dell'horror, celebre soprattutto per aver introdotto la figura del killer Michael Myers con "Halloween" e aver firmato una pellicola seminale per i cineasti successivi, ovvero "La cosa". Quella in questione è invece meno famosa e meno citata, ma rappresenta un ritorno coi fiocchi per il regista e un autentico ma sottovalutato gioiellino di tensione. Protagonista della vicenda è Kristen, una ragazza tanto graziosa quanto misteriosa, in fuga dalle autorità per chissà quale motivo e portata in una clinica psichiatrica dopo aver appiccato un incendio in una fattoria. Qui conoscerà un gruppetto di donne disturbate mentalmente, chi attaccabrighe, chi snob, chi riservata. Come se non bastasse l'aria non è delle migliori e sembra che passeggi una presenza che gli altri ignorano per un determinato motivo. I pregi sono tanti: già dall'inizio con i titoli di testa Carpenter ci immerge nel mondo dell'ignoto e del dubbio, ma soprattutto dell'orrore vecchio stile, semplice ma efficace, attraverso la rottura di vetri e immagini di torture accompagnate dal fantastico tema musicale di Mark Kilian, gemiti femminili viscerali e di morriconiana memoria, quasi a voler simboleggiare la rottura della normalità. Scena dopo scena poi lo spettatore viene ipnotizzato, come alcune pazienti, poiché la regia è coinvolgente, con le lunghe panoramiche dei corridoi dell'ospedale, e conduce lo spettatore in maniera per niente leggera, tra jumpscare e violenza, nell'incubo che vive Kristen, interpretata dall'ex moglie di Johnny Depp, Amber Heard, apparentemente banale ma con risvolti di trama non scontati, merito della sceneneggiatura di Michael e Shawn Rasmusse, e progressivamente nel ben costruito colpo di scena finale, sapientemente anticipato all'inizio e a metà storia, che colma quelli che a prima vista potrebbero sembrare buchi di sceneggiatura. Un altro punto a favore è la scenografia claustrofobica di Paul Peters, che si concentra solo sulle stanze di questo ospedale, tranne nella prima scena nella fattoria, facendo sembrare l'edificio come un ostacolo insormontabile, senza via di fuga e senza possibiltà di salvezza dal fantasma, di grande impatto. E' un vero peccato che sia stato un flop: a mio parere è una chicca di un veterano che ha mantenuto il suo stile e sa adattare la macchina da presa alle esigenze di chi cerca un thriller/horror che sappia creare tensione e far stare col fiato sospeso. Dura poco meno di un'ora e mezza ed è l'ideale per una serata all'insegna di brividi.
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dandy
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lunedì 20 luglio 2020
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il reparto degli orrori...
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A 9 anni di ditanza da "Fantasmi da Marte",Carpenter gira quello che a sua detta,è il suo ultimo film.Un prodottino su commissione non particolarmente brillante(a partire da una soluzione che pare scippata a "Identità"),ma comunque funzionale come intrattenimento senza pretese.La classica ghost story mischiata con l'horror psicologico dove il trauma misterioso della protagonista è alla base della soluzione dell'enigma.Confezione professionale,buon cast e un paio di bei tocchi gore.Non fosse per il nome,si potrebbe dire che a girarlo sia stato un debuttante anonimo qualunque,ma a discolpa del regista c'è da dire che dopo anni di flop immeritati,di film epocali che all'uscita sono stati trattati senza rispetto solo perchè agli antipodi delle fotocopie commerciali per il pubblichino atrofizzato,è comprensibile che la voglia di continuare a girare lavori "seri" passi.
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A 9 anni di ditanza da "Fantasmi da Marte",Carpenter gira quello che a sua detta,è il suo ultimo film.Un prodottino su commissione non particolarmente brillante(a partire da una soluzione che pare scippata a "Identità"),ma comunque funzionale come intrattenimento senza pretese.La classica ghost story mischiata con l'horror psicologico dove il trauma misterioso della protagonista è alla base della soluzione dell'enigma.Confezione professionale,buon cast e un paio di bei tocchi gore.Non fosse per il nome,si potrebbe dire che a girarlo sia stato un debuttante anonimo qualunque,ma a discolpa del regista c'è da dire che dopo anni di flop immeritati,di film epocali che all'uscita sono stati trattati senza rispetto solo perchè agli antipodi delle fotocopie commerciali per il pubblichino atrofizzato,è comprensibile che la voglia di continuare a girare lavori "seri" passi.O di lavorare in toto,visto che come accennato,Carpenter avrebbe affermato di aver concluso la sua carriera da regista.Ovvio che si spera in un suo ripensamento,ma dovranno dargli i mezzi necessari per fargli fare ciò che vorrebbe e come vorrebbe...
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