La bellezza del somaro |
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Un film di Sergio Castellitto.
Con Sergio Castellitto, Laura Morante, Enzo Jannacci, Marco Giallini.
continua»
Commedia,
durata 107 min.
- Italia 2010.
- Warner Bros Italia
uscita venerdì 17 dicembre 2010.
MYMONETRO
La bellezza del somaro
valutazione media:
2,28
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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La bruttezza dell'intellettodi JimboFeedback: 213 | altri commenti e recensioni di Jimbo |
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mercoledì 22 dicembre 2010 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
La bellezza del Somaro... Non rientra nel mio modo di pensare quello di parlare mal di un film italiano, realizzarlo è un'opera titanica e riuscirci è sempre lodevole per la mole di persone che sono state coinvolte e che hanno creduto e sudato per la realizzazione dell'opera. Ecco allora che scatta la mia prima insofferenza nei riguardi di questo film, seguo le interviste rilasciate da Castellitto sul film, e lo sento tessere le lodi della moglie, Margaret Mazzantini la scrittrice multi-premiata, questo per usare i temini di Sergio Castellitto: nata a Dublino, immersa sempre in un ambiente creativo vista la famiglia di provenienza, il loro è un credo di sinistra, il regista da la parola alla moglie la quale a sua volta tesse le lodi del marito, parlano del loro film con dei toni e dei modi che mi portano a pensare: avranno fatto tutto da soli, fotografia, costumi luci, produzione post produzione e catering, portando il cestino del pranzo ai loro attori? No, non è cosi. I veri professionisti ci sono ma non sono all'altezza del duo Mazzantini-Castellito quindi è lecito non parlarne, detengono il verbo, ed il film è loro e basta e solo di loro si deve parlare. Finalmente vado al cinema a guardare il LORO film, nel buio della sala, mi trovo di fronte una esaltazione ed eccitazione culturale, una presunzione nel racconto, un volere a tutti i costi ostentare la loro “ricchezza culturale”, paragonabili a quei signori che riescono ad arricchirsi in qualche modo e vogliono far vedere a quella borghesia che ormai non esiste più che anche loro hanno comprato la casa ai Parioli (per chi non lo sapesse Parioli è un quartiere residenziale romano, dove se non vivi li non sei nessuno, i “compagni” Mazzantini Castellitto due corpi un credo, comunista, indovinate dove hanno comprato la loro casa?). Il film è una continua citazione, Cechov, Nabokov, James Hillman, Neruda, del quale si dedica pure un primo piano ad un disegno che lo rappresenta all'interno di un armadio, si dedica una scena ad un libro scritto dalla Mazzantini che per magia lo si ritrova all'interno di una libreria, eccetera, eccetera, eccetera. Insomma il film vuole dare il ritratto di una borghesia di destra vuota, senza valori, dove tutto ciò che conta è l'immagine, ma la figlia di questa borghesia vuole sovvertire l'ordine e vive una storia d'amore con un settantenne, ma purtroppo l'Italia non ha ancora partorito un regista del calibro di Kubrik e la Mazzantini non ha il coraggio che cerca falsamente di ostentare, quindi alla fine del racconto, giustifica la sua opera spiegando che la storia d'amore tra il vecchio e la giovane ragazza, è solo una storia platonica, una storia che non è stata consumata in un letto, ma soltanto tra le note cerebrali di due cervelli interessanti, una noia senza fine. L'interpretazione di Castellito scimmiotta lo stile di Carlo Verdone, al quale ruba pure un personaggio senza nessuna vergogna, forse la Mazzantini rifacendosi a ciò che disse Picasso: “l'artista mediocre copia, il genio ruba” ha tranquillizzato ed esortato il proprio marito ad andare avanti senza preoccuparsi che qualcuno se ne fosse potuto accorgere. Loro detengono il verbo. Le uniche scelte felici sono state nella scelta degli attori: Gianfelice Imparato, Nina Torresi e Marco Giallini che hanno la capacità di far scomparire dallo schermo la loro recitazione e fanno invece comparire sullo schermo il personaggio che stanno interpretando portandoti a pensare che loro sono veramente quel personaggio, praticamente tutto il contrario degli altri attori del cast. Ecco in una giornata di pioggia quando si sceglie di andare al cinema, tranquillamente io direi, perfavore, non andiamo a vedere il film di Castellitto, forse però il film con la regia di Castellitto ancora oggi lo potrei vedere.
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