Il titolo è rivolto a quella parte della critica che si è sentita addirittura "presa in giro" da questa pellicola. Io sinceramente mi limito a giudicare quello che ho visto e, in fin dei conti, non è poi tanto male. E' la storia della psicologa Abigail Tyler (Milla Jovovich) che decide di andare a vivere nella città di Nome (Alaska) in seguito alla morte del marito Will in circostanze non del tutto chiarite. Qui prosegue il lavoro del marito che studiava le cause degli strani eventi che accadevano all'interno della città. La dott.ssa Tyler, da buona psicologa, decide di utilizzare sui suoi pazienti, che affermano di aver avuto delle inspiegabili visioni di gufi dallo sguardo angosciante, la tecnica dell'ipnosi. I risultati sono sempre catastrofici e inutili poichè i pazienti non riescono a descrivere i soggetti delle loro paure in quanto "gli è stato imposto di non ricordare". E' accompagnata nella sua ricerca in un primo momento dall'amico/collega Dott. Abel Campos (Elias Koteas) e in seguito anche dal sumerologo Awolowa Odusami (Hakeem Kae-Kazim). La cosiddetta esperienza del Quarto Tipo che da il titolo al film risulta essere l'ultimo stadio dei contatti con creature extra-terrestri, ovvero il rapimento alieno che tanto è stato trattato in altri film. La trama senza dubbio può risultare non innovativa, la vera novità invece è la tecnica narrativa, un misto tra fanta-documentario e horror di nuova generazione. Infatti nel corso del film, le scene che creano più suspense sono composte da dei documenti (spacciati per veri) che mostrano le registrazioni video ed audio originali dei soggetti interessati (ad es. le sedute di ipnosi con i pazienti) e il tutto è affiancato dalle prestazioni degli attori che interpretano i rispettivi ruoli. Ed è questo particolare che rimane impresso nello spettatore in un film che altrimenti verrebbe dimenticato non appena finito di vedere. Detto questo, c'è un codice morale che impone a un regista di non usare degli escamotage talvolta non convenzionali per far si che lo spettatore sia interessato alla trama? Cos'è che conta, il fine o il mezzo con cui lo si raggiunge? La risposta a questa domanda non c'è, o meglio ognuno ha la sua, e per tale motivo questo film divide il pubblico ed è difficilmente giudicabile. Per quanto mi riguarda evito di giungere a conclusioni sentenziose e precettistiche, mi limito a commentare quello che ho provato durate i 98 minuti di film, ovvero apprensione e interesse per le sorti di questa sperduta cittadina dell'Alaska, cosa che non mi è accaduta durante la visione di altre pellicole contemporanee dello stesso genere molto più conosciute (prima fra tutte il tanto acclamato e idolatrato "Paranormal Activity"). Di conseguenza ammettendo che, una volta finito il film rimane quell'amaro in bocca, mi sento di dire che la trovata del regista Olatunde Osunsanmi non è tanto malvagia e che il film merita di essere visto da un'amante del genere. Per tutti quelli che invece hanno l'esigenza di vedere qualcosa di vero, non dico di evitare questo film, ma consiglio di cambiare direttamente genere perchè l'horror/thriller è quasi sempre invenzione e creatività senza nessun riscontro nella vità reale (fortunatamente!).
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