carloalberto
|
domenica 24 gennaio 2021
|
questa volta il dialogo con la morte è proficuo
|
|
|
|
Palermo shooting forse pecca di cerebralismo, riscattandosi, tuttavia, grazie ad un finale suggestivamente poetico. Nasce da una profonda e complessa riflessione sul rapporto tra arti figurative e fotografia e su quello tra realtà, sensibile ed invisibile, nella sua riproducibilità artistica o filmica, quest’ultima complicata dalla tecnologia del digitale che offre la possibilità di modificare la copia facendone un originale, sebbene comunque derivato dal reale. Idealmente si richiama a Blow-Up e a Professione:reporter di Antonioni, intrecciandosi con i temi più cari a Bergman. Evidenti sono le citazioni filmiche che rinviano al dialogo-sfida con la Morte del Il settimo sigillo e all’orologio del Il posto delle fragole, in cui, tuttavia, l’assenza di lancette dal quadrante significava la fine del tempo.
[+]
Palermo shooting forse pecca di cerebralismo, riscattandosi, tuttavia, grazie ad un finale suggestivamente poetico. Nasce da una profonda e complessa riflessione sul rapporto tra arti figurative e fotografia e su quello tra realtà, sensibile ed invisibile, nella sua riproducibilità artistica o filmica, quest’ultima complicata dalla tecnologia del digitale che offre la possibilità di modificare la copia facendone un originale, sebbene comunque derivato dal reale. Idealmente si richiama a Blow-Up e a Professione:reporter di Antonioni, intrecciandosi con i temi più cari a Bergman. Evidenti sono le citazioni filmiche che rinviano al dialogo-sfida con la Morte del Il settimo sigillo e all’orologio del Il posto delle fragole, in cui, tuttavia, l’assenza di lancette dal quadrante significava la fine del tempo. A differenza del vecchio professore di Bergman, per il quale il tempo è oramai tutto alle sue spalle, il fotografo di Wenders è colto, nel mezzo del cammin, in una crisi esistenziale, dalla quale ne esce grazie ad una rielaborazione del concetto di tempo, per giungere ad una visione pacificata dell’esistenza proprio grazie al confronto dialettico con la Morte. Non a caso Wenders dedica l’opera ai due maestri scomparsi lo stesso giorno, il 30 luglio del 2007, durante le lavorazioni del suo film.
La sintesi della duplice riflessione, alla luce dei pregressi lavori autoriali, rischia più volte di ridursi ad una sterile rievocazione di tematiche già affrontate ad un livello più alto, poeticamente nelle opere di Bergman, filosoficamente dagli addetti ai lavori, si pensi al saggio di Walter Benjamin “L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica”. Wenders, nonostante la dinamica del viaggio da Düsseldorf a Palermo e del vagabondare del protagonista per le strade della città siciliana, si sofferma spesso in una rappresentazione statica del pensato, quasi il film consistesse di una serie di lezioni, didatticamente esposte dalla voce fuori campo, nella prospettiva di un esistenzialismo alla Camus.
Il puro descrittivismo iperrealista, che nell’antefatto si alterna alle incursioni visionarie degli incubi notturni, cede il passo nella seconda parte ad una visione surreale in cui i sogni stessi si materializzano nell’apparizione dell’arciere incappucciato, Dennis Hopper, che impersona la Morte. La vita trascorsa nell’errore, sui set dell’alta moda in cui l’arte mercificata è icasticamente rappresentata dall’intima naturale bellezza, deturpata dal contesto, dell’attrice incinta, nella parte di sé stessa, Milla Jovovich, è il prima della rivelazione, la vita prosaica che precede la catarsi e la rinascita a vita nuova.
Il viaggio nella modernità antica di Palermo, ossimoro emblematicamente inquadrato dall’obiettivo di Wenders nel traffico caotico che invade le strade intrise di storia, il luogo ideale perché vi si incontrino, incrociandosi metaforicamente nella piazza dei Quattro canti, modi differenti di rappresentazione artistica, rivela al protagonista, attraverso due incontri, il proprio male di vivere mostrandogli allo stesso tempo la cura.
Giovanna Mezzogiorno, la restauratrice di un antico affresco murale del ‘500, con al centro la Morte a cavallo, simbolo della riproduzione fantastica del mondo invisibile ed immaginifico di cui è intessuta la trama nascosta del vivere, rappresenta l’Arte che vuole attingere all’eterno. Letizia Battaglia, fotografia impegnata nel sociale, che riproduce la realtà sensibile in vista di un rinnovamento delle coscienze, rappresenta l’Arte come missione che si nutre del contingente ideologicamente ispirata dallo spirito di servizio verso la collettività.
Nell’implicito paragone tra le due artiste ed il proprio lavoro di fotografo di successo, che per denaro e sete di fama ha venduto la propria anima al mondo della moda, il protagonista, un attore non professionista,Andreas Frege, folgorato sulla via di Damasco, decide di abbandonare lo stile di vita che lo ha condotto sul baratro del nulla.
Nonostante la rigidità dell’opera e la sua suddivisione formale in una esposizione schematica che ne indebolisce la forza poetica, il film prende il volo nelle ultime sequenze. In quel raggio di sole, che circonfonde Hopper, trasfigurando la Morte nella figura angelica della madre, e che poi penetra nella stanza a riscaldare la tenerezza dello sguardo amorevole della Mezzogiorno, nome omen, c’è un omaggio incondizionato alla luce calda della vita. La notte incombe, come le tenebre della Morte, ma oramai è pensata, in una coscienza finalmente pacificata, come complementare e necessaria alla risurrezione quotidiana in un futuro mattino.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a carloalberto »
[ - ] lascia un commento a carloalberto »
|
|
d'accordo? |
|
dario
|
sabato 31 dicembre 2016
|
borioso
|
|
|
|
Un Wenders che non vorrestri proprio vedere. C'è la sua abilità di fotografo, ma è al servizio di una storia strampalata che il regista non sa proprio ome condure. Del resto, i suoi film sono farti tutti così, alla fin fine.
|
|
[+] lascia un commento a dario »
[ - ] lascia un commento a dario »
|
|
d'accordo? |
|
howlingfantod
|
mercoledì 15 ottobre 2014
|
settimo sigillo all'epoca del digitale
|
|
|
|
Ci sono tutti gli stilemi del suo cinema in questo tardo Wenders, quasi come condensati e ripresi in dialoghi e forme diverse si respirano le arie del primo Wenders di “Falso movimento” o “Nel corso del tempo” . Si ha l’impressione come in molte sue opere che ogni dialogo sia una domanda esistenziale, ogni immagine una filosofia e che ogni passaggio ci voglia dire il tutto, questo è il limite del film. Ci sono le domande assolute, il senso del religioso, l’amore, l’arte, la colpa, l’attenzione rigorosa alla fotografia e al suo lirismo in questo film come in molto altro Wenders che segue qui come altrove le costanti on tour dei suoi film, un all’round the world perenne nel mondo globalizzato: Da una metropoli occidentale sclerotizzata alla vecchia esotica e barocca Palermo il film narra dell’incontro di due solitudini, il fotografo in crisi e la restauratrice che deve restaurare niente po’ di meno che il volto della morte, fuor di metafora come fa il fotografo che pretende addirittura fotografarla.
[+]
Ci sono tutti gli stilemi del suo cinema in questo tardo Wenders, quasi come condensati e ripresi in dialoghi e forme diverse si respirano le arie del primo Wenders di “Falso movimento” o “Nel corso del tempo” . Si ha l’impressione come in molte sue opere che ogni dialogo sia una domanda esistenziale, ogni immagine una filosofia e che ogni passaggio ci voglia dire il tutto, questo è il limite del film. Ci sono le domande assolute, il senso del religioso, l’amore, l’arte, la colpa, l’attenzione rigorosa alla fotografia e al suo lirismo in questo film come in molto altro Wenders che segue qui come altrove le costanti on tour dei suoi film, un all’round the world perenne nel mondo globalizzato: Da una metropoli occidentale sclerotizzata alla vecchia esotica e barocca Palermo il film narra dell’incontro di due solitudini, il fotografo in crisi e la restauratrice che deve restaurare niente po’ di meno che il volto della morte, fuor di metafora come fa il fotografo che pretende addirittura fotografarla. Il dialogo finale fra la vita e la morte impersonata da uno splendido Dennis Hopper assume la Coleridgeana memoria, della vita in morte come nella “ballata del vecchio marinaio” alla ricerca di un più vivo senso di noi e di te (dialogo finale) e al di là delle forme virtuali e panteiste significate dal regno del digitale che con il suo avvento ha trasformato ed eliminato il senso vero dell’uomo e la percezione della vita e della morte stessa ( che non è più un negativo della pellicola come nello splendido dialogo). Profondo e arduo saggio sul senso dell’arte e la sua funzione oltreché un settimo sigillo nell’era del digitale questo film lascia senz’altro degli ampi spazi di riflessione, sulla vita, sull’arte e sull’amore quello anche e soprattutto per il cinema.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a howlingfantod »
[ - ] lascia un commento a howlingfantod »
|
|
d'accordo? |
|
fedeleto
|
domenica 22 gennaio 2012
|
wenders shooting
|
|
|
|
Un fotografo ,alla ricerca di immagini nuove e assillato da incubi alquanto inspiegabili,decide di andare a Palermo per fare un servizio e per prendersi una piccola vacanza.Credera' di essere inseguito da un arciere incappuciato e l'incontro con una donna che dipinge un caso analogo lo portera' su una strada bizarra,e forse capira' che il vero senso della vita e' vivere.Wim Wenders dirige un piccola capolavoro in cui esprime tutt ala sua poetica dove appunto il protagonista e' un fotografo(ladro di immagini?) che documenta e immortala i momenti in cui si vive senza quindi vivere (un chiaro esempio di questa tematica cara al regista e' presente gia in uno dei suoi primi film(Alice nelle citta'),e l'immagine dell'arciere che lo perseguita e' da antologia (la morte) le frecce che schiocca (chiari segni di ferita e dunque di risveglio)sono segnali che feriscono l'uomo e quindi lo portano a soffrire per capire,ma la ragazza che lavora al quadro (una splendida giovanna mezzogiorno) e' un chiaro esempio della possibilita' di vivere ,una donna ferita che ha avuto uno scontro con la morte e che crede piu' a quello che non vede che a quello che vede.
[+]
Un fotografo ,alla ricerca di immagini nuove e assillato da incubi alquanto inspiegabili,decide di andare a Palermo per fare un servizio e per prendersi una piccola vacanza.Credera' di essere inseguito da un arciere incappuciato e l'incontro con una donna che dipinge un caso analogo lo portera' su una strada bizarra,e forse capira' che il vero senso della vita e' vivere.Wim Wenders dirige un piccola capolavoro in cui esprime tutt ala sua poetica dove appunto il protagonista e' un fotografo(ladro di immagini?) che documenta e immortala i momenti in cui si vive senza quindi vivere (un chiaro esempio di questa tematica cara al regista e' presente gia in uno dei suoi primi film(Alice nelle citta'),e l'immagine dell'arciere che lo perseguita e' da antologia (la morte) le frecce che schiocca (chiari segni di ferita e dunque di risveglio)sono segnali che feriscono l'uomo e quindi lo portano a soffrire per capire,ma la ragazza che lavora al quadro (una splendida giovanna mezzogiorno) e' un chiaro esempio della possibilita' di vivere ,una donna ferita che ha avuto uno scontro con la morte e che crede piu' a quello che non vede che a quello che vede.Wenders ancora una volta stupisce e affascina ,ma continua con l'indagine dell'immagine per definire il punto l'immagine pure e l'immagine digitale sono nettamente diverse poiche' quest'ultima si puo' cambiare e modificare.Un film dove non solo si capisce il senso della vita ma anche quello della morte e della rinascita ,Dennis Hopper nella parte della morte e' magistrale ma la migliore sembra la Mezzogiorno ,poco convincente Campino.Da antologia la scena onirica della discesa-superficie che trova salvezza in un palo della luce.Affascinante e surreale,peccato che come sempre i capolavori non vengano mai capiti al momento giusto e come sempre bisognera' aspettare parecchio prima che la critica si accorga dell'errore imperdonabile di liquidare una pellicola di questo tipo che merita un oscar.Presentato a Cannes ,fino ad oggi rimane forse uno dei piu' bei film di Wenders che immortala Palermo e le sue atmosfere.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a fedeleto »
[ - ] lascia un commento a fedeleto »
|
|
d'accordo? |
|
nalipa
|
martedì 22 novembre 2011
|
grande wenders...grande hopper!
|
|
|
|
Credo sia tra i più bei films dell'ottimo regista tedesco!
Coloro che lo hanno criticato credo debano rivederlo!
|
|
[+] lascia un commento a nalipa »
[ - ] lascia un commento a nalipa »
|
|
d'accordo? |
|
blade
|
lunedì 22 novembre 2010
|
wenders finalmente conclude,
|
|
|
|
Ho sempre osservato con attenzione Wenders dall'attimo in cui un uomo cadde dalla moto "Il cielo sopra Berlino".
Ho letto il forum e i commenti del pubblico e della critica, si parla di Palermo in buona e in cattiva luce o della città da cui il personaggio del film arriva,
è evidente che non dovrebbero esistere campanilismi facili per noi italiani. Palese per un'artista che dell'onirico vive si tratta invece di simbologie, di stati d'animo. Questo film tira un filo attraverso molti dei suoi film precedenti e finisce una cucitura di una ferita che l'animo umano ha nel confrontarsi con la morte, lo testimoniano i richiami che di altri film fa attraverso delle immagini, delle scene o dialoghi.
[+]
Ho sempre osservato con attenzione Wenders dall'attimo in cui un uomo cadde dalla moto "Il cielo sopra Berlino".
Ho letto il forum e i commenti del pubblico e della critica, si parla di Palermo in buona e in cattiva luce o della città da cui il personaggio del film arriva,
è evidente che non dovrebbero esistere campanilismi facili per noi italiani. Palese per un'artista che dell'onirico vive si tratta invece di simbologie, di stati d'animo. Questo film tira un filo attraverso molti dei suoi film precedenti e finisce una cucitura di una ferita che l'animo umano ha nel confrontarsi con la morte, lo testimoniano i richiami che di altri film fa attraverso delle immagini, delle scene o dialoghi. Ma un altra cosa mi fa pensare ancora di più a questo, ricordate la voce fuori campo nel film il cielo sopra Berlino? bene tutte le domande tutti concetti espressi e lasciati aperti (sulla magia dell'essere bambino e del vuoto apparente della nostra vita consapevole e quotidiana?) ecco! parlavano tutte e tutti dell'importanza dell'attimo del presente "della presenza dell'essere nell'attimo in cui vive, con tutto se stesso". Peter Falk tenta di spiegare questo ad un angelo nel film il cielo sopra Berlino, e chi era Peter Falk, uno che dalla morte dalla non vita, da osservatore diventa per sua scelta umano, e con la simbologia del freddo e del caldo mentre tiene in mano una tazza di caffè spiega questo. Con la morte di due uomini importanti per la sua formazione, in una coincidenza singolare oltretutto, Wenders rende un suo omaggio e ancora più importante catalizza il senso della sua vita, nella sua opera! perchè? semplice questo lo spiega lui nel film!. Qualcosa di simile a lui è morto anzi qualcuno che per lui è evidentemente una guida e quindi come un padre, allora scopre che la presenza della morte è un passaggio per la vita.. il biglietto di ingresso!
Un'ultima cosa.. nonostante le qualità evidenti di Wenders e il suo amore per la fotografia, nei sui film non ha mai fatto sfoggio di questo anzi ha solo fatto buon uso della telecamera e raccontato del valore della fotografia come memoria dell'attimo e del tempo, in questo film invece si libera anche del pudore da artista e ci mostra senza ombra di dubbio con spettacolare raffinatezza che tutti sono capaci di creare immagini ad effetto, compreso lui, ma l'importante è ciò che raccontano.. Finalmente ho apprezzato anche la Mezzogiorno ed ho goduto del film come non mi succede da tanto, perchè l'idea di viaggio è espressa in questo film ancora di più come percorso del nostro divenire "consapevoli", grazie Wenders.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a blade »
[ - ] lascia un commento a blade »
|
|
d'accordo? |
|
nickolson
|
lunedì 8 novembre 2010
|
un gran film
|
|
|
|
Non capisco l'accanimento della critica....
|
|
[+] lascia un commento a nickolson »
[ - ] lascia un commento a nickolson »
|
|
d'accordo? |
|
astromelia
|
venerdì 11 settembre 2009
|
da premio
|
|
|
|
immagini,sonoro,dialoghi,bello.........
|
|
[+] lascia un commento a astromelia »
[ - ] lascia un commento a astromelia »
|
|
d'accordo? |
|
/bizzarrevisioni.iobloggo.com
|
mercoledì 22 aprile 2009
|
in una parola: pretenzioso
|
|
|
|
Che Wim Wenders fosse in empasse creativa si era capito. Che lo fosse fino al punto da presentare un film di fattura così mediocre, ancora no.
Palermo Shooting racconta la crisi esistenziale di un fotografo a seguito di uno sventato incidente stradale che gli sarebbe potuto costare la vita. Da qui inizia il viaggio, fisico (a Palermo appunto) e mentale, alla ricerca del vero significato della vita e della morte. Peccato che tutto si riduca a un’accozzaglia di luoghi comuni e frasi fatte veramente sconcertanti: “l’importante è fare tutto come fosse per l’ultima volta” e banalità del genere. Più che un trattato filosofico, un romanzo Harmony. Non va meglio con l’interpretazione (escluso Hopper che tiene testa): il protagonista, più che un raffinato e riflessivo fotografo, sembra un "tamarro" di prima categoria (con tanto di tatuaggi in bella vista e sopracciglia rifatte), a metà tra rocker e rapper, un nuovo Justin Timberlake che sfoggia pose plastiche a più non posso (la scena del servizio fotografico fa venir voglia di cambiare canale dall’imbarazzo; “purtroppo” siamo al cinema!).
[+]
Che Wim Wenders fosse in empasse creativa si era capito. Che lo fosse fino al punto da presentare un film di fattura così mediocre, ancora no.
Palermo Shooting racconta la crisi esistenziale di un fotografo a seguito di uno sventato incidente stradale che gli sarebbe potuto costare la vita. Da qui inizia il viaggio, fisico (a Palermo appunto) e mentale, alla ricerca del vero significato della vita e della morte. Peccato che tutto si riduca a un’accozzaglia di luoghi comuni e frasi fatte veramente sconcertanti: “l’importante è fare tutto come fosse per l’ultima volta” e banalità del genere. Più che un trattato filosofico, un romanzo Harmony. Non va meglio con l’interpretazione (escluso Hopper che tiene testa): il protagonista, più che un raffinato e riflessivo fotografo, sembra un "tamarro" di prima categoria (con tanto di tatuaggi in bella vista e sopracciglia rifatte), a metà tra rocker e rapper, un nuovo Justin Timberlake che sfoggia pose plastiche a più non posso (la scena del servizio fotografico fa venir voglia di cambiare canale dall’imbarazzo; “purtroppo” siamo al cinema!). Wenders non perde occasione per rendere ogni sua opera una riflessione sul cinema e sull’immagine (vedi Lisbon Story): avrebbe voluto girare 8½ ma non ne ha la stoffa (niente di strano quando il paragone è con Fellini) e non va meglio quando prova a tuffarsi nelle atmosfere da incubo alla Lynch. Un film pretenzioso, che vorrebbe parlare dell’invisibile, ma non avendo fiducia nello spettatore preferisce spiegare tutto, finendo col relegare le immagini a semplici cartoline prive di una qualsiasi forza suggestiva.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a /bizzarrevisioni.iobloggo.com »
[ - ] lascia un commento a /bizzarrevisioni.iobloggo.com »
|
|
d'accordo? |
|
camillo triolo
|
domenica 5 aprile 2009
|
la vita e la morte in una splendida palermo
|
|
|
|
Il film è dedicato a due grandi registi Bergman ed Antonioni morti nello stesso giorno, il trenta luglio del 2007, mentre il film era in lavorazione, un fatto del tutto casuale al quale si vuole dare un significato, riportandolo all'inizio dei titoli di coda.
Penso che se Sciascia fosse morto nello stesso giorno e non il 20 novembre del 1989 sarebbe figurato anche lui nella dedica.
Questa premessa per dire che il film di Wim Wenders attinge a piene mani a certe tematiche ed atmosfere che i sopracitati autori, ognuno con la propria peculiarità, hanno saputo, con ben altra qualità, rendere ed approfondire nelle loro opere; ma "a piene mani" non implica, purtroppo, "piena anima", e ne vien fuori una sorta di copia incolla pasticciato e confuso.
[+]
Il film è dedicato a due grandi registi Bergman ed Antonioni morti nello stesso giorno, il trenta luglio del 2007, mentre il film era in lavorazione, un fatto del tutto casuale al quale si vuole dare un significato, riportandolo all'inizio dei titoli di coda.
Penso che se Sciascia fosse morto nello stesso giorno e non il 20 novembre del 1989 sarebbe figurato anche lui nella dedica.
Questa premessa per dire che il film di Wim Wenders attinge a piene mani a certe tematiche ed atmosfere che i sopracitati autori, ognuno con la propria peculiarità, hanno saputo, con ben altra qualità, rendere ed approfondire nelle loro opere; ma "a piene mani" non implica, purtroppo, "piena anima", e ne vien fuori una sorta di copia incolla pasticciato e confuso.
Certamente Palermo con i suoi chiaroscuri ed i suoi contrasti si presta ad evocazioni misteriche e conturbanti, ed in tal senso non può negarsi che l'ottima fotografia riesca a coglierle ed a renderle, ma il film si esaurisce tutto in questo ed in alcuni ottimi brani musicali.
Per il resto la storia ed i personaggi restano lontani e superficiali dalla problematica esistenziale della vita e della morte, tema che a Wim Wenders sfugge dalle mani col risultato che il film si trascina stancamente nella vana ricerca d'un colpo d'ala che non riesce mai a trovare.
Forse era una fatica impari per Wenders che sommerso, frastornato ed incantato dalla magia d’una Palermo misteriosa e splendida non riesce ad andare oltre la fotografia di incantevoli angoli pieni di storia, pretendendo che la quattrocentesca opera di autore ignoto, “IL TRIONFO DELLA MORTE” riesca a riempire di significato la confusa traballante ed incerta storia del film con il solo risultato che lo sfondo prevale su di essa e, possiamo dire, menomale, almeno la visione del film potrà spingere lo spettatore ad una visita più approfondita di questa città od a rivedere qualche film di Bergman come il “settimo sigillo” ed “il posto delle fragole”, e mi auguro anche alla lettura de “il cavaliere e la morte “ di Sciascia.
In sintesi buone intenzioni molte delusioni. Vedetelo solo per la fotografia e per Palermo.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a camillo triolo »
[ - ] lascia un commento a camillo triolo »
|
|
d'accordo? |
|
|