Una storia debole con sceneggiatura debole. Chi potrebbe restare affascinato da un asilo dove le maestre non sono certo mostri arcigni come le istitutrici inglesi di età vittoriana, sono pure materne, dolci e premurose, l'igiene è scrupolosa, il freddo inverno non fa paura perché i letti sono caldi e accoglienti, il tetto non gocciola, insomma nulla per poter gridare allo scandalo. Nessuno riesce a parteggiare per i "poveri" bambini, già che tutto funziona più che bene e pure gli ospiti sembrano normali, cioè felici, gioiosi, spensierati. Tutto funziona tanto bene che sembra più un documentario propagandistico del Ministero dell'Istruzione che un film.
L'apoteosi della "ribellione" del protagonista è una parolaccia ad una maestra, roba da brividi lungo la schiena, un vero colpo di scena... Nella sala si inizia a capire che non succederà nulla di meglio e qualcuno guarda nervosamente l'orologio.
Inutile tentare di appioppare significati politici ad una storia "media" di una asilo "medio" con bambini "medi" e un protagonista, il piccolo Fang, che pure recita incredibilmente bene, tanto (poco) ribelle da far sembrare Gianburrasca un rivoluzionario sudamericano.
C'è qualche buon esercizio di tecnica cinematografica e fotografica, con un buon uso, ad esempio, dello sfocato selettivo, ma si nota giusto perché la storia annoia e ci si mette a notare questi particolari "tecnici", peraltro poco funzionali alla (debole) narrazione.
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