Commedia,
durata 102 min.
- Italia 2006.
- 01 Distribution
uscita venerdì 15dicembre 2006.
MYMONETROCommediasexi
valutazione media:
2,58
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
Le premesse per un buon successo al botteghino c'erano davvero tutte. In primis il regista Alessandro D'Alatri, partito con film di un certo impegno ("Senza Pelle", con un ottimo Kim Rossi Stuart), poi passato a tematiche più leggere con "Casomai" o "La Febbre", ma sempre con l'intenzione di fare un'analisi sulla società italiana; poi i comprimari Sergio Rubini e Margherita Buy, sempre validi nel cinema leggero come in quello impegnato; infine il debutto da protagonista del popolare conduttore televisivo Paolo Bonolis.
Questi ingredienti di per sè già sarebbero per lo spettatore garanzia di un buon prodotto, e invece.
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Le premesse per un buon successo al botteghino c'erano davvero tutte. In primis il regista Alessandro D'Alatri, partito con film di un certo impegno ("Senza Pelle", con un ottimo Kim Rossi Stuart), poi passato a tematiche più leggere con "Casomai" o "La Febbre", ma sempre con l'intenzione di fare un'analisi sulla società italiana; poi i comprimari Sergio Rubini e Margherita Buy, sempre validi nel cinema leggero come in quello impegnato; infine il debutto da protagonista del popolare conduttore televisivo Paolo Bonolis.
Questi ingredienti di per sè già sarebbero per lo spettatore garanzia di un buon prodotto, e invece...
Partiamo con la storiella: l'onorevole di area cattolica, diviso tra il suo buon nome di politico, nonché uomo felicemente sposato e padre amorevole, e la relazione clandestina con l'esigente e capricciosa amante starlette televisiva (una Elena Santarelli che dimostra tutto sommato di essere in grado di imparare una parte a memoria dignitosamente).
Il regista è partito da lontano (prevalentemente dalle pellicole della commedia all'italiana anni Sessanta) per poi approdare alla recente pochade francese "Una top model nel mio letto", da cui ha preso più di uno spunto, senza però riuscire a imprimere forza all'intreccio iniziale, che sembra arrancare affidandosi piuttosto alla bravura degli attori e alla loro forza dialettica.
Di valido supporto i simpatici Rocco Papaleo e Massimo Wertmüller. Bonolis trasferisce molto efficacemente al grande schermo la sua verve televisiva: ripropone Alberto Sordi imitandolo in pensieri, parole ed ammiccamenti, ci riesce assai bene, ed è sicuramente la vera forza del film.
Insieme a lui, un comprimario di lusso, Michele Placido, prestato ad una parte comica (uno chef decisamente monomaniaco, che non nasconde poco platoniche mire sulla algida consorte del protagonista, una "eterea" Stefania Rocca), eseguita con grande spigliatezza.
Rubini (pur interprete di un personaggio chiave) e la Buy, ormai abbonata al ruolo di moglie ipocondriaca, insoddisfatta, gelosa (qui con qualche variante) non risultano al contrario di grande forza.
Le trovate della storia, sulla carta di sicura ilarità, si rivelano, insomma, complessivamente rese in modo alquanto esile anche se la seconda parte del film è sicuramente più accattivante.
Peccato! Lo spettatore, partito con l'idea di ridere bene, si ritrova a concedere solo qualche sorriso stiracchiato, rimpiangendo il pepe delle commedie interpretate dal vero Alberto Sordi.
Con una maggiore incisività, questo prodotto "alternativo" avrebbe ottenuto un ottimo piazzamento nella "gara" dei film di Natale. [-]
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Le premesse per un buon successo al botteghino c'erano davvero tutte. In primis il regista Alessandro D'Alatri, partito con film di un certo impegno ("Senza Pelle", con un ottimo Kim Rossi Stuart), poi passato a tematiche più leggere con "Casomai" o "La Febbre", ma sempre con l'intenzione di fare un'analisi sulla società italiana; poi i comprimari Sergio Rubini e Margherita Buy, sempre validi nel cinema leggero come in quello impegnato; infine il debutto da protagonista del popolare conduttore televisivo Paolo Bonolis.
Questi ingredienti di per sè già sarebbero per lo spettatore garanzia di un buon prodotto, e invece.
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Le premesse per un buon successo al botteghino c'erano davvero tutte. In primis il regista Alessandro D'Alatri, partito con film di un certo impegno ("Senza Pelle", con un ottimo Kim Rossi Stuart), poi passato a tematiche più leggere con "Casomai" o "La Febbre", ma sempre con l'intenzione di fare un'analisi sulla società italiana; poi i comprimari Sergio Rubini e Margherita Buy, sempre validi nel cinema leggero come in quello impegnato; infine il debutto da protagonista del popolare conduttore televisivo Paolo Bonolis.
Questi ingredienti di per sè già sarebbero per lo spettatore garanzia di un buon prodotto, e invece...
Partiamo con la storiella: l'onorevole di area cattolica, diviso tra il suo buon nome di politico, nonché uomo felicemente sposato e padre amorevole, e la relazione clandestina con l'esigente e capricciosa amante starlette televisiva (una Elena Santarelli che dimostra tutto sommato di essere in grado di imparare una parte a memoria dignitosamente).
Il regista è partito da lontano (prevalentemente dalle pellicole della commedia all'italiana anni Sessanta) per poi approdare alla recente pochade francese "Una top model nel mio letto", da cui ha preso più di uno spunto, senza però riuscire a imprimere forza all'intreccio iniziale, che sembra arrancare affidandosi piuttosto alla bravura degli attori e alla loro forza dialettica.
Di valido supporto i simpatici Rocco Papaleo e Massimo Wertmüller. Bonolis trasferisce molto efficacemente al grande schermo la sua verve televisiva: ripropone Alberto Sordi imitandolo in pensieri, parole ed ammiccamenti, ci riesce assai bene, ed è sicuramente la vera forza del film.
Insieme a lui, un comprimario di lusso, Michele Placido, prestato ad una parte comica (uno chef decisamente monomaniaco, che non nasconde poco platoniche mire sulla algida consorte del protagonista, una "eterea" Stefania Rocca), eseguita con grande spigliatezza.
Rubini (pur interprete di un personaggio chiave) e la Buy, ormai abbonata al ruolo di moglie ipocondriaca, insoddisfatta, gelosa (qui con qualche variante) non risultano al contrario di grande forza.
Le trovate della storia, sulla carta di sicura ilarità, si rivelano, insomma, complessivamente rese in modo alquanto esile anche se la seconda parte del film è sicuramente più accattivante.
Peccato! Lo spettatore, partito con l'idea di ridere bene, si ritrova a concedere solo qualche sorriso stiracchiato, rimpiangendo il pepe delle commedie interpretate dal vero Alberto Sordi.
Con una maggiore incisività, questo prodotto "alternativo" avrebbe ottenuto un ottimo piazzamento nella "gara" dei film di Natale
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Il film prende di petto in maniera molto allegra e leggera le tante brutte facce della politica, della TV, della società e del costume con un istrionico Bonolis nel ruolo del politicante intrallazzone e perbenista e un fantastico Sergio Rubini (che non gliele manda certo a dire) nel ruolo dell'amico-autista-tuttofare. Film che non fa ridere ma sorridere, girato con sapiente intelligenza da D'Alatri, che tra i suoi alti e bassi qui sfodera un discreto (abbastanza) alto. C'è un pò di tutto come detto, compresa ovviamente la gnocca arraffona di turno: un desolante quadro della nostra Italia contemporanea!
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Finalmente un'alternativa ai soliti cinepanettoni!
Detto che la Santarelli non c'entra una mazza (merita solo per il lato B) c'è da dire che Bonolis può fare veramente di tutto. S'è improvvisato attore e se l'è cavata egregiamente, un grande!
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L'onorevole Massimo Bonfili (Paolo Bonolis) è il classico stereotipo del politico italiano: dalla vita apparentemente tranquilla e modello, con moglie (Stefania Rocca) e due figli, in realtà cela varie ipocrisie tra cui un'esuberante amante (Elena Santarelli) che appartiene al mondo dello spettacolo. Che lui stesso ha aiutato a emergere. Per non farsi beccare dai paparazzi, affida la giovane Martina al suo autista (Sergio Rubini), del quale si serve in tutto e per tutto. Ma il fato si sa, spesso è un vero boomerang.
Una commedia senza pretese, e forse anche per questo riuscita, sull'ipocrisia del potere, con la sua doppia faccia. Un buon cast di attori, tra i quali anche Margherita Buy e Michele placido, che rende il film gradevole.
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L'onorevole Massimo Bonfili (Paolo Bonolis) è il classico stereotipo del politico italiano: dalla vita apparentemente tranquilla e modello, con moglie (Stefania Rocca) e due figli, in realtà cela varie ipocrisie tra cui un'esuberante amante (Elena Santarelli) che appartiene al mondo dello spettacolo. Che lui stesso ha aiutato a emergere. Per non farsi beccare dai paparazzi, affida la giovane Martina al suo autista (Sergio Rubini), del quale si serve in tutto e per tutto. Ma il fato si sa, spesso è un vero boomerang.
Una commedia senza pretese, e forse anche per questo riuscita, sull'ipocrisia del potere, con la sua doppia faccia. Un buon cast di attori, tra i quali anche Margherita Buy e Michele placido, che rende il film gradevole. Per ammissione dello stesso regista D'Alatri, trattasi di una risposta ai cinepanettoni, definendolo di fatto "cinepandoro". Magari fossero anche quelli così... [-]
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Il finale in cui la Santarelli entra a casa della moglie di Rubini, Margherita Buy, col panettone (con orrendo spot della marca come altri di una nota bibita, per tutto il film, davvero irritanti) e conseguente trenino finale fa accapponare la pelle! URTICANTE! Il film vivacchia fino all'improbabilissimo intreccio finale di coppie e al finale finto allegro che è davvero ridicolo. I figli in trasmissione con papà e (presunta) amante a Porta a Porta con la mamma in ospedale poi non si possono proprio vedere! Si salvano solo Rubini e Papaleo per la recitazione, Bonolis-Sordi è agghiacciante, la Santarelli bellissima, non le si poteva chiedere altro!
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avevo visto questo film al cinema e devo dire, non so perchè, che mi era piaciuto molto di più ... all'inizio rispecchia VERAMENTE l'orribile corruzione e ipocrisia dei politici ma il finale è veramente assurdo ed esagerato...ottimo Rubini come sempre, bravi tutti gli attori tranne Bonolis che in tv è bravissimo ma non a recitare in un film...
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“FORTAPASC” di MARCO RISI; ITA, 09. La sera del 23 settembre 85, sotto casa sua, è ucciso il giovane giornalista Giancarlo Siani, “reo” di aver messo a fuoco conflitti interni alla camorra e le collusioni di questa coi politici di Torre Annunziata. Nel 2001 già il giovane regista Maurizio Fiume, utilizzando come set anche la redazione di Metropolis, aveva dedicato un film a Giancarlo, “E io ti seguo”. Un film generoso, che non ebbe una circuitazione degna di questo nome. E anche per Risi la storia produttiva è complicata: era un vecchio progetto, addirittura precedente al film di Fiume, reso oggi possibile dall’interessamento di Angelo Barbagallo, che è personaggio molto interessante del cinema italiano.
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“FORTAPASC” di MARCO RISI; ITA, 09. La sera del 23 settembre 85, sotto casa sua, è ucciso il giovane giornalista Giancarlo Siani, “reo” di aver messo a fuoco conflitti interni alla camorra e le collusioni di questa coi politici di Torre Annunziata. Nel 2001 già il giovane regista Maurizio Fiume, utilizzando come set anche la redazione di Metropolis, aveva dedicato un film a Giancarlo, “E io ti seguo”. Un film generoso, che non ebbe una circuitazione degna di questo nome. E anche per Risi la storia produttiva è complicata: era un vecchio progetto, addirittura precedente al film di Fiume, reso oggi possibile dall’interessamento di Angelo Barbagallo, che è personaggio molto interessante del cinema italiano. Ha prodotto con lungimiranza i film di Moretti e credette in “La meglio gioventù” di M.T.Giordana. “Fortapàsc” è un bel film: mi ha intrigato e commosso. Ha evitato le secche della beatificazione post mortem. E’ di fronte a noi un non-eroe, che voleva, con una buona dose di incoscienza, ma anche di dignità professionale, fare “solo” il suo mestiere. A dire il vero, era uno che non capiva fino in fondo, forse, le implicazioni che scaturivano dal suo osservare con onestà e semplicità gli avvenimenti di “nera” che era chiamato a descrivere. Ma una volta mangiata la foglia, non si è sottratto ad un percorso che poteva essere pericoloso. I bravi sceneggiatori, Purgatori e Carrington, e lo stesso regista, hanno operato il massimo sforzo nel contestualizzare la vicenda umana e individuale in un importante punto di svolta della storia della criminalità. La vicenda di Siani, l’attore assai misurato e intenso Libero De Rienzo, emerge dal confronto molto serrato, dal punto di vista cinematografico, con l’ambiente mafioso che condizionava pesantemente la vita economica del grande Comune di Torre A.ta. Le connivenze tra il Sindaco e Valentino Gionta, il capo del clan locale, erano fortissime. Il Gionta, ora all’ergastolo, è qui l’attore molto bravo M. Gallo; distaccatosi dai cutoliani non solo era uscito indenne dalla distruzione della NCO, ma si era ritagliato uno spazio suo. Il suo muoversi nell’ambiente fisico della Città, in cui operava, è reso con un senso quasi corale di “partecipazione” popolare. Ma questo è un tratto che il Gionta sollecitava, con donazioni e interventi “benefici”, pur nel mentre spacciava e faceva il pizzo e lo strozzo, e di cui si gloriava. Gli veniva “ideologicamente” dalla vecchia appartenenza al Super clan di Cutolo, che faceva della Camorra addirittura una specie di movimento antistatale. La descrizione ambientale è resa con un realismo severo denso di squallore, anche attraverso eccessi cromatici. Fa pensare al cinema classico di Francesco Rosi, e non a “Gomorra”.
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A me non pare davvero che ci sia molto da dire su questa scadente pellicola. La "presa in giro" della classe politica media è talmente becera e scontata da risultare soporifera; l'evolversi della sceneggiatura, mentre all'inizio sembra lasciar intuire un divertente esito di "rovesciamento delle parti", tanto da farci incrociare le dita affinché il buon Mariani riesca a soffiare la desiderabilissima e trascurata amante all'odioso onorevole, si risolve invece con una fine buonista a favore di tutti, tarallucci, vino e sculettamenti brasileiri in coda compresi, e lascia in purgatorio il solo deputato. Ma solo in purgatorio! affinché non si giunga mai ad una rilettura decisiva di tutta la situazione, ma si torni sempre ad un suo re-inizio.
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A me non pare davvero che ci sia molto da dire su questa scadente pellicola. La "presa in giro" della classe politica media è talmente becera e scontata da risultare soporifera; l'evolversi della sceneggiatura, mentre all'inizio sembra lasciar intuire un divertente esito di "rovesciamento delle parti", tanto da farci incrociare le dita affinché il buon Mariani riesca a soffiare la desiderabilissima e trascurata amante all'odioso onorevole, si risolve invece con una fine buonista a favore di tutti, tarallucci, vino e sculettamenti brasileiri in coda compresi, e lascia in purgatorio il solo deputato. Ma solo in purgatorio! affinché non si giunga mai ad una rilettura decisiva di tutta la situazione, ma si torni sempre ad un suo re-inizio. La sola osservazione che mi sento di fare è riguardo all'interpretazione di Bonolis: perché, mi chiedo, per quali ragioni, l'ottimo D'Alatri gli ha permesso questo scimmiottare addirittura farsesco del grandissimo Sordi? Che senso ha? Svilente per lo stesso Bonolis, direi! Dal momento che, oltre alla già ampiamente dimostrata sua capacità imitativa del nostro grande, ci dice anche di una sua chiara intelligenza (in senso letterale) del personaggio interpretato: credo che avrebbe saputo tradurcelo in modo molto più efficace senza ricorrere alla macchietta, ma attingendo solo alla propria inventiva e forza interpretativa.
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