Il vento fa il suo giro |
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Un film di Giorgio Diritti.
Con Thierry Toscan, Alessandra Agosti, Dario Anghilante, Giovanni Foresti, Caterina Damiano.
continua»
Drammatico,
durata 110 min.
- Italia 2005.
uscita venerdì 4 maggio 2007.
MYMONETRO
Il vento fa il suo giro ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() |
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dal Vancouver International Film Festival
di DanieleFeedback: 0 |
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mercoledì 17 ottobre 2007 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Ho assistito a due proiezioni al Festival Internazionale del Cinema a Vancouver, in British Columbia. Molti titoli in programma; eppure in cuor mio ho deciso subito, seppure su suggerimento di una persona che e' a conoscenza delle mie origini alpine: "The Wind Blows Round". La scelta era dovuta in parte alle mie radici, un piccolo villaggio nel cuore delle Alpi, un tempo (non troppo lontano) calato in una dimensione estranea a quella del mondo virtuale e globalizzato in cui ci stiamo vertiginosamente proiettando. In parte al desiderio ed alla curiosita' di vedere un film italiano in lingua italiana all'estero. Di osservare le reazioni degli spettatori. In parte perche' attratto da qualche cosa, che tuttavia mi sfuggiva. Ed alla fine della proiezione ho cercato subito con lo sguardo il regista, presente in sala, perche' desideravo ringraziarlo per aver dato un contributo al cinema, alla cultura, per aver portato questo film in una citta' internazionale, dinamica, multietnica, ma molto giovane e percio' bisognosa di percepire qualcosa di originario, ma diverso dalla immensa foresta che regnava sovrana qui, meno di due secoli fa, mai vissuta se non dalle popolazioni indigene. E per avermi dato la possibilita' di stabilire una connessione con le cose che prima o poi ritornano...Ci si aspetta un mondo idilliaco e fiabesco. La colonna sonora lo richiama. La famiglia in arrivo nel villaggio che trasuda serenita' e bellezza lo evoca. La scelta di un cambiamento radicale. La spontaneita' ed il fuoco del calore umano nell'accoglienza dei forestieri. Il lavoro, i giochi, le corse, la vita scandita nel villaggio e negli alpeggi. Ma fiaba non e'.L'accettazione del nuovo e del diverso e' compito difficile per l'uomo in genere, soprattutto in un mondo in cui le montagne sostituiscono gli orizzonti.E in un mondo in cui le abitudini e tradizioni sono radicate.A volte fa piacere saperlo, radicato e' un termine in disuso; a volte mi disorienta conoscere continuamente persone in cui non trovo una connessione con delle radici,origini. Tornando alla fiaba che non e', vi scorgiamo debolezze umane, il tradimento, la difficolta' della convivenza, della condivisione di spazi, il legame con i propri beni materiali, lecito ma a volte insano. Nella fiaba che non e' compare un uomo, il "tonto" del villaggio, che percepisce qualche cosa di nuovo e gentile e vola con spirito rinnovato lungo i pendii scoscesi dei monti. Ma la sua sensibilita' d'animo, non piu' alimentato dalla gentilezza, lo condurra' a privarsi della sua esistenza, nella fiaba che non e'. "I appreciated the movie, I really liked it, but it was too sad, but not for the suicide, cheating, etc... ", il commento di una spettatrice canadese. Forse si, una venatura di tristezza c'era nella fiaba che non e'. Mi chiedo pero' come il regista avrebbe potuto evitarlo senza stravolgere i contenuti. Comunque si, tutte le cose prima o poi tornano...ed il vento fa il suo giro.
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