Nuova lettura.
Vi è capitato mai di sentirvi estranei in attimi della vostra vita?Di guradare i vostri eventi senza cosapevolezza ,addirittura pensando di essere spettatori di un film ?
François Ozon descriva ,con intensità ,questo smarrimento che nel caso di specie deriva dall’improvvisa notizia di una condanna a morte in seguito alla diagnosi di un male incurabile.
Il senso di non appartenenza è l'ultimo esorcirsmo possibilie contro una condanna che non lascia scampo e ci sta "inghiottendo.”
Ma la morte ha in se anche una grande verità che si dischiude e ci porta a sentire diversamente , con più intensità , con nuova capacità di ascoltare e questo François Ozon lo dice con chiarezza.
Senza melodrammi ,con la lucidità tipica di questo geniale regista , prende corpo questo film che parla nostalgicamente di “un profondo efflato ”.
Fleschback di vita vissuta riaffiorano quasi a cercare “ un collegamento ,un filo conduttore del tutto”
C’e’ anche voglia di intimità , di completare discorsi abbozzati e di vivere da soli l’evento del “ salto nel tunnel “.
Della traccia gay nel film si può dire solo che viene rappresentata senza ipocrisie , con grande senso di libertà , come una delle infinite possibilità dell’essere.
Poi il “dono” come occasione di continuità per tutti, si parliamone: splendida la scena che Ozon rappresenta , ricolma di tutto il suo particolare modo di esprimersi .
Un vagito di un neonato placa l’ansia esistenziale di Romain .
Il film inizia con un fleschback di Romain bambino in spiaggia e si completa con Romain adulto, ancora in spiaggia, baciato dalla luce di un solo che tramonta, tenue, all’orizzonte.
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