False verità |
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Un film di Atom Egoyan.
Con Kevin Bacon, Colin Firth, Alison Lohman, Rachel Blanchard, Sonja Bennett.
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Titolo originale Where the Truth Lies.
Drammatico,
durata 107 min.
- Canada 2005.
uscita venerdì 14 aprile 2006.
MYMONETRO
False verità
valutazione media:
3,02
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Un noir psichedelico dalle troppe ambiguitàdi Antonello VillaniFeedback: 0 |
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martedì 25 aprile 2006 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
“Nulla è come sembra, ci sono tante verità, siamo tutti colpevoli, i postulati sui cui è fondato lo showbiz americano. Da questa premessa nasce “False verità”, un thriller dove non esistono buoni né cattivi perché l’ambiguità è un imperativo categorico a cui nessuno può sottrarsi. Il regista di origini armene s’ispira al romanzo di Rupert Holmes riscrivendo la sceneggiatura per due mattatori che calcano la scena alla fine degli anni ‘50: Lanny Morris e Vince Collins, presentatori televisivi di quel tour de force chiamato Telethon, cadono nell’oblio dopo che una ragazza li ha sorpresi ad amoreggiare in una stanza d’albergo. Sì, perché la cameriera in questione è pure ambiziosa e non ci mette molto a ricattare i nostri protagonisti, salvo ritrovarsi affogata nella vasca da bagno. Così, quindici anni dopo, ci pensa un’aspirante giornalista a riaprire il caso con una serie di interviste che fanno emergere particolari scottanti sulla vita dei beniamini del pubblico. Noir a corrente alternata con molti e forse troppi colpi di scena, “False verità” è una storia intricata dove è difficile orientarsi anche per chi è avvezzo ai doppi giochi; i protagonisti mostrano mille volti, si divertono come matti gigioneggiando sul palco, soffrono di ansia e depressione, si danno ai bagordi, eccedono con droga, sesso e rock'n roll. In un percorso narrativo a metà strada tra biografia e giallo tout court, Atom Egoyan si diverte a lasciare piccoli indizi, un colpo di scena ne nasconde un altro e poi un altro ancora, sino ad arrivare alla sorprendente verità. Regia raffinatissima, fotografia seppiata vagamente retrò, musiche da autentico trip anni ‘70 ed attori -Colin Firth, meno inglese del solito, affiancato da uno stupefacente Kevin Bacon- ad alta la tensione. Comicità e dramma intervallati da flash back che arrivano senza preavviso in un film la cui unica nota stonata è la voce off di cui non si capisce appieno il significato: talvolta fastidiosa, talvolta illuminante ha la presunzione di spiegare l’inspiegabile. Ma pur con qualche perplessità, Egoyan convince il pubblico con un puzzle da antologia. Ed è questa l’unica cosa che conta. Antonello Villani (Salerno)
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