alex
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mercoledì 9 marzo 2005
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film semplice ma originale
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bel film...la classica famiglia borghese formata di varie tipologie in cui ognuno ci si puo rispecchiare perfettamente...film semplice in cui i sentimenti di odio amore e falsità dominano all'interno di una famiglia in cui la tradizione meridionale si fa sentire con la giusta dose di malizia scatenata in un finale sorprendente ma poi neanche tanto sorprendente...situazione che rispecchia perfettamente la società attuale dove non manca qualla falsità che contraddistingue oggigiorno l'uomo...
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pioppo62
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venerdì 17 maggio 2013
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un film decisamente "italiano"
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Credo che ogni anno non sia passato senza che abbia sentito il desiderio di rivedere questa particolarissima pellicola. Il ritratto verosimilmente cinico oltrechè spietato della commedia rispecchia le dinamiche tipiche di ciascuna famiglia italiana. Partendo dagli attori, prima su tutti la Marina Confalone, la storia si arricchisce delle loro eccellenti qualità interpretative, dall'inizio e via via, fino alla fine. Il filo conduttore della storia poggia proprio le sue basi principalmente sulle differenti peculiarietà di ogni singolo personaggio, così diverso eppure così uguale agli altri, sulle sapienti espressività che il regista ha saputo imprimere a questo cast così decisamente valido anche attraverso la ricerca di dialoghi apparentemente semplici ma altrettanto sapientemente ricercati.
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Credo che ogni anno non sia passato senza che abbia sentito il desiderio di rivedere questa particolarissima pellicola. Il ritratto verosimilmente cinico oltrechè spietato della commedia rispecchia le dinamiche tipiche di ciascuna famiglia italiana. Partendo dagli attori, prima su tutti la Marina Confalone, la storia si arricchisce delle loro eccellenti qualità interpretative, dall'inizio e via via, fino alla fine. Il filo conduttore della storia poggia proprio le sue basi principalmente sulle differenti peculiarietà di ogni singolo personaggio, così diverso eppure così uguale agli altri, sulle sapienti espressività che il regista ha saputo imprimere a questo cast così decisamente valido anche attraverso la ricerca di dialoghi apparentemente semplici ma altrettanto sapientemente ricercati. Il tema di fondo che accomuna tutti questi personaggi finisce per coinvolgere emotivamente lo spettatore consapevole di poter appartenere ad un analogo set cinematografico che è poi il film ed una parte della propria esistenza. Ho altresì trovato piacevole i vari riferimenti alle personalità dello spettacolo televisivo. In tal modo il regista ha a mio avviso voluto sottolineare l'italianità del contesto trasmettendo allo spettatore un profondo senso di appartanenza finendo così per rendere lo stesso ulteriormente disposto a condividere tutto quanto lui stesso ha voluto rappresentare. Il film non è solo una cinica rappresentazione della vita. E' la vita medesima espressa con allegria, ipocrisia, cinismo e amarezza, a tratti anche profonda, in un pout-pourri magistralmente miscelato. Alcune scene un pò sopra le righe, alcuni dettagli non sempre curati ed un finale forse eccessivamente troppo eclatante non riescono comunque a togliere fascino e piacevolezza a questa splendida pellicola cult del nostro meraviglioso cinema. Un bel film per ridere e per riflettere.
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luca scial�
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venerdì 25 dicembre 2015
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una tipica riunione natalizia finita in tragedia
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Il maestro Mario Monicelli racconta in modo tragicomico un tipico raduno familiare in vista delle festività natalizie.
Due anziani genitori che abitano a Sulmona ospitano i loro quattro figli con i rispettivi partner e figli. Tutto sembra scorrere come da canovaccio. Certo non manca qualche pettegolezzo e attrito, ma è inevitabile. Dopo avere anche festeggiato il Capodanno, per, cominciano i problemi. I due anziani genitori sono consapevoli di non poter più vivere da soli e così chiedono a uno di loro di ospitarli. Apriti cielo. Vengon fuori tutti i loro scheletri nell'armadio. La guerra familiare è aperta. E come ogni guerra, si concluderà con una drastica soluzione finale.
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Il maestro Mario Monicelli racconta in modo tragicomico un tipico raduno familiare in vista delle festività natalizie.
Due anziani genitori che abitano a Sulmona ospitano i loro quattro figli con i rispettivi partner e figli. Tutto sembra scorrere come da canovaccio. Certo non manca qualche pettegolezzo e attrito, ma è inevitabile. Dopo avere anche festeggiato il Capodanno, per, cominciano i problemi. I due anziani genitori sono consapevoli di non poter più vivere da soli e così chiedono a uno di loro di ospitarli. Apriti cielo. Vengon fuori tutti i loro scheletri nell'armadio. La guerra familiare è aperta. E come ogni guerra, si concluderà con una drastica soluzione finale.
Una buona commedia, dove la classe registica ben si sposa con l'abilità interpretativa degli attori. Un cult immancabile delle feste natalizie.
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carloalberto
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giovedì 24 dicembre 2020
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lo spaccato impietoso della società postreaganista
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Parenti serpenti è un Natale in casa Cupiello rivisitato in chiave moderna ed ambientato negli anni ’90. Le fondamenta della famiglia tradizionale, che iniziavano a scricchiolare già nel 1931, sono crollate definitivamente nel 1992. Non c’è traccia del presepe, nella sala da pranzo campeggia l’albero di natale, simbolo del neo paganesimo rinato nel dopoguerra in Italia dalle ceneri di un cristianesimo di facciata. La messa di Natale, con la sfilata delle pellicce ed il chiacchiericcio pettegolo che accompagna i compaesani mentre entrano in chiesa, rappresenta icasticamente quel mondo ipocrita e perbenista della borghesia, che oltralpe era stata oggetto, sebbene con stili diversi, degli strali di Chabrol e di Bunuel negli anni ’70.
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Parenti serpenti è un Natale in casa Cupiello rivisitato in chiave moderna ed ambientato negli anni ’90. Le fondamenta della famiglia tradizionale, che iniziavano a scricchiolare già nel 1931, sono crollate definitivamente nel 1992. Non c’è traccia del presepe, nella sala da pranzo campeggia l’albero di natale, simbolo del neo paganesimo rinato nel dopoguerra in Italia dalle ceneri di un cristianesimo di facciata. La messa di Natale, con la sfilata delle pellicce ed il chiacchiericcio pettegolo che accompagna i compaesani mentre entrano in chiesa, rappresenta icasticamente quel mondo ipocrita e perbenista della borghesia, che oltralpe era stata oggetto, sebbene con stili diversi, degli strali di Chabrol e di Bunuel negli anni ’70.
Il film si colloca in quel filone del cinema italiano, che, nel solco dei I Mostri e de I nuovi mostri, si tinge di noir e pur mantenendo il tono leggero della commedia diventa graffiante ed impietosa satira di costume.
Monicelli utilizza un cast formato da attori che provengono per la gran parte dal teatro per realizzare un film che assomiglia molto ad una piece che si svolge essenzialmente in un appartamento ed in pochi ambienti e che si basa soprattutto sui dialoghi e sulla drammaticità delle relazioni parentali.
In un contesto privo di autenticità, i personaggi rivivono nostalgicamente l’amore filiale mimando tra loro una concordia ormai persa, che per qualche minuto li riporta indietro nel tempo quando giocavano da bambini insieme sulla neve. E’ un sogno ad occhi aperti, sebbene vissuto nella pochezza dei commenti alle immagini che scorrono nella Tv sempre accesa, nella finzione delle buone maniere affettate e nella volgarità d’animo tipica della piccola borghesia, che si frantuma improvvisamente di fronte alle responsabilità da assumersi nei confronti degli anziani genitori.
La voce narrante di un bambino, che, nel tema sulle vacanze natalizie, racconta in modo innocente e disincantato il mondo degli adulti, dona al film la prospettiva infantile de I bambini ci guardano del 1944, ma il tono non è più quello drammatico, adeguato ad un Paese in tempo di guerra, bensì quello grottesco, più appropriato alla società del postreaganismo, degradata dall’edonismo e dal consumismo imperante a farsa tragicomica.
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dandy
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domenica 9 dicembre 2012
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gradevole.
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Ritratto di famiglia in un interno,feroce e grottesco.Decisamente troppo.Nella prima parte il ritmo lascia a desiderare e la sceneggiatura(firmata oltre che da Monicelli,da Suso Cecchi d'Amico e Pietro De Bernardi) a più di un debito con "Cupo tramonto".I modelli da vecchia commedia all'italiana sono apprezzabili,e qualche tocco di humor cattivo va a segno.Ma il regista non riesce a bilanciare commedia e dramma,nè a uscire dalla macchietta bozzettistica.Una volta tanto è il finale "cattivo" a essere fuori luogo.Bravi tutti gli attori.
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