stefano pesaresi
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mercoledì 3 giugno 2020
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uomo e natura
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Splendido affresco dell'America rurale dei primi del '900. La raccolta del grano risalta tra le scene del film come un esempio di cinema, dove il documentario e la fiction si fondono perfettamente. Tutto il film è pervaso di un realismo interiore: i sentimenti dei personaggi si conoscono non tanto dai dialoghi quanto dalle immagini della natura che fa loro da sfondo: ora risplende di gioia quando giocano nei campi, ora incupisce fino alla morte, ora s'infiamma di gelosia e rabbia. La fotografia da Oscar di Almendros rende perfettamente la sovrapposizione di questi due piani e Malick se ne serve per rappresentare il dramma dell'uomo e quello della natura come due elementi indissolubili, ognuno agente sull'altro.
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Splendido affresco dell'America rurale dei primi del '900. La raccolta del grano risalta tra le scene del film come un esempio di cinema, dove il documentario e la fiction si fondono perfettamente. Tutto il film è pervaso di un realismo interiore: i sentimenti dei personaggi si conoscono non tanto dai dialoghi quanto dalle immagini della natura che fa loro da sfondo: ora risplende di gioia quando giocano nei campi, ora incupisce fino alla morte, ora s'infiamma di gelosia e rabbia. La fotografia da Oscar di Almendros rende perfettamente la sovrapposizione di questi due piani e Malick se ne serve per rappresentare il dramma dell'uomo e quello della natura come due elementi indissolubili, ognuno agente sull'altro. Tutto nel film scorre da una parte all'altra dello schermo: il fiume di uomini nella campagna, il treno che attraversa il poste sospeso, le locuste che non si sa da dove arrivano, il fuoco che divampa oltre il limite, la linea ferroviaria su cui camminano le due ragazze che si perde chi sa dove. Si ha l'impressione di aver preso un pezzo di storia senza sapere bene cosa è stato prima dei personaggi e cosa ne sarà dopo perché comunque vada la vita continua.
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ennio
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martedì 5 febbraio 2019
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la natura prima di tutto, e poi l'uomo
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Viene da chiedersi: come mai Terence Mallick ha fatto due soli film in giovane età e poi è tornato in attività solo di recente? Perchè è un vero peccato. "I giorni del cielo" ricorda molto "Badlands", la sua opera prima. E, a tratti, addirittura "Picnic ad Hanging Rock", anche per l'epoca storica di cui tratta.
Saranno gi anni '70, saranno le atmosfere delicate ma scevre di sentimentalismo e la totale mancanza di hollywoodianesimo, l'occhio sempre attento alla natura, un film di Mallick riesce a piacere e a farsi ricordare anche senza proporre trame troppo sopra le righe o colpi di scena fantasmagorici.
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elgatoloco
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giovedì 23 novembre 2017
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grande malick-ed è poco
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Chi scrive non ha avuto modo di vedere tutti i film di Malick(pochi, invero), ma"Days of Heaven"(1978)è emblematica di una maniera di vedere il mondo(esistenzialistica, in Malick, laureato in filosofia e studioso di Keirkegaard, Sartre, Heidegger)per cui l'Esistere prevale sull'Essere, ma che filmicamente si sostanzia , qui, non solo in riflessioni ma in immagini, dove è la natura e la naturalità a prevalere, con immagini anche di straordinaria bellezza, come quelle legate ad animali e piante(spesso in sinergia, diciamo così), come anche nelle sequenze legate all'invasione delle cavallette(una delle maledizioni bibliche, notoriamente, ma...)e ai susseguenti incendi, forse per bruciare quanto queste avevano distrutto, per non dire delle sequenze che individuano-"isolandola"la casa del ricco condannato dalla malattia alla morte(ma non sarà questa a protarlo alla morte.
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Chi scrive non ha avuto modo di vedere tutti i film di Malick(pochi, invero), ma"Days of Heaven"(1978)è emblematica di una maniera di vedere il mondo(esistenzialistica, in Malick, laureato in filosofia e studioso di Keirkegaard, Sartre, Heidegger)per cui l'Esistere prevale sull'Essere, ma che filmicamente si sostanzia , qui, non solo in riflessioni ma in immagini, dove è la natura e la naturalità a prevalere, con immagini anche di straordinaria bellezza, come quelle legate ad animali e piante(spesso in sinergia, diciamo così), come anche nelle sequenze legate all'invasione delle cavallette(una delle maledizioni bibliche, notoriamente, ma...)e ai susseguenti incendi, forse per bruciare quanto queste avevano distrutto, per non dire delle sequenze che individuano-"isolandola"la casa del ricco condannato dalla malattia alla morte(ma non sarà questa a protarlo alla morte...mentre piuttosto si realizza un"eterno ritorno", ma non voglio svelare il finale, pur se non siamo affatto in un thriller)oppure singoli oggetti, macchinari etc. Poi c'è, anche qui esistenzialisticamente, diremmo, la storia degli amori(l'operaio , che è Richard Gere, con Brooke Adams, la fidanzata, che se ne finge sorella, e una sorellina, poi forse non più impegnata come attrice-tale Linda Mainz, ma anche il ricco proprietario, uno traordinario Sam Shepard, grande autore-attore-regista, protagonista del teatro(e del cinema USA)scomparso di recente. Amori che vanno e vengono, per dirla con la canzone, con situazioni nuove che emergono, anche nel finale, tra ragazzine(eterno ritorno, anche qui?Perché no...), omicidi, inseguimenti e fughe ma senza alcuna"passione"di tipo"giallo", per dirla con l'espressione italiana che designa i romanzi, racconti, drammi, film polizieschi e"thriller"... Film che, anche in virtù di una staordinaria fotografia, mai però autoreferenziale ma finalizzata alla produzione di senso, di Nestor Almendros, si qualifica come una delle rare opere filmiche che, insieme a quelle di autori più conosciuti(pochi)ma non sempre migliori di Malick, rimangono per qualità intrinseche, non perché spinte da un battage insistente o da spettacolarità che lascia il tempo che trova... El Gato
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contrammiraglio
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domenica 22 gennaio 2017
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malick
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Classico film di Malick, ridondante ed in fondo vacuo; nelle immagini, salti narrativi ed un Gere che si confermava scarso e monoespressivo attore già all'epoca.
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domenico
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giovedì 29 dicembre 2016
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fotografia e colonna sonora spettacolari
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Trama non particolarmente avvincente ma film molto godibile dal punto di vista estetico. Nel complesso film discreto che eccelle per due aspetti: fotografia (giustamente premiata con l'Oscar) e colonna sonora.
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pie9701
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mercoledì 24 agosto 2016
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perchè volere di più?
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Film bello. Una cosa che non ho apprezzato molto è stata la narrazione però ciò che mi ha colpito molto è stato il senso e il messaggio che ti lascia. Inizialmente non lo avevo colto, ma leggendo altre recensioni su internet ho compreso il significato. Ciò che essenzialmente cerca di comunicare è questo : che senso ha cercare continuamente ad avere di più? come dice la stessa narratrice e sorella del protagonista : "Certi hanno bisogno di più di quello che hanno e altri hanno di più di quello che gli serve". SI esatto, è proprio così. loro erano entrambi le cose essenzialmente. Meritavano più di quello che avevano, ma ciò che ricevettero fu troppo per loro e l'averlo ottenuto in modo "scorretto" di certo non ha aiutato.
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Film bello. Una cosa che non ho apprezzato molto è stata la narrazione però ciò che mi ha colpito molto è stato il senso e il messaggio che ti lascia. Inizialmente non lo avevo colto, ma leggendo altre recensioni su internet ho compreso il significato. Ciò che essenzialmente cerca di comunicare è questo : che senso ha cercare continuamente ad avere di più? come dice la stessa narratrice e sorella del protagonista : "Certi hanno bisogno di più di quello che hanno e altri hanno di più di quello che gli serve". SI esatto, è proprio così. loro erano entrambi le cose essenzialmente. Meritavano più di quello che avevano, ma ciò che ricevettero fu troppo per loro e l'averlo ottenuto in modo "scorretto" di certo non ha aiutato. L'uomo non ha bisogno di ricchezza per essere felice, questo è ciò che si capisce alla fine, con la morte del protagonista, se avessero continuato a fare la loro vita da braccianti, tutto questo non sarebbe successo. Si certo avrebbero meritato di meglio, ma avrebbero vissuto in pace e sarebbero stati felici e non avrebbero avuto problemi di coppia, come si suol dire. Ci si ricollega sempre, quindi, alla classica frase : " i soldi non fanno la felicità" e, cari miei, è assolutamente vero.+
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luigi chierico
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lunedì 7 marzo 2016
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per il piacere degli occhi
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Premio Oscar per la fotografia e il regista Terrence Malick premiato a Cannes per la migliore regia, sono sufficienti ragioni per raccomandare questo spettacolo a chi non lo ha visto. Un film di movimento ed azione, una storia d’amore e tradimento, di tanto lavoro, di tanta fatica. Uno spettacolo continuo di immagini stupende, anche le foto d’epoca che presentano il film nella coda d’inizio sono eccezionali. Vedere il grano con la rugiada gocciolare dalla spiga, le nuvole ovattate, le cavallette devastare i campi e divorare tutto il raccolto, cavalli in libertà, grandi distese,treni colmi di operai in cerca di ingaggio, nuvole. Tutto è fotografato con arte. Alla buona regia di si accompagna una discreta sceneggiatura mentre la scenografia è veramente di rilievo.
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Premio Oscar per la fotografia e il regista Terrence Malick premiato a Cannes per la migliore regia, sono sufficienti ragioni per raccomandare questo spettacolo a chi non lo ha visto. Un film di movimento ed azione, una storia d’amore e tradimento, di tanto lavoro, di tanta fatica. Uno spettacolo continuo di immagini stupende, anche le foto d’epoca che presentano il film nella coda d’inizio sono eccezionali. Vedere il grano con la rugiada gocciolare dalla spiga, le nuvole ovattate, le cavallette devastare i campi e divorare tutto il raccolto, cavalli in libertà, grandi distese,treni colmi di operai in cerca di ingaggio, nuvole. Tutto è fotografato con arte. Alla buona regia di si accompagna una discreta sceneggiatura mentre la scenografia è veramente di rilievo.
L’interpretazione non richiede grandi doti per cui sono tutti nella parte ma senza particolare rilievo. Si distingue Richard Gere, ad una delle sue prime apparizioni, nella parte di Bill. La parte non gli si addice. L’ottima fotografia basta a farne un ottimo film. chibar22òlibero.it
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francirano
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mercoledì 20 gennaio 2016
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la forza vibrante delle immagini
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Allora, diciamo pure che è un remake di badlands. Se vogliamo essere gentili diciamo che è un'ideale prosecuzione, di Badlands. Se poi vogliamo essere ancora più gentili e un po' intellettuali diciamo che Malick riprende i temi che gli sono stati cari nel film di esordio e li approfondisce arricchendoli. Resta il nichilismo di fondo che comincia, pero', ad avvicinarsi ad una forma di bellezza superiore e forza della vita che il regista affronterà poi in maniera più matura coi suoi lavori successivi.
La voce fuoricampo, pero', rischia di diventare abusata, e solo raramente risulta incisiva suggerendo qualcosa più di cio' che le semplici immagini mostrino già da sole.
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Allora, diciamo pure che è un remake di badlands. Se vogliamo essere gentili diciamo che è un'ideale prosecuzione, di Badlands. Se poi vogliamo essere ancora più gentili e un po' intellettuali diciamo che Malick riprende i temi che gli sono stati cari nel film di esordio e li approfondisce arricchendoli. Resta il nichilismo di fondo che comincia, pero', ad avvicinarsi ad una forma di bellezza superiore e forza della vita che il regista affronterà poi in maniera più matura coi suoi lavori successivi.
La voce fuoricampo, pero', rischia di diventare abusata, e solo raramente risulta incisiva suggerendo qualcosa più di cio' che le semplici immagini mostrino già da sole.
Cio' non esclude che alcune scene- come quella dell'incendio del campo di grano- siano di fortissimo impatto visivo e che la fotografia assurga a meraviglia pura. Quei paesaggi infiniti e quei colori, da soli, valgono l'intero film.
Resta l'enigma Richard Gere. Se Clint Eastwood aveva solo due espressioni- con cappello e senza cappello- Gere ne possiede una soltanto che lo accompagna per tutta la carriera, quella con gli occhi strizzati. Se è vero che l'arte è la capacità di sintesi direi che Gere ha raggiunto la perfezione. Dev'essere il fatto di essere buddista, vatti a sapere.
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il befe
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domenica 8 marzo 2015
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ce ne fossero
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domenico rizzi
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lunedì 16 dicembre 2013
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la fine del sogno del west
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"Vai all'Ovest, ragazzo, e diventa grande con il Paese!". La celebre frase attribuita a Horace Greeley sembra perdere il proprio significato cinquant'anni dopo (siamo intorno al 1916) quando Bill (Richard Gere) operaio di fonderia a Chicago con qualche problema nei riguardi della legge decide di partire per il Texas in cerca di un altro lavoro. Si porta dietro la ragazza Abby (Brooke Adams) e la sorellina Linda (Linda Manz) che è la narratrice della storia. Spaccerà la fidanzata per sorella e accetterà che si sposi con il giovane e ricco ranchero, confidando di continuare la relazione e senza prevedere che Abby finisca per innamorarsi del marito. Il lavoro va in malora quando sopravviene un'invasione di cavallette che fanno tabula rasa delle campagne e Bill è costretto ad uccidere il rivale.
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"Vai all'Ovest, ragazzo, e diventa grande con il Paese!". La celebre frase attribuita a Horace Greeley sembra perdere il proprio significato cinquant'anni dopo (siamo intorno al 1916) quando Bill (Richard Gere) operaio di fonderia a Chicago con qualche problema nei riguardi della legge decide di partire per il Texas in cerca di un altro lavoro. Si porta dietro la ragazza Abby (Brooke Adams) e la sorellina Linda (Linda Manz) che è la narratrice della storia. Spaccerà la fidanzata per sorella e accetterà che si sposi con il giovane e ricco ranchero, confidando di continuare la relazione e senza prevedere che Abby finisca per innamorarsi del marito. Il lavoro va in malora quando sopravviene un'invasione di cavallette che fanno tabula rasa delle campagne e Bill è costretto ad uccidere il rivale. Il trio fuggirà su un barcone, discendendo la corrente di un fiume fino a quando non incapperà nella polizia a cavallo. La conclusione è quella che ci si aspetta, con il protagonista abbattuto dalle carabine dei poliziotti e la giovane Linda che viene accompagnata in un collegio femminile. Si ribellerà calandosi dalla finestra con un lenzuolo per fuggire insieme ad una compagna: l'aspetta una vita improvvisata e senza scopo, che soltanto lo spirito di ribellione la spingerà ad affrontare. Quelli di Terence Malick, regista, sceneggiatore e autore del soggetto, sono personaggi che aderiscono perfettamente alla dura realtà del primo Novecento americano. Il West è soltanto un sogno nella mente della gente, l'illusione di cambiare una vita già predestinata. "I giorni del cielo" (traduzione letterale del titolo originale "Days of Heaven") ricorda, in molti passaggi, il più celebre "Furore" diretto da John Ford nel 1940, facendo riaffiorare le stesse angosce e le infantili speranze di gente che sembra nata solo per soffrire. Assistendo alla scena finale dell'uccisione di Bill, ci si accorge che la sua morte è ingiusta quanto la sofferenza che ha accompagnato la sua breve esistenza. La si accetta soltanto con la consapevolezza che la giustizia non appartiene a questo mondo. Splendido film, caratterizzato da una fotografia superlativa e da una colonna sonora incisiva come poche, non per niente composta da un grande musicista come Ennio Morricone. Giusto l'Oscar assegnato a Nestor Almendros (fotografia) e il premio alla regia consegnato al Festival di Cannes, ma forse Malick avrebbe meritato di più.
Domenico Rizzi
Scrittore.
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