Un borghese piccolo piccolo

Un borghese piccolo piccolo di Mario Monicelli ? il film che forse mi ha accompagnato di pi? nei primi lunghi anni della malattia.
Sordi ? il vero assassino del figlio perch? non gli concede la possibilit? di un futuro, avendogli distrutto la vis vitale fin dall'inizio.
Il film ? molto ambiguo, perch? esprime una pietas e una catarsi nei confronti del mostro cui lo spettatore ? legato come se fosse s? stesso.
Un borghese piccolo piccolo ? un film morale perch? si pu? permettere di essere un'allucinazione che ci squarta il ventre congiungendo il nostro quotidiano e la nostra sensibilit? con il sangue efferato del mostro.
Il suo grottesco ? dunque un grottesco complesso ed ? una spirale che gioca, al ribasso, con l'inferno.
Questo film ? forse soprattutto un film politico sulla deriva della nostra societ? civile ma io lo ricordo in primo luogo come il viaggio nell'inferno di una generazione di mostri (quella dei padri) che "si mangia" letteralmente i loro figli.
Il rapporto tra padri e figli ? improntato a un sentimento di duplice empatia, anche quando si parla di mostri.
La verit? ? che ci siamo sentiti rappresentati anche noi.
Questo film ? l'esempio, per me, di come il cinema possa regalarci un'immagine e una ragion d'essere per gli stati alterati delle nostre malattie psichiche e concederci un po' di catarsi viaggiando sui binari dell'inferno.