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giovedì 25 luglio 2013
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diverente, ironico e poi, c'è anche mireille...
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Questo atipico lavoro di Georges Lautner si discosta un po' dal suo standard abituale. Infatti il regista, con Jean Gabin e anche Belmondo, ci ha regalato alcuni "polar" di qualità sopra la media, con trame intriganti e personaggi cesellati in maniera sopraffina, film degni del miglior cinema francese. Qua volutamente tutto è più leggero, la sceneggiatura lo impone e lui non forza la mano più di tanto, aiutato da due interpreti spigolosi ma molto affiatati. Michel Constantin nei panni di un commissario deciso ad arrestare un grosso trafficante di droga e lei, la splendida Mireille Darc, nel ruolo di una giovane vedova di un poliziotto assassinato che si presta per la rischiosa indagine. Tra un morto e l'altro c'è comunque tempo per siparietti con battute divertenti e battibecchi tra lui e lei, anche se le sequenze più esilaranti le regalano i due maldestri e imbranati poliziotti in servizio a Nizza.
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Questo atipico lavoro di Georges Lautner si discosta un po' dal suo standard abituale. Infatti il regista, con Jean Gabin e anche Belmondo, ci ha regalato alcuni "polar" di qualità sopra la media, con trame intriganti e personaggi cesellati in maniera sopraffina, film degni del miglior cinema francese. Qua volutamente tutto è più leggero, la sceneggiatura lo impone e lui non forza la mano più di tanto, aiutato da due interpreti spigolosi ma molto affiatati. Michel Constantin nei panni di un commissario deciso ad arrestare un grosso trafficante di droga e lei, la splendida Mireille Darc, nel ruolo di una giovane vedova di un poliziotto assassinato che si presta per la rischiosa indagine. Tra un morto e l'altro c'è comunque tempo per siparietti con battute divertenti e battibecchi tra lui e lei, anche se le sequenze più esilaranti le regalano i due maldestri e imbranati poliziotti in servizio a Nizza. La storia è tuttavia credibile e i personaggi di contorno non sfigurano affatto, come i due killer molto ben organizzati e il solito grande professionista Michael Lonsdale, a suo agio in qualsiasi ruolo. Michel Constantin è bravo e Mireille Darc, ai tempi del suo massimo successo, bellissima e sensuale dalla prima all'ultima scena. Comunque il film è arricchito da un'altra presenza femminile di tutto rispetto, anche se ricopre un ruolo marginale e piuttosto breve. Si tratta di Phillys Major, quotatissima modella dell'epoca, che impersona Marianne Halifax, la giovane compagna del maturo Lopez, equivoco personaggio della malavita nizzarda, che viene assassinato una domenica mattina a Mentone: questo delitto darà il via all'indagine del commissario per incastrare un noto boss della droga da sempre sfuggito alla giustizia. La bellezza di questa modella e attrice è davvero notevole e avrebbe meritato un ruolo più importante, anche se la lunga sequenza che la vede protagonista è una delle cose più intriganti del film. In seguito divenne moglie del noto cantante Jackson Browne. L'ambientazione in Costa Azzurra aiuta ogni situazione, specialmente nelle scene di fughe e inseguimenti. Un po' fuori luogo la scena che vede i due affiatati killer ubriacarsi e cantare ad alta voce in un bar in pieno giorno, ma come già detto qua tutto è meno ricercato del consueto standard di Lautner. Il bel finale è poi prevedibile fin dall'inizio, quasi scontato, e lascia lo spettatore contento per questo thriller leggero ma appassionante. Molto bella la musica, orecchiabile ma importante e soprattutto una citazione merita la sigla iniziale, straordinaria e degna di un "polar" d'alta classe, d'altronde non sfigurerebbe neppure in un lavoro moderno tipo lo splendido serial "Braquo" ideato dallo specialista di oggi Olivier Marchal. - di "Joss" -
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elgatoloco
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sabato 20 agosto 2016
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più che mai, diegesi marcata e ironia
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"Il était une fois un flic"("C'era una volta un commissario", nella traduzione, ma in francese è ben più efficace, dato che"flic"designa il poliziotto tout court, senza se e senza ma, anzi con una connotazione anche non proprio molto benevola..., essendo espressione gergale), sceneggiato dallo stesso regista Lautner con Francis Weber(quello di"L'emmerdeur"-"Il rompiballe"e de"La cage aux folles"-"Il vizietto")è un combinato diposto tra violenza, non gratuita, però, anzi"narrata"-"mostrata"-"smontata"(appunto una"diegesi marcata"), evidenziando la figura di un"flic"duro quando necessario, con il fisico marcato(anche quello)di Michael Constantin, quasi evidenziato à la Lombroso(fronte bassa, orecchie a"sventola"), commissario in incognito nel film, che fa il duro ma in realtàù ha il cuore tenero, creandosi alla fine una famiglia , con una donna e il bambino figlio della stessa; ma non è un banale"happy end", attenzione, bensì un"happy end"accennato-narrato, mai esibito.
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"Il était une fois un flic"("C'era una volta un commissario", nella traduzione, ma in francese è ben più efficace, dato che"flic"designa il poliziotto tout court, senza se e senza ma, anzi con una connotazione anche non proprio molto benevola..., essendo espressione gergale), sceneggiato dallo stesso regista Lautner con Francis Weber(quello di"L'emmerdeur"-"Il rompiballe"e de"La cage aux folles"-"Il vizietto")è un combinato diposto tra violenza, non gratuita, però, anzi"narrata"-"mostrata"-"smontata"(appunto una"diegesi marcata"), evidenziando la figura di un"flic"duro quando necessario, con il fisico marcato(anche quello)di Michael Constantin, quasi evidenziato à la Lombroso(fronte bassa, orecchie a"sventola"), commissario in incognito nel film, che fa il duro ma in realtàù ha il cuore tenero, creandosi alla fine una famiglia , con una donna e il bambino figlio della stessa; ma non è un banale"happy end", attenzione, bensì un"happy end"accennato-narrato, mai esibito. Tuttora un film che mostra la Francia, certo quella anni Settanta, evidenziando limiti della polizia(i pestaggi dei supposti colpevoli), suoi indubbi meriti, lotta-collaborazione-competizione con le altre polizie(quella USA, ovviamente, in primis), varie altre cose, come la difficoltà di mettersi in un altro ruolo(qui, quello del fratello ucciso, che era un boss del traffico di droga), di nascondersi, ma anche poi di"rivelarsi"al momento più opportuno, di...giocare con il ruolo, anzi i ruoli, sempre a seconda di quanto richiesto situazionalmente. Decisamente efficace tutto, dall'interpretazione(Constantin, ancora una volta, Lonsdale, ma anche i"comprimari"), in un film apparentemente molto"macho", ma che invece opportunamente svela tutte le defaillances del machismo, mostrando la tenerezza che si cela dietro la"scorza dura". Film efficace, di notevolissima tessitura registica come di scrittura, dove bisogna osservare come un regista-autore come Georges Lautner scrivesse, contrariamente a quanto ritenevano(diremmo)vari critici dell'epoca, pagine di storia del cinema assolutamente irripetibili, peraltro tenendo contro della lezione critica, appunto a livello di diegesi, di un Jean-Luc Godard. El Gato
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