parsifal
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sabato 20 luglio 2019
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timidezza, conflitti e lotte sociali
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Pietro Germi, nel 1972, realizzò questa pregevole pellicola, scrivendone anche la sceneggiatura, coadiuvato da delle Penne d'oro del cinema italiano, e cioè. Benvenuti, Pinelli e De bernardi. La vicenda si svolge nel magnifico capoluogo marchigiano , Ascoli Piceno, luogo d'arte e di cultura, con i suoi pregevoli scorci medievali. IL protagonista è Alfredo Svisà ( D. Hoffman, di grande bravura e talento, come sempre) , impiegato di banca, timido e complessato, privo di ambizioni e legato alla sua vita abitudinaria e ripetitiva. Vive con il padre, l'attore G, Baghetti, ed ama la dolce noia dei suoi giorni. Ha un amico fraterno, Oreste ( un dirompente D.del Prete) che il suo opposto in tutto; bello.
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Pietro Germi, nel 1972, realizzò questa pregevole pellicola, scrivendone anche la sceneggiatura, coadiuvato da delle Penne d'oro del cinema italiano, e cioè. Benvenuti, Pinelli e De bernardi. La vicenda si svolge nel magnifico capoluogo marchigiano , Ascoli Piceno, luogo d'arte e di cultura, con i suoi pregevoli scorci medievali. IL protagonista è Alfredo Svisà ( D. Hoffman, di grande bravura e talento, come sempre) , impiegato di banca, timido e complessato, privo di ambizioni e legato alla sua vita abitudinaria e ripetitiva. Vive con il padre, l'attore G, Baghetti, ed ama la dolce noia dei suoi giorni. Ha un amico fraterno, Oreste ( un dirompente D.del Prete) che il suo opposto in tutto; bello. uomo di successo, sfrontato sino alla maleducazione e donnaiolo impenitente. Sarà lui ad essere l'artefice dell'incontro fatidico che cambierà il corso della vita monotona, Alfredo ammirava da tempo, in apparente segretezza, la giovane farmacista Maria Rosa ( S. Sandrelli) e Oreste, grazie alla sua faccia tosta, combinerà un incontro che all'inizio sembrerà fallimentare, salvo poi prendere la piega desiderata da Alfredo. Inizia il corteggiamento e poi i due si fidanzeranno e convoleranno a nozze. Ma non è tutto oro ciò che luccica, Maria Rosa ha un pessimo carattere è possessiva e morbosa fino allo spasimo, collerica e sospettosa, dedita ad intemperanze di ogni genere, tanto da fare terra bruciata intorno al marito. Di seguito, verrà colpita dall'ossessione di diventare madre; convinta di essere fertile, addossa la presunta sterilità di coppia interamente a d Alfredo. Le analisi eseguite da un illustre clinico della città smentiranno tale ipotesi, è lei ad essere in seria difficoltà fecondativa, Ne nascono quindi una serie di gag legate ai tentavi più bislacchi di concepimento: Finalmente l'obbiettivo è raggiunto, o almeno così sembra , MAria rosa è ufficialmente incinta. Entrano in campo i genitori di lei, Saro Urzì, debordante nella sua recitazione dialettale e nel suo dispotismo da Pater Familias d'altri tempi e D. la Loggia, donna arcigna con poteri misteriosi. Indimenticabile la scena del pasto a base di pesce, in cui i tre succhiano le teste dei pesci in tavola, talmente veritiera da sembrare tratta da un horror. Alfredo vien confinato in cantina ed il padre fugge nella casa di campagna. LA gravidanza però non ci sarà; era un falso allarme. Solo , disilluso e oppresso da una realtà familiare scomoda e soffocante, grazie all'amico Oreste incontra una creatura dolce e disinibita , Carolina ( splendida V. Gravina), talmente sincera da sembrare strafottente. I due si innamorano all'istante e diventano amanti. Incontri clandestini in misere pensioni, squallidi motel o in macchina. E qui inizia la parte del film dedicata all'impegno civile; erano i tempi del referendum sul divorzio, tema che divise la nazione in due, tra favorevoli e contrari ed oltre ad essere una battaglia civile aveva delle precise connotazioni politiche. Alfredo va via di casa , intenzionato a non tornare. La sua precarietà durerà poco , perchè fortunatamente per lui il divorzio diventerà legge e tutte le coppie clandestine e le famiglie di fatto potranno finalmente avere i loro diritti. Commedia garbata, di impegno ed evasione, narra a meraviglia le idiosincrasia dell'uomo medio e i limiti della società italiana.
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giorgio
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venerdì 26 dicembre 2008
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degno congedo di un germi al tramonto
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Onore alle armi al 'grande vecchio' del cinema italiano come Pietro Germi che ci lascia con una commedia che recuperi quella cattiveria e quello spirito corrosivo e satirico di "divorzio all'italiana" e di "signore e signori". Il film rivela i segni della stanchezza di Germi, ovvero rivela un regista al tramonto del suo talento espressivo: ne sia la prova l'incedere del film, insolitamente logorroico per l'invadenza della voce narrante. Il film comunque consegna alcuni momenti essenziali da antologia del cinema: la scena dell'orgasmo che si risolve nell'urlo belluino della Sandrelli nella galleria di Vernio-S. Benedetto Val di Sambro: oltre a determinare un grottesco contrasto rispetto agli eventi tragici di strage cui ha dato luogo dopo, questa scena è tra le più imitate dai film comico-satirici del mondo (vedi l'analoga scena di "Porkies" con la ninfomane Lassie!); la scena della masturbazione di Hoffmann dal ginecologo, costretto ad eiaculare in uno spazio dove giganteggiano ritratti di Monsignori, Papi, Vescovi; l'impagabile scena della gravidanza isterica della Sandrelli, culmine dell'accanimento misognino di Germi; l'impagabile suocera-strega sicula con annesso "maleficio" per la povera serva "crocifissa"; l'impagabile narrazione "a sommario" della fase clandestina dell'amore tra la Gravina ed Hoffmann, dove inquadratura e commento musicale sono talmente sincroni che sembra che il film proceda a passi di danza; la memorabile ellissi che Germi realizza nel finale sul volto malinconico e costernato di Alfredo-Hoffmann il giorno del secondo "sì" che fotografa un secondo destino al fallimento matrimoniale.
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Onore alle armi al 'grande vecchio' del cinema italiano come Pietro Germi che ci lascia con una commedia che recuperi quella cattiveria e quello spirito corrosivo e satirico di "divorzio all'italiana" e di "signore e signori". Il film rivela i segni della stanchezza di Germi, ovvero rivela un regista al tramonto del suo talento espressivo: ne sia la prova l'incedere del film, insolitamente logorroico per l'invadenza della voce narrante. Il film comunque consegna alcuni momenti essenziali da antologia del cinema: la scena dell'orgasmo che si risolve nell'urlo belluino della Sandrelli nella galleria di Vernio-S. Benedetto Val di Sambro: oltre a determinare un grottesco contrasto rispetto agli eventi tragici di strage cui ha dato luogo dopo, questa scena è tra le più imitate dai film comico-satirici del mondo (vedi l'analoga scena di "Porkies" con la ninfomane Lassie!); la scena della masturbazione di Hoffmann dal ginecologo, costretto ad eiaculare in uno spazio dove giganteggiano ritratti di Monsignori, Papi, Vescovi; l'impagabile scena della gravidanza isterica della Sandrelli, culmine dell'accanimento misognino di Germi; l'impagabile suocera-strega sicula con annesso "maleficio" per la povera serva "crocifissa"; l'impagabile narrazione "a sommario" della fase clandestina dell'amore tra la Gravina ed Hoffmann, dove inquadratura e commento musicale sono talmente sincroni che sembra che il film proceda a passi di danza; la memorabile ellissi che Germi realizza nel finale sul volto malinconico e costernato di Alfredo-Hoffmann il giorno del secondo "sì" che fotografa un secondo destino al fallimento matrimoniale. Dove l'andatura del film è più faticosa è nel finale, quando, già divorziati, Hoffman-Alfredo e Gravina-Carolona si scontrano con la famiglia di lei; la scena del tentato suicidio della madre è uno degli episodi che spezza il ritmo altrimentio graffiante e scatenato del film. Un peccato, comunque, perchè potenzialità di analisi e di sviluppo narrativo vanno perdute. Grande momento di formazione e di rivelazione artistica di Hoffmann e grande valorizzazione interpretativa per la Sandrelli: una coppia, non a caso, ancora molto amata e ancora molto ricordata dal pubblico.
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(di giampaolo santarelli)
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fedemug87
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mercoledì 2 aprile 2014
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le tribolazioni amorose di alfredo
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Il film non è certo un capolavoro di Germi, arrivato qui all'ultimo film, ma scorre abbastanza bene. Lui classico borghese sottomesso che vive in casa del padre si innamora di una donna ossessiva e ipocondriaca come Mariarosa. Dopo un pò di tribolazioni si sposano e tentano di trovare la felicità nel matrimonio. Invece sempre più la loro storia sfiorisce, Alfredo si allontana dal suo amico Oreste e tutto si esaurisce durante la presunta gravidanza di Mariarosa. E' in questo momento che Alfredo dimostra un pò dicarattere e si ribella per la sua situazione matrimoniale, riallaccia i rapporti con Oreste e conosce Carolina, donna dal carattere forte.
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Il film non è certo un capolavoro di Germi, arrivato qui all'ultimo film, ma scorre abbastanza bene. Lui classico borghese sottomesso che vive in casa del padre si innamora di una donna ossessiva e ipocondriaca come Mariarosa. Dopo un pò di tribolazioni si sposano e tentano di trovare la felicità nel matrimonio. Invece sempre più la loro storia sfiorisce, Alfredo si allontana dal suo amico Oreste e tutto si esaurisce durante la presunta gravidanza di Mariarosa. E' in questo momento che Alfredo dimostra un pò dicarattere e si ribella per la sua situazione matrimoniale, riallaccia i rapporti con Oreste e conosce Carolina, donna dal carattere forte. E' con lei che ritrova l'amore e con cui combatte la battaglia del divorzio in Italia. Alfredo si sente realizzato fino a quando ottiene il divorzio e si risposa. Il film finisce con il primo piano del volto di Alfredo perplesso dopo il si di Carolina al matrimonio, presagio di un'altra delusione amorosa, di un'altra sconfitta per il povero Alfredo. Germi pare volerci dire attraverso questa commedia che nè il divorzio nè il matrimonio risolvono i problemi di coppia. Insomma l'amore è eterno finchè dura. Mi pare anche di intravedere una critica al matrimonio che rende le persone più fiacche ed abitudinarie, nonchè una parodia della gravidanza con tocchi di comicità in alcune scene con un goffo Hoffman.
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giorgio76
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venerdì 4 aprile 2014
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il film che l. boldrini non ti farebbe vedere mai*
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*Aggiornamento precedente recensione "Degno congedo di un Germi al tramonto.
Pubblicata sul sito www.informarezzo.com il 04/04/2014
Una volta la saggezza popolare ammoniva gli innamorati (maschi): “Figlio, non vedi che bellezza e virtù nella tua donna, ma aspetta di vederla al cesso e capirai …”. Oggi, invece, ai maschi non ancora resi omosessuali o sessualmente inerti al fascino femminile per gli spot su pruriti intimi, perdite femminili e simili, non resta che dire: “Sbavi per la tua donna? Aspetta di vedere Alfedo, Alfredo di Pietro Germi” …
Se si fa eccezione per le facili macchiette delle donne siciliane “in nero” e … baffute (specie di Sedotta e Abbandonata), per certe “trucide” romanacce da borgata (dalle dentature perennemente marce e “bucate”), per personaggi femminili da commediaccia italiana anni ’70, dall’imbarazzante “scoreggia facile” (stile Alvaro Vitali), mai un cineasta italiano aveva associato la donna amata ad una visione dell’Orrido e del Ripugnante tanto spinta.
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*Aggiornamento precedente recensione "Degno congedo di un Germi al tramonto.
Pubblicata sul sito www.informarezzo.com il 04/04/2014
Una volta la saggezza popolare ammoniva gli innamorati (maschi): “Figlio, non vedi che bellezza e virtù nella tua donna, ma aspetta di vederla al cesso e capirai …”. Oggi, invece, ai maschi non ancora resi omosessuali o sessualmente inerti al fascino femminile per gli spot su pruriti intimi, perdite femminili e simili, non resta che dire: “Sbavi per la tua donna? Aspetta di vedere Alfedo, Alfredo di Pietro Germi” …
Se si fa eccezione per le facili macchiette delle donne siciliane “in nero” e … baffute (specie di Sedotta e Abbandonata), per certe “trucide” romanacce da borgata (dalle dentature perennemente marce e “bucate”), per personaggi femminili da commediaccia italiana anni ’70, dall’imbarazzante “scoreggia facile” (stile Alvaro Vitali), mai un cineasta italiano aveva associato la donna amata ad una visione dell’Orrido e del Ripugnante tanto spinta. Germi viola questo taboo, e realizza in Alfredo, Alfredo (suo ultimo film del 1972) un’operazione estetica (per quanto in tono minore rispetto alle altre prove, specie Signore e Signore) che, nel suo piccolo, non è da meno del Ripugnante di Salò di Pasolini. Ma se il Ripugante di Salò, di sapore sadiano, era pur sempre un mondo sì di perversioni ripugnanti e orride, ma anche aristocratico e letterario, Germi cala il Ripugnante nelle pieghe di una squallida quotidianità di provincia. Nella Provincia del … “tutto per bene” e del … “basti che non si sappia in giro”.
La Maria Rosa di Stefania Sandrelli (attrice coraggiosa, di grande ironia e intelligenza) ha l’attrattiva e il fascino che può esercitare il tanfo di cesso e di latrina che ti si appiccica addosso in treno, nelle mani, quando vai alla toilette, e manca il sapone (e talora anche l’acqua) … E porta in sé la fatalità imperscrutabile del maleficio, della maledizione, del malocchio: dietro le sembianze procaci e seducenti (la camminata particolare di lei “tra l’elastico e il trattenuto”), si insinua subdolamente prima, poi violentemente nella vita del povero e inetto bancario, Alfredo Sbisà (Dustin Hoffmann, qui alla prima e forse più qualificante performance di attore)..
Una discesa agli Inferi; un affondamento del matrimonio nel ridicolo, nell’imbarazzante, che non risparmia nulla, che non lascia alibi all’idealizzazione, alla poesia. Dall’intimità dell’orgasmo violata per le grida belluine di lei (una trovata genialmente citata nel film Porky’s -1983, nella famosa scena di … Lassie), all’umiliazione del marito di sentirsi dare dell’impotente dalla moglie alla radio, mentre lui è dal barbiere e tutti maliziosamente ridono, chè hanno compreso … All’incredibile tour de force per catturare l’attimo di fertilità (“-Per chi è ‘sto doppio zabaione? –E’ per il dottor Sbisà…- Che sennò non ce la fa!”) per fare quel figlio, il “rimedio più antico del mondo”, ultima scialuppa di salvataggio di un matrimonio insensato; per poi accorgersi che la gravidanza era una “suggestione” isterica di lei, con il pancione destinato a sgonfiarsi alla prima … scoreggia! Nulla di quello che è Poesia, Sacro, viene risparmiato in questa kermesse dell’orrore matrimoniale di Pietro Germi. Dell’amore, dell’ebbrezza, dell’estasi rimangono solo attimi, rubati e ritagliati dal regista genovese, in una delle più belle sequenze del film, dedicate agli incontri clandestini tra Alfredo-Dustin Hoffmann e Carolina-Carla Gravina (l’amante femminista e, solo apparentemente, senza taboo): quasi che solo l’aura clandestina dell’adulterio illegale (non è stato ancora introdotto il divorzio in Italia) possa rianimare personaggi irrimediabilmente repressi, tragicamente prigionieri di convenzioni e formalismi.
Niente di più facile che salti fuori qualche personaggio della cd Intellighenzia a chiedere che il film venga buttato alle ortiche: come, del resto, fu per Signore e Signori, capolavoro assoluto di Germi, che patì la damnatio memoriae da parte di certo mondo cattolico veneto. E certo, a vedere oggi un film del genere, la critica femminista più ottusa e più conformista potrebbe dare a Germi del “violentatore virtuale”, una definizione, come si sa, in uso oggi. Ma non c’è solo il femminismo militante e ottuso: contro Germi può certamente cospirare il tenace, irrimediabile conformismo degli italiani: quella retorica dei Valori della Famiglia pubblicamente e stucchevolmente affermati, quanto ignorati in pratica e nel privato.
Tutto bene, madama la Marchesa … quando non va bene nulla!
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