alessio piccioni
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venerdì 18 maggio 2007
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capolavoro
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E' uno dei più bei film che ho visto. Tranne alcune minime sbavature riesce a tenere assieme in modo armonico tutte le vicende e "le tecniche" narrative (recitazione, montaggio riprese, scelte dei personaggi...): ed alla fine da un senso di compiutezza che è rarissimo da ritrovare. Mi spiace per la recensione non buona del critico ufficiale.. però guardando le sue altre recensioni mi sembra che si faccia "abbacinare" da un certo tipo di film che sono sicuramente capolavori, ma ideololgicamente ben definiti.. , e probabilmente questo film non rientra nel suo immaginario cosicché è stato "scartato", un po' come "C'eravamo tanto amati", che liquida con tre sole stelle. La lettura della fine di un tipo di mondo è simbolica ed io la trovo appropriata, perché quando muore muoiono i ricordi trasfigurati, il valore fiabesco e romantico che davamo di un luogo, un mondo, un atmosfera.
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E' uno dei più bei film che ho visto. Tranne alcune minime sbavature riesce a tenere assieme in modo armonico tutte le vicende e "le tecniche" narrative (recitazione, montaggio riprese, scelte dei personaggi...): ed alla fine da un senso di compiutezza che è rarissimo da ritrovare. Mi spiace per la recensione non buona del critico ufficiale.. però guardando le sue altre recensioni mi sembra che si faccia "abbacinare" da un certo tipo di film che sono sicuramente capolavori, ma ideololgicamente ben definiti.. , e probabilmente questo film non rientra nel suo immaginario cosicché è stato "scartato", un po' come "C'eravamo tanto amati", che liquida con tre sole stelle. La lettura della fine di un tipo di mondo è simbolica ed io la trovo appropriata, perché quando muore muoiono i ricordi trasfigurati, il valore fiabesco e romantico che davamo di un luogo, un mondo, un atmosfera. e Tozzi riesce anzi a ben misurare l'amarezza, che traspare solo alla fine. Insomma un film da scoprire e che non annoia nelle visioni successive... Certo è un film con un'"ideologia", un immaginario ben definito che si nutre di nostalgia. Di una cultura che non era quella alta e dominante, ma che i Totò, i Monicelli hanno "cantato" e reso nobile.. che Pasolini in modo straziante cercava di penetrare,.. insomma una cultura che probabilmente non dice molto a Morandini se da 3 stelle a "C'eravamo tanto amati" e 5 a "full metal jacket".. Un'altro intellettuale che ha venduto l'anima a Veltroni..
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brunopepi
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sabato 3 aprile 2021
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"so'' nata a trastevere voglio mori'' a trastevere"
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Ci sono film che ci siamo persi nella vita ma che dovremmo sempre essere abili a rintracciare e riscoprire o rivisitare. Ecco riscoprirli e rivisitarli potrebbe essere la definizione adatta poichè questo lavoro del regista Fausto Rossi, fu sottovalutato all'epoca senza ricevere una calda accoglienza ma che oggi fa parte di quel gremito gruppo d film cult nostrani. Potrebbe oggi lasciare un retrogusto nostalgico per qual che va dalla vecchia Trastevere che stava iniziando a perdere la propria essenza romana, agli attori famosi o meno ormai scomparsi da tempo, alla disperazione della povertà e l'arte di arrangiarsi del momento, nonchè quel tempo che si stacca dal nostro tempo, fino ad arrivare a una sceneggiatura prettamente romanesca con continui botta e risposta di quella vecchia società oggi scomparsa.
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Ci sono film che ci siamo persi nella vita ma che dovremmo sempre essere abili a rintracciare e riscoprire o rivisitare. Ecco riscoprirli e rivisitarli potrebbe essere la definizione adatta poichè questo lavoro del regista Fausto Rossi, fu sottovalutato all'epoca senza ricevere una calda accoglienza ma che oggi fa parte di quel gremito gruppo d film cult nostrani. Potrebbe oggi lasciare un retrogusto nostalgico per qual che va dalla vecchia Trastevere che stava iniziando a perdere la propria essenza romana, agli attori famosi o meno ormai scomparsi da tempo, alla disperazione della povertà e l'arte di arrangiarsi del momento, nonchè quel tempo che si stacca dal nostro tempo, fino ad arrivare a una sceneggiatura prettamente romanesca con continui botta e risposta di quella vecchia società oggi scomparsa. Vizi e virtù di un quartiere dove i veri interpreti sono i suoi vicoli, il gironzolare dei vari personaggi, e quel folto gruppo di attori dove Manfredi, De Sica e la Schiaffino non sono altro che integranti e non protagonisti in un cast corale. Volti e situazioni che si ispirano a visioni felliniane, il peregrinare di un cagnolino che si è perso, perversioni e misfatti, veniali satire sulla chiesa e sulle forze dell'ordine, un finale che ricorda il mitico "La grande abbuffata"...il tutto a fare da ingredienti ad una dilettevole quanto sarcastica commedia con sbocchi grotteschi. In questo spaccato del mitico quartiere c'è tempo anche per intravedere, per chi se lo ricordasse, Ponte Milvio aperto al tempo al traffico...un dettaglio in più nella storia di una città storica.
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dandy
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domenica 2 novembre 2014
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semo come semo.
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Prima e ultima regia dell'attore Umberto Tozzi(1921-1978).Collana di episodi nei quali il filo conduttore è rappresentato dal cane che viene smarrito all'inizio da De Sica e dalla sora Regina.Collana dove Trastervere emerge come una sorta di mondo affrancato da Roma,affascinante,caotico e greve.Quasi una piccola Babele dove all'epoca snob,preti,vecchie matrone,prostitute,hippy e coatti si mescolavano con indifferenza.La regia non è particolarmente curata,e oggi il romanaccio esasperato e certe battute spicciole garantiscono gli sghignazzi dei cultori del trash,come la poesiola finale.Ma il connubio tra pessimismo grottesco,malinconica spensieratezza e lampi quasi espressionisti ne fa qualcosa di più di una semplice commediaccia corale.
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Prima e ultima regia dell'attore Umberto Tozzi(1921-1978).Collana di episodi nei quali il filo conduttore è rappresentato dal cane che viene smarrito all'inizio da De Sica e dalla sora Regina.Collana dove Trastervere emerge come una sorta di mondo affrancato da Roma,affascinante,caotico e greve.Quasi una piccola Babele dove all'epoca snob,preti,vecchie matrone,prostitute,hippy e coatti si mescolavano con indifferenza.La regia non è particolarmente curata,e oggi il romanaccio esasperato e certe battute spicciole garantiscono gli sghignazzi dei cultori del trash,come la poesiola finale.Ma il connubio tra pessimismo grottesco,malinconica spensieratezza e lampi quasi espressionisti ne fa qualcosa di più di una semplice commediaccia corale.La descrizione dei personaggi è sincera,anche toccante.E il tragicomico epsodio finale ha dell'incredibile,raggiungendo vertici felliniani.Mickey Fox era un'attrice americana.Musiche di Guido e Maurizio De Angelis,alias Oliver Onions.Bella canzone dei titoli di testa cantata da Nino Manfredi.La versione originale superava le due ore ma il produttore Aurelio Grimaldi impose diversi tagli,eliminando i personaggi di Martine Bochard,Riccardo Garrone e Umberto Orsini.Insolito prodotto per il cinema del periodo,quasi mai eguagliato in seguito.Da vedere posto che si riesca a trovarlo.
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