giulio andreetta
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martedì 9 giugno 2020
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l'atroce barbarie della guerra
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Questa pellicola è tratta dal diario di Emilio Lussu, Un anno sull'altipiano, libro fortemente originale e attendibile nel descrivere la guerra. E infatti anche da questo film si evince come la narrazione dei fatti non sia sottoposta a censure, o sia in qualche modo deformata in nome di ideali patriottici. Il tragico genocidio della Prima Guerra Mondiale è stato uno dei massacri più ingenti della storia dell'umanità, mietendo vittime sia tra i militari sia tra la popolazione civile. Il nostro paese era poi in una situazione di mancato aggiornamento tecnologico rispetto all'Austria-Ungheria, e all'esercito tedesco. In particolare gli italiani erano perennemente in difetto di artiglieria, con un equipaggiamento individuale del soldato molto inferiore, come livello qualitativo, rispetto a quello del fronte opposto.
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Questa pellicola è tratta dal diario di Emilio Lussu, Un anno sull'altipiano, libro fortemente originale e attendibile nel descrivere la guerra. E infatti anche da questo film si evince come la narrazione dei fatti non sia sottoposta a censure, o sia in qualche modo deformata in nome di ideali patriottici. Il tragico genocidio della Prima Guerra Mondiale è stato uno dei massacri più ingenti della storia dell'umanità, mietendo vittime sia tra i militari sia tra la popolazione civile. Il nostro paese era poi in una situazione di mancato aggiornamento tecnologico rispetto all'Austria-Ungheria, e all'esercito tedesco. In particolare gli italiani erano perennemente in difetto di artiglieria, con un equipaggiamento individuale del soldato molto inferiore, come livello qualitativo, rispetto a quello del fronte opposto. Questa situazione disperante che doveva affrontare il fante italiano, impegnato in una snervante guerra di trincea, è ben riprodotta dalla pellicola, che si configura come un'intelligente rilettura del testo di Lussu, da parte del regista Francesco Rosi, che per l'occasione ingaggia, tra gli altri, il grande attore Gian Maria Volonté, nella parte del tenente Ottolenghi, che vorrebbe ribellarsi al comando dei superiori italiani, giudicato disastroso. In effetti il generale Leone (nome fittizio anche nel diario di Lussu) è dipinto come un comandante incapace di ripensare la guerra al di fuori dei vecchi schemi ottocenteschi, che prevedevano l'applicazione di una forzosa disciplina al soldato, servendosi di strumenti terribili quali ad esempio la decimazione della truppa. In più vengono descritte magistralmente le scene degli assalti condotte dagli italiani, che uscivano dalla trincea per tentare di attaccare il nemico, il quale reagiva con un fuoco micidiale di artiglieria. Ottima e realistica la fotografia, senza nessun artificio, racconta quella che purtoppo dovette essere la realtà per molti italiani. Ottimo il cast, oltre allo stellare Volonté, annovera anche un magistrale Alain Curry, nel ruolo del generale Leone.
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giuseppetoro
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martedì 9 luglio 2019
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molto mediocre
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Film che riassume la fatiscente potenza della fanteria italiana, che passavano più tempo ad uccidere i propri soldati che gli austriaci
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onufrio
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venerdì 26 ottobre 2018
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un anno sull'altipiano
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Tratto dal romanzo di Emilio Lussu, Francesco Rosi in quest'opera racconta la prima guerra mondiale, più precisamente nell'altopiano di Asiago, dove i soldati italiani nelle trincee andavano a morte inevitabile di fronte al nemico austriaco, per via di una scellerata incapacità di comandare da parte dei superiori, con a capo il Generale Leone, uomo dalle idee antiche e che ama la guerra, soddisfatto quando un uomo dei suoi cade in battaglia per poterlo definire eroe. Il titolo del film "Uomini contro", racchiude perfettamente la storia, fra decimazioni, abusi di potere, ottusità e manie di grandezza, si assiste alla follia della guerra.
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nigatto
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domenica 30 luglio 2017
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la guerra vissuta da e. lussu
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La guerra è sempre cruenta e “giustifica” i crimini. Ma quando i crimini sono commessi, non contro il nemico ma verso i propri amici non è più accettabile.
Il film è tratto dal romanzo di Emilio Lussu “Un anno sull’Altipiano” e descrive la follia della guerra e le atrocità che comandanti ottusi e impreparati inflissero ai loro soldati. Violenze psicologiche e fucilazioni facili per insubordinazioni e renitenza.
Pellicola lodevole sotto il profilo della denuncia, (dopo l’uscita del film, il regista venne denunciato dall’esercito per vilipendio) poco apprezzabile per tutto il resto.
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cress95
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giovedì 28 maggio 2015
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uomini contro...altri uomini
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La cruda insensatezza della guerra ("inutile strage" di uomini semplici ad opera di altri uomini altrettanto semplici), spesso velata da parole di estrema audacia e virtù, è un tema affrontato innumerevoli volte all'interno della cinematografia italiana e globale. Già, perché conflitti del calibro delle 2 Grandi Guerre rappresentano purtroppo il retaggio storico di quasi tutte le nazioni del mondo, le quali non possono e non vogliono dimenticare, affinché le efferatezze passate non possano mai più ripetersi. Tuttavia, esaminando nel dettaglio la produzione cinematografica italiana sono ben pochi, a mio avviso, il film in grado di raccontare in modo così atrocemente fedele cosa fu realmente la Grande Guerra.
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La cruda insensatezza della guerra ("inutile strage" di uomini semplici ad opera di altri uomini altrettanto semplici), spesso velata da parole di estrema audacia e virtù, è un tema affrontato innumerevoli volte all'interno della cinematografia italiana e globale. Già, perché conflitti del calibro delle 2 Grandi Guerre rappresentano purtroppo il retaggio storico di quasi tutte le nazioni del mondo, le quali non possono e non vogliono dimenticare, affinché le efferatezze passate non possano mai più ripetersi. Tuttavia, esaminando nel dettaglio la produzione cinematografica italiana sono ben pochi, a mio avviso, il film in grado di raccontare in modo così atrocemente fedele cosa fu realmente la Grande Guerra. Tra questi risulta impossibile non citare il mastodontico capolavoro "La grande guerra" dell'immortale Monicelli (con maestri del calibro di Sordi e Gassman), il quale abilmente rilegge in chiave tragicomica una pagina della nostra storia che di comico ha ben poco, anzi nulla. Ed è proprio la Grande Guerra del Monicelli, insieme al sontuoso capolavoro del Kubrik "Orizzonti di gloria", al quale sono frequenti i collegamenti (si veda ad esempio il tema della frequente insensatezza delle azioni della gerarchia militare), che potrebbe aver ispirato Francesco Rosi nella rappresentazione della vita di trincea, vera e propria protagonista di "Uomini contro".
Tratto dal romanzo "Un anno sull'Altipiano" di Emilio Lussu, "Uomini contro" immerge, anzi, "affoga" lo spettatore nel drammatico contesto di un campo di battaglia nel logorante scenario del fronte italo-austriaco del primo conflitto mondiale. Rosi non cerca di indorare alcunché, la guerra è mostrata per quello che è: un'"inutile strage". Nessuna aulica prosopopea, se non quelle ricorrenti del crudele generale Leone, emblema della sadica stoltezza dell'uomo investito di potere di vita e di morte sugli sventurati al suo comando. Potere che porta il nome di "decimazione".
"Uomini contro" rappresenta il tipico esempio di un cinema anni 70 che riscopre il pessimismo artistico-cinematografico tipico degli anni addietro, e lo fa ripescando in una delle pagine più oscure della storia mondiale. Tale "pessimismo cosmico" permane per tutta la durata del film, dal crudo inizio allo spietato epilogo, passando per scene dall'alto impatto emotivo, come l'assalto alla trincea nemica, durante il quale gli stessi austriaci esortano i soldati italiani a tornare indietro per evitare il massacro; e la fucilazione di un anonimo soldato selezionato per la decimazione (magistralmente interpretato da Franco Acampora). Mi spiego: a Rosi non interessava portare su schermo l'ennesima documentazione storica del conflitto, egli desiderava piuttosto esprimere in modo lapidario la crudele realtà della guerra, senza aprire alcuna finestra di speranza, sublimando in una pellicola quello che doveva essere lo stato d'animo dei soldati del tempo. L'obiettivo è stato, almeno per il sottoscritto, indubbiamente centrato.
Tra i grandi attori impegnati in "Uomini contro" risultano da applausi a scena aperta i grandi Gian Maria Volonté (tenente Ottolenghi), Pier Paolo Capponi (tenente Santini) e Alain Cuny (generale Leone).
Una trattazione a parte meriterebbero gli incredibili effetti speciali, davvero eccezionali per l'epoca, saggiamente affidati al genio jugoslavo Zdravko Smojver.
In conclusione ritengo "Uomini contro" una pietra miliare della cinematografia sulla prima guerra mondiale e ne reputo la visione fondamentale al fine del ricordo di fatti dei quali, al momento della stesura di tale recensione, ricorre il centenario.
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cress95
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giovedì 28 maggio 2015
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uomini contro...altri uomini
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La cruda insensatezza della guerra ("inutile strage" di uomini semplici ad opera di altri uomini altrettanto semplici), spesso velata da parole di estrema audacia e virtù, è un tema affrontato innumerevoli volte all'interno della cinematografia italiana e globale. Già, perché conflitti del calibro delle 2 Grandi Guerre rappresentano purtroppo il retaggio storico di quasi tutte le nazioni del mondo, le quali non possono e non vogliono dimenticare, affinché le efferatezze passate non possano mai più ripetersi.
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La cruda insensatezza della guerra ("inutile strage" di uomini semplici ad opera di altri uomini altrettanto semplici), spesso velata da parole di estrema audacia e virtù, è un tema affrontato innumerevoli volte all'interno della cinematografia italiana e globale. Già, perché conflitti del calibro delle 2 Grandi Guerre rappresentano purtroppo il retaggio storico di quasi tutte le nazioni del mondo, le quali non possono e non vogliono dimenticare, affinché le efferatezze passate non possano mai più ripetersi. Tuttavia, esaminando nel dettaglio la produzione cinematografica italiana sono ben pochi, a mio avviso, il film in grado di raccontare in modo così atrocemente fedele cosa fu realmente la Grande Guerra. Tra questi risulta impossibile non citare il mastodontico capolavoro "La grande guerra" dell'immortale Monicelli (con maestri del calibro di Sordi e Gassman), il quale abilmente rilegge in chiave tragicomica una pagina della nostra storia che di comico ha ben poco, anzi nulla. Ed è proprio la Grande Guerra del Monicelli, insieme al sontuoso capolavoro del Kubrik "Orizzonti di gloria", al quale sono frequenti i collegamenti (si veda ad esempio il tema della frequente insensatezza delle azioni della gerarchia militare), che potrebbe aver ispirato Francesco Rosi nella rappresentazione della vita di trincea, vera e propria protagonista di "Uomini contro".
Tratto dal romanzo "Un anno sull'Altipiano" di Emilio Lussu, "Uomini contro" immerge, anzi, "affoga" lo spettatore nel drammatico contesto di un campo di battaglia nel logorante scenario del fronte italo-austriaco del primo conflitto mondiale. Rosi non cerca di indorare alcunché, la guerra è mostrata per quello che è: un'"inutile strage". Nessuna aulica prosopopea, se non quelle ricorrenti del crudele generale Leone, emblema della sadica stoltezza dell'uomo investito di potere di vita e di morte sugli sventurati al suo comando. Potere che porta il nome di "decimazione".
"Uomini contro" rappresenta il tipico esempio di un cinema anni 70 che riscopre il pessimismo artistico-cinematografico tipico degli anni addietro, e lo fa ripescando in una delle pagine più oscure della storia mondiale. Tale "pessimismo cosmico" permane per tutta la durata del film, dal crudo inizio allo spietato epilogo, passando per scene dall'alto impatto emotivo, come l'assalto alla trincea nemica, durante il quale gli stessi austriaci esortano i soldati italiani a tornare indietro per evitare il massacro; e la fucilazione di un anonimo soldato selezionato per la decimazione (magistralmente interpretato da Franco Acampora). Mi spiego: a Rosi non interessava portare su schermo l'ennesima documentazione storica del conflitto, egli desiderava piuttosto esprimere in modo lapidario la crudele realtà della guerra, senza aprire alcuna finestra di speranza, sublimando in una pellicola quello che doveva essere lo stato d'animo dei soldati del tempo. L'obiettivo è stato, almeno per il sottoscritto, indubbiamente centrato.
Tra i grandi attori impegnati in "Uomini contro" risultano da applausi a scena aperta i grandi Gian Maria Volonté (tenente Ottolenghi), Pier Paolo Capponi (tenente Santini) e Alain Cuny (generale Leone).
Una trattazione a parte meriterebbero gli incredibili effetti speciali, davvero eccezionali per l'epoca, saggiamente affidati al genio jugoslavo Zdravko Smojver.
In conclusione ritengo "Uomini contro" una pietra miliare della cinematografia sulla prima guerra mondiale e ne reputo la visione fondamentale al fine del ricordo di fatti dei quali, al momento della stesura di tale recensione, ricorre il centenario.
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jackiechan90
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martedì 21 ottobre 2014
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la veridicità della guerra
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Il film di Francesco Rosi, "Uomini contro", va visto sotto due punti di vista: quello dl libro "Un anno sull'altipiano" di Emilio Lussu e dell'epoca in cui Rosi decide di girarlo, l'inizio degli anni 70 con l'eco della guerra del Vietnam e di Corea e le contestazioni studentesche del 68. é indubbio che c'è dietro la scelta del romanzo (una delle più famose dichiarazioni contro la retorica bellica, scritta da uno che la guerra l'ha effettivamente combattuta) si rifà a una denuncia rispetto al vuoto degli ideali della classe dirigente che spesso porta in battaglia uomini innocenti per un non-meglio identificato ideale (risorgimentale, nel caso della Grande Guerra, "democratico" per quantoriguarda la politica americana).
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Il film di Francesco Rosi, "Uomini contro", va visto sotto due punti di vista: quello dl libro "Un anno sull'altipiano" di Emilio Lussu e dell'epoca in cui Rosi decide di girarlo, l'inizio degli anni 70 con l'eco della guerra del Vietnam e di Corea e le contestazioni studentesche del 68. é indubbio che c'è dietro la scelta del romanzo (una delle più famose dichiarazioni contro la retorica bellica, scritta da uno che la guerra l'ha effettivamente combattuta) si rifà a una denuncia rispetto al vuoto degli ideali della classe dirigente che spesso porta in battaglia uomini innocenti per un non-meglio identificato ideale (risorgimentale, nel caso della Grande Guerra, "democratico" per quantoriguarda la politica americana). La denuncia alla guerra e alle sue logiche è sicuramente vista secondo un'ottica pacifista e antimilitarista ed è unita (come in altri film del regista napoletano) a una critica della classe dirigente che mortifica le classi più umili e il ruol oambiguo della retorica e dei media (Le mani sulla città, Salvatore Giuliano...). il film dunque rientra a pieno titolo nei canoni di Rosi e si rifà più alla sua visione del mondo che non a quella di Lussu, il quale voleva sìevidenziare la falsa retorica militarista ma era comunque di idee interventiste e non aveva della guerra "in sè" la visione pessimista di Rosi. Nonostante però sia un evidente rimaneggiamento dell'opera lussiana prendendo solo alcuni episodi (quelli oviamente più cruenti) in modo da far apparire il plotone italiano come una sorta di Sturmtruppen guidata da generali esaltatie incapaci, il film di Rosi si contraddistingue per il marcato realismo delle scene, tanto che viene considerato come uno dei più veritieri tra quelli che descrivono la Grande Guerra (insieme a "Orizzonti di gloria" di Kubrick con cui condivide la visione antimilitarista). Notevoli le scene dell'attacco, realizzate con veri soldati jugoslavi che fanno da comparse (il film è una coproduzione Italia-Jugoslavia) e le scene notturne con le luci al magnesio che ricalcano quelle vere provocate dalle bombe, oltre alla ricostruzione dettagliata della vita di trincea con i suoi ritmi, le numerose parlate dialettali e le armi inusuali (come non citare le famose corazze di ferro Fedina?). Ne viene fuori un grande affresco storico, essenziale per capire il periodo rappresentato.
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woody62
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venerdì 15 agosto 2014
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un grande film contro la retorica della "vittoria"
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Ho visto il film nella splendida versione restaurata uscita in DVD. Opera di grande rilievo, dura e agghiacciante, come dura e agghiacciante è stata la Grande Guerra, spesso ridottasi a pura e insensata carneficina, come testimoniano le decine e decine di diari di guerra (di cui "Un anno sull'Altipiano" di Lussu è un esempio illuminante). Le cronache degli eventi sul versante triveneto ed in particolare della Cresta di Confine tra Veneto e Austria, confermano la scellerata condotta degli alti gradi dell'Esercito che il film giustamente stigmatizza. "Non è un film storico" ha dichiarato il regista "ma un opera che parla dei comportameenti degli uomini di fronte alla guerra e alla morte". Un superlativo Gian Maria Volontè interpreta il tenente Ottolenghi, illuso rivoluzionario capace di disobbedire ai folli ordini del gen.
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Ho visto il film nella splendida versione restaurata uscita in DVD. Opera di grande rilievo, dura e agghiacciante, come dura e agghiacciante è stata la Grande Guerra, spesso ridottasi a pura e insensata carneficina, come testimoniano le decine e decine di diari di guerra (di cui "Un anno sull'Altipiano" di Lussu è un esempio illuminante). Le cronache degli eventi sul versante triveneto ed in particolare della Cresta di Confine tra Veneto e Austria, confermano la scellerata condotta degli alti gradi dell'Esercito che il film giustamente stigmatizza. "Non è un film storico" ha dichiarato il regista "ma un opera che parla dei comportameenti degli uomini di fronte alla guerra e alla morte". Un superlativo Gian Maria Volontè interpreta il tenente Ottolenghi, illuso rivoluzionario capace di disobbedire ai folli ordini del gen. Leone, ma destinato a morire assieme ai suoi soldati.
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reale
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sabato 7 giugno 2014
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un film contro l'inutilità della guerra
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Non sono d'accordo con chi giudica questo film demagogico e fazioso.In realtà,esso mostra in modo estremamente efficace, senza indulgere a particolari raccapriccianti,ma ricorrendo a scene che si commentano da sole(l'azione suicida con le pinze, le inutili corazze, e altre ancora)la vera natura della guerra.E'un film che è stato prodotto in un'epoca in cui nell'arte era presente un profondo spirito critico e una gran voglia di rinnovare la società.Di questi aspetti abbiamo molti esempi nel cinema italiano e americano, oggi più difficili a trovare(Un'eccezione può essere "Il capitale umano", di Paolo Virzì). Qualche forzatura evidente, probabilmente figlia del clima politico dell'epoca, non inficia, a mio avviso, la validità del film e del messaggio pacifista che contiene.
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Non sono d'accordo con chi giudica questo film demagogico e fazioso.In realtà,esso mostra in modo estremamente efficace, senza indulgere a particolari raccapriccianti,ma ricorrendo a scene che si commentano da sole(l'azione suicida con le pinze, le inutili corazze, e altre ancora)la vera natura della guerra.E'un film che è stato prodotto in un'epoca in cui nell'arte era presente un profondo spirito critico e una gran voglia di rinnovare la società.Di questi aspetti abbiamo molti esempi nel cinema italiano e americano, oggi più difficili a trovare(Un'eccezione può essere "Il capitale umano", di Paolo Virzì). Qualche forzatura evidente, probabilmente figlia del clima politico dell'epoca, non inficia, a mio avviso, la validità del film e del messaggio pacifista che contiene.
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fabriziofabrizi
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sabato 15 febbraio 2014
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ottimo film di guerra.
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Film molto bello e avvincente. Anche se esagerato nell'antimilitarismo. Belli i personaggi del film e ottimi gli attori. Dichiararlo un film fuori della realtà non mi sento di dirlo, anche perchè i vertici militar in caso di conflittoi abbondano di fanatici della guerra e di un assurdo senso di patria in nome della quale vengono immolati i militari sottoposti, non disposti a qualsiasi sacrificio eroico. Fa comunque riflettere.
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