Piccolo grande uomo

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Un film di Arthur Penn. Con Dustin Hoffman, Faye Dunaway, Martin Balsam, Richard Mulligan, Jeff Corey.
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Titolo originale Little Big Man. Western, Ratings: Kids+13, b/n durata 150 min. - USA 1970. MYMONETRO Piccolo grande uomo * * * 1/2 - valutazione media: 3,97 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   
fabio57 mercoledì 17 febbraio 2016
straordinario Valutazione 4 stelle su cinque
0%
No
0%

Straordinario film che rivede e rovescia i canoni abituali del western classico.Hoffman è semplicemente subblime,offrendo forse una delle più memorabili interpretazioni.Da vedere assolutamente

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aristoteles giovedì 3 settembre 2015
piccola grande ironia Valutazione 3 stelle su cinque
100%
No
0%

Il film mi è piaciuto e fino all'ultima scena l'ho seguito con grande piacere.
Questa storia di un ragazzo bianco adottato dagli indiani è veramente interessante.
Chiaramente Arthur Penn ha voluto immergere tutta la pellicola in un pentolone di ironia.
Questa scelta ,a volte funziona, regalando leggerezza e allegria,altre volte eccede e infastidisce.
Custer ,su tutti,è dipinto come un demente assoluto,la signora Pendrake è una ninfomane incallita,il nonno indiano "funziona" già di più ma comunque dargli del rimambito è il minimo che si possa fare,e così via anche per tanti altri personaggi minori. [+]

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great steven venerdì 6 giugno 2014
uno dei più apprezzabili western revisionisti. Valutazione 4 stelle su cinque
67%
No
33%

PICCOLO GRANDE UOMO (USA, 1970) diretto da ARTHUR PENN. Interpretato da DUSTIN HOFFMAN – FAYE DUNAWAY – MARTIN BALSAM – CHIEF DAN GEORGE – RICHARD MULLIGAN – JEFF COREY – AIMEE ECCLES § All’età di 121 anni Jack Crabb racconta ad un giornalista le sue avventure nel West: di come, decenne, fu rapito dai pellerossa insieme alla sorella maggiore e poi, tornando giovanotto fra i "visi pallidi", imparò i principi religiosi da un pastore protestante e il sesso da sua moglie, per diventare successivamente venditore di alambicchi, pistolero, pioniere, eremita e soldato-mulattiere, passando per la strage di Washita e la disastrosa battaglia di Little Big Horn, incontrando personaggi famosi e leggendari quali il generale George Armstrong Custer, il bandito Wild Bill Hickok e il cacciatore di bisonti Buffalo Bill. [+]

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gandalfefrodo mercoledì 1 gennaio 2014
film straordinario Valutazione 5 stelle su cinque
0%
No
100%

Se mi chiedessero quale film, avendone la possibilità, vorrei recitare come protagonista, risponderei: Piccolo Grande Uomo. Perchè è un film che trascende la dimensione personale della storia di Jack Crabb sfruttandola per affrontare praticamente tutti i temi universali della Storia Umana. E' il film dei film. Non è mai prolisso. Non è mai, o quasi, melodrammatico. Non è "politically correct", grazie al cielo. E' semplicemente perfetto. Lo scopo del cinema è prima di tutto suscitare le emozioni profonde dello spettatore, e se possibile farlo riflettere sui temi importanti, addirittura cambiare il modo di pensare della gente. Non è letteratura, non è teatro, non è pittura. Deve rifuggere dagli intellettualismi autoreferenzianti. [+]

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anton chigurh giovedì 28 marzo 2013
emozione su celluloide Valutazione 5 stelle su cinque
83%
No
17%

Sarò concreto, come lo è il film, nonostante l'ingannevole durata. Un film capace di conquistare il cuore dello spettatore. Dal punto di vista del coinvolgimento emotivo, merita le famose 5 stelle. Capace di far sorridere, ridere, arrabbiare, piangere, gioire, pensare lo spettatore. È un film emozionante,e sicuramente quando i fratelli Lumiere pensavano agli innumerevoli fini della loro rivoluzionaria invenzione, credo che emozionare il prossimo fosse tra le loro più nobili e immediate aspettative. Aspettative centrate,nel caso di codesta proiezione. Un film che fa dell'umanità(non troppo smielata) il suo punto di forza. Il titolo "Little big man", la dice lunga, sulla completezza del nostro protagonista(eccelso Hoffman)con le sue sfaccettature,sfumature, a volte anche di umana(e opportunisticamente divertentissima,come nel primo incontro da adulto coi bianchi,ma anche nobile, quando egli si libera delle sue pistole dopo aver visto il vero volto di cio che concerne l'essere pistoleri)codardia. [+]

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paraclitus lunedì 20 agosto 2012
ottimo Valutazione 5 stelle su cinque
50%
No
50%

Secondo me di gran lunga il miglior western mai girato. E' un po' dissacrante ma è interessante notare la differenza fra l' iconoclastia pacifista di quegli anni e il compiaciuto nichilismo totale estetizzante e violento di oggi. 

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oillut giovedì 13 ottobre 2011
un film eterno. Valutazione 0 stelle su cinque
0%
No
100%

Un grande  Chief Dan George per un vero capo indiano, certo questo artista avrebbe meritato ben altra considerazione dalla grande famiglia del cinema. Anche se oggi fosse uscito nelle sale, questo film avrebbe avuto gli stessi apprezzamenti di allora. Una grande opera!

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gianni lucini martedì 27 settembre 2011
jack crabb, una bella sfida per hoffman Valutazione 4 stelle su cinque
0%
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Il personaggio di Jack Crabb è una bella sfida per Dustin Hoffman. È proprio il regista Arthur Penn l’artefica di questa scelta nonostante le obiezioni di chi pensa che l’attore sia poco adatto alle evoluzioni della storia. Poliedrico, capace di reazioni inaspettate di fronte ai repentini cambiamenti della sua vita, capace a volte di aggiustare con l’ironia i momenti più drammatici, mezzo bianco e mezzo Cheyenne, Crabb costringe Hoffman a dar fondo alle tecniche apprese all’Actor’s Studio più di quanto gli sia accaduto fino a quel momento. Come sempre lui non lascia nulla al caso. Vive per qualche tempo a stretto contatto con i Cheyenne, si immerge nella loro cultura, impara a cavalcare come loro ne condivide la lingua. [+]

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gianni lucini martedì 27 settembre 2011
la trilogia che riscrive il west di hollywood Valutazione 4 stelle su cinque
43%
No
57%

Nel 1970 “Il piccolo grande uomo” compone con “Soldato blu” di Ralph Nelson e “Un uomo chiamato cavallo” di Elliott Silverstein, una trilogia di pellicole di culto con le quali il cinema opera una vera e propria riscrittura della narrazione filmica della storia degli Stati Uniti. Salvo in rarissime eccezioni come “L’ultimo apache” di Robert Aldrich nel 1955, lo schema hollywoodiano dell’epopea “della frontiera” vedeva infatti i colonizzatori bianchi e le loro truppe nella parte dei buoni inspiegabilmente aggrediti dai cattivi e selvaggi “indiani”. I tre film, usciti quasi in contemporanea, raccolgono e portano su grande schermo una sensazione molto diffusa nel paese, alle prese con la cattiva coscienza della guerra del Vietnam e i grandi movimenti giovanili che sognano la libertà, la pace e il ritorno alla natura. [+]

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robertone65 mercoledì 13 aprile 2011
non sono solo gli americani a sbagliare! Valutazione 2 stelle su cinque
20%
No
80%

Premettendo che i film, al giorno d'oggi, sono quasi sempre antimilitaristi, antioccidentali e antigiustizia, sostengo l'idea che tutti questi registi come Arthur Penn, invece di far caso agli orrori dei Pellirossa abituati peggio degli animali, o dei Soviet che hanno ucciso 300 milioni e passa di connazionali, guardano invece le ingiustizie americane, che sono pochissime rispetto a quelle dei rivoluzionari cubani e vietnamiti, che volevano togliere i regimi democratici dai loro paesi. 
Ormai questo stile cinematografico esagera, arrivando come "Platoon" a mostrare le uccisioni di civili da parte di un sergente dei Marines, invece che mostrare gli arresti ingiusti e le condanne a morte vomitevoli dei soldati di Stalin. [+]

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