ralphscott
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sabato 14 agosto 2010
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spiazzante
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Geniale,dall'inizio ai meravigliosi finale e pre-finale. Tutto ciò si deve in gran parte al mostro di bravura che è Volonté:chi é capace di passare da un registro autoritario (v.come tratta i suoi sottoposti)a tener la coda tra le gambe,un attimo dopo,con tanta efficacia? La Bolkan,ancora una volta,in un ruolo scabroso,libera e bella come poche altre attrici.
Alla larga chi riduce perle di bellezza rara come "Indagine..." ad una stupida questione politica
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paride86
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lunedì 5 gennaio 2009
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capolavoro
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Stupendo, uno dei capolavori del cinema italiano.
"Indagine su un cittadino..." è un film che innanzi tutto parla della società italiana in pieno periodo sessantottino, e lo fa senza schierarsi ipocritamente; in secondo luogo è la storia di un uomo di potere e del suo ambiguo rapporto con esso: da una parte è spinto ad usarlo onestamente, dall'altra sente di popterne approfittare oltre ogni misura, anche morale.
In ultimo è l'analisi dettagliata di un uomo mediocre che non può vivere senza il potere perché ormai si è identificato con esso, al punto di essere come un bambino inerme al di fuori del suo ruolo; l'amante glielo rinfaccia spudoratamente e lui non può fare altro che ucciderla.Dimenticavo di citare Gian Maria Volontè, che a mio parere è il migliore attore e caratterista che il cinema italiano abbia mai avuto.
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Stupendo, uno dei capolavori del cinema italiano.
"Indagine su un cittadino..." è un film che innanzi tutto parla della società italiana in pieno periodo sessantottino, e lo fa senza schierarsi ipocritamente; in secondo luogo è la storia di un uomo di potere e del suo ambiguo rapporto con esso: da una parte è spinto ad usarlo onestamente, dall'altra sente di popterne approfittare oltre ogni misura, anche morale.
In ultimo è l'analisi dettagliata di un uomo mediocre che non può vivere senza il potere perché ormai si è identificato con esso, al punto di essere come un bambino inerme al di fuori del suo ruolo; l'amante glielo rinfaccia spudoratamente e lui non può fare altro che ucciderla.Dimenticavo di citare Gian Maria Volontè, che a mio parere è il migliore attore e caratterista che il cinema italiano abbia mai avuto. E anche le musiche di Morricone, che hanno contribuito a rendere indimenticabile questo film.
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(di malaparte)
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giuseppe
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martedì 6 marzo 2007
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un film reale e moderno
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Volontè,immenso attore che non viene oggigiorno ricordato come dovuto, interpreta il capo della sezione omicidi di Roma promosso all'ufficio politico; all' indomani della sua promozione uccide la sua amante Augusta Terzi e dissemina volutamente prove della sua colpevolezza ai suoi colleghi, convinto che questi,proprio perchè lui è un loro superiore,nonchè uomo molto potente, facciano finta di non vedere o non pensino a lui come il colpevole del delitto in quanto, in virtù della sua posizione è un cittadino al di sopra di ogni sospetto.Da scenario c'è un ufficio politico corrotto,in cui si pensa al sesso e al denaro e ogni comunista o sovversivo viene visto come un deliquente.Non c'è spazio per la rivolta o il cambiamento dell' ordine vigente ormai corrotto ma il voler conservare tali istituzioni(Repressione è civiltà).
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Volontè,immenso attore che non viene oggigiorno ricordato come dovuto, interpreta il capo della sezione omicidi di Roma promosso all'ufficio politico; all' indomani della sua promozione uccide la sua amante Augusta Terzi e dissemina volutamente prove della sua colpevolezza ai suoi colleghi, convinto che questi,proprio perchè lui è un loro superiore,nonchè uomo molto potente, facciano finta di non vedere o non pensino a lui come il colpevole del delitto in quanto, in virtù della sua posizione è un cittadino al di sopra di ogni sospetto.Da scenario c'è un ufficio politico corrotto,in cui si pensa al sesso e al denaro e ogni comunista o sovversivo viene visto come un deliquente.Non c'è spazio per la rivolta o il cambiamento dell' ordine vigente ormai corrotto ma il voler conservare tali istituzioni(Repressione è civiltà).Film che rappresenta l'Italia degli anni '70 ma altrettanto moderno,che mette a fuoco i reali problemi del paese che solo teoricamente dovrebbero essere estirpati per sempre; film che mette in evidenza come in realtà la legge non sia uguale per tutti, ma che il più delle volte si chiude un occhio solo perchè chi colpevolizziamo è una persona potente o di alto grado istituzionale; una società che non è neanche democratica in quanto non riesce neanche a garantire l'uguaglianza di diritti e figuriamoci quella economica auspicabile nella società comunista.Un film che deve far riflettere e ci deve far interrogare sullo stato in cui viviamo,che a mio parere è possibile sovvertire se non ci garantisce diritti poichè lo stato non è un'entità astratta ma noi siamo lo stato
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parsifal
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lunedì 27 maggio 2019
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arroganza e fragilità
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Elio Petri, con la collaborazione di U.Pirro alla sceneggiatura, dirige nel 1970 questo lavoro destinato a diventare una delle pietre miliari del cinema italiano d'autore. Il protagonista è il " Dottore" ( durante la vicenda non verrà mai specificato il nome) , il capo della squadra omicidi di Roma, magistralmente interpretato da un titanico ed inscalfibile G.M. Volontè: Arrogante, brusco , pieno di sè e consapevole del proprio potere, ha in mente un piano diabolico; sconfiggere gli apparati per cui lavora, oltrepassare tutte le barriere imposte dalla Legge, per il puro gusto di dimostrare a sè stesso di esserne al di sopra. Porta a termine quello che per lui è un delitto perfetto; uccide la sua amante , Augusta Terzi ( una splendida e bravissima F.
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Elio Petri, con la collaborazione di U.Pirro alla sceneggiatura, dirige nel 1970 questo lavoro destinato a diventare una delle pietre miliari del cinema italiano d'autore. Il protagonista è il " Dottore" ( durante la vicenda non verrà mai specificato il nome) , il capo della squadra omicidi di Roma, magistralmente interpretato da un titanico ed inscalfibile G.M. Volontè: Arrogante, brusco , pieno di sè e consapevole del proprio potere, ha in mente un piano diabolico; sconfiggere gli apparati per cui lavora, oltrepassare tutte le barriere imposte dalla Legge, per il puro gusto di dimostrare a sè stesso di esserne al di sopra. Porta a termine quello che per lui è un delitto perfetto; uccide la sua amante , Augusta Terzi ( una splendida e bravissima F. Bolkan) conosciuta mesi prima in maniera a dir poco originale, durante un momento di intimità sessuale. Poi, a cose fatte, avvisa i colleghi dell'avvenuto omicidio, perpetrato a suo dire da ignoti. Nel frattempo viene promosso e messo a capo della squadra politica e quindi saranno i suoi colleghi di ieri ad occuparsi del caso. Entra ora in ballo un metodo narrativo fonda to su numerosi flash-back, scene di intimità vissute tra il Dottore e la sua amante, che svelano la sua arroganza mista alla sua pochezza interiore. E' un uomo potente che vive in virtù di schemi fissi e pensa di conoscerli talmente tanto da poterli aggirare tutto. Ma qualcuno arriverà a sfatare l'incanto e a far cadere il suo castello di carte ideologico e strategico, uno studente , residente nello stesso palazzo della vittima, giunge a conclusioni che metteranno in difficoltà il Dottore. Durante un interrogatorio, Antonio Pace ( S.Tramonti) vomita addosso al Dottore l'accusa di omicidio nei confronti di Augusta , di cui egli stesso era stato l'amante poco tempo prima. Ora i ruoli si ribaltano, il funzionario perde la sua sicurezza e teme ritorsioni da parte dello studente che dal canto suo, decide di non denunciarlo per avere l'immunità sulle future azioni clandestine che porterà a termine. Ora lo scenario diventa più convulso; il protagonista annaspa, cerca aiuto,vuole confessare ma prevale il principio " Salus pubblica Suprema Lex" , i suoi colleghi, usando gli stessi metodi convincenti che usano sui detenuti, lo convincono a tornare sulla strada maestra, dimenticando l'accaduto. Film epocale , che svela molti meccanismi che sino ad allora non potevano essere presi in considerazione dagli autori, mette in luce , ancora una volta , il coraggio e la lucidità che Petri ha avuto nel corso della sua carriera, affiancato da un attore di immenso talento come Volontè, sempre in prima linea , senza mai tirarsi indietro. Da vedere e rivedere,
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ludus65
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lunedì 28 agosto 2006
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una pietra miliare del ns cinema!
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Cosa dire di questo film.....superlativo?, sublime?,
favoloso?, qualsiasi appellativo vogliamo trovargli è sicuramente da avere nella propria videoteca personale. Una trama a mio giudizio, delicata, sia per il periodo storico in cui è ambientata sia per il tema di fondo, poco enfatizzato. Fuori dal comune poliziesco degli anni '70, dove esiste una polizia manesca e che a volte si rende più carnefice dei stessi soliti carnefici che il filone poliziesco ha prodotto. Un film dove è tangibile lo scontro politico della destra e della sinistra,sia fuori dalla polizia che all'interno della stessa, dove ci si può facilmente insidiare nella mente del personaggio, lo svolgersi del periodo storico che ruota intorno alla trama.
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Cosa dire di questo film.....superlativo?, sublime?,
favoloso?, qualsiasi appellativo vogliamo trovargli è sicuramente da avere nella propria videoteca personale. Una trama a mio giudizio, delicata, sia per il periodo storico in cui è ambientata sia per il tema di fondo, poco enfatizzato. Fuori dal comune poliziesco degli anni '70, dove esiste una polizia manesca e che a volte si rende più carnefice dei stessi soliti carnefici che il filone poliziesco ha prodotto. Un film dove è tangibile lo scontro politico della destra e della sinistra,sia fuori dalla polizia che all'interno della stessa, dove ci si può facilmente insidiare nella mente del personaggio, lo svolgersi del periodo storico che ruota intorno alla trama. Un cast ben diretto con un grandioso Volontè, a cui da anima e corpo al personaggio per renderlo vero. Impressionante, l'alto livello di recitazione, il quale deve farsi carico della deviazione mentale del personaggio, che da inquisitore vuole passare ad inquisito. Dove si trova a scontrarsi con la classe operaia e studentesca, mentre lui è una vecchia guardia del regime, dove la classe politica inizia a gettare le fondamenta di un'Italia democratica. Il film stesso va oltre a mostrare la storia raccontata, direi che, anche se in sordina, sembra fare un quadro storico politico e sociale. Una pietra miliare del nostro cinema.
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quovadisbaby?
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sabato 2 settembre 2006
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quella cravatta di seta
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"Ti taglierò la gola". Un momento dopo il delitto la scoperta di un abisso: il capo della omicidi diventa un assassino per scelta e per sfida. E' un percorso mentale sottilissimo quello da seguire per uscire dal tunnel in cui Petri ci a volte ci spinge, altre ci confonde. La trama può essere letta in superficie ma ci si rende conto presto che, così, non porta da nessuna parte. Perchè Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto in realtà, benchè parli della polizia, non è affatto un poliziesco. E' un dramma psicologico e surreale dove tutto, in fondo, sembra solo un sogno allucinato. L'unico modo, forse, per capire davvero la realtà.
[+] macchè surreale!
(di gilles)
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g. romagna
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martedì 28 settembre 2010
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indagine su un cittadino...
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Un reazionario poliziotto di elevato rango (Gian Maria Volontè), a capo della squadra omicidi ed in procinto di passare al timone di quella politica, si rende protagonista del delitto della propria amante (rea di prendersi gioco di lui e di tradirlo con Alessandro Pace, giovane rivoluzionario) e dissemina volontariamente la scena del delitto e delle indagini di indizi a suo carico in modo da provare la sua immunità nei confronti della legge. Peccato che lo stesso Pace lo abbia incrociato mentre usciva dall'appartamento dopo l'assassinio. Tuttavia, in virtù del trionfo dell'ordine costituito, quando appare evidente che non potrà mai finire nel registro degli indagati, pare proprio che sia l'agente stesso ad aspirare di essere scoperto.
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Un reazionario poliziotto di elevato rango (Gian Maria Volontè), a capo della squadra omicidi ed in procinto di passare al timone di quella politica, si rende protagonista del delitto della propria amante (rea di prendersi gioco di lui e di tradirlo con Alessandro Pace, giovane rivoluzionario) e dissemina volontariamente la scena del delitto e delle indagini di indizi a suo carico in modo da provare la sua immunità nei confronti della legge. Peccato che lo stesso Pace lo abbia incrociato mentre usciva dall'appartamento dopo l'assassinio. Tuttavia, in virtù del trionfo dell'ordine costituito, quando appare evidente che non potrà mai finire nel registro degli indagati, pare proprio che sia l'agente stesso ad aspirare di essere scoperto. Dopo aver tenuto saldamente nelle mani i fili delle investigazioni, quando un pacco bomba esplode di fronte al commissariato, l'assassino ordina l'arresto di un vasto numero di sovversivi comunisti tra i quali figura anche Pace. Costui, a colloquio con il poliziotto, si rifiuta di denunciarlo per utilizzare il segreto quale arma di ricatto nei suoi confronti. A questo punto l'omicida confessa esplicitamente di essere stato l'autore del delitto, poi si reca a casa in attesa d'essere arrestato. Qui sogna che i colleghi, riunitisi nella sua dimora, lo interroghino serratamente non per provare la sua colpevolezza, bensì per distruggere l'evidenza degli indizi a suo carico e per adoperarsi a chiudere la pratica Pace, unico a conoscere la verità. Al suo risveglio i colleghi sono realmente giunti per la resa dei conti finale. Ma quale sarà l'esito? Con questo autentico capolavoro del cinema Elio Petri riesce a racchiudere, in una trama avvincente e ricca di continui colpi di scena, non solo un freddo e lucido racconto dei sistemi di funzionamento dello Stato borghese e della natura repressiva del suo impianto pseudo-democratico, ma anche un'analisi di natura dostoevskijan-freudiana della personalità autoritaria che vede in uno Stato gerarchizzato e repressore quella totemica figura paterna capace di sopperire alle proprie fragilità. Non manca, in questa cinica e geniale ricostruzione della realtà borghese, la donna edipicamente uccisa, l'oggetto del proprio possesso che sfugge dalle mani per finire, per giunta, in quelle del nemico numero uno, un aspirante rivoluzionario. Gian Maria Volontè è semplicemente straordinario, e lascia senza fiato per la sua mirabile capacità di rendere al meglio la difficile interpretazione di un personaggio ondeggiante, com'è naturale che sia, tra la pubblica natura autoritaria e la fragilità a tratti infantile del privato. A fare da degna ciliegina sulla torta sta poi la celeberrima colonna sonora di Morricone. Indiscutibilmente una delle pietre miliari del cinema italiano. Memorabile.
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renato corriero
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mercoledì 4 giugno 2008
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ottimo film poloiziesco ma anche politico!
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Lo sceneggiatore ha avuto veramente un'ottima idea a pensare a questa trama! Il capo della squadra omicidi che commette un delitto passionale di gelosia (ma in ogni caso ben premeditato!) ma che poi lascia in giro indizi ed alla fine addirettura confessa ma i suoi superiori e colleghi mettono a tacere ogni cosa perchè un personaggio del suo calibro non può essere condannato! Ci perderebbe la faccia, dato anche il tipo di delitto, tutto il corpo della polizia! Ma dove voleva arrivare il protagonista del film? E' stato un delitto passionale e dopo che l'ha compiuto ha messo in scena tutta la storia per vedere quanto le istituzioni lo avrebbereo protetto oppure anche il delitto stesso(pur con la rabbia e la gelosia nel cuore) è stato premiditato in funzione della successiva sceneggiata? Una cosa che si nota subito è che al primo istante della probabile condanna di un innocente il protagonista lo difende subito! "E'innocente!"; in ogni caso non voleva che che ci andassero di mezzo innocenti a causa di tutta questa storia!
Gian Maria Volontè è veramente ottimo! Da il meglio di se nelle parti più svariate: dal "cattivissimo" senza precedenti dei primi western di Sergio Leone a personaggi come Enrico Mattei, Aldo Moro, ecc.
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Lo sceneggiatore ha avuto veramente un'ottima idea a pensare a questa trama! Il capo della squadra omicidi che commette un delitto passionale di gelosia (ma in ogni caso ben premeditato!) ma che poi lascia in giro indizi ed alla fine addirettura confessa ma i suoi superiori e colleghi mettono a tacere ogni cosa perchè un personaggio del suo calibro non può essere condannato! Ci perderebbe la faccia, dato anche il tipo di delitto, tutto il corpo della polizia! Ma dove voleva arrivare il protagonista del film? E' stato un delitto passionale e dopo che l'ha compiuto ha messo in scena tutta la storia per vedere quanto le istituzioni lo avrebbereo protetto oppure anche il delitto stesso(pur con la rabbia e la gelosia nel cuore) è stato premiditato in funzione della successiva sceneggiata? Una cosa che si nota subito è che al primo istante della probabile condanna di un innocente il protagonista lo difende subito! "E'innocente!"; in ogni caso non voleva che che ci andassero di mezzo innocenti a causa di tutta questa storia!
Gian Maria Volontè è veramente ottimo! Da il meglio di se nelle parti più svariate: dal "cattivissimo" senza precedenti dei primi western di Sergio Leone a personaggi come Enrico Mattei, Aldo Moro, ecc. interpretati magistralmente! Personalmente io l'ho comunque ammirato soprattutto nella parte del rivoluzionario messicano idealista ma con i suoi pregi e difetti nel western di Damiano Damiani "Quien sabe?" un film che gli ammiratori di Volontè non dovrebbero perdere!
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paride86
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lunedì 5 gennaio 2009
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capolavoro
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Stupendo, uno dei capolavori del cinema italiano.
"Indagine su un cittadino..." è un film che innanzi tutto parla della società italiana in pieno periodo sessantottino, e lo fa senza schierarsi ipocritamente; in secondo luogo è la storia di un uomo di potere e del suo ambiguo rapporto con esso: da una parte è spinto ad usarlo onestamente, dall'altra sente di popterne approfittare oltre ogni misura, anche morale.
In ultimo è l'analisi dettagliata di un uomo mediocre che non può vivere senza il potere perché ormai si è identificato con esso, al punto di essere come un bambino inerme al di fuori del suo ruolo; l'amante glielo rinfaccia spudoratamente e lui non può fare altro che ucciderla.
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gianni lucini
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mercoledì 12 ottobre 2011
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un debito verso kafka
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Elio Petri e Ugo Pirro, autori del soggetto e della sceneggiatura di Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto sono ampiamente debitori nei confronti di Franz Kafka e non fanno niente per nasconderlo visto che affidano la chiusura della narrazione filmica proprio a una lapidaria e caustica considerazione dello scrittore praghese: «Qualunque impressione faccia su di noi, egli è un servo della legge, quindi appartiene alla legge e sfugge al giudizio umano». Fin dalle prime inquadrature il protagonista del film non viene presentato come la deviazione di un sistema, una sorta di appendice malata di un corpo sostanzialmente sano, ma come l’espressione più significativa del potere stesso.
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Elio Petri e Ugo Pirro, autori del soggetto e della sceneggiatura di Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto sono ampiamente debitori nei confronti di Franz Kafka e non fanno niente per nasconderlo visto che affidano la chiusura della narrazione filmica proprio a una lapidaria e caustica considerazione dello scrittore praghese: «Qualunque impressione faccia su di noi, egli è un servo della legge, quindi appartiene alla legge e sfugge al giudizio umano». Fin dalle prime inquadrature il protagonista del film non viene presentato come la deviazione di un sistema, una sorta di appendice malata di un corpo sostanzialmente sano, ma come l’espressione più significativa del potere stesso. Il personaggio interpretato da Volontè non ha un nome, per tutti è semplicemente “il Dottore” perchè il potere è anonimo. Ha la possibilità di entrare nella vita degli altri, controllarli, torturarli quando serve (come accade al marito di Augusta), depistare, ingannare, muoversi a proprio agio tra le mistificazioni e la finzione in una specie di mondo parallelo a quello in cui vive la gente normale. Elio Petri racconta il potere come una sorta di cancro che tutto corrompe e tutto infanga ma che è perfettamente funzionale al mantenimento degli equilibri della società e dello stato. Lo stesso protagonista in uno dei rarissimi momenti di crisi, quando dalle nebbie del suo delirio d’onnipotenza sembra emergere un sussulto di coscienza, si autoassolve rapidamente perchè in fondo «La mia è una malattia professionale contratta durante l’uso del potere». E come accade nei racconti di Kafka, nei momenti in cui per superficialità o per stanchezza finirà per esporsi al rischio di venire individuato, sarà proprio il sistema, la stessa macchina della giustizia così spietata nei confronti dei studenti contestatori o degli innocenti finiti per caso nei suoi meccanismi, a sanare le falle da lui create e a offrirgli l’opportunità di farla franca.
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